Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

stemma dei Caracciolo Pisquizi

Caracciolo Pisquizi

Arma: d' oro al leone d’azzurro lampassato  e armato di rosso, con la coda contro rivoltata(1).
Dimora: Napoli

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© Napoli - Stemma in ferro di Giovan Antonio Caracciolo, principe di Santobuono
sull'ingresso dell'omonimo palazzo - sec. XVI.

L'altra grande linea,come già detto nella precedente pagina, della  Famiglia Caracciolo è quella dei Pisquizi, detta anche degli Svizzeri, anch'essa aggregata al Patriziato napoletano del Seggio di Capuana e, dopo la soppressione dei sedili (1800), fu ascritta nel Libro d’Oro napoletano.
Il capostipite fu
FILIPPO, altro figlio di Landolfo vissuto agli inizi del XII secolo; discendenti furono i fratelli MATTEO, LIGORIO, BATOLOMEO e FRANCESCO, quest’ultimo capostipite dei Caracciolo del Sole.

Numerosi furono i feudi posseduti dai Caracciolo Rossi che furono insigniti di prestigiosi titoli, tra i quali:
barone di: Parete (1387), Vallemorto (1387), Bellosguardo, Pisciotta (1250 portato in dote dalla figlia di Bartolomeo d'Alitto)     

conte di: Oppido (1530, Burgenza (1428), Nicastro (1496), Trivento, Loreto, sul cognome (1813), Buccino (1472)

marchese di: Barisciano (1628), Casalbore (1569), Capriglia, Gioiosa (1594), S. Agata (1825), S. Eramo (1639), Castellaneta(1544), Bitetto (1592), Arena (1699), Macchiagodena, Volturara (1589), Cervinara (1629), Mottola (1600), Amorosi (1673), Villamaini, Capriglia (1626), San Teodoro, Bucchianico (1518)

duca di: Feroleto (1589), Casal di Principe (1825), Celenza, Montesardo (1539), Resigliano (1746), Martina (1507), Sicignano (1581), Atella, d’Orta, Girifalco, Soreto(1686), Melito, Castelluccio (1755), Barrea, Parete (per successione Famiglia Moles), S. Teodoro (successione famiglia Venato), S. Arpino (successione famiglia Sanchez de Luna), Casal di Principe (successione famiglia Rossi), Castel di Sangro (1611)  
principe di
: Torrenuova (1647), Castagneto (1724), Melissano (1724), Pettoranello (1731), Santobuono (1590), Marsicovetere (1646), Marano, Cellamare (1787), Cursi, Villa (1649), sul cognome (1717), Scanno (successione famiglia d’Afflitto).
Il ramo dei principi di Cellamare anteposero al loro cognome quello di Giudice (vedi Famiglia Giudice Caracciolo)

Ai tempi della regina Giovanna I d'Angiò quasi tutti i rappresentanti di Casa Caracciolo Pisquizi erano cavalieri dell'Ordine del Nodo e nel 1381 cavalieri dell'Ordine della Nave.
Tirello Caracciolo Pisquizio fu vescovo di Cosenza dal 1388 al 1412.

Giacomo Capece Galeota (1617
† 1680), duca della Regina, fu reggente del Tribunale della Vicaria; sposò Cornelia Caracciolo Pisquizi, baronessa di Bellosguardo, del ramo dei Marchesi di Barisciano.
Caterina Caracciolo Pisquizi, figlia di Salvatore principe di Marsicovetere, sposò Giovan Battista Cigala (1658 † 1741), patrizio napoletano,  principe di Tiriolo, conte del S.R.I. e duca di Gimigliano.
Al ramo dei principi di Santobuono appartenne San Francesco Caracciolo (
1563 † 1608), il quale decise di rinunciare a tutti i suoi beni e titoli nobiliari per consacrarsi al servizio di Dio. Nel 1558 fondò a Napoli, insieme Giovanni Agostino Adorno, l'Ordine dei Caracciolini; fu dichiarato beato nel 1769 e santificato da Pio VII nel 1807; le sue spoglie riposano in Napoli nella cappella gentilizia di famiglia.

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© Napoli - Cappella Caracciolo e San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi italiani

San Francesco Caracciolo (Villa Santa Maria, 13 Ottobre 1563 Agnone, 4 giugno 1608), fu battezzato col nome di Ascanio dai genitori don Ferrante Caracciolo, signore di Villa Santa Maria, e di Isabella Barattucci. Fin da giovane si sentì attratto dall’Eucaristia e nutrì una tenera devozione per la Madonna, che onorava portando l’abito del Carmine, recitando il Rosario, digiunando di frequente e esercitando molti atti di carità. A 22 anni fu colpito da una grave forma di elefantiasi, che lo deturpò in tutto il corpo; riuscì miracolosamente a guarire e come promesso in un voto, si dedicò allo studio teologico a Napoli e, particolarmente, alla lettura degli scritti di Tommaso d'Aquino, che lo portò al sacerdozio all’età di 24 anni. Si dedicò all’apostolato tra i malati e i prigionieri delle carceri, facendosi notare per alcuni segni miracolosi. Venne scelto per la fondazione dell’Ordine dei Chierici Regolari minori, che tra gli altri voti, prevedeva la rinuncia alle cariche ecclesiastiche.
Morì presso gli oratoriani di Agnone mentre si accingeva a tornare a Napoli; il suo corpo venne traslato a Napoli nella chiesa di Santa Maria di Monteverginella. Venne beatificato da papa Clemente XIV nel 1770 e proclamato santo da papa Pio VII nel 1807.

Nel 1638 Ettore Caracciolo, marchese di Barasciano, fu uno dei fondatori, insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso Filangieri, Scipione Filomarino, Carlo Dentice delle Stelle, Placido Dentice del Pesce e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).
Andrea Venato, patrizio napoletano del Sedile di Porto, duca di San Teodoro, feudo in Principato citra, con testamento redatto il 18 gennaio 1743, nominò erede dei suoi beni e titoli il pro-nipote   Tommaso 2° Caracciolo Pisquizi (1712 Napoli, 4-9-1765), patrizio napoletano, con l’obbligo di aggiungere al cognome Caracciolo quello di Venato.
Quest’ultimo, alla morte del padre, Tommaso 1° Caracciolo, avvenuta nel 1756, ereditò i titoli di marchese di Capriglia e di Villamarina.
Agli inizi del 1800 Carlo Maria Caracciolo (n. Napoli, 1764 ivi, 1823), patrizio napoletano, duca di San Teodoro e di Parete, marchese di Capriglia e di Villamaina,  Ministro plenipotenziario a Madrid, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, marito di Maria Luisa di Tocco Cantelmo Stuart, diede incarico a Guglielmo Bechi di costruire in Napoli alla Riviera di Chiaia un immobile quale nuova residenza per la famiglia.

Riviera di Chiaia
Napoli - Palazzo Caracciolo di San Donato

I lavori terminarono nel 1826; Carlo Luigi ( n. 1801 1873), figlio ed erede, insieme alla moglie, Maria Teresa Sanchez de Luna, duchessa di Sant’Arpino, era solito organizzare magnifiche feste con intrattenimenti musicali e danze(3).

Riviera di Chiaia

Riviera di Chiaia

Gli eletti del popolo don Fabrizio Caracciolo, (18-1-1696 28-3-1769), Duca di Soreto, Marc'Antonio Muscettola, don Pietro Macedonio,  don Scipione Dentice, don Orazio Sanfelice e Don Carlo Grimaldi, in nome della città di Napoli, si recarono nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, ristrutturata nel 1735, per portare ricchi doni a Maria Vergine Consolatrice degli Afflitti, la cui immagine nel giorno della SS. Trinità del 1620 comparve dopo la caduta della tonica di un muro della bottega di un falegname. Nello stesso giorno, la figlia del falegname acquistò miracolosamente la vista; seguirono altri numerosi miracoli.

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© Napoli - Chiesa di S. Giovanni a Carbonara


Al di fuori delle mura di Napoli, nell'attuale via S. Giovanni a Carbonara, poco distante dall'ingresso principale di porta Capuana, si svolgevano giostre e tornei tra gli ardimentosi cavalieri; memorabile fu la sfida lanciata nel 1412 dal cavaliere Arnolt ai nobili napoletani del Seggio di Capuana. Nel 1584 don Giovanni Antonio Caracciolo, principe di Santobuono, fece costruire un sontuoso palazzo, sulle rovine di un vecchio castello fatto erigere dal re Carlo II d'Angiò. La proprietà, comprendente anche un vasto giardino, era delimitata da due file di pietre bianche e, chiunque le oltrepassava, non poteva essere "toccato" perchè passava sotto la giurisdizione del principe (oggi si direbbe asilo politico).

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Il monumentale palazzo fu saccheggiato nel 1647 dagli uomini di Masaniello; nel 1706 vi fu ospite Emmanuele Maurizio di Lorena, principe d’Elboeuf, generale, nipote dell’imperatore Giuseppe I, comandante di un reggimento austriaco, sino a quando costruì una splendida villa al Granatiello per sè e sua moglie, un'affascinante figliola del principe di Salsa, impalmata nel 1713. 
Beatrice Caracciolo di Martina, moglie del principe Carlo della Gatta († 1656), generale di cavalleria, nel 1647 durante la rivolta Masaniello,  fu presa in ostaggio affinchè il principe non prendesse le armi contro i rivoltosi. La nobildonna fu rilasciata il 6.4.1648 e consegnata al marito nel Castello del Carmine, ove Carlo risiedeva col grado di capitano generale.
Nel 1799 ospitò il generale francese Championnet giunto a Napoli per instaurare la Repubblica Napoletana.

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Durante il periodo francese vi dimorò il re Napoli Gioacchino Murat. Il Palazzo oggi è uno dei più eleganti e raffinati alberghi di Napoli.

Il 15 dicembre 1862 fu posta dalla nobildonna inglese Augusta Selina Lock ( 4.11.1906), moglie di Luigi Caracciolo (1826 1889), duca di San Teodoro, Sant’Arpino, di Casal di Principe e di Parete, marchese di Capriglia e di Villamaina, la prima pietra per la costruzione della Christ Church di Napoli, edificio eretto grazie ad un sostanzioso finanziamento dei coniugi.

Chiese - Christ Church
Napoli - Cerimonia della posa della prima pietra per la costruzione della chiesa

Nicola Caracciolo (1696 1738), patrizio napoletano, marchese di Barisciano,  1° principe di Marano dal 1704 per eredità della famiglia Spinelli, sposò nel 1717  Maria di Bologna, figlia di Cesare patrizio napoletano e 2° duca di Palma. Suo fratello Gaetano Caracciolo (1708 1779), Cavaliere dell’Ordine di Malta, riposa in Capua.


Capua, lapide in memoria di Gaetano Caracciolo (1708 1779), dei principi di Marano
Foto gentilmente inviata dal N.H. Carlo Lanza


Palermo, Palazzo Reale, dipinto del marchese di Villamaini Domenico Caracciolo, Vicerè dal 1781 al 1786

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso) Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.
3)- Si consiglia di visitare la dimora storica palazzo San Teodoro, oltre ad ammirare le splendide sale, resterete incantati dall’acustica della sala da musica da fare impallidire quella dei migliori teatri italiani, dal gioco degli specchi che non riflettono la vostra immagine, ed altre magnificenze che scoprirete da soli.

Indice delle pagine:
Caracciolo Rossi
Caracciolo Pisquizi
Caracciolo di Pettoranello
Caracciolo di S. Eramo
Caracciolo di Oppido
Caracciolo di Martina
Caracciolo del Sole
Giudice Caracciolo
Caracciolo di Miranda


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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