Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
d'Abro Pagratide |
Arma:
d'argento alla colomba di azzurro beccata e membrata di rosso
tenente nel becco un ramoscello d'ulivo, sormontata da una
corona all'antica di oro accostata da due rami di palma e
d'ulivo decussati in punta e legati di rosso
(1).
Sostegni: due leoni affrontati al naturale
Dimora: Napoli
Titoli: Principe |
© Napoli - Stemma della famiglia d'Abro,
principi di Pagratide |
La famiglia
d'Abro, di origine armena, proveniente da antichissima famiglia
che aveva regnato in Armenia e Giorgia, si trasferì a Napoli con Stefano
d'Abro (Smirne, 14.4.1804
† Napoli, 26.4.1852, principe di Pagratide,
con la moglie Amelia Sparoes e i figli Tigruu
(Smirne, 15.4.1846
† 28.7.1904), Aslan (Hermoupolis, isola di Sira, 30.8.1848 †
Napoli, 1929),
Iran (Smirne, 26.12.1859 † ?), Warthuia
(2),
prendendo dimora alla Salita San'Anna di Palazzo n° 29. |
Il citato
Aslan nel 1870 acquistò da Gaetano Fraschini la magnifica villa
di Posillipo(3)
che nel 1852 apparteneva a Lucia de Sivo, baronessa di Torre
Montanara(4).
Il principe aveva studio a Napoli presso l'Istituto di Belle
Arti e scelse questo luogo ameno per coltivare la sua
passione di pittore; frequentò vari artisti tra i quali Domenico
Morelli. |
© Napoli - Villa d'Abro |
Le
sue opere furono esposte in numerose mostre sia in
Italia che all'estero e nel 1900 ebbe la cattedra di
professore presso l'Istituto di Belle Arti, in seguito
fu nominato vice Presidente del Museo artistico
industriale
Palizzi.
Nel 1884 sposò Melania Pes di Villamarina, figlia di
Salvatore inviato straordinario del Piemonte a Napoli,
dalla quale ebbe un solo figlio: Umberto (Napoli,
1855
† in guerra, 1918), ufficiale d'artigliere, decorato con
la medaglia d'argento al Valor Militare. Aslan ottenne
con R.D. motu proprio 14 febbraio 1892 il riconoscimento
del titolo di principe(5);
fu nominato Presidente dell'Asilo Regina Margherita di
Posillipo, sorto nel 1878 grazie alle donazioni di
Adelaide e Clotilde
Capece Minutolo e della baronessa
Gallotti; quando i locali, situati in una
delle ali della chiesa di Santa Maria di Bellavista,
divennero insufficienti per ospitare i numerosi
fanciulli, il principe acquistò un suolo per la
costruzione del nuovo edificio, oggi Ospedale Loreto. |
© Napoli - la Chiesa di S. Maria
di Bellavista - nelle ali laterali vi era l'Asilo Regina
Margherita di Posillipo. |
Gli
ultimi anni del principe Aslan non furono felici, dopo
la perdita del figlio morto durante la prima guerra
mondiale, rese l'anima a Dio anche la moglie Melania che
aveva dedicato gran parte della sua vita come volontaria
della Croce Rossa. |
© Napoli - Arma di Melania Spes di Villamarina, consorte del principe Aslan d'Abro |
L'ingente patrimonio fu diviso, per volontà del principe
artista tra gli eredi:
- Indy Margherita d'Abro (nata a Napoli il
16.4.1910), figlia del fratello Tigruu (il principe
Tigrane Pascià), e moglie di Roberto Venturi Ginori,
marchese di Riparbella;
- Iran d'Abro (nata nel 1859), sorella di Aslan e
consorte di Giuseppe Granafei (†
Napoli, 1908), marchese di Serranova;
- Ugo Granafei (nato a Mesagne il 22.9.1878), figlio di
Giuseppe e di Iran d'Abro;
- Enrico Proto Pallavicino († Napoli, 1960), duca di
Albaneta, figlio del marchese Francesco Proto e di Warthuia
d'Abro (nata nel 1850, sorella di Aslan). |
La
famiglia salentina Granafei, marchesi di Serranova,
erano residenti in Napoli alla Riviera di Chiaia ma
soggiornavano abitualmente a Mesagne dove avevano vaste
proprietà. Nel 1908 acquistarono dagli eredi degli
Imperiali il castello di Mesagne, edificato
ai tempi dei Normanni, ampliato nel 1439 da Giovanni
Antonio del
Balzo Orsini, principe di Taranto, oggi Museo Museo
Archeologico "Ugo Granafei". |
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Note:
1)
Francesco Bonazzi di Sannicandro, Famiglie nobili e titolate del
Napolitano.
2)
Archivio di Stato di Napoli, Manoscritti Serra di Gerace, foglio
864.
3) Da i ricordi dell'Avv.
Rosario Migliaccio: "Mio padre mi diceva sempre, passando per
Posillipo proprio davanti la Villa, che durante il fascismo i
d'Abro dovettero provare la loro genealogia perchè li credevano
ebrei, invece erano armeni."
4)
Domenico Viggiani, I tempi di Posillipo dalle ville romane ai
casini di delizia.
5)
Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana.
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