Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Mangone o Mangoni

Arma: d'oro alla fede vestita di rosso posta in fascia movente dai fianchi dello scudo e tenente fra le mani di carnagione un ramo d'olivo fruttato e fogliato al naturale.

Titoli: patrizi di Cosenza, conti col predicato di Santo Stefano.

Motto: FIDES ROMANORUM

Dimore: Dipignano, Cosenza, Mangone, Copersito di Torchiara, Agropoli, Napoli e Isola del Liri.


Stemma Famiglia Mangoni
(Immagine prelevata da http://lacanzonedelguarracino.blogspot.it/2012/06/la-storia-di-maria-marietta-mamma.html )

I primi componenti della famiglia Mangone o Mangoni giunsero in Calabria dalla Germania sotto il re Goto Odoacre (in carica dal 476 al 493) così come riporta Eugenio Arnoni, e, possedettero il feudo di Mangone (oggi comune poco distante da Cosenza) nel quale vi erano poche case rurali.


Mangone (Cosenza)

Luigi Palmieri riporta dagli antichi testi che giunsero in Cosenza da Dipignano (paese poco distante da Cosenza e contiguo a Mangone) sul finire del Quattrocento con Giovanni Mangone, già priore del Collegio degli Spinelli di Padova come riporta Giovanni Fiore: “l'anno 1490 Gio. Tomaso Mangone di Cosenza, insieme con Gio. Battista Catalano da Aversa vengono costituiti procuratori del Collegio de' Spinelli in Padua da Frabrizio Spinelli”; dottore in medicina esercitò la sua professione in Cosenza, nel 1501 fu aggregato al sedile dei nobili e sposò donna di casa Tarsia, figlia di Giovanni Antonio.


Dipignano (Cosenza)

Luigi, fu tenente di Cosenza nel 1597.
Valerio Mangone, figlio di Giovanni, ricevette diverse onorificenze dall'imperatore Carlo V in occasione del suo passaggio da Cosenza; nel 1554 fu mastrogiurato nel mentre era sindaco Bernardino Telesio; sposò donna di casa Stocco. Possedeva in Cosenza il Palazzo oggi di proprietà della famiglia Collice, in via Cafarone.
Giovanni Antonio Mangone, possedeva in Cosenza un Palazzo in via Giostra Nuova, nel 1590 lo vendette al barone Fabio Passalacqua.


Cosenza, Palazzo Passalacqua, facciata laterale con giardino.

Filippo Mangone, figlio naturale del citato Valerio, sposò la figlia di Ercolino Tarsia, fu aggregato al sedile dei nobili di Cosenza con la voce “tantum”.

Ottavio, figlio di Filippo, sposò Ursula Garritano, la cui famiglia apparteneva alla seconda piazza degli onorati cittadini di Cosenza, ha avuto come figli: Scipione; Ludovico; Filippo; Valerio juniore, sposato a Lucrezia detta Zeza Salerno, i capitoli matrimoniali furono stipulati nel 1667, fece testamento il 6 febbraio 1699 nominando sua erede l'unica figlia Ursula († 22 settembre 1726), sepolta in San Domenico, sposata a Nereo Castiglione Morelli (13 maggio 1657 † 25 dicembre 1736), figlio di Giuseppe e Vittoria Castiglione Morelli; ed il primogenito Antonio il quale sposò Diana Garritano, figlia di Francesco Maria, fece testamento nell'anno 1700, lasciò eredi sua nipote Ursula e suo figlio Girolamo, che sposando Francesca Cherubino, nobile di Rossano, ha avuto come figli: Barbara; Luigi, celibe; Domenico, capitano della milizia per il re di Napoli Carlo di Borbone, dopo la rinuncia all'ufficio di capitano si sposò con donna di casa Ferrari; e il primogenito Francesco († Rossano nel 1756), sposò donna di casa Ferrari, nobile di Cosenza, ma nata Rossano, non avendo avuto prole si risposò con Francesca Morelli, figlia di don Fabrizio, ha avuto come figli un maschio ed una femmina.

Muzio e Nicolò da atto del 1583, sostennero di discendere dai signori di Deodato.

Nicolò Mangone da Dipignano, fu U.I.D., con i figli Lupo e Giacinto, nel 1640 vennero riconosciuti discendenti della famiglia Mangone di Deodato dal Sacro Regio Consiglio e  “sopra le loro armi usino la corona”; Giovanni Fiore riporta che: “nella Camera Sommaria si conserva un antico processo principiato ne' 1203 e proseguito ne' 1250, 1290, 1340, 1382, 1430, 1481, 1528, 1540, 1583, nel quale processo li discendenti del già conte di Deodato, terra disabitata, quali si asseriscono della famiglia Mangone, fanno istanza che i cittadini della suddetta terra e per quei tempi abitanti in Dipignano, Tessano, Aurignano, Albi, Donnici e Cosenza, si restituiscano alla lor patria Deodato”, (oggi una località nel comune di Cosenza è denominata Diodato).

Francesco, nato nel 1668, sposò Maria Mazzacane dei principi di Omignano.

Antonio Mangone fu sindaco dei nobili nel 1680 e ricevette da re Carlo II la cedola che dichiarava in Cosenza il sedile chiuso.

La famiglia nel Seicento si diramò nel Cilento, a Torchiara, nell'entroterra d'Agropoli, Napoli e successivamente ad Isola del Liri.


Copersito di Torchiara (Salerno), Palazzo Mangoni.

Arduino, nato nel 1759, discendente del citato Francesco, fu vice presidente della Suprema Corte di Giustizia.

Rosario Mangoni, archeologo e letterato, prese parte al congresso degli scienziati tenutosi a Napoli nel 1845.

Con Decreto Ministeriale del 27 gennaio 1887, la famiglia fu riconosciuta nel titolo di patrizio di Cosenza.

Decorata dal titolo di conte da papa Leone XIII, ottenne, con Regio Decreto, l'autorizzazione ad usare detto titolo trasmissibile; con Regio Decreto del 26 giugno 1926 la rinnovazione del predicato di Santo Stefano per i discendenti di Arduino; con D. P. del 10 agosto dello stesso anno, ottenne il riconoscimento del cimiero e motto sempre per i discendenti di Arduino.


Torchiara (Salerno), Torre Mangoni, da Google Earth


Stemma famiglia Mangoni,
tratto dall'opera di Fabrizio Castiglione Morelli.
 


Agropoli (Salerno), Palazzo Mangoni, poi
Albergo Carola


Isola del Liri, Cine Teatro Mangoni fondato dal
Conte Alfonso ed inaugurato nel 1957.

La famiglia è iscritta nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana e nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana col titolo di conte (mpr.), patrizio di Cosenza (m.), predicato di Santo Stefano (mf.) in persona di Antonio Mangoni, nato nel 1867, figlio di Arduino e Maria Romano; (il quale ebbe per fratelli: Carlo, nato nel 1669, patrizio di Cosenza, cavaliere d'Onore e Devozione del S. M. Ordine di Malta, sposato con donna Emanuela Imperiali dei principi di Francavilla; e Gustavo, nato nel 1875, patrizio di Cosenza, cavaliere d'Onore e Devozione del S.M.O.M.  sposato con Litterina Piria Gaetani) sposato con Cecilia, nobile de Vito Piscicelli de La Cruz Ahedo, cavaliere d'Onore e Devozione del S.M.O.M., componente della Commissione Araldica Napoletana; ebbero per figli: Maria e il primogenito conte Arduino, nato a Napoli nel 1894, patrizio di Cosenza, cavaliere d'Onore e Devozione del S.M.O.M., sposato con donna Nina Ramondetto dei principi di Pardo con la quale generarono: Antonia, Maria, Giovanna, Francesca Paola, Giuseppina, Cecilia e il primogenito conte Alfonso (1920 1997), patrizio di Cosenza, sposato con donna Giulia de Gregorio dei principi di San Teodoro con la quale ha avuto per figli: Giovanna, Antonia e il primogenito conte Camillo, nato a Isola del Liri nel 1953, patrizio di Cosenza, sposato con Isa Graell ed hanno avuto per figli: Giulia ed Antonio, patrizio di Cosenza.


Isola del Liri (Frosinone), Villa dei Conti Mangoni di Santo Stefano

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Fonti bibliografiche:

- Vittorio Spreti: “Enciclopedia storico-nobiliare italiana”, Arnaldo Forni editore.
- Eugenio Arnoni “La Calabria Illustrata, vol. IV, Il Circondario di Cosenza”, pag.123; Edizioni Orizzonti Maridionali 1995.

- Luigi Palmieri, “ Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti”, Tomo II, pagg.403,404, Pellegrini Editore, 1999.

- Giovanni Fiore da Cropani  “Della Calabria Illustrata, tomo III”, pag. 392; a cura di Ulderico Nisticò, Rubbettino Editore 2001.

- Francesco Paolo Dodaro “I Palazzi raccontano... guida alle dimore storiche dell'antica Cosenza”, Pellegrini Editore, 2016.
- Fabrizio Castiglione Morelli "De Patricia Consentina Nobilitate Monimentorum Epitome”,  Venezia 1713.
- Archivio di Stato di Cosenza, carte di nobiltà delle Famiglie Castiglione Morelli-Ferrari d'Epaminonda, fondo Raffaele Stancati, fascicoli 1-38.

- Giulia Fresca, “Il gioco reale di Ur a palazzo Collice ”, in “Il quotidiano della Calabria ”, mercoledì 11 giugno 2008.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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