Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   

Famiglia Giordano

Arma:
di Oratino: d'azzurro, a due alberi di verde nodriti su di un fiume, col capo d'argento all'aquila bicipite di nero coronata all'antica su due teste ed all'imperiale fra le medesime, caricata in petto da una croce patente, il tutto d'oro, il capo sostenuto da una divisa di rosso carica di tre stelle d'oro (1).
di Napoli: s
paccato, nel 1° d'oro all'aquila nera; nel 2° d'argento ai due pali di rosso, caricato al centro da un contropalato di argento e di azzurro (2).
Dimore: Oratino, Trani, Napoli.


Oratino, stemma Giordano, duchi di Oratino

La famiglia Giordano di Oratino, originaria di Roma dove fu riscritta nella nobiltà romana nel 1610, si trasferì in Napoli.
Ottavio senior  Vitagliano, uomo dovizioso e sagace, acquistò nel 1630 i feudi di Campobasso, Loratino (oggi Oratino), Ferrazzano, Jelsi e Santa Croce. Nel 1638 fu decorato col titolo di duca di Oratino.
Il feudo di Oratino, in provincia di Campobasso (Molise), successivamente passò ad Antonio Vitagliano, figlio di Girolamo († 1684) e di Candida Moccia sorella di Scipione dei marchesi di Casabona, con il titolo di duca.
I Vitagliano si imparentarono con i Giordano e nel 1701 Gennaro Girolamo Giordano († 1733), per donazione dello zio Marco Antonio († 1698), ottiene l’intestazione di detto feudo; il 10 agosto 1720 fu decorato dei titoli di duca di Oratino dall'imperatore Carlo VI d’Asburgo e duca di Rocca Aspromonte, terra in Contado di Molise, oggi frazione di Castropignano, che nel 1457 era posseduta da Andrea d'Eboli e, successivamente ai Giordano, dalla famiglia Leto col titolo di marchese.


Oratino, Palazzo Giordano


Oratino, Palazzo Giordano, targa


Campagne di Oratino, altro stemma Giordano

Suo erede fu il fratello Antonio (Foggia, 1695 †  Oratino, 1762), il quale visse prevalentemente a Napoli dove sposò Emanuela Cardone dei marchesi di Melito.
Alla sua morte, beni e titoli passarono al figlio primogenito Giuseppe (Napoli, 1744 † Oratino, 1813), poeta e letterato, membro dell’Accademia degli Arcadi napoletani con il nome di Oriteo Temidio; nel 1775 scrisse "La corsa de’ barbari", un poema dedicato alla corsa dei cavalli berberi, che si tenne a Napoli, in via Toledo, l’11 giugno 1775.

Giuseppe Giordano, duca di Oratino; a destra: una delle opere di Giuseppe Giordano


Oratino, palazzo ducale, immagine del XIX secolo

Erede del duca fu il nipote Antonio Giordano (Napoli, il 22 marzo 1781 † Oratino, 3-1-1841), che fu Sindaco del Comune di Oratino dal 1829 al 1832 e  Presidente del Consiglio Generale del Molise nel 1830; sposò in prime nozze la nobildonna Maria Raffaela Conoscente Fernandez.
Suo successore fu il figlio Federico (Napoli, 7-2-1806 †  Oratino, 30-3-1880); sposò Enrichetta Carolina De Just che diede alla luce l’ultimo duca di Oratino, Giovanni Giordano (Napoli, 30-3-1844 †  ivi, 6-1-1917).


Roccaspromonte (CB), targa in memoria di del duca Federico Giordano e della moglie Enrichetta Carolina Just


Oratino, altra targa in ricordo di Federico Giordano, duca di Oratino

Vedi Gatta

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Oratino, Chiesa Madonna di Loreto

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Oratino, Palazzo Giordano

Donna Candida Giordano dei duchi di Oratino sposò a Napoli il nobile Giuseppe de Gemmis.
La famiglia Giordano ascritta alla nobiltà napoletana fuori Seggio, originaria di Roma come il ramo di Oratino, passata nel Napoletano nel XV secolo, nel 1587 fu ascritta al patriziato di Trani al Seggio dell'Arcivescovato, e altro ramo a quello di Lucera. Fu decorata del titolo di duca sul cognome nel 1734 nella persona di Gaetano Giordano.
Laura d’Anna (1589) fu moglie di Fabio Giordano, giureconsulto e magistrato napoletano, nonché rinomato storico dell’antichità, una lapide li ricorda nella chiesa dei SS. Severino e Sossio.


Napoli, lastra tombale di Fabio e Antonio Giordano; lo stemma è rovinato dal calpestio - 1552

Don Francesco Giordano nel 1695 risulta iscritto quale confratello dell'Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce.
Girolamo e Vito Giordano risultano iscritti nell’Albo degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.


Napoli - Stemma Giordano, duchi

Nel sec. XVIII Girolamo Giordano, patrizio di Lucera, sposò Maria Maddalena Lanza, patrizia di Capua, dei baroni: i figli assumeranno il cognome Giordano Lanza.
Andrea Giordano, barone di Torre Montanara, villaggio in Abruzzo citra poco distante da Chieti, sposò donna Lucia de Sivo (Napoli, 1818 † ivi, 1891), già vedova in primi voti del conte Vincenzo Volturale.

GENNARO GIROLAMO GIORDANO, Duca di Oratino, poeta e mecenate.
di
Dante Gentile Lorusso di Oratino (CB)

Un personaggio straordinario che cambierà le sorti del piccolo paese molisano promuovendo l'arte e la cultura, mentre gli altri feudatari sfruttavano e succhiavano il sangue della povera gente.

Il 7 novembre 1682 il notaio napoletano Francesco Nicola dell’Avezzana, stipula l’atto di vendita del feudo di Oratino tra Geronimo Vitagliano, che lo detiene insieme a quello di Ferrazzano dal 1628, e Marco Antonio Giordano, che lo acquista per la somma di 16.396 ducati.
Marco Antonio, massaro di campo e fidato ordinario della Regia dogana delle pecore di Puglia, inizia, a partire dalla metà del Seicento, la scalata al successo, puntando sull’attività armentizia. Con la sua capacità di tutelare gli interessi conquista, nell’arco di un trentennio, una solida posizione economica che faciliterà l’ascesa sociale della famiglia.
Le famiglie Vitagliano e Giordano si erano imparentate grazie al matrimonio tra Nicola, figlio di Marco Antonio e Antonia figlia di Geronimo, ma nonostante questo legame il passaggio del feudo subisce intralci, ripensamenti e una serie di ostacoli giuridico-legali che troveranno soluzione il 21 giugno 1701, quando Gennaro Girolamo Giordano, per donazione dallo zio Marco Antonio, morto nel 1698, ottiene l’intestazione “per l’amore, che sempre ha portato e porta al Dottor D. Gennaro suo Nepote”.
Tra i diversi beni il “Castiello seu Palazzo” e le concessioni fatte dal Re Ferrante II d’Aragona nel 1495 in beneficio di Andrea di Capua che deteneva la “Terra di Loratino”.
Gli abitanti della piccola università dopo la vendita finalmente respiravano un’aria di giustificato ottimismo, liberati com’erano dai Vitagliano che, nei decenni della loro presenza, si erano macchiati di violenze, abusi e misfatti inenarrabili. Basti ricordare che il Duca Ottavio senior, noto avvocato originario di Gete, frazione di Tramonti sulla Costa d’Amalfi, il quale nel 1628 aveva comprato Campobasso, Oratino e Ferrazzano, viene definito da Francesco De Sanctis “Gran conquistatore di roba e tenace spenditore”.
Un despota arrogante che, per le prepotenze e le violenze perpetrate, si attirò l’odio implacabile degli oratinesi. La sua vita avventurosa terminerà a Oratino nei pressi della chiesa di Santa Maria di Loreto, con due colpi di archibugio mentre si recava a cavallo a Campobasso nel luglio del 1639.
Ritornando ai Giordano, l’antica famiglia originaria di Roma si trasferisce nel Regno di Napoli agli inizi del XIV secolo, stabilendosi prima ad Ascoli Satriano, piccolo centro della Capitanata, poi a Foggia e successivamente ad Oratino, feudo sul quale il 10 agosto del 1720 Gennaro Girolamo Giordano ottiene il titolo di Duca da Carlo VI d’Asburgo imperatore del Sacro Romano Impero dal 1711 al 1740 e Re di Napoli.
L’informazione è leggibile anche nel ritratto, riconducibile a Ciriaco Brunetti sul modello compositivo del Principe di Tarsia del Solimena: il nobile in sontuoso atteggiamento, con un gesto della mano sinistra indica un cartiglio con l’iscrizione: “Gennaro Giordani Vitaliano Moccia, Barone del Busso e Signore del Monte Vairano e Primo Duca dell’Oratino e Rocca Aspromonte nel 1720”.

Il recente ritrovamento di una lapide, restaurata e collocata su una parete del cortile del palazzo ducale, grazie all’impegno del Comitato per la Difesa del Patrimonio Culturale Oratinese, ci permette di capire il rapporto che Gennaro Girolamo ha con Oratino, con notizie su alcuni importanti lavori che esegue nella sua dimora e nell’adiacente giardino. Nel testo infatti si fa riferimento ai lavori di ampliamento e abbellimento del giardino, dopo aver liberato il terreno dallo squallore delle spine e dei cespugli, inoltre, affascinato dalla fertilità e dalla bellezza del luogo realizza importanti interventi al palazzo ducale, iniziando i lavori nel 1714 portandoli a completamento nell’anno del giubileo del 1725. Interessante risulta il tetrastico, la quartina finale in cui si legge:

HIC PROCUL A CURIS ANIMUM QUIBUS IMPLICAT ORBIS,

TE VOCAT AFFECTI CORDIS AMICA QUIES;

HIC REQUIEM CAPTARE LICET, PASSIMQUE VACARI,

AERIS HIC HAUSTU LIBERIORE FRUI.
(Qui lontano dagli affanni con cui il mondo avvolge l’anima,
Ti invoca la quiete amica del cuore stanco;
Qui si può captare la tranquillità, e vagare di qua e di là,
Qui è possibile godere dell’aria con un più libero respiro).

Gennaro Girolamo viene lodato per il suo mecenatismo da Giuseppe Maria Galanti, uno degli esponenti più qualificati dell’illuminismo meridionale, che lo indica come promotore delle botteghe artistiche ed artigianali di Oratino, luogo in cui si “Si coltivano molte arti di gusto”.

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
1) - Carlo Padiglione, nella sua opera "Trenta centurie di armi gentilizie", blasona l'arma: "...ai due alberi nodriti sulla pianura erbosa...".
2) - Manoscritto-stemmario X.A.42, foglio 47, famiglie ascritte extra Napoli.


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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