
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Carmignano |
Arma:
di rosso al
leone rampante d'oro, lo scudo con bordatura dentata d'oro(1). |

© Napoli - Stemma con le
insegne delle Famiglie Carmignano e Pappacoda,
imparentate |
Titoli:
principi di
Massafra;
duca sul cognome, ereditato
dalla famiglia Capece Scondito;
marchesi di
Acquaviva
e
Fornelli.
Patrizi di Napoli
L'antica ed illustre famiglia Carmignano, Carmignani o
Carmignana fu
aggregata al Patriziato napoletano del
Seggio di Montagna
e, dopo l'abolizione dei Sedili (1800), fu iscritta nel Libri
d'Oro napoletano.
Nel XIII secolo i Carmignano possedevano vasti terreni e case
fuori Porta di San Gennaro, nella zona detta delle Pigne, ed
avevano un proprio Seggio chiamato
Seggio di Porta S. Gennaro o dei Carmignano, uno dei sette
minori inglobato successivamente al Sedile di Montagna. In detta
zona fondarono, oltre al monumentale palazzo di famiglia, varie
chiese tra le quali quella di Santa Maria dei Vergni, dove
venivano sepolti i rappresentanti del casato. |

© Napoli - Porta di San Gennaro |

© Napoli - particolare chiesa di
S. Maria dei Vergini |
Il Casato annovera tra i suoi rappresentanti SEVERO Carmignano
(†338),
dodicesimo vescovo di Napoli nell'anno 335, al quale furono attribuiti
molti miracoli avvenuti prima e dopo la sua morte. Edificò la
chiesta di San Gennaro in Napoli e, dopo la sua morte, fu
proclamato Beato.
Una
scrittura dell’XI secolo narra che il Santo salvò una povera
vedova dalla schiavitù per un presunto debito contratto dal
marito: condusse la vedova e il presunto creditore innanzi alla
tomba del trapassato; lo richiamò in vita e così si seppe
pubblicamente che il defunto non aveva lasciato alla sua morte
alcun debito.
ALBERTINO Carmignano intraprese la carriera delle armi
diventando ben presto un valoroso combattente; si distinse col
grado di generale degli uomini d'arme e di cavalli leggeri sotto
gli ordini della Repubblica Fiorentina.
Suo figlio BECCARIO fu ambasciatore dell'imperatore Alberto
presso il Sommo Pontefice Bonifacio; ricoprì la carica di
Podestà di Como e di Fermo. Per ritornare nella sua Napoli,
militò col grado di capitano sotto
Carlo II d'Angiò, re di
Napoli, che l'investì della carica di Consigliere di Stato;
carica che ricoprì anche sotto re Roberto. Morì durante una
delle battaglie tra Guelfi e Ghibellini, nella stessa battaglia
in cui fu ferito Pietro conte di Gravina e fratello di re
Roberto.
Dalla moglie Covella
del Balzo ebbe per figlio
ANTONELLO Carmignano, maresciallo dei Cavalieri. |

©
Napoli - Monumento funebre di
Camillo Carmignano,
cavaliere
Gerosolimitano - 1597 |
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Nel 1346
Errico
Carmignano, Giovanni Scondito e Andrea
d'Alagno di
Napoli si contesero l'eredità di Andreella Caracciolo.
Nel 1497 SERGIO per il Seggio di Montagna fu Maestro Rationale
della Gran Corte.
Nel 1512 Gio. Filippo
fu giudice del
Tribunale della Vicaria.
Nel XVII secolo la città di Napoli, in forte espansione
demografica per l'arrivo di numerose persone anche al di fuori
del Regno in cerca di lavoro e per la realizzazione di nuove
fabbriche, aveva bisogno di altra acqua, in particolar modo per
la fornitura a tre nuovi grandi mulini; don
Cesare
Carmignano, patrizio napoletano, nel 1627 progettò, insieme
all'ingegnere Alessandro Ciminello, un canale per convogliare le
acque del fiume Faenza, formato da vari ruscelli che scendevano
dal monte Taburno, a Napoli passando per Sant'Agata dei Goti,
Maddaloni e Casalnuovo. L'opera, realizzata in soli due anni, fu
ultimata nel 1629 a spese dei due progettisti. Il Comune di
Napoli ha intitolato una via nel quartiere Pendino in ricordo di
tale costruzione le cui acque furono chiamate "di Carmignano".
Il feudo di Massafra, in
Terra d'Otranto,
fu acquistato dai Carmignano nel 1633 da Francesco
Pappacoda,
figlio di Artusio.
Il feudo di Fornelli, in
Contado di Molise, in provincia di
Isernia,
uno
dei tanti paesi di appartenenza alla Badia di San Vincenzo al
Volturno, fu in possesso dei
Pandone, dei
Galluccio nel XVI secolo, dei
Caracciolo
nel 1649;
fu acquistato dai Carmignano nel 1667 da Carlo
Dentice delle
Stelle;
il titolo di
marchese di Fornelli
fu riconosciuto
con
Regio Decreto 21 maggio 1855 a
Giulia
Carmignano, figlia di
Andrea e Marianna
Tufarelli.
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Fornelli (Isernia), cinta
fortificata, uno degli ingressi, e stemma famiglia
Carmignano |
Il feudo di Acquaviva d'Isernia pervenne ad
Andrea
Carmignano verso la metà del '700; in precedenza, per circa due
secoli, appartenne alla famiglia
Cantelmo, conti
di Popoli.
I titoli di marchese di
Acquaviva e di Fornelli
passarono in casa
dè Medici di
Ottajano a seguito di matrimonio tra tra il marchese
Goffredo dè Medici (1862 † 1886)
e Carmela Carmignano († 1880),
marchesa di Acquaviva e di Fornello.
Detti
titoli passarono al loro unico figlio Alessandro dè Medici (n. Napoli,
1863) che morì senza eredi. |
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Napoli - Cappella della
famiglia Carmignano dal 1687 - Chiesa Santa Maria Donna
Regina Nuova, oggi Museo Diocesano |
Famiglie
imparentate con casa Carmignano
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Alcune
parentele contratte dai Carmignano:
RICCIO:
il 1° giugno 1576
Battista
Carmignano sposò Ottavio
Riccio, barone “delli Colli”; il feudo fu venduto il
22 maggio 1570 al nobile Carlo Greco di Isernia.
MASTROGIUDICE:
Beatrice Carmignano dei marchesi
di Acquaviva d'Isernia sposò Luigi
Mastrogiudice,
marchese di Montorio.
PAPPACODA:
Camillo Carmignano,
cavaliere
Gerosolimitano, sposò donna Felicia
Pappacoda. |

© Napoli - stemma dei duchi di Carmignano |

© Napoli - Arma famiglia Carmignano |
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1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica. |
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