Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia de Fonseca Pimentel

a cura del Dott. Massimiliano Carabba Tettamanti

Arma: Inquartato, nel 1° in campo verde cinque conchiglie d'argento poste in decusse, alla bordura d’argento caricata da otto croci patenti di rosso, nel 2° in campo di verde al leone d’oro coronato, nel 3° in campo di rosso cinque chiavi d'oro poste in decusse, nel 4° d’azzurro all’albero al naturale cimato da aquila d’argento in fase di atterraggio.

Arma semplificata: Scudo partito, nel primo in campo verde cinque conchiglie d'argento poste in decusse, alla bordura d’argento caricata da otto croci patenti di rosso. Nel secondo in campo di rosso cinque chiavi d'oro poste in decusse.

Cimiero (per entrambe): un toro di colore rosso cornato d'argento.

I de Fonseca Pimentel sono un’antica e nobile famiglia di origini spagnole, un ramo della quale verso la metà del sec. XVII si trasferì dalla Spagna in Portogallo, prendendo dimora nella Braganza. In Portogallo la famiglia diedi i natali a parecchi illustri antenati, che hanno primeggiato nel campo delle armi, della scienza e della politica. Al tempo di Filippo II, Don Giovanni Alfonso, conte di Benavente, era stato Viceré di Napoli, così come lo era stato Don Emanuele, conte di Monterrey e Fuentes. Antonio, morto nel 1559, era stato un illustre storico portoghese, mentre Galeotto aveva ricoperto la carica di Regio Consigliere di Carlo V, e Pietro fu uno dei filosofi più in vista del Portogallo.

Cava dè Tirreni
Cava dè Tirreni, stemma di Juan Alfonso Pimentel, conte di Benavente e Vicerè di Napoli dal 1603 al 1610.

Intorno al 1750, uno dei rami cadetti emigrò dal Portogallo a Roma, ove Don Clemente de Fonseca Pimentel Chaves contrasse matrimonio con sua cugina Donna Caterina Lopez de Leon, di nobile famiglia Portoghese residente a Roma già da parecchi anni.


Atto di matrimonio 9 febbraio 1750 tra D. Clemente de Fonseca Pimentel e D. Caterina Lopez de Leon.
Parrocchia Santa Maria del Popolo.

A Roma la novella famiglia visse per alcuni anni nel palazzo Lopez de Leon di Via di Ripetta, dove nacquero i primi tre figli della coppia ovvero Michele (1750), Eleonora (1752) e Girolamo (1760).

Palazzo Lopez de Leon di Via Ripetta 22 a Roma. E’ ancora visibile lo stemma gentilizio della famiglia sovrastante il portone di ingresso.
E’ posta sul palazzo una lapide commemorativa di Eleonora de Fonseca Pimentel.

Nel 1760 a seguito degli editti con i quali l’Ambasciatore Portoghese Don Francisco Dalmata de Mendoza ordinava ai sudditi della Corona dimoranti nello Stato della Chiesa di uscirne entro il settembre successivo, la famiglia de Fonseca Pimentel decise di trasferirsi a Napoli, ove nel 1764 nasceva l’ultimo figlio Giuseppe.

Nella patria di adozione, Don Clemente si adoperò affinché alla famiglia venisse riconosciuta la Nobiltà nazionale, così da inserirla al meglio nel nuovo contesto sociale e permettere ai discendenti, nati e nascituri, di godere dei privilegi che lo status nobiliare all’epoca concedeva.

Pochi anni dopo, infatti, ottenne il riconoscimento della Nobiltà nazionale, nonché della Nobiltà Napoletana ai discendenti nati in Napoli.

Dai dispacci originali della Real Camera di Santa Chiara:

Sulla domandata grazia da D. Clemente Enriquez di Fonseca Pimental nobile Portoghese di farsegli godere n questo Regno la Nobiltà nazionale, ed anche la Nobiltà Napoletana alli figli nati in Napoli contestando codesta R.le Camera che tale Famiglia straniera Nobile da anni 17. siasi trapiantata in questo Regno con animo di stabilirvisi fissamente per trovarsi già li Figli, e Nipoti del Ricorrente impiegati nella Milizia, e nel Foro; ed in occasione di essere stato ammesso il di costui Figlio D. Giuseppe per Cadetto nelle R.li Truppe, essendosi da S.M. riconosciuta la Nobiltà generosa della famiglia colle precedenti consulte di essa R.le Camera per la R.le Segretaria di Guerra, accorda la M. S. agli individui della medesima qui nati tutte quelle prerogative che dalla medesima generosa Nobiltà dimanano, menoche quelle pregiudiziali al diritto nativo, e convenzionale de sudditi; abilitando perciò coloro che come Nobili sono entrati a servizio nel suo Esercito da Cadetti che possano avere gli ascenzi nel medesimo Corpo che a Nobili si concedono. E mi ha comandato di significarlo a codesta R.le Camera per sua intelligenza, e per l'esecuzione della parte che le appartiene. Napoli 24 aprile 1778

Nella patria di adozione e a seguito degli eventi che videro la martire Eleonora subire l’umiliazione della forca, i fratelli e i nipoti di quest’ultima decisero di tralasciare dagli atti ufficiali l’antico cognome “de Fonseca Pimentel” in favore del più anonimo “Fonseca”(1); inoltre, i discendenti del fratello di Clemente, ovvero i figli di Don Ferdinando, utilizzarono per circa cento anni il cognome “Lopez Fonseca”.

Quest’alternanza di cognomi ha creato non poca confusione tra gli scrittori di memorie patrie, e solo attraverso un’attenta ricostruzione genealogica siamo riusciti a fare chiarezza e a tracciare la storia di questo illustre casato.

Tra gli esponenti che si distinsero nelle armi, nel foro e nella politica è bene ricordare:

Giuseppe Fonseca Chaves o Lopez Fonseca(2) (1747 1808), figlio dell’avvocato della Corona Ferdinando (1710), e nipote(3) del sopraccitato Clemente (1723 1785). Maresciallo di Campo delle Artiglierie. Fu benvoluto e stimato da Ferdinando IV, che in occasione della campagna nello Stato pontificio (1798) lo consultò a proposito dell’artiglieria. Nel 1799, con la restaurazione borbonica, fu esonerato dal servizio e condannato alla reclusione nel forte di Sant’Elmo. Tra i compagni di carcere ebbe l’Anguissola, il D’Avalos, il Persico e i fratelli Troja. Durante la Repubblica ricoprì la carica di direttore delle artiglierie di terra. Nel 1806, quando i francesi tornarono a Napoli, gli fu affidata la riorganizzazione dell’artiglieria. In quel periodo ebbe alle sue dipendenze Pietro Colletta, il cugino Giuseppe Fonseca (1764 1833) e Domenico Montemayor. Morì pochi anni dopo di tubercolosi. E’ ricordato da Mariano D’Ayala nel suo scritto “Le vite de' più celebri capitani e soldati napoletani” del 1843.

Michele Lopez Fonseca (1742 1816), fratello del predetto Giuseppe, fu celebre Avvocato nonché Amministratore e Vicario Generale della famiglia d'Avalos (fino 1802). In una lista del 29 agosto 1775 risulta tra i membri iscritti alla loggia “La Renaissance”. Nel 1806 ritrovatosi senza clientela, ottenne da Giuseppe Bonaparte la nomina a Commissario di polizia di quartiere di Napoli (con funzioni di sicurezza pubblica). Successivamente fu Giudice della Corte d'Appello di Napoli.

Eleonora de Fonseca Pimentel (1752 1799), patriota, politica e giornalista italiana nonché una delle figure più rilevanti della breve esperienza della Repubblica Napoletana del 1799.

Corso Umberto - Universita

Biblioteca Nazionale

© Napoli - Busti di Eleonora Pimentel de Fonseca

Nel 1778 Eleonora sposò a Napoli, nella chiesa di S. Anna di Palazzo, il capitano Pasquale Tria de Solis; nella stessa chiesa battezzò e fece seppellire il figlio Francesco, deceduto ad otto mesi.


Napoli, Chiesa di S. Anna di Palazzo
 



Di lato: la fonte battesimale, una delle poche cose rimaste intatte
dopo la distruzione della Chiesa di S. Anna di Palazzo, qui
Eleonara Pimentel de Fonseca battezzò il figlio Francesco.

Chiesa S. Anna di Palazzo

Anna Maria Galiani fu amica di Eleonora; suo marito il marchese Marcello (de) Natale Sifola e la cognata Rosa Galiani, le confermarono l’affitto del quartino da lei occupato nel palazzo attiguo alla chiesa di Sant’Anna di Palazzo, alla salita Sant’Anna di Palazzo nel quartiere detto degli spagnoli. Eleonora de Fonseca Pimentel per le sue idee repubblicane fu arrestata il 5 ottobre del 1798. Appena scarcerata pagò l’affitto arretrato ed il 21 aprile 1799 lo rinnovò sino a settembre del 1799. Riprese le riunioni politiche che avevano animato il suo salotto. In quella casa il Cimarosa compose la musica dell’ "inno della libertà". L’abitazione era frequentata da quasi tutti gli uomini di cultura del tempo, desiderosi di un cambiamento istituzionale.
Eleonora morì sul patibolo a 47 anni dopo aver assistito con coraggio all’esecuzione dei suoi compagni - il principe Giuliano Colonna, l’avvocato Vincenzo Lupo, il vescovo Michele Natale, il sacerdote Nicola Pacifico, i banchieri Antonio e Domenico Piatti nonché il giovanissimo Gennaro Serra di Cassano. Pare che le sue ultime parole furono “Forsan et haec olim meminisse iuvabit”.
La Pimentel doveva essere seppellita nella Chiesa di S. Caterina al Mercato, ma essendo venuto una considerevole pioggia, si mandò a prendere dalla forca ove era sospesa dai becchini, e fu sepolta nella chiesa di S. Maria a Costantinopoli, ove fu sepolta vestita interamente come fu impiccata (3 bis).

Eleonora condotta al patibolo, dipinto di Giuseppe Boschetto. A destra: Napoli, targa in memoria dei martiri della Repubblica Napoletana

Michele de Fonseca Pimentel o Fonseca (1750 1830), Colonnello. Nel 1793, con il grado di Capitano, partecipò alla campagna di Tolone e nel 1798, promosso maggiore, a quella di Abruzzo e dello Stato Pontificio. A Roma sposò il 31 marzo 1787, Nicoletta Glejeses, figlia di un Capitano del reggimento Elvetico “Wirtz”. Nel 1799, con l’avvento della Repubblica Partenopea, si trovava a Chieti come Commissario di guerra. 

Giuseppe Fonseca o Fonseca Pimentel (1764 1833), Maggiore. Pupillo (4) del Generale Giuseppe Fonseca Chaves (1747 1808) fu ammesso come Cadetto a piazza franca nella brigata borbonica di artiglieria; a 16 anni era stato promosso Alfiere, a 19 Sottotenente e a 25 Capitan Tenente. Nel 1803 è primo Capitano della 4^ Compagnia. Durante la repubblica partenopea comandò il forte di Pietrarsa. Nel 1829 è Maggiore Comandante del deposito generale de presidiari.

Ferdinando Lopez Fonseca (1789 1840), Magistrato. Nel 1807 è Capitano della milizia della pubblica sicurezza. Nel 1811, essendo valente e preparato, vinse l’esame pubblico per diventare Uditore dell’assemblea del Consiglio di Stato, e poco dopo venne nominato addetto al Ministero di Giustizia e componente della commissione del contenzioso del Gran Giudice. Il 12 luglio 1817 venne nominato Giudice del Tribunale Civile di Avellino, e poco dopo “Pubblico Ministero” a Siracusa. Nel 1820 ottenne l’ufficio da direttore di Grazia e Giustizia. Nel 1836 venne eletto consigliere della Corte Suprema di Catanzaro. E’ ricordato in un bell’elogio funebre dall’allora Presidente della G.C. Civile sig. Zaccaria Padula.

Clemente Fonseca o Fonseca Pimentel (1797 1865), Generale Brigadiere. Allievo del Real Collegio Militare. Nonostante fosse “sospettato” e “sorvegliato” dalla polizia borbonica, riuscì a fare una brillante carriera. Nel 1822 era Tenente di stanza a Gaeta; Nel 1827 era Capitano. Nel 1840 progettò su richiesta di S.M. il Re la linea ferroviaria detta “Regia” Napoli-Caserta. Nel 1842 era Capitano comandante dello Stato Maggiore dell’esercito. Dal 1842 al 1847 diresse la costruzione del Porto Militare San Vincenzo. Nel 1847 il Ministero dei lavori pubblici lo incaricò di dirigere i lavori per la realizzazione dell’Alveo Comune Nocerino. Nel 1850 è promosso Colonnello. Nel 1851 con il suddetto grado è Sotto Ispettore del Genio Citra e Comandante del Battaglione Zappatori. Nel 1860 il Generale Pianell lo aveva nominato Direttore del Ministero di Guerra. Raggiunse il grado di Brigadier Generale del Genio Militare.


Lapide d’ingresso della Cappella de Fonseca Pimentel presso il cimitero monumentale di Poggioreale
intitolata a Clemente Fonseca anno 1849 - Ubicata al n. 22.


Sepolcro del genarale Clemente  Fonseca  (1797 1865)


Lastra sepolcrale di Camilla Vicuna (1847 † 1870)

Ferdinando Fonseca Lopez o Lopez Fonseca (1821 1912), Patriota, docente e politico. Nel 1844 istituì in Basilicata un sotto comitato liberale, che comprendeva anche Emanuele Viggiani, Pasquale Amodio e Diodato Sansone. Il 4 gennaio 1848 si recò a Sarno per aiutare Costabile Carducci ad organizzare i moti del Cilento. Durante la prima guerra d’indipendenza si arruolò come volontario con il grado di Tenente nella compagnia comandata da Enrico Poerio. Durante la famosa battaglia di Curtatone e Montanara fu ferito al fegato e fatto prigioniero. Grazie all’armistizio di Salasco venne liberato e una volta rientrato a Napoli insegnò geologia applicata all'ingegneria presso la Regia università. Poco tempo dopo venne destituito dall’incarico. Nel 1851 avendo saputo che a breve lo avrebbero arrestato chiese al Commissario il passaporto per emigrare, ma quest’ultimo glielo negò dichiarando “A voi, tocca la forca!”. Riuscì comunque ad ottenerlo grazie all’intercessione del suo parente, nonché nuovo Primo Ministro, il marchese Giustino Fortunato. Una volta ottenuto il documento, emigrò a Firenze, dove riprese ad insegnare ingegneria e, con l'unità d'Italia, fu eletto parlamentare per il collegio di Acerenza. E’ il progenitore del ramo dei “Fonseca” di Firenze(5).

Michele Lopez Fonseca (182? 1880), Avvocato e Patriota. Fin dal 1842 fece parte dei Comitati rivoluzionari al fianco dell’amico barone Carlo Poerio. Cooperò nel 1860 alle organizzazioni del servizio di pubblica sicurezza per incarico speciale affidatogli dall’On. Silvio Spaventa. Fu per diversi anni segretario del Ministero degli Interni.

Gaetano Fonseca(6) (1824 1883), Tenente Colonello. Allievo del Real Collegio Militare. Nel 1844 è Alfiere nella compagnia d’Artiglieria a cavallo. Nel 1849 è nominato Capitano di Prima Classe nel Reggimento Regina. Fu inviato a Milazzo per coadiuvare il Colonnello Beneventano del Bosco, dove nella battaglia del 20 luglio 1860 fu “valoroso e coraggioso”. Rientrato a Napoli, dette le dimissioni dal servizio il 7 settembre dello stesso anno. Rientrò in servizio nel neo-costituito Regio Esercito italiano. Sulla sua lapide, posta nella cappella de Fonseca Pimentel del cimitero monumentale di Poggioreale è riportato il seguente epitaffio: D.O.M. - Gaetano Fonseca Pimentel - Tenente Colonnello di Artiglieria Ingegnere - Cavaliere degli Ordini - di San Giorgio della Riunione e dei Santi Maurizio e Lazzaro - e della Corona d'Italia - nacque in Napoli il 14 agosto 1824 vi morì il 28 ottobre 1833 - Abbia egli nei Cieli la Pace che invano anelò - durante la sua fortunosa e travagliata esistenza – I figli Guglielmo Clemente e Virginia posero.

Guglielmo Fonseca (7) (1849 1906), Colonnello. Nel 1864 è Allievo nella Regia Militare Accademia “Nunziatella”. Nel 1866 è Sottotenente dello Stato Maggiore del Genio; nel 1875 da allievo della scuola d’applicazione di Artiglieria e Genio è promosso Tenente nell’arma del Genio; nel 1881 è Capitano nel 3° Reggimento del Genio, e nel 1893 è Maggiore alla direzione territoriale del Genio di Firenze; nel 1899 è promosso Tenente Colonnello nella direzione del Genio di Roma, e nel 1903 è nominato Colonnello Sottodirettore autonomo del Genio in Maddalena. Morto a Roma a soli 57 anni è sepolto nella Cappella di Famiglia presso il cimitero monumentale del Verano.

Colonnello Guglielmo Fonseca. A destra: Tomba del colonnello Guglielmo de Fonseca Pimentel

Michelangelo Fonseca (1853 1936), Agricoltore e Sindaco di Pontassieve.

Antonio Fonseca (1859 1897), Professore di Agraria nella R. Scuola Superiore d’Agricoltura di Portici e Direttore dal 1885 al 1897 della R. Cantina Sperimentale di Barletta. Lasciò un gran numero di pubblicazioni scientifiche sulla materia, tra le quali “I Vini Rosati: Metodi per la fabbricazione dei vini rosati, Pigiatura delle uve per ottenere vini rosati, Utilizzazione delle vinacce, Pratiche dirette a migliorare i mosti, Decolorazione dei vini rosati”, che per molti anni fu opera di riferimento per i produttori di questi vini.

Giuseppe de Fonseca Pimentel (1865 1937), Avvocato e Sindaco di Nola dal 1914 al 1916 e successivamente dal 1920 al 1925.

Alessandro Fonseca (1871 1949), Generale di Cavalleria. Fece una brillante carriera militare e alla sua morte donò in beneficenza all’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa di Firenze la sua villa di Pontassieve denominata Villa Cerbiosa.

Clemente de Fonseca Pimentel (1881 1953), Ingegnere e imprenditore. Ingegnere capo nel R. corpo del genio civile. Commendatore della Corona d’Italia e Commendatore dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro.

Ugo de Fonseca Pimentel (1898 1969), Ispettore generale del Ministero delle Finanze. Per la sua morte, avvenuta a Roma, S. Maestà Umberto II fece pervenire alla vedova la seguente lettera di condoglianze: “Compio il mesto incarico ricevuto da S.M. il Re di porgere a Lei ed ai congiunti tutti, sentite condoglianze per la dolorosa perdita del Suo amato consorte, il comm. dr. Ugo Fonseca Pimentel, Ispettore Generale Ministero Finanze a riposo. Il sovrano si inchina riverente alla memoria del perfetto gentiluomo e del valoroso funzionario, che ha servito degnamente il Paese in una onorata carriera. Voglia anche accogliere gentile Signora, per Lei ed i suoi le espressione del mio cordoglio ed i migliori saluti”. Dev.mo Falcone Lucifero.

                   
Verano, Cappella gentilizia della famiglia de Fonseca Pimentel

Per una genealogia parziale si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.
Per l’inedita e completa genealogia si prega di contattare l’autore alla mail: mctr@carabba.org

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Note:
(1) -  Nonostante ciò, per via degli ideali politici e dei legami con la suddetta, durante la restaurazione quasi tutti i parenti di Eleonora furono “sospettati e sorvegliati” e subirono le rappresaglie Borboniche, che in alcuni casi portarono all’esonero dal servizio e all’incarcerazione.
(2) -  Negli atti ufficiali il cognome era Lopez Fonseca.
(3) -  In quanto figlio del fratello.
(3 bis) -
“Cenni Storici Biografici di Monsignor  Michele  Natale, Vescovo di Vico Equense, Note critiche e documenti”, Stab. Tip. sotto la Ditta G. Nobile e C. , Caserta 1891.
La copertina in carta spessa porta in bella calligrafia la dedica: ” Al Signor Natale Luigi fu Carminio Il Municipio” (Carminio era figlio del marchese Bernardo de Natale Sifola Galiani).
Fondo Ferdinando de Natale Sifola Galiani.
(4) -  Era suo cugino di primo grado, non suo Zio come affermato da tanti storici. Tale inesattezza è probabilmente dovuta alla differenza di età (quasi venti anni).
(5) - I figli di Ferdinando abbandonarono il cognome Lopez. La famiglia è tuttora fiorente in Firenze con il cognome “Fonseca”.
(6) - In quasi tutti gli atti ufficiali porta il solo cognome “Fonseca”.
(7) -  Incaricò il figlio Clemente (1881-1953), di ripristinare ai suoi discendenti l’antico cognome de Fonseca Pimentel sui documenti anagrafici.

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Le Fonti Consultate:

- Archivio Storico Diocesano di Roma – Parrocchia Santa Maria del Popolo e S. Andrea delle Fratte.
- Varie Parrocchie – Napoli, Gaeta, San Giuliano Terme e Pisa.
- Arquivo Distrital de Beja
- Archivio di Stato di Napoli – carteggio vario;
- Archivio Storico del cimitero di Poggioreale di Napoli,
- Archivio di Stato di Roma – Fascicoli nobiliari e araldici “de Fonseca Pimentel”
- Tavole genealogiche del Serra di Gerace – de Fonseca Pimentel;
- Archivio privato Carabba Tettamanti;
- Mariano D’Ayala, Le vite de' più celebri capitani e soldati napoletani, 1843.
- Benedetto Croce, Eleonora de Fonseca Pimentel, Roma, Tipografia Nazionale, 1887.
- Benedetto Croce, La Rivoluzione Napoletana del 1799, Bari, Giuseppe Laterza & Figli, 1912.
- Franco Schiattarella, La marchesa giacobina. Eleonora Fonseca Pimentel, Napoli, Schettini editore, 1974
- Enzo Striano, Il resto di niente, Napoli 1986;
- Macciocchi M. A., Cara Eleonora, Milano 1993;
- Teresa Santos, Leonor da Fonseca Pimentel. A Portuguesa de Nápoles (1752-1799), Lisbona, Sara Marques Pereira, 2001.
- Massimiliano Carabba, I de Fonseca Pimentel prima di Eleonora: Appunti genealogici, Roma 2007.
- Antonella Orefice, La penna e la Spada, Napoli, Arte Tipografica, 2009.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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