Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Gironda Veraldi

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: inquartata d'oro, nel 1°d'azzurro, al leone d'oro accompagnato in capo da due stelle (9) dello stesso (Gironda), nel 2° d'azzurro, all'aquila bicipite coronata d'oro (Veraldi), nel 3° di rosso, a sei bande di nero (Veraldi), nel 4° d'azzurro, al leone d'oro accompagnato in capo da tre piante al naturale fiorite di due pezzi d'oro bene ordinate (Gironda).
Antica arma Gironda: d'azzurro al leone d'oro.
Di Bari: d'azzurro al leone d'oro e coronato dello stesso.
Altra, registrata a Catanzaro nel 1639: d'azzurro, alla fascia d'oro dalla quale esce un'aquila bicipite col volo abbassato con le ali di nero e d'oro coronata dello stesso; in punta, partito d'oro, nel 1° d'azzurro al leone d'oro rivoltato, nel 2° d'azzurro ai tre gigli francesi d'oro
posti 2-1.
Altra, registrata a Crotone: partito, nel 1°d'azzurro al leone rivoltato d'oro, nel 2° d'azzurro ai tre gigli d'oro posti 2-1, col capo di Svevia.

Titoli: patrizi di Bari, nobili di Squillace, nobili di Catanzaro, nobili di Crotone, nobili di Taverna, baroni di Cardinale, baroni di San Vito, Curiacodi e Lucenadi, baroni, poi marchesi di Canneto (Bari), marchesi di San Lauro, principi di Canneto (Abruzzo).
Patrono: San Francesco di Paola.
Motto: NORMANDAE GENTES GENTEM GENUERE GERONDA


Taverna, Palazzo Gironda Veraldi. Stemma con le insegne melitense


Il Motto

Di origine normanna, è probabile che siano stati al servizio di Roberto d'Altavilla detto il Giuscardo († Cassiopoli, Corfù, luglio 1085), 1°duca di Calabria e Apulia.
A giungere in Calabria, a Squillace, fu il conte Arnaldo nel 1089 il quale era ben visto da Ruggero, 2° duca di Calabria e Apulia. A testimoniare il loro arrivo in quest'epoca, fino al 1670, esisteva in un antico palazzo di famiglia in Squillace una lapide in cui era inciso:
IMPROPE SEXCENTOS ANNOS GERONDA PROPAGO PERDUCTA EST: ITIDEM PRAESTISQUES DECUS


Squillace (Catanzaro). Castello Normanno

Raynaldo Geronda, nel 1169, ottenne il privilegio dall'imperatore Federico I di Svevia detto il Barbarossa, nella città di Venezia, di aggiungere al leone, antichissima insegna di famiglia, l'aquila imperiale con due teste coronate, ma senza piedi.
Nel 1325 re Roberto d'Angiò concesse ad Ugone Geronda, Castellano di Salerno, la riscossione di 25 once doro l'anno; privilegio confermato dalla regina Giovanna I la quale lo nominò General Vicario del Regno di Napoli.
Rinaldo, barone di San Vito e Cardinale, nel 1380 sposò Fiora de Sabinis dei baroni di Turchisi, ebbero per figlio Bernardo, sposato a Laura de Hodelis (come risulata dall'albero genealogico di famiglia).
Pietro, nel 1404, è attestato barone di San Vito, Curiaconi e Lucenadi, in quanto dovette ricorrere alla Corte di Squillace affinchè procedesse ad una ricognizione, ottenendola, per alcuni terreni e beni feudali che gli erano stati usurpati; possiamo desumere che Pietro fosse anche figlio di Rinaldo ipotizzando che il feudo fosse retto jure longobardorum, ovvero tutti i figli succedevano in parti uguali.
Altro Pietro Gironda, U.J.D., barone di San Vito, ebbe la concessione dei fiscali di San Vito e Cardinale, con privilegio di re Alfonso d'Aragona dato a Gaeta, fu Consigliere e Presidente di Camera; Pietro è attestato nel 1443, quando re Alfonso concesse il castello di Martorano a Giannetto Morano, ma Pietro si oppose affermando che tale castello fosse suo in virtù di un antico privilegio che presentò al re, il 7 agosto del 1453 risultava custode del castello Francesco Caracciolo di Napoli; ebbe per figlio ultrogenito, tra gli altri, Giovanni o Giovan Pietro, capostipite dei baroni poi principi di Canneto che descriveremo in seguito.
Antonio Gironda da Squillace, risulta essere barone di Cardinale (oggi comune omonimo in provincia di Catanzaro, fu casale di pertinenza del principato di Squillace e saltuariamente smembrato da esso, solo pochi anni dopo, nel 1497 risultava fra le terre confermate a Goffredo Borgia col principato di Squillace) da una convenzione del 19 aprile 1488, notaio Poalo de Benedicto di Capua, e ratificata da re Ferdinando I d'Aragona il 4 maggio dello stesso anno, con Giacomo e Vincenzo Azzia da Capua. Antonio, avendo parteggiato per il francese invasore, re Carlo VIII di Valois, re di Napoli da 22 febbraio 1495 al 6 luglio dello stesso anno, con a capo il Capitano Obegny, fu spogliato dei feudi di San Vito, Curiacodi, Lucenadi e Cardinale.
La famiglia riottenne parte dei feudi nel 1530 con Rinaldo, che potrebbe essere identificato come figlio di Giacomo (figlio del citato Bernado e Laura de Hodelis) e di Palma d'Aquino di Tropea sposati nel 1476, il quale parteggiava per gli spagnoli.
Giacomo, figlio di Rinaldo, sposò Giovanna Maria Scriviero ed ebbero per figlio Bernardo, sposato nel 1555 a Cornelia de Castellis, nel 1564 portò la famiglia da Squillace a Catanzaro dove godette la nobiltà, lo conferma un atto notarile del 1585 nel quale è scritto: Pietro, figlio di Bernardo, oriundo di Squillace è residente in Catanzaro, altri figli furono: Giacomo, Dianora, Maria Giacoma, ed il primogenito Tommaso Aquino il quale sposò Beatrice Ricca dei baroni dell'Isola (1) con la quale generarono: Beatrice, sposata con Paolo Franza, Maria Iacopa, Geronimo, Decio, ed il primogenito Bernardo, sposato a Belluccia Susanna.


Catanzaro, Palazzo Gironda Veraldi, poi Marincola

Aloisio (Luigi), figlio di Bernardo e Belluccia, sposò Beatrice di Francia, ebbero per figli Diego, e Giuseppe Antonio sposato a Caterina Ferrari generarono: Luigi, chierico; Andrea; Rosaria, monaca; Onofrio, ed il primogenito Ignazio, che potrebbe essere identificato in colui che nel 1658, in occasione dei solenni festeggiamenti tenuti a Catanzaro, per la nascita del principe Filippo Prospero d'Asburgo (1657 † 1661), figlio di re Filippo IV d'Asburgo, fu corsa una lizza, la quale si correva in coppia, ed egli corse con Giovanni Battista Arcieri, vestivano un drappo serico di color morello listato d'oro; Ignazio fu Sindaco dei Nobili di Catanzaro nel 1665, sposò in prime nozze Delia Tronca, nobile di Crotone, in seconde nozze Vittoria Poerio ed ebbero per figli: Giuseppe; Raffaele, chierico; Andrea, sposò Antonia Susanna; Teresa; Vittoria; Pasquale; e Gaetano, il quale ebbe per figli: Bernardo; Cesare, sposato con Isabella Barricellis, nobile di Crotone; Clarice, che sposò Giuseppe Antonio Veraldi († 1798), barone del feudo di Donna Cubitosa o Ciriciglia, intestato il 5 dicembre 1760 nel Cedolario 85, f. 550t. Ebbero per figli, tra gli altri, Rinaldo Veraldi, primogenito ed erede del feudo di Donna Cubitosa, e Francesco Gaetano Veraldi, figlio ultrogenito, adottato dallo zio materno Cesare Gironda il 5 luglio 1761, a patto che assumesse il doppio cognome creando la Casata Gironda Veraldi. Acquistò il palazzo in Taverna dalla nobile famiglia tavernese dei Dardano.


Taverna, Palazzo Gironda Veraldi; di seguito: androne e particolare architettonico

Francesco Gaetano sposò Giovanna Schipani e generarono: Emanuela, Felicia, e Cesare Carlo, sposato a Teresa Marincola ebbero come figli: Beatrice, Rosaria, sposata con Orazio Ferrari; Francesco Gaetano; Giuseppe Antonio, sposato a Maria Salzano ebbero per figlio Cesare che sposando Chiara Ventura ebbero per figli Nestore, Alfonso († Catanzaro, 1920), fu intellettuale, giornalista, Presidente della Croce Rossa, nel 1880 venne nominato Socio dell'Accademia Pittagorica, Camillo e Giuseppe, avvocato, commendatore, membro del consiglio sanitario provinciale di Catanzaro, il quale ha avuto per figli Maria, Chiara, Enrichetta, sposata in casa Vercillo, ed Arnaldo che sposando Vittoria Gironda Veraldi hanno avuto per figlio Giuseppe; Luigi, sposato a Maria Salzano; Domenico; e Rinaldo che ebbe per figlio Federico.
Domenico, figlio di Federico, (10-10-1870 †  30-12-1962), avvocato, Podestà di Taverna, fece erigere la fontana monumentale dedicata a Cesare Battisti, patriota ed irredentista italiano,  sposò in prime nozze Maria Campanella ed ebbero per figli Gilda e Rinaldo, con Valentina Basile ebbero come figli Ada; Aurelio (Taverna 1926 † Bari, 2016), avvocato, eletto Deputato nella XIV legislatura, sposato a Cornelia Triggiani generarono Vittorio e Federico; e Benito.


Catanzaro, stemma Gironda Veraldi sulla lapide tombale di Francesco Gironda Veraldi fatta erigere dalla consorte Lavinia Catizone
dei patrizi di Taverna. Si ringrazia la Professoressa Anna Veraldi per averci inviato la foto


Don Rinaldo Gironda Veraldi

Barone Domenico Gironda Veraldi e monumento dedicato a Cesare Battisti, eretto in Taverna

I Gironda Veraldi di Rinaldo (19-01-1897 09-11-1977): avvocato, sposato a Marianna Lo Moro ebbero per figli: Luciana; Maria Fortunata; Liana; Cesare, con Silvana Taurchini ebbe una figlia, legittimata, di nome Mariella Gironda Veraldi, sposato con Anna Seniga hanno avuto Silvia e Paolo; Domenico, sposato in prime nozze con Wanda Giuliani, in seconde nozze a Roberta Murci hanno avuto Erica e Federico; ed Aldo (19-11-1932 † 30-11-2016), avvocato, presidente della commissione tributaria di Catanzaro, giudice di pace di Taverna, sposato a Carmela Lia ha avuto per figli Anna Maria e Rinaldo (1966), che sposando Tiziana Amelio hanno avuto per figli: Aldo, Gabriele, e Martina.
I Gironda Veraldi di Benito: sposato a Maria Leone hanno avuto per figli: Isabella; Aurelio; Massimo, sposato a Giusi Greco hanno avuto per figlie Enrica e Lucrezia; Valentina; Sandro, sposato con Ottavia Citriniti hanno avuto come figli Andrea, Stefano e Flavia; Giuseppe; e Domenico, sposato a Rita Vero hanno avuto per figli Benito, Maria, ed Aldo.

Barone Rinaldo Gironda Veraldi (1897 1977), Sotto Tenente nella 1^ guerra mondiale. A destra: Onorificenza del
Nastro Azzurro conferita al barone Rinaldo Gironda Veraldi


Taverna, Chiesa di San Domenico, il barone Aldo dinanzi alla
Cappella di Famiglia dedicata a San Francesco di Paola

Ramo de baroni poi marchesi di Canneto (Bari), principi di Canneto (Abruzzo), e marchesi di San Lauro (Calabria)

Giovanni o Giovan Pietro, figlio ultrogenito del barone Pietro, sposando donna di casa Passarelli di Monopoli nelle Puglie, sorella di Giacomo Passarelli, gli portò in dote il feudo di Canneto (2). Giovanni ebbe concesso un privilegio da Roberto Maltesta di Rimini il 28 maggio 1477. Ebbero per figli Rinaldo, e Francesco o Giovan Francesco, al quale con privilegio di re Ferdinando II d'Aragona, gli venne confermato il possesso di Canneto in Terra di Bari, fu aggregato al patriziato di Bari.


Stemma Gironda - della Marra, risalente al 1554 e sito sulla porta dei Gironda -della Marra di Adelfia
(nella zona del Comune che fino al 1927 faceva parte dell'ex Comune di Canneto di Bari)

Alfonso o Giovanni Alfonso, figlio primogenito ed erede del barone Francesco, con privilegio dell'Imperatore Carlo V del settembre 1548, gli confermava il casale di Canneto, sposò Laura della Marra, figlia di Felice e di Silvia Caracciolo, ebbero per figli, Fabrizio, e Francesco o Giovan Francesco, barone di Cannetto per successione a suo padre, sposò Beatrice di Costanzo, figlia di Cola Francesco e di Maria Carafa, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 19 maggio 1571 con fratelli Fulvio, Giovan Battista, e Lelio di Costanzo, ebbero per figli: Ettore; Maria; Laura; Fabrizio, ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1590, ed il primogenito Alfonso o Giovanni Alfonso, erede di suo padre, al quale con privilegio di re Filippo III d'Asburgo-Spagna del 20 maggio 1604 gli confermava il casale di Canneto; sposato a Cornelia Ruocco, nobile di Taranto, ebbero per figli: Isabella; Lura; Giuseppe (Canneto, 1619), ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1639; Beatrice; ed il primogenito Giovan Francesco (1605 † 1643), con privilegio del re Filippo IV d'Asburgo-Spagna del 22 luglio 1625 gli fu concesso il titolo di marchese di Canneto, sposò Giulia di Gennaro, figlia di Felice e di Isabella Mezzogrugno ed ebbero come figli, tra gli altri: Beatrice, Vincenzo, Andrea, Cavaliere di Malta nel 1654, ed il primogenito Alfonso, 2° marchese di Canneto, sposato a Lucrezia Capece Zurlo, di Giovanni Carlo, e generarono: Antonia; Anna; Giulia; Giacomo, gesuita; Giovan Giuseppe; ed il primogenito Giovan Francesco (†1708), 3° marchese di Canneto, sposato a Vittoria Santacroce non ebbero prole, di conseguenza gli successe suo fratello Giovan Giuseppe († 1753), 4° marchese di Canneto, nel 1719 vendette il feudo di Canneto a don Carlo de Nicolò (detti anche Nicolai), patrizio di Altamura, per 75.066 ducati, mantenendone il titolo, il quale l'intestò il 15 dicembre 1720, con la bagliva, portolania e scannaggio (3). Giovan Giuseppe comprò il feudo di Canneto in Abruzzo, con privilegio dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo dell'11 settembre 1732 ottenne il titolo di principe; sposò Petronilla Guglielmini D'Ardia, marchesa di San Lauro, figlia del marchese Nicola e di Chiara d'Urso, ed ebbero per figli: Vincenza, sposata nel 1769 a Guido Cavalcanti (1740 † 1814), dal 1799 duca di Buonvicino (feudo in Provincia di Calabria Citra), figlio di Ippolito, duca di Buonvicino dal 1734, e di Anna Maria Andreassi di Vespasiano, 2^ duchessa di Montemurro, Guido in seconde nozze, nel 1786, sposò Anna Capparelli, Nicola, Alvaro, Francesca, Giovanna, Anna Maria, e Giovanni Teresino Gironda (1729 † 1805), patrizio di Bari, 2° principe di Canneto (Abruzzo), 5° marchese di Canneto (Bari),  1° marchese di San Lauro in Calabria Citra (4) per successione a sua madre Petronilla Guglielmini D'Ardia. Ricoprì l'incarico di Tenente delle Reali Guardie del Corpo, nel 1798 venne inviato dal Generale Daniel de Gambs in Irpinia per organizzare la resistenza contro l'invasione francese; nella seconda metà degli anni '60 era entrato a far parte della massoneria, iniziato presso la loggia Les Zéles, nel 1773 fu Deputato Gran Maestro dell'autonoma Gran Loggia Nazionale delle Due Sicilie “dello Zelo” sotto la gran maestranza di Francesco d'Aquino, principe di Caramanico; a seguito del Real Editto del 12 settembre 1775, emanato da re Ferdinando IV di Borbone, si presentò alle autorità competenti ed abiurò il giuramento massonico. Il 18 settembre 1776 sposò Elena Lanzina y Ulloa dei duchi di Lauria e generarono: le gemelle Giulia e Vincenza, Maria Camilla, Maria Teresa, Domenico, Luigi, Giovanni, e Giuseppe, erede dei feudi e dei titoli nobiliari, fu colpito dalle leggi sull'eversione (abolizione) della feudalità del 1806. Sposò Maria Saveria Avossa ed ebbero per figli: Cesare, Enrichetta, Luigi, Giovanni, Michele, Francesco, e Giovanni Teresino ed ebbero discendenza.
Del ramo cadetto dei patrizi di Bari capostipite fu Rinaldo, sposato con donna di casa Tresca, ebbero per figli: Federico, arcidiacono di Bari; Giovanni, sposato in casa Zurlo ebbe per figlio Pietro; Fabrizio; Annibale, si portò a Terlizzi e procreò Rinaldo; e Scipione, che ebbe per figlio Rinaldo che generò Giovanni Andrea (Bari, 1618), il quale sposando Lucrezia Marulli de Queralt dei duchi d'Ascoli, ebbero per figlio Michele Rinaldo, ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1658.
Questo ramo che si portò nelle Puglie si diramò anche a Napoli, Campobasso e Macerata.

Napoli, via Monte di Dio, Palazzo Gironda di Canneto

Altro ramo di Squillace

Questo ramo, come risulta da un atto notarile del 1748, nel quale è specificato che: Le case Geronda del fu Antonio, padre di Teresa, e l'altra del fu Paolo avo di Domenico e di Carlo Antonio, non sono mai in vincolo di parentela tra loro.
Di questo ramo di Paolo capostipite fu Francesco, vivente nel 1545.
Didaco (Diego), nel luglio del 1645, a seguito di un assalto dei Saraceni sbarcati tra Squillace e Stalettì, si impadronirono di molto bestiame nella sua masseria, accorso il Preside della Provincia Achille Minutolo con la cavalleria, riuscì ad impedire l'assalto di Squillace con l'ausilio del suo esperto aiutante Martino Catalano e riuscendo a riprendere la gran parte del bestiame che avevano predato; nel 1660 possedeva il Fondaco del ferro di Squillace
Paolo, figlio di Didaco, fu Alfiere, battezzato il 19 maggio 1639 da don Michele Emiquel, come padrino, spagnolo, Governatore di Squillace; sposò donna Emanuela Scatterica.
Domenico, figlio primogenito di Didaco, fu Capitano e combattè in Sicila, rientrò a Squillace nel 1676, ebbe per figlio Francesco che generò Domenico il quale nel 1741 aveva in fitto lo Stato di Squillace per 6 anni pagando ducati 17.620.
Questo ramo si estinse con: Marianna, sposata a Pietro Raimondi; Rosa, sposata a Marcantonio Raimondi; ed Emanuela, sposata a Rosario Assanti. Altre famiglie con le quali si imparentarono furono: Rodio, Vento, Suriano di Crotone che avevano un ramo nel vibonese, Motteroni, e Pepe.

Squillace, Museo Diocesano, bacile appartenuto a Suor Giovanna Gironda Veraldi

Altri Cavalieri ammessi nell'Ordine di Malta

Frà Giuseppe Gironda, Commendatore di Ripa e di Monte Castello. Priore di Lombardia, ammesso il 30 settembre 1679.
Frà Traiano Gironda († 1719), di Bari, Commendatore della Commenda dei SS. Giovanni e Nazario d'Ivrea.
Frà Giuseppe Gironda Veraldi, Cavaliere di Grazia e Devozione, ammesso l'8 marzo 1983.

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Note:
(1) – Il feudo di Isola o Torrisola, oggi comune di Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone, meno la frazione di Castella, già di pertinenza dei Ruffo, conti di Catanzaro, fino al 1566. Nel 1595 fu di nuovo infeudata, acquistata da Troilo Ricca, Capitano degli Aragonesi, per volontà di re Ferdinando II d’Aragona.
(2) – Oggi comune di Adelfia in provincia di Bari, nato nel 1927 dalla fusione di Canneto di Bari e Montrone.
(3) - Carlo Tommaso Nicolai (Altamura, 1665 † 1730), figlio di Domenico e di Clarice
Viti, conseguì i suoi studi a Napoli laureandosi in diritto, prese i voti, ma più tardi si spogliò degli abiti sacerdotali per sposare, il 13 maggio 1689, Vittoria Viti, di Domenico ed Elisabetta de Mari; l'imperatore Carlo VI d'Asburgo, per i servigi prestatigli, gli concesse il titolo ex novo di marchese di Canneto, ebbe undici figli, tra gli altri, Giuseppe, fu vescovo di Canosa, Capaccio. e Conza, ed il primogenito Domenico, 2° marchese di Canneto, il 2 aprile 1725 sposò a Genova Maria Federici, figlia di Giambattista e di Eleonora Spinola, ebbero dieci figli, il primogenito Francesco Paolo (1735 † 1775), fu il 3° marchese di Canneto, sposato in prime nozze ad Elena Casonio, ebbero sette figli, morirono tutti in tenera età tranne Anna Maria Maddalena, morta di parto sua moglie sposò in seconde nozze Vincenza Bojana dei marchesi di Monteparano. Anna Maria Maddalena sposò Luigi Casamassimi.
Ferdinando IV di Borbone riconobbe il titolo di marchesa di Canneto a donna Vittoria Nicolai, ultima esponente della famiglia, che sposando Francesco Paolo Pappalepore portò il titolo in questa casata, suo figlio Vito Pappalepore, con Regio Decreto del 3 ottobre 1842 ottenne l'intestazione del titolo di marchese di Canneto per successione a sua madre con anzianità del 1724, riconosciuto con Regio Rescritto dell' 8 ottobre 1843; sposò Marianna
de Gemmis dei baroni di Castel Foce.
(4) - Feudo nelle pertinenze di San Marco Argentano, oggi frazione omonima ricadente nel comune di Fagnano Castello in provincia di Cosenza, appartenuto ai Sanseverino, principi di Bisignano, per poi passare alla famiglia Rende, patrizi di Bisignano, che lo mantennero sino al 1631 in persona del barone Filippo Rende quando venne acquistato da Antonio Zaccheno. Nel 1670 fu acquistato da Carlo D'Ardia, spagnolo, Presidente della Regia Camera della Sommaria.
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Bibliografia:

- Archivio del barone Rinaldo Gironda Veraldi.

- Carla Capece Minutolo “Catanzaro città di storia e di cultura”, Edizioni Edil Project.

- Gustavo Valente “Calabria Calabresi e Turcheschi nei secoli della pirateria (1400 - 1800)”, Frama Sud 1973.
- Gustavo Valente “Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria” Vol.V, Ferrari editore 2017.

- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.

- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Voll.II-III; a cura di Umberto Ferrari, Editrice C.B.C. 1996-1999.

 - Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.

- Mario Pellicano Castagna “Le ultime intestazioni feudali in Calabria”; Effe Emme, 1978.

- Umberto Ferrari “Armerista Calabrese”, Remondiana 1971.

- Angelo Vaccaro “Kroton”, Frama Sud 1978.

- Enrico Bacco Alemanno “Il Regno di Napoli in 12 province”, Napoli 1622.

-Vincenzo d'Amato, patrizio di Catanzaro, “Memorie historiche dell'illustrissima, famosissima, e fedelissima città di Catanzaro”, Napoli 1670.

- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro “Historia Brutiorum - Bernardino Bombini”, Edizioni Prometeo, Castrovillari 2015.

- Luca Covino “Governare il feudo.Quadri territoriali, amministrazione, giustizia, Calabria Citra (1650-1800), Franco Angeli editore.

- Ruggiero di Castiglione “La massoneria nelle Due Sicilie e i “fratelli” meridionale del '700”, Gangemi editore.

- Vincenzo Massilla “Sulle famiglie nobili di Bari”, scritta nell'anno MCLXVII, e pubblicata con note, giunte e documenti da Francesco Bonazzi, Napoli, Stabilimento Tipofrafico dell'Unione, 1881.
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Sitografia:
- Cappella S.Maria della Stella-Adelfia-Bari


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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