Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Iazeolla |
da uno
studio di Ermanno Iazeolla - Parte terza |
Girolamo II, il
Barone esiliato |
Girolamo II, figlio di secondogenito di
Carlo III (1747
†
1818), nacque a San Giorgio la Molara il 29 aprile 1778;
volle intraprendere la carriera militare e frequentò a
Napoli la Scuola Militare con il beneplacito del padre
perchè "era un privilegio della nobiltà di sangue,
seondo la tradizione della Monarchia Napoletana".
Nel 1798,
a venti anni Girolamo era inebriato dalle idee
rivoluzionarie portate a Napoli dalla Francia; aveva
certamente avuto contatti con il La Touche-Treville che
dalle navi (in finta avaria) nel porto di Napoli,
inculcava ai giovani-bene programmi rivoluzionari. Egli
fremeva per andare a combattere per la Repubblica e
l'occasione non tardò a presentarsi.
Nel mese di aprile del 1799 l'esercito della Santa Fede
avanzava velocemente dalla Puglia all'Abruzzo, le
fortezze de l'Aquila e di Civitella del Tronto caddero;
la fortezza di Pescara, comandata da Ettore
Carafa,
conte di Ruvo, resisteva e da Napoli fu inviato un
gruppo di validi combattenti tra cui il Girolamo, già
tenente dell'esercito borbonico.
Gli assediati erano complessivamente 140 contro i 4.000
uomini del barone De Riseis di Chieti e del comandante
Pronio; per rompere l'accerchiamento i repubblicani
effettuavano frequenti sortite, la più ardita fu quella
dell'11 maggio 1779 sulle alture di San Silvestro, fuori
Pescara, quando la cavalleria di cui faceva parte
Iazeolla mise in fuga precipitosa un gruppo di 800
giacobini(1).
Pescara non fu conquistata ma da Napoli giunse l'ordine
di arrendersi poichè la Repubblica era capitolata.
Ettore Carafa, Capo della 1^ Legione e comandante in
Capo degli Abruzzi, inviò al Ministro Manthonè a Napoli
una lettera con la quale chiedeva la convalida della
promozione a tenente di Girolamo Iazeolla(2).
Il 1° luglio 1799 si dovette cedere il forte di Pescara
alle condizioni già sottoscritte a Napoli, poi rinnegate
dall'ammiraglio Nelson col beneplacito Cardinale
Ruffo;
Girolamo, insieme agli altri ufficiali, fu arrestato e
condannato all'esilio a Marsiglia.
Nel 1801 rientrò in Italia e, dopo alcuni investimenti
sbagliati, ritornò alla vita militare con la salita al
trono di Giuseppe Bonaparte nel 1806. Per i suoi
trascorsi militari fu nominato prima Aiutante Maggiore e
poi Colonnello ossia Capo della Legione Militare della
provincia di Avellino, carica sottoposta solo al
Sovrintendente, con poteri anche di polizia. Nel 1809
Girolamo sposò Francesca Jauch, nel 1813 gli fu
conferito il titolo nobiliare di Barone(3)
dal re Gioacchino Murat, il quale "volle convalidare con
nuovi titoli la vecchia aristocrazia", afferma il
Bascapè.
Girolamo non ebbe molto tempo per godere il fasto del
suo titolo personale perchè due anni dopo i francesi
furono cacciati; tuttavia ebbe la garanzia del
mantenimento del grado militare ma la sua vita a Napoli
non fu facile, nonostante la protezione dei
dè
Medici e dei
Zurlo. Visse a Napoli in via Sant'Anna
di Palazzo; aveva anche una villa a San
Giorgio a
Cremano che fu venduta ai Lignola, parenti del nipote
Corrado. |
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S. Giorgio a Cremano -
Villa Iazeolla poi acquistata dai Lignola
A destra: Arma del Barone
Girolamo Iazeolla; nel capo la bandiera murattiana a
scacchi (bianco, turchino e amaranto) |
Il
barone Iazeolla morì nel 1844 e fu sepolto in Napoli
accanto ai sepolcri dei principi di
Caracciolo di Stigliano, dei marchesi Rapallo, dei
conti Fiorentino e di illustri letterati come Libero
Bovio. |
Pasquale,
Tesoriere "Venerabile" |
Pasquale, figlio di Carlo e di
Maria
Gioconda dei baroni Spicciati - Riccardi, nacque a San
Giorgio la Molara nel 1782; dovette abbandonare la
carriera militare alla quale era stato avviato fin da
fanciullo per dedicarsi all'amministrazione del
patrimonio di famiglia. Divenne un personaggio di spicco
nel Principato Ultra e dovette necessariamente prendere
alloggio ad Avellino, il terzo dopo San Giorgio e
Napoli, tre dimore dispendiosissime.
Nel 1811 l'Intendente del Principato Mazas notificò a
Pasquale Iazeolla una copia del Decreto che lo nominava
Presidente del Collegio Elettorale dei possidenti che
doveva eleggere i membri del Parlamento(4).
Quasi per necessità dovette iscriversi nel 1813 alla
Loggia Avellinese Costanza Irpina(5)
dipendente dal Grand'Oriente di Napoli; loggia creata
dallo stesso intendente Mazas e ne facevano parte i
personaggi che ricoprivano le più alte cariche civili e
militari in Avellino.
Non mancava a Pasquale l'appoggio del Zurlo, nel
1813 le cariche nel Grand'Oriente di Napoli erano
ricoperte da: |
Gioacchino Murat
Giuseppe Zurlo
Perignon
Onorato
Gaetani
Michele Filangeri
Ottavio Marmiele
Graziano Fernier
Giuseppe Parisi
Francesco
Costanzo
Briot
Marzio
Mastrilli
Salvatore Mandrini
Carlo Giovanni Aimè
Giovanni Noja Carafa |
Gran Maestro
1° Gran Maestro Aggiunto
2° Gran Maestro Aggiunto
Grande Amministratore
1° Gran Conservatore Generale
2° Gran Conservatore generale
Gran Rappresentante
1° Gran Consigliere d’Officina
1° Gran Sorvegliante d’onore
2° Gran Sorvegliante d’onore
Grande Amministratore d’onore
Gran Segretario d’onore
Gran Tesoriere d’onore
Gran Custode de’ Suggelli d’onore |
Re di Napoli
Ministro dell’Interno
Governatore di Napoli
Gran Cerimoniere del Re
Intendente di Napoli
Ministro di Polizia
Direttore delle dogane
Intendente generale
Generale del Genio
Consigliere di Stato
Ministro degli Affari Esteri
Prefetto di Polizia
Tenente Generale
Dignitario Ordine delle Due Sicilie |
Napoli - L'attuale sede
della Loggia del Grand'Oriente -
Collegio circoscrizionale dei Maestri
Venerabili di Campania e Lucania |
Nello stesso anno Pasquale fu nominato Ricevitore
Generale del Principato Ultra, titolare della
Ricevitoria dei dazi indiretti con sede in Avellino; ad
essa facevano capo tutte le esattorie sia quelle
distrettuali che quelle circondariali delle attuali
province di Avellino e Benevento. Nelle accorti mani del
"Ricevitore Generale Iazeolla di San Giorgio la
Molara" così il Cannaviello(6)
la gestione fu
irreprensibile ed accrebbe l'opinione della famiglia
anche presso la Corte di Napoli, il Governo e la Loggia
Costanza Irpina.
Sposò donna Antonia dei baroni Paulillo, figlia di don
Pietro e di donna Gabriella Gianquinto di Napoli, dalla
quale ebbe cinque figli, tra i quali si ricorda
Giusppe (Napoli, 1819
† 1872), Capo dei Cacciatori Irpini,
primo sindaco di San Giorgio dopo l'Unità.
Con la restaurazione borbonica iniziò il declino,
dovette abbandonare la carica di Tesoriere non essendo
stato sostenuto dal principe di Ottajano Michele dè Medici, allora Ministro
delle Finanze, ex giacobino; nello stesso periodo lasciò
la Loggia massonica.
Ritiratosi nel suo castello a San Giorgio la Molara
aprendovi un ingresso secondario, vendette gran parte dei suoi beni a Napoli, tra cui un
palazzo in fase di costruzione sulla collina di Santa
Teresa degli Scalzi, poco lontano dal Real Museo
Generale e il palazzo dei principi
Albertini di Cimitile. Si dedicò alle proprietà
terriere cercando di renderle il più fertile possibile;
la terrà più feconda era quella della Tenuta di Calise,
bagnata dal fiume Tammaro a S. Giorgio con il mulino ad
acqua, successivamente passata al figlio Giuseppe. |
Antica pianta della
fertilissima Piana di Calise. |
Il
suo parente il barone avv. Nicola Massone lo difese
nella questione del Tavoliere di Puglia ossia del feudo
di Santa Maria in Vulgano, di cui Pasquale era
intestatario e che veniva definito dall'avvocato stesso
"una gigantesca fortuna".
Pasquale nel 1832 fu eletto Consigliere Provinciale e
sino al 1850 fu Decurione di San Giorgio; fu socio
onorario, dal 1813 e sino alla sua morte, della Real
Società Economica alla quale erano invitati a far parte
gli "uomini di più specchiata probità(7)
ed i più istruiti nelle teorie e nella pratica di
ciascun ramo d'industria e i principali benemeriti
possidenti". Questo organismo, paragonabile alle attuali
Camere di Commercio, fu istituito nel 1813
dall'Intendente Mazas, poi ufficialmente sancita con
Decreto reale del 26 marzo 1817. Tra i principali meriti
di Pasquale fu quella di aver introdotto nelle
coltivazioni del paese quella del gelso per l'industria
del baco da seta. Il De Marco scrisse: "...nel 1839...se
ne piantarono 3.000 per le diligenze del socio don
Pasquale Iazeolla"(8).
Don Pasquale Iazeolla morì nel 1856, all'età di 74 anni,
rimpianto da amici e parenti per la grande generosità ed
altruismo che lo avevano fatto amare ed apprezzare
durante la sua vita. |
Per
eventuali approfondimenti si consiglia di leggere il
libro "Storia della Famiglia Iazeolla nel sogno della
Repubblica Napoletana" di Ermanno Iazeolla. |
_________________
Note:
1) F. Masci, "Gabriele
Manthonè", pag. 96.
2) M. Battaglini, "Il
Monitore Napoletano", pag. 582 - Guida Ed.; R. Carafa
d'Andria, "Ettore Carafa", pag. 62: M. D'Ayala, "Vita
degli italiani", pag. 153.
3) G. Bascapè - M. Del
Piazzo, "Insegne e Simboli", pag. 900.
4) F. Scandone, "L'alta
Vall del Calore", Vol. IV Montella Contemporanea, pag.
35.
5) F. T. e B. Clavel,
"Storia della Massoneria", Napoli 1873, p. 522. Al n° 21
si legge: "...Iazeolla, Venerabile...".
6) V. Cannaviello, "Gli
Irpini", pag. 33.
7) N.V. Testa, "Gli Irpini
nei moti politici e nella reazione del 1848749", pag.
27.
8) D. De Marco, "Il crollo
del Regno delle Due Sicilie", I Strutture sociali, pag.
202.
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