Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Arnedos

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: d'azzurro, alla palma al naturale attraversata sul fusto da due leoni d'oro lampassati di rosso passanti l'uno sull'altro.
Titolo: barone
Patrona: Santa Maria Assunta.


© Motta di Rovito, stemma famiglia Arnedos

La famiglia Arnedos arrivò nel Regno di Napoli ai primi anni del 1500 al seguito di Consalvo di Cordova, il gran capitano di Ferdinando il Cattolico, con Domenico Vincenzo Arnedos, valoroso milite; questi si stabilì in Motta, piccola frazione di Rovito, in Calabria Citra.


Motta di Rovito (Cosenza), Palazzo Arnedos

Per i servigi resi alla corona la famiglia ottenne nel 1556 numerosi privilegi dall’Imperatore Filippo II d’Asburgo-Spagna.
Il casato nel corso degli anni si imparentò con i Garofalo e gli Spadafora di Cosenza, i Mirabelli di Amantea, gli Interzati e gli Abenante di Rossano.


Motta di Rovito (Cosenza), Palazzo Arnedos, Portale con stemma

Nicola, è ricordato nell'iscrizione del portale, realizzato nel 1583, della chiesa dell'Assunta a Motta di Rovito.

Motta di Rovito, Chiesa dell'Assunta; a destra: particolare del Portale

Dalla platea del 1695 risultano sostenitori della Commenda dell'Ordine di Malta di Cosenza per il Casale di Rovito: Ippolito, che fu Capitano di Cavalleria; Giuseppe, nel 1692 era sindico apostolico del venerabile convento di Patri Riformati della bagliva di Rovito, ed il Magnifico Valerio insieme al Magnifico Domenico Percacciante, famiglia di possidenti terrieri, in Sila è tuttora nomata Percacciante la località dove possedevano una difesa poi passata ai Grisolia di Celico, ai Collice per eredità e da questi venduta ai Serra affinchè si potesse rendere partecipi dell'eredità anche la famiglia Cosentini, in quanto essendo stata ereditata da Agata Grisolia, figlia di Filippo e di Maria Rosaria Cosentini, sposata a Raffaele Collice, non avendo avuto prole passò in casa Collice, per placare i malumori dei Cosentini si decise di venderla; nella platea del 1790 a contribuire per la Commenda figuravano: Don Francesco Saverio, Don Giuseppe Caccuri, il Magnifico Nicola Costantino, Don Vincenzo Gualtieri e Don Serafino Pignataro; si potrebbe definire una partecipazione collaterale, come scrisse Gustavo Valente, pur non militando personalmente nell'Ordine vollero essere presenti e partecipi, indotti dall'influenza sopra loro esercitata da legami di parentela direttamente con Cavalieri, o famiglie a questi danti quarto, esistenti nella stessa località della presenza di chi assumeva obblighi, oppure collegato con un Cavaliere Gerosolimitano.
Il 23 gennaio del 1731 ci fu un raduno solenne nel quale si diede vita alla Confraternita dell'Immacolata Concezione, aggregata all'Arciconfraternita di Roma, la sede fu la chiesa dei Riformati già denominata di San Pietro, all'adunanza erano presenti i reverendi: frà Serafino da Celico, delegato dal Padre Provinciale, frà Francesco da Figline, il guardiano frà Pietro da Cosenza, il vicario frà Giovanni Battista da Cosenza, frà Gabriele da Rose e frà Antonio da Spezzano Grande; i parroci: Don Giuseppe e Don Sallustio Arnone, Don Giuseppe Costantino; i sacerdoti: Don Giacinto, Don Saverio e Don Luigi Arnedos, Don Michelangelo Arnone, Don Nicola Costantino, Don Antonio e Don Diego Rossi; i clerici Saverio Falcone e Nicola Rossi; tra i signori: Don Gennaro, Don Giuseppe e Don Pietro Antonio Arnedos, Angelo Arnone, l'U.J.D. Michelangelo Perfetti, ed altri.
Tommaso, domenicano, in occasione della salita al trono di re Carlo il 15 maggio 1734, con Giuseppe Maria Abbate lesse dotti discorsi nella Cattedrale, da procurare loro la stima dell'intera città, non solo, ma di tutta la Provincia (1) .

Pulpito fatto realizzare dalla Confraternita, particolari dello stemma e dell'Immacolata

Raffaele, vissuto nel Settecento, sposò Gabriella Interziati, figlia di Pasquale, barone del feudo di Pipino in territorio di Scala (oggi comune di Scala Coeli in provincia di Cosenza) e di Cornelia Giannuzzi entrambi di Rossano.
Gli Arnedos possedevano terre in Sila, dal principe di Luzzi Tommaso Firrao acquistarono la difesa Salerni e, successivamente, la vendettero ai Berlingieri.
Giovanni, sposato a Rovito il 3 marzo 1811 a Carmela
 Lupinacci (n. 21 aprile 1789), figlia di Stanislao e di Caterina Alimena, a metà Ottocento risultava occupatore delle difese Salerni e Miglianò, ha avuto come figli: Gabriela Stefana Teodora (n. Rovito, 28 dicembre 1811); Elvira Giovanna (n. Rovito, 27 dicembre 1812); Maria Giuseppa Carmela (n. Rovito, 7 luglio 1814); Raffaele (n. Rovito, 24 gennaio 1815); Serafino Michele Lupo (n. Rovito, 30 settembre 1816), era occupatore della difesa Forgia o Varco di Miglianò, ricadenti nella Sila Regia (2); Nicola (n. Rovito, 9 giugno 1819); Nicola Pasquale (n. Rovito, 19 luglio 1822); Maria Antonia (n. Rovito, 8 dicembre 1826); Francesca Serafina Raffaella (n. Rovito, 3 aprile 1832).

Sila Grande, Miglianò (Morelli), il Casino Nobile. A destra: Sila Grande, Miglianò (Scarnati), il Casino Nobile

I fratelli Serafino e Raffaele (1814 1866) presero parte ai moti rivoluzionari del 1848 e 1860. Raffaele, repubblicano, adepto della setta dei Figliuoli della Giovane Italia fondata da Benedetto Musolino, organizzazione distinta dalla Giovane Italia di Mazzini,  fu sottoposto a vigilanza politica nel convento di Campagna, nel 1856 condonato previo ritorno al paese d'origine; con l'Unità d'Italia fu Sindaco di Rovito dal 1860 al 1865.
Nel palazzo di famiglia, gli Arnedos possedevano una cappella gentilizia; ebbero il privilegio dell’oratorio nel 1815 concesso dal Papa Pio VII, riconoscendo la nobiltà del casato.


Rovito (Cosenza), frazione Motta.

In ricordo della famiglia ogni anno si svolge la sagra degli Arnedos con racconto di storie, musiche, canti, strumenti e pietanze tradizionali nell’antico borgo di Motta.


Rovito, Chiesa dei Riformati


Cimasa, stemma Arnedos

Rovito, Chiesa dei Riformati, Cappella Gentiliza dell'Assunta della Famiglia Arnedos, e stemma


Rovito, Chiesa dei Riformati, tela raffigurante San Francesco d'Assisi
 commissionata dalla Famiglia Arnedos eseguita dal Santanna

Rovito, Chiesa dei Riformati, Cappella Gentilizia di San Michele Arcangelo della Famiglia Costantino di Motta,
e tela raffigurante Sant'Antonio commissionata dalla Famiglia Costantino

Stemmi della Famiglia Costantino

Giovanni Costantini (Cosenza, 3 agosto 1794 † Molfetta, 19 gennaio 1852), arcidiacono della Cattedrale di Cosenza, Vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi dal 19 maggio 1837 al 19 gennaio 1852).

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Note:
(1) - Davide Andreotti "Storia dei Cosentini", volume III, pag. 4.
(2)
- Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana", Stamperia Governativa - Napoli 1870.
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Fonti:
- N
ote storiche sulla famiglia Arnedos del dott. Mario Perfetti, storico e araldista.
- Archivio di Stato di Salerno, Intendenza, Gabinetto, buste 2 e 3, anni 1855 - 1856.
- Ivan Pucci "Gli stemmi araldici nel contesto urbano di Cosenza e dei suoi casali", pag.79. Edizioni Orizzonti meridionali 2011.
- Eugenio Arnoni, "La Calabria Illustrata Vol. IV, Il Circondario di Cosenza", Edizioni Orizzonti Meridionali, ristampa del 1995.
- Mario Perfetti "La Chiesa ed il Convento della Riforma in Rovito", Pubblisfera.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Cav. barone Luca de Rosis “Cenno storico della città di Rossano e delle sue nobili famiglie” - Napoli, 1838.
Tavole genealogiche redatte da Livio Serra di Gerace.
-https://www.storiadigitale.it/portale-della-storia-degli-italiani/#:~:text=realizza%20la%20duplice%20finalit%C3%A0%20di,%2C%20 Archivi %20parrocchiali%2C%20Archivi%20diocesani


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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