Ovvero
delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Il patrizio Giovanni
Antonio Summonte così descrive l'arme dei normanni: "una duplica
banda, ripartita in cinque parti, cioè cinque rosse, e cinque d'argento,
la qual cala dalla parte destra alla parte sinistra per traverso, posta
in campo azzurro, come portarono tutti i Normanni ".
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I RE NORMANNI
(1140-1194):
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© Ruggiero I detto il Normanno
(1140-1153) |
© Gugliemo I detto il Malo
(1154-1165) |
© Guglielmo II detto il Buono
(1166-1189) |
© Tancredi d'Altavilla
(1190-1193) |
© Guglielmo III
(1194) |
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Discendenti dei vichinghi(1),
erano abili e spietati guerrieri, armati con spada e lancia, indossavano
una complessa maglia di ferro, proteggevano la testa con un elmo conico
col davanti una lamina discendente; il caratteristico scudo a forma di
mandorla completava l'armamento.
La tecnica di combattimento, chiamata "alla normanna", consisteva
nell'attaccare, con piccoli gruppi, alcuni punti prestabiliti della
linea nemica per sfondarla e poi procedere ad un avvolgimento alle
spalle dei restanti avversari. In realtà i normanni, ai grandi scontri
campali, preferivano la tattica del logoramento, devastando le campagne
coltivate intorno alla città, depredando il bestiame, rapinando
commercianti e agricoltori, con una ferocia sino allora mai vista. Verso
l'anno mille il ducato di Napoli, nato quattro secoli prima con
Belisario e Stefano II, manteneva formali legami con Bisanzio,
destreggiandosi abilmente tra Bizantini, Arabi e Longobardi per
mantenere la propria autonomia. Autonomia acquisita pienamente nell'anno
849 quando il duca Sergio, discendente di una antica e nobile famiglia,
ordinò al figlio Cesario di debellare la piaga delle incursioni dei
saraceni che imperversavano lungo le coste meridionali sino ad arrivare
nel golfo di Napoli e sul litorale romano.
Lo scontro navale avvenne al largo di Gaeta e la flotta saracena subì
una umiliante sconfitta. I
bizantini riconobbero l'abilità di Cesario e il coraggio dei marinai
napoletani e non misero più in discussione l'autonomia della città
partenopea.
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A destra: Napoli, piazzetta Pietrasanta,
campanile in laterizi di epoca normanna - sec. XII
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Il primo gruppo di normanni,
di stirpe nordica e di lingua francese, giunto in Campania, era
capeggiata da Rainulfo Drengot(2)
alla ricerca di laute ricompense e di ricchi bottini.
Nel 1029 Sergio IV, duca di Napoli, assoldò il Rainulfo con i suoi
avventurieri, per combattere contro il longobardo Pandolfo, principe di
Capua. Fu un successo per le armate napoletane e normanne; il duca
ricompensò gli alleati nominando il loro capo conte di Aversa. Correva
l'anno 1030, il villaggio fu ampliato e circondato da fossati e mura;
iniziò il processo migratorio di un numero elevatissimo di normanni.
Nel frattempo, comparvero i primi rappresentanti degli Altavilla che
successivamente conquisteranno tutta l'Italia meridionale. Roberto detto
il Guiscardo si accordò con Riccardo di Aversa, succeduto al Rainulfo,
per la conquista delle due città della Campania ancora autonome: Salerno
e Napoli.
Salerno cadde dopo sette mesi di eroica resistenza da parte degli abitanti
guidati dal principe Gisulfo.
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© Busto di Rainulfo Drengot,
principe normanno. A destra: Napoli, piazza del Plebiscito -
Ruggiero I come re di Napoli,
II come re di Sicilia, detto il
Normanno |
Nel 1077 Napoli venne assalita da mare e da terra. La forte
resistenza dei napoletani impedì ai normanni di espugnare alcuna torre o
parte delle mura della città, anzi, con audace mossa, le navi partenopee
sbaragliarono e misero in fuga la flotta normanna, mentre un manipolo di
cavalieri travolse le linee nemiche, distruggendo una sorta di
castello in legno costruito dagli assediatori. Nel 1078 con la morte di
Riccardo di Aversa, avvenuta sotto le mura di Napoli, si pose fine
all'assedio.
Napoli resta così ancora libera e diventa uno dei principali
centri della resistenza antinormanna.
La pressione della potenza normanna, guidati da Ruggiero II
incoronato re di Sicilia nel 1130, sul ducato di Napoli aumentò e la
città subì altri due assedi; il primo nel 1134 dal mare, ma la flotta
normanna fu costretta alla ritirata, la seconda dalla terra ferma.
I normanni misero a fuoco i sobborghi di Napoli mentre i
raccolti furono saccheggiati e, quindi, una dura carestia si abbattè
sulla popolazione; il numero dei difensori si assottigliò a poche
centinaia ma, nè il duca Sergio VII nè i suoi militi, vollero
arrendersi.
Nel 1137 il duca morì e il suo successore l'arcivescovo Marino,
due anni dopo, decise di porre fine alle sofferenze dei suoi
concittadini.
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© Napoli, Castel dell'Ovo prima residenza di Ruggiero II.
A destra: Napoli - le mura sotto le quali morì Riccardo di
Aversa |
Nel 1140, a seguito di
accordo sancito a Benevento, Ruggiero II (I come re di Napoli) entrò in
Napoli accolto dai cavalieri napoletani e dai rappresentanti del clero.
Termina così la storia del ducato autonomo e comincia quella del regno.
Il re normanno scelse Castel dell'Ovo come residenza provvisoria e, per
prima cosa, ordinò la misurazione delle mura e delle torri che avevano
impedito la conquista della città con le armi. Dopo, convocò i membri
dell'aristocrazia, garantì loro la funzione amministrativa e donò a
ciascun cavaliere cinque moggi di terra: ha inizio il feudalesimo a
Napoli.
Tutti i poteri erano sottoposti al sovrano che istituì un suo
rappresentante chiamato compolazzo o conte palatino, al quale erano
devolute la giurisdizione sugli affari civili e penali, la gestione
delle terre demaniali e l'incameramento dei tributi. |
Ruggiero II, primo re di Napoli della dinastia degli Altavilla, nominò
duca della città partenopea suo figlio Alfonso.
Il 26 febbraio 1154 morì Ruggiero è il trono fu ereditato dal figlio
Guglielmo I detto, non a caso, il Malo. La personalità del nuovo sovrano
fu quella di un individuo privo di uno stabile equilibrio, compiva atti
ai altissima ferocia alternati da altri di estrema tolleranza. Furono
anni difficili, funestati da una latente, crescente e minacciosa
opposizione da parte dei "mediani" (il ceto medio comprendente i
mercanti, gli artigiani e il clero) e dei baroni. La pressione
fiscale divenne insostenibile mentre il potere sovrano, esercito dal
campolazzo Maiano da Bari, era eccessivamente forte e oppressivo. Le
rivolte armate scoppiarono nel 1155 e nel 1160, entrambe domate, ma la
guerra civile arrecò non pochi danni al Reame.
A Guglielmo I si deve la costruzione di Castel Capuano.
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© Napoli - Castel Capuano
la sala dei busti
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Agli inizi del 1166 il re si ammalò e due mesi
dopo morì; la corona passava sul capo di un fanciullo di 13 anni,
Guglielmo II ricordato come il "Buono". Fu nominata reggente, in
attesa della maggiore età del ragazzo avvenuta nel 1172, Margherita di
Navarra, sua madre.
Nel 1177 Guglielmo II sposò Giovanna, figlia di Enrico II d'Inghilterra. |
Nel 1186 vi furono le nozze tra la zia del re, Costanza, e il figlio ed
erede dell’imperatore Federico Barbarossa, il futuro Enrico VI. Nozze
destinate a pesare molto sul futuro del reame. Pochi anni dopo, mentre
Gerusalemme cadeva di nuovo in mano ai mussulmani, Gugliemo II moriva
giovanissimo, senza lasciare figli.
Il Reame veniva ereditato dalla zia Costanza, la quale, come prima
evidenziato, aveva sposato Enrico VI.
L’esercito
dell’Hohernstaufer si mosse dalla Germania per prendere possesso dei
territori del Meridione. La nobiltà normanna si divise in due
schieramenti: il primo, favorevole al passaggio del reame agli Svevi,
era capeggiato da Ruggero, conte di Andria, il secondo, contrario,
capeggiato da Tancredi di Lecce che nel 1184 aveva sposato Sibilla
d'Aquino.
Prevalse Tancredi e nel 1190 fu nominato
re. Le truppe di Enrico VI erano, intanto, giunte ai confini del
reame. Nonostante i malumori dei Napoletani, in quanto gran parte delle
loro ricchezze erano state dirottare a Monreale per la costruzione della
cattedrale, la città partenopea assunse il ruolo di prima e inviolabile
roccaforte a difesa dell’intero reame, sotto la guida di Riccardo di
Acerra. |
Re Tancredi d'Altavilla |
Re Guglielmo III |
L’esercito di Enrico VI, nonostante una
manifesta superiorità numerica, non riesce ad espugnare Napoli e per
ben due volte deve ritirarsi, nell’agosto del 1191 e nel luglio del
1193.
L’anno successivo re Tancredi muore lasciando erede un fanciullo di
pochi anni: Guglielmo III, con la reggenza della madre.
Il piccolo Guglielmo III e la madre Sibilla, all’arrivo - questa volta
quasi incontrastato – di Enrico VI, privati del potere, vengono esiliati
in Germania. |
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Note:
(1)
- Dall’Archivio di Federico Adriano Mario La Longa Mancini:
" Hiallt (n. 920), a volte chiamato Hialt o Healthene, fu un
guerriero vichingo del secolo X che seguì i passi di Hrolf
Ganger. Nella penisola del Cotentin fondó l'enclave di
Hialtus Villa (Hauteville).
La famiglia di Hiallt in seguito divenne una dinastia, la
Casa di Altavilla, da cui discese Tancredi de Hauteville,
Signore del Cotentin.
Hiallt è legato alla genealogia di Ogier il Danese (più
tardi identificato come il legendario Holger Danske, m. 817)
e discendente di Gudfred I di Danimarca. Secondo la
genealogia di David Hughes nel suo libro The British
Chronicles, Hiallt era figlio di Ivor, a sua volta figlio di
Magnus che fu figlio di Olaf, che fu figlio di Arailt (o "Harald",
m. 856) a sua volta figlio di Hingmar (o "Ivar"), figlio di
Sveide (m. 832), un re del mare. Sveide si identifica come
figlio di Ogier il Danese e della sua terza moglie Astritha,
figlia di Gudfred."
(2)
- Dall’Archivio di Federico Adriano Mario La Longa Mancini:
“Il cognome è di origine scandinava; la parola Drengot
deriva da TREGR GUPR (pron. dreng gode), "uomo di valore".
Così afferma lo scrittore danese Peder G. Thorsen in De
Danske Runemindesmaerker, I, 1864, p. 160., dove fa
esplicito riferimento ad Asmund Drengot. Altri testi di
storia danese testimoniano l'origine scandinava dei Drengot,
passati attraverso la Francia per giungere in Italia. In
Normandia la famiglia si stabilì a Carreaux dal cui nome
latino Quarrellis aveva assunto il cognome di de Quarrel”.
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