Tre discendenti del trecentesco vescovo di Catania
Roberto Campolo si trasferirono a Reggio Calabria
verso la fine del Quattrocento. Una di loro era
Antonia Campolo, figlia di Giuseppe,
pronipote del suddetto vescovo e che va in sposa a
Gerolamo Melissari intorno agli anni venti del
secolo XVI. Gli altri due, cugini di Antonia, che si
trasferirono a Reggio nell’anno 1492, erano Nicolò
(Coletta) e Filippo, figli di Giacomo
Campolo, altro pronipote di Roberto vescovo, che
deteneva i titoli di
Barone di San Todaro,
di Buonvicino e
delle
Saline di Castrogiovanni.
Coletta Campolo all’epoca era già sposato con la
nobile Antonella
Spadafora,
figlia del barone di Callari, e dalla quale ebbe i figli
Nicolò Francesco, Gio. Pietro, Marc’Antonio che avrebbe
poi sposato la nobile Ippolita Melissari sorella
di Gerolamo, Gio. Bernardino, Francesca e Lucrezia.
Filippo Campolo si sposò invece a fine
Quattrocento con la nobile Margaritella Melissari(1).
La discendenza collaterale di Gerolamo Melissari,
che si origina da Ippolita Melissari con Marc’Antonio
Campolo merita di essere segnalata per la presenza di un
personaggio eccezionale qual è quello di Tiberio,
terzogenito della coppia, che prese nel 1554 l’abito di
Cavaliere di S. Giovanni Gerosolimitano (l’ordine
religioso cavalleresco noto come
Sovrano Militare
Ordine di Malta).
Frà Tiberio Campolo si distinse durante il grande
assedio di Malta da parte dei turchi nel 1565. In
quell’occasione i cavalieri, guidati dal gran maestro
fra Jean de Vallette (da cui il nome della capitale di
Malta, Valletta), difesero eroicamente l'isola per più
di tre mesi, e fu durante l’assedio che Tiberio rimase
ferito da un colpo di falconetto alla gamba rimanendo
storpio. Ciò nonostante Tiberio proseguì una carriera
magnifica nell’Ordine, diventando comandante della
galera capitana, capitano generale delle galere,
ammiraglio dell’Ordine e capo della Lingua d’Italia. Al
termine di questo periodo di glorie, fu nominato
commendatore di Casal Monferrato e balì (carica
suprema su un certo territorio) di Napoli. A Napoli morì
nel 1597, ed essendo anche stato priore della Chiesa di
San Giovanni a Mare, gli venne fatto scolpire il
seguente epitaffio su una lastra contenuta in quella
Chiesa: “A Frà Tiberio Campolo, Gran Croce, Cavaliere
Gerosolimitano, Commendatario di S. Evasio del Casale,
Priore di questa chiesa e città, che praticò
lodevolmente e religiosamente vita, uffici e onori,
Giovanni Bennardino, d. Francisco e d. Pietro Campolo,
padre e figli superstiti dolenti, per suo merito,
restaurarono lo stemma di famiglia degradato dal tempo,
nel 1640”.
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