Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Mollo

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma:
la più antica: d’argento, alla fiamma di rosso;
ramo di Serra Pedace: partito, nel 1° d’argento al fuoco di rosso accompagnato in capo da tre stelle d’oro poste 1 e 2; nel 2° d’azzurro alla molla per il fuoco d’argento sostenuta da due leoni, accompagnata in capo da un globo d’argento caricato da tre stelle poste 1 e 2, il tutto d’oro
(1);
ramo di Montalto Uffugo: d’azzurro, alla molla per il fuoco d’argento, sostenuta da due leoni coronati, accompagnata in capo da tre stelle ordinate in fascia, il tutto d’oro;
ramo patriziale: d’azzurro, al leone d’oro tenente con la branca anteriore destra una molla per il fuoco d’argento, accompagnata da tre stelle d’oro di cui una in punta, alla bordura scaccata d’argento e di rosso.
Titoli: patrizi di Cosenza, baroni di Brunetto.
Dimore: Cosenza, Montalto Uffugo, Serra Pedace, Fallistro di Spezzano della Sila, Amantea.


© Arma Famiglia Mollo di Montalto


Montalto Uffugo (Cosenza)

Le origini della famiglia Mollo si perdono nella notte dei tempi; il cavaliere Ugone Mollo, della città di Siena, si portò in Napoli al seguito di Carlo d’Angiò che lo creò, nel 1278, Montiero Maggiore del Regno di Napoli. Il casato si portò in Calabria dove si ramificò e dimorò principalmente in Cosenza, Montalto Uffugo e Serra Pedace.
Fabio e Pietro Antonio ebbero il cingolo militare
(2) .
Giovanni, nel 1378, con Pietro Caputo ed altri, prese in locazione un pezzo di terra in località S. Pietro di pertinenza della Prebenda di S. Salvatore
(2bis).
Pamphilo Mollo, U.J.D.
(3), giureconsulto e professore universitario a Napoli, ricoprì, agli inizi del Cinquecento, l’ufficio di Auditore Generale presso la città di Rossano ed ivi sposò donna di casa Riso.
Francesco, figlio di Pamphilo, si stabilì a Montalto, dove il casato godette di vari privilegi, sposò Beatrice Alimena, nobile di Montalto
(4).
Ascanio, fratello di Francesco, nel 1555 fu nominato governatore di Cropani, terra in Calabria Ultra, da Antonio II d'Aragona, 4° duca di Montalto, possessore del feudo, il quale lo vendette, intorno al 1560, a Pietro Antonio Ferrari figlio d'Antonello, capostipite del ramo omonimo.
Pompilio, nato a Montalto, fu giureconsulto ed Accademico Cosentino, scrisse le Adnotationes breves super Regni Costitutiones, stampato in Lugduni nel 1558.
I Mollo di Montalto si diramarono in Sicilia con Pietro Antonio, nominato Governatore di Caltanissetta, dove si estinsero con Antonia
(5) in Casa Pilo, nobile famiglia palermitana; nel 1687 questo ramo fu ammesso nell'Ordine di Malta come quarto nel processo a Sigismondo Pilo del quale Antonia era ava paterna.
Geronimo fu “ottimo medico e filosofo nonchè profondissimo conoscitore del greco”, così scrisse Bernardino Bombini nella sua Historia Brutiorum; inoltre negli atti forensi, presentati a fine Settecento da don Saverio e da don Raffaele Mollo, del ramo di Serra Pedace, alla Real Camera di Santa Chiara di Napoli per ottenere la reintegra nel patriziato di Cosenza si legge “...Geronimo Mollo, il quale nell'anno 1514, fu reintegrato negli onori della chiusa piazza de' nobili della Città di Cosenza...”
(6).
Angelo
Mollo, U.J.D., nel 1574 fu accolto nel patriziato della città di Cosenza insieme ai figli Celso e Geronimo.
Celso, ricoprì l'incarico di medico delle Regie Carceri, scrisse alcune opere di medicina, fu grande amico di Sertorio Quattromani come si evince dalle lettere scritte tra il 1589 e il 1599, pubblicate dopo la sua morte, nel 1624 a Napoli, da Francesco Antonio Rossi, amico di Sertorio, dedicando la pubblicazione a don Ferdinando di Mendozza Alarcone, marchese della Valle.
Pietro, fratello di Angelo, fu chierico, sua sorella Calidonia, fu monaca professa nel Monastero delle Vergini di Cosenza.
Nella pergamena n. 22 custodita nell'Archivio di Stato di Cosenza datata 11 luglio 1631 è stipulato il seguente atto: Il Chierico Pietro Mollo da Cosenza, anche quale procuratore del dott. Angelo Mollo suo fratello, e quale donatario di D. Calidonia Mollo sua sorella, monaca professa nel Monastero delle Vergini di Cosenza, vende al Rev. D. Antonino Donati, Cantore della Chiesa Mestropolitana di Cosenza, una bottega sita in Cosenza in piazza S. Tommaso, per il prezzo di ducati trecentotrentacinque, che il compratore si obbliga a pagare nel mese di settembre 1631. Notaio Giò: Matteo Catanzaro da Cosenza. Giudice Giuseppe Scavelli da Cosenza.
Il ramo dei Mollo di Angelo fu registrato nel Libro Aureo nel 1585 nella Prima Categoria: Molli del magnifico Angelo in virtù di decreti della Regia Udienza, Gran Corte della Vicaria confirmati per il Sacro Regio Consiglio die 21 aprilis 1584, lettere executuriali de detta S.R.C. sub die 8 februarii 1585, in virtù de provisione della Regia Udienza con inserto tenore delli decreti predetti, del che ne rimane copia autentica allo Signore Sindaco dei Nobili, hoc fuit scriptum hodie di 9 martii 1585. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, “Profili di storia dell'ordinamento amministrativo della città di Cosenza e delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX secolo - Le carte degli archivi gentilizi dei Barracco e dei Donati, Rubbettino Editore 2000, pag. 208 e pagg. 145-146.
Francesco, nato a Montalto, frate dei minimi, per le sue qualità diplomatiche, la sua città lo inviò a Madrid da re Filippo II a chiedere conferma dei vecchi privilegi.
Fabio, giurista, nel 1575 da re Filippo II fu decorato del grado ereditario di Cavaliere e Commensale.
Pietro ed Antonio, fratelli di Fabio, avvocati, il 15 settembre 1616 ottennero da re Filippo III la conferma del privilegio del 1607 col quale i Mollo venivano dichiarati in perpetuo  Familiari e Commensali del Re di Spagna
(7).
Francesco, nato a Cosenza, figlio di Fabio e nipote di Pietro ed Antonio, frate dei minori conventuali, fu filosofo ed oratore.
I Mollo, patrizi di Cosenza, ebbero la baronia di Acquaformosa, terra della Calabria Citra in diocesi di Cassano, fondata nel 1456 dagli esuli Albanesi i quali chiesero di poter costruire alcune case intorno all’abazia che apparteneva al S.M.O. di Malta
(8). Nei primi anni del XVIII secolo detto feudo fu dato in dote a Flaminia Mollo dal padre Francesco Antonio in occasione del matrimonio con Muzio Spadafora. Il ramo di Cosenza si estinse con le sorelle Flaminia ed Isabella discendenti dal capostipite Angelo, aggregato al patriziato di Cosenza.

RAMO DI SERRA PEDACE

Giovan Stefano († 1565), ha avuto come figli: Vittorio; Ascanio († ante 1593); e Marco († ante 1593), sposato a Vincenza de Mazzei, ha avuto come figli: Elena; Pietro Antonio; e Giovan Stefano (1560 c.a  † vicino Crotone, 6 ottobre 1632), sposato nel 1579 c.a con Angioanna de Ambrosio, figlia di Antonino, ha avuto come figli: Giovan Marco († ante 1612), sposato a Lucrezia Barbaro, ha avuto come figlia Angioanna († ante 1644), sposata con Giovan Giacomo de Tané di Rogliano, U.J.D.; Bartolo († ante 1626), U.J.D., sposato ad Eugenia de Chiara, ha avuto come figlia Vittoria († 1639); e Giovan Pietro seniore († Serra Pedace, 8 dicembre 1632), sposato ad Agata Pecora († 1644), ha avuto come figli: Marco; Giuseppe; Domenico Antonio; Virginia († 7 maggio 1674), sposata a Carlo Rota Cicala, 2° barone di Belvedere Malapezza, i capitoli matrimoniali furono stipulati il 20 dicembre 1633, ha avuto un figlio al quale venne imposto il nome di Giovan Pietro (n. 12 giugno 1635), che premorì al padre (Carlo, sposerà in seconde nozze Lucrezia Ferrari, figlia d'Epaminonda, barone di Zinza); Maria, sposata in prime nozze a Celso Lupinacci, in seconde nozze a Giovan Aloysio Cherubini di Rossano, U.J.D.; Anna, sposata a Daniele Spina; e Giovan Pietro juniore (n. postumo, Serra Pedace, 20 aprile 1633 † ivi, 24 maggio 1706), clerico coniugato, sposato ad Ippolita Parise di Minnito di Celico, figlia di Francesco e di Caterina Parisio, ha avuto come figli: Agata; e Stefano (Serra Pedace, 29 gennaio 1673 † ivi, 6 ottobre 1726), si laureò in legge a Napoli dove esercitò la professione, poi passò a Roma, rientrato in Calabria si stabilì a Cosenza, San Giovanni in Fiore gli tributò particolari onori per aver difeso i suoi diritti. Fu sepolto nel Convento di San Domenico (8bis). Stefano aveva sposato Beatrice Francesca (detta Cice) Giudicessa, ha avuto come figli: il reverendo Francesco Saverio (primogenito); Pietro Antonio (n. Serra Pedace, 20 ottobre 1702); Ignazio Innocenzo Bartolomeo Fabio (n. Serra Pedace, 10 ottobre 1705); Baldassarre Giuseppe (n. Serra Pedace, 18 marzo 1715); Serafina (n. Serra Pedace, 26 aprile 1717); Carmine; Rosa, sposata a Francesco Maria Amato; e Simeone Nicola Domenico (Serra Pedace, 27 ottobre 1708 † ivi, 9 gennaio 1767), sposato ad Anna Cherubino patrizia di Rossano, ha avuto come figli: Gaetano Tommaso Leonardo (n. Serra Pedace, 2 agosto 1757); Gaspera Giuseppa (n. Serra Pedace, 13 marzo 1756); Raffaele Gregorio (n. Serra Pedace, 30 ottobre 1754 † 1806, ucciso dai francesi); Antonio Gaetano Gaspare (n. Serra Pedace, 4 giugno 1852); Agata Maria Rosaria (n. Serra Pedace, 6 ottobre 1740); Francesco Maria (n. Serra Pedace, 27 luglio 1747 † 1808); Stefano Vincenzo Francesco (n. Serra Pedace, 22 gennaio 1744); e Saverio Michele Pasquale (n. Serra Pedace, 6 aprile 1745 † Cosenza, 15 ottobre 1808). Il 12 aprile 1795, i fratelli Raffaele Gregorio e Saverio Michele Pasquale Mollo di Serra Pedace, ottennero la reintegra al patriziato di Cosenza dimostrando la loro parentela con il ramo di Angelo (9).

Saverio Michele Pasquale (n. Serra Pedace, 6 aprile 1745 † Cosenza, 15 ottobre 1808), aveva sposato Maria Vittoria Brunetti († Cosenza, 19 giugno 1830), baronessa di Brunetto, figlia del barone Niccolò e d'Isabella de LiguoroBrunetto era un feudo rustico abitato, si estendeva nell'attuale comune di Dipignano, inoltre possedevano gli uliveti di Flaviano ed i frutteti di Falconara, beni, uniti  ai terreni della Sila, i palazzi di Cosenza e proprietà viciniori, alcune delle quali acquisite dalla vendita dei beni ecclesiastici. Saverio Michele Pasquale con Maria Vittoria ha avuto come figli: Rosa, nel 1804 sposata a Domenico Giannuzzi Savelli, 7° barone di Pietramala; Filippo († Cosenza, 24 febbraio 1862); reverendo Domenico († Cosenza, 27 marzo 1828); e Gaspare Vincenzo Francesco Maria meglio conosciuto come Vincenzo Maria (Dipignano, 25 giugno 1780 † Cosenza, 2 novembre 1849), cavaliere del Real Ordine delle Due Sicilie e nel 1837 dell'Ordine di Francesco I; la sua vita pubblica iniziò sotto l'occupazione Francese, proseguì con la restaurazione Borbonica del 1815 con la carica di direttore di dazi indiretti della provincia;  fu più volte Sindaco di Cosenza, che modernizzò con l'avvio di diversi lavori pubblici. Uomo molto colto, i suoi interessi spaziavano dalla letteratura, scriveva anche poesie, interveniva nelle sedute dell'Accademia, alla quale diede nuovo vigore, rinominò l'istituto con l'antica denominazione Accademia Cosentina, conoscitore di economia ed agraria, attivandosi  per la fondazione della Società Agraria (10).


Cosenza - Palazzo Mollo


Cosenza - Palazzo Mollo - affresco stemma su parete


Cosenza - Vista da Palazzo Mollo

Ospitò personaggi illustri tra i quali: lo scrittore Alexandre Dumas, viaggiatore del Gran Tour che scrisse “Viaggio in Calabria”, e il botanico Michele Tenore che promosse la realizzazione dell’orto Botanico di Napoli, compiendo un viaggio in Calabria per arricchire l’erbario Napoletano (11).


Campagnano, Cosenza, Casino Mollo

Il Casino Mollo in località Campagnano nel comune di Cosenza (oggi urbanizzata) è un esempio di insediamento rurale del Seicento, appartenuto ai Domenicani fu di proprietà della famiglia Mollo dal Settecento. Nella prima metà dell'Ottocento, per volontà del Sindaco di Cosenza Vincenzo Maria Mollo, fu sede della Scuola Agraria.
Vincenzo Maria
sposò Maria Carmela Cavalcanti († Amantea, 23 febbraio 1841),  figlia di Gennaro e di Saveria Capece, ha avuto come figli: Gaetano Maria (n. 1816 c.a), ricevitore doganale, sposato ad Amantea il 7 agosto 1848 con Maria Carolina Amato, figlia di Alfonso e di Beatrice Mirabelli; Raffaella, sposata al marchese Federico Andreotti Loria di Cosenza; Beatrice, sposata a Pasquale Francesco Centurione Mirabelli di Amantea; Luigi (1808 † Cosenza, 25 agosto 1808); Francesco (1806 c.a † Cosenza, 25 agosto 1808); Giuseppe Maria Aloysio Fedele Marco Pietro Giacinto (Cosenza, 24 aprile 1805 † ivi, 30 luglio 1877), specialista in scienze amministrative; Maria Aloysia Agata Carolina Teresa (n. Cosenza, 5 febbraio 1804), sposata a Saverio Carratelli di Amantea; Saverio; Nicola Maria Francesco Aloysio Stanislao (n. Cosenza, 12 febbraio 1803), Sindaco di Cosenza nel 1867, ferito a pugnalate sarà sostituito da Guglielmo Tocci; e Stefano Ferdinando Tommaso Maria Silvestro (Dipignano, 20 settembre 1799 † Cosenza, 21 marzo 1882), Consigliere d'Intendenza, sposato a Maria Giuseppa Giannuzzi Savelli, figlia di Tommaso, 5° principe di Cerenzia, e di Anna Suriano di Raffaele, patrizio di Crotone.


Barone Vincenzo Maria Mollo

Cal.-A.
© Arma partita con le insegne delle famiglie Mollo e Cavalcanti,
posta sulla lastra tombale di Maria Carmela Cavalcanti († 1841),
moglie del barone Vincenzo Maria Mollo.

A sinistra: Cosenza, Chiesa di San Domenico, lapide in memoria del barone Vincenzo Maria Mollo.

Il barone Stefano (Dipignano, 20 settembre 1799 † Cosenza, 21 marzo 1882), con Maria Giuseppa Giannuzzi Savelli ha avuto come figli: Pietro (Cosenza, 3 maggio 1822 † ivi, 10 marzo 1827); Maria Antonia (1823 c.a † Cosenza, 10 marzo 1827);  Francesco Saverio Maria Pasquale (n. Cosenza, 20 aprile 1824); Gennaro (Cosenza, 2 giugno 1825 † ivi, lo stesso giorno); Gennaro Pasquale Baldassarre (n. Cosenza, 16 luglio 1826); Maria Antonia Rosaria (n. Cosenza, 8 ottobre 1827), sposata il 6 giugno 1846 a Giovanni Barrese, degli antichi duchi di Castrovillari, di Macchisi di Spezzano Piccolo (vedi nota 7 nella scheda Casole); Pietro Domenico Saverio (Cosenza, 3 novembre 1828 † 20 luglio 1837); Agata Maria (n. Cosenza, 6 marzo 1830), sposata a Raffaele Goffredo; Vittorio Maria (n. Cosenza, 5 luglio 1831); Edoardo (1832 c.a † Cosenza, 28 giugno 1862); Domenico Maria (n. Cosenza, 9 dicembre 1833), sposato in prime nozze a Teresa Marino, in seconde nozze a Concetta De Rose, si unì in matrimonio non alla pari, fu costretto a rinunciare alle prerogative che gli derivano dalla primogenitura a favore del fratello minore Luigi Maria Silvio; Emilia (n. Cosenza, 25 aprile 1835); Rosina Elena Maria (n. Cosenza, 18 settembre 1836), sposata a Giuseppe Carratelli; Saverio Salvadore Cesare Pietro (n. Cosenza, 28 gennaio 1838); Tommaso Salvadore (n. Cosenza, 1° giugno 1839), sposato a Rosa Barone, ha avuto come figlie, Beatrice, sposata a Francesco Tricò, ed Elena, sposata a suo cugino Romualdo Mollo (n. Cosenza, 9 gennaio 1880), figlio di Domenico Maria e di Teresa Marino; Carmine Alfonso (Cosenza, 27 luglio 1841 † ivi, 15 dicembre 1883), sposato a Clotilde Mazzuca; Salvadore Luigi (Cosenza, 3 febbraio 1843 † ivi, 28 febbraio 1843); e Luigi Maria Silvio (18 settembre 1844 † 5 aprile 1912), sposato nel 1867 ad Adele Mayerà (7 aprile 1846 † Cosenza, 12 aprile 1909), figlia di Gioacchino e di Maria Antonia Mayerà, ha avuto come figli: Giuseppina Maria Anna (Cosenza, 27 aprile 1868 † ivi, 11 novembre 1871);  Cesira Maria Rosa (Cosenza, 22 giugno 1869 † ivi, 17 dicembre 1831); Gilda Maria Vincenza (Cosenza, 5 aprile 1871 † ivi, 6 maggio 1906), sposata a Gustavo Mayerà; Vincenzo Maria Salvadore Arnaldo (Cosenza, 26 giugno 1873 † ivi, 1941); Rosa Maria Lorenza (Cosenza, 10 agosto 1877 † ivi, 20 settembre 1943); Maria Giovannina (Cosenza, 16 marzo 1879 † ivi, 12 novembre 1947), sposata a Gustavo Mayerà, vedovo di sua sorella Gilda; ed Edoardo Maria Renato (Cosenza, 5 agosto 1875 †ivi, 28 novembre 1962), sposato a Rende il 19 luglio 1906 con Maria Silvia Costantina Zagarese (Rende, 25 maggio 1884 † Cosenza, 3 marzo 1953) figlia di Tommaso e di Rosa Giuliani, ha avuto come figli: Vittoria Maria Anna (Cosenza, 28 aprile 1907 † Roma, 24 novembre 1992), sposata ad Agostino Ugo Chiofalo; Ugone Maria Francesco (Cosenza, 28 aprile 1908 † ivi, 28 marzo 1989); Adele Maria Francesca (Cosenza, 7 settembre 1909 † ivi, 27 giugno 1988), sposata a Giuseppe Malaguti; e Luigi Francesco Maria (Cosenza, 26 settembre 1912 † 1998), sposato a Roma il 15 febbraio 1951 con Paola Manes (13 aprile 1920 † 3 maggio 1991), figlia di Carlo e di Luigia Pisani, ha avuto come figli: Giovanna d'Arco Maria Elisabetta Francesca Paola; Giovanni Stefano Pietro Aloysio Ugone Maria Bernardo (n. e † Fallistro, estate 1958); Vincenzo Maria Giuseppe Alessandro Claudio Vittorio (Roma, 7 luglio 1957 † Cosenza, 22 dicembre 2013); Beatrice Maria Adele Antonia Piera (n. Roma, 6 marzo 1955); Maria Silvia Carmela Giovanna Teresa; Francesco Saverio Maria Vittorio Ascanio Celso Panfilo Carlo Antonio Ferdinando (n. Roma, 19 gennaio 1952), sposato ad Antonella Moro ha come figlio Edoardo (n. 14 febbraio 2000). 

Barone Luigi Mollo (1844 † 1912). A destra: Cosenza, "Città 2000", già latifondo dei Mollo, la Cappella

LA SILA DEI MOLLO

La difesa (12) di Fallistro, nella Sila Grande Cosentina, fu acquistata da Giovan Pietro Mollo seniore da Piccolo Trenta, nei primi decenni del Seicento, successivamente, con l'acquisto di altri terreni acquistati da Giovan Battista Spina, compresa dei fabbricati, raggiunse un'estensione di 350 tomolate; il casino e la difesa era un bene maggiorascale, Giovan Pietro Mollo juniore lo assegnò al nipote, reverendo Francesco Saverio. Dalla proprietà oltre al foraggio si ricavava legname; le tavole, oltre ai bisogni del latifondo venivano vendute, con regolare licenza, e venivano imbarcate nella marina di Corigliano (13). Agli inizi dell'Ottocento la proprietà si ingrandì, con l'acquisto di terreni, già demaniali, ceduti dal governo francese ad un imprenditore,  come pagamento per il rifacimento del teatro San Carlo di Napoli, il quale in breve tempo li mise in vendita (14).


Fallistro - Filanda in primo piano, a sinistra chiesetta con tetto deteriorato, sullo fondo Casino Mollo.


Fallistro - Sullo sfondo il Casino Mollo

La Sila Regia, demanio pubblico sin dal periodo Romano, in quanto la sua foresta era considerata un bene strategico per lo Stato perché forniva il legname per la costruzione della flotta; nel 1195, l'Imperatore Enrico VI concesse un'ampia parte della Sila a Gioacchino da Fiore per il sostentamento della sua abbazia, la c.d. Sila Badiale; nel 1333, il re Roberto d'Angiò, memore della sacralità che ne avevano i Romani, emanò un decreto nel quale indicava la Sila come suo demanio.
Vittorio Maria Mollo, socio della Reale Società Economica della Calabria Citra, in ambito agricolo studiò e praticò il modo per far rendere di più la terra.
Nel 1853, il barone Stefano, don Nicola, don Giuseppe, e donna Raffaella, risultavano occupatori delle difese nella Sila Regia situate nelle contrade Fallistro e Giordanello; e delle difese nelle contrade di: Neto, Crocevia delle Magare, San Bartolo, Garopato, Sculca e Varco di Giordano occupatori con altri membri della famiglia, ovvero i coniugi don Saverio Carratelli e donna Maria, i coniugi don Pasquale Mirabelli Centurione e donna Beatrice, e don Gaetano di Amantea 
(15), fratello del barone Stefano.
Gaetano, sposato a Carolina Amato, nobile di Amantea, ha avuto come figli: Maria Rosaria (n. Amantea, 19 settembre 1855); Vincenza Maria Concetta (n. Amantea, 28 novembre 1851 † 12 luglio 1855); Pietro Salvatore (n. Amantea, 19 maggio 1849); Maria Carmela (n. Amante, 18 agosto 1850); Peppina Emilia (n. Amantea, 29 gennaio 1861); e Vincenzo Maria (n. Amantea, 5 gennaio 1853), iscritto nell'Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana col titolo di patrizio di Cosenza (m.) (16).
A fine Ottocento, da un inventario dei fabbricati ricadenti nella difesa Fallistro, risultava che: il Casino Nobile e la filanda erano circondati da due chiese, una serra d'acqua, un mulino, ed una torre, costituita da tre stanze e altrettanti bassi, tra i quali il forno, tutti ubicati su di un pendio, a valle del bosco di pini larici e aceri montani.


Fallistro - Torre

Tramontata l'epoca della filatura come risorsa economica, agli inizi del Novecento, il corpo di fabbrica della filanda fu ristrutturato ed adattato come pensione per turisti.


Sila Grande - Pensione Fallistro

La vera ricchezza che rimane ancora oggi è il bosco, che la famiglia ha sempre ritenuto una risorsa da salvaguardare, tanto che nel 1987 venne istituita la Riserva Naturale Biogenetica “ I Giganti di Fallistro”,  per volontà della baronessa Paola, nata Manes, moglie del barone Luigi Mollo, patrizio di Cosenza, e dell'Amministratore delle Foreste Demaniali della Sila.
Il prof. Orazio Ciancio fece uno studio approfondito dal quale emerse che le 56 piante, di oltre 1000 metri cubi, avevano circa cinquecento anni di età.
Nel maggio 2016, contestualmente alla firma dell'affidamento al FAI della riserva naturale “I Giganti di Fallistro” da parte del Parco Nazionale della Sila, si firmò l'atto di donazione alla Fondazione del Casino Mollo dalle sorelle Giovanna, Beatrice e Maria Silvia, nobili dei baroni Mollo.

I MOLLO ED IL FEUDO FISCALE DI COSENZA

Ignazio († 1727), acquistò metà della gabella feudale (tassa che veniva riscossa dal gabelliere il quale poteva essere un concessionario del governo) dello scannaggio di Cosenza, acquistata da Giuseppe Cavalcanti, con Regio Assenso dello stesso anno; sposò Diana de Bono di Cutro.
Emanuele (1693 † 1732), ereditò la gabella feudale dello scannaggio di Cosenza da suo padre Ignazio; fu Regio Tesoriere di Calabria Citra; sposò Antonia Toscano.
Domenico (1716 † 1744), figlio di Emanuele, ereditò la gabella dello scannaggio di Cosenza; sposò Candida Toscano.
Emanuele juniore, sposò Aurelia 
de Matera, figlia di Ottavio, patrizio di Cosenza; fu l'ultimo intestatario della gabella dello scannaggio di Cosenza (17).
Di questo ramo, dalle ricerche effettuate, non si sono rinvenuti indizi tali da poter affermare che vi siano stati legami con gli altri rami della famiglia Mollo.

_________________
Note:
(1) - G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane”, 1888
(2) - Ai tempi degli Angioini era un'onorificenza concessa dal Re indispensabile per accedere alla cavalleria. Per l'investitura il novizio cavaliere doveva trascorrere in una cappella alcune notti in preghiera, assistito da un sacerdote, ricevendo i sacramenti e facendo bagni di purificazione.
(2bis) - Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza”, pag. 17,  a cura di Raffaele Borretti. Editoriale progetto 2000.
(3) - L’acronimo U. J. D. è l’abbreviazione di Utroque Jure Doctor oppure di  Utriusque Juris Doctor, dottore nell'uno e nell'altro diritto (civile e canonico); le dizioni sono entrambe accettabili perché tutte e due le forme sono state usate nel tempo, la prima è la più comune mentre la seconda è latinamente più corretta. Così come si può adoperare la I o la J per "iure".
(4) - Cesare Orlandi “Delle città d'Italia, notizie sagre, e profane”, Tomo Quinto; Perugia 1778.

(5) - V. Palizzolo Gravina, “Il blasone in Sicilia”, 2000
(6) - Domenico Puntillo, Cinzia Citraro in " Historia Brutiorum, Bernardino Bombini", pag.289; Prometeo, 2015.
(7)
- Davide Andreotti in "La Storia dei Cosentini" Vol.II pag 363, 1869, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner, 1987.
(8) - Lorenzo Giustiniani, “Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli”, ristampa anastatica dell’edizione di Napoli, 1797 – 1816.
(8bis) - Frà Macario da Mangone in "Pompe funebri nella morte dell'Illustrissimo Dottor Signor D. Stefano Molli de' Cavalieri Commensale, e familiari delle Maestà Cattoliche di Filippo II e III Re delle Spagne celebrate nella Serra di Pedace a' 27 ottobre 1726. Dall'Illustrissimo Dottor Signor D. Saverio Molli suo primogenito. Stamperia di Felice Mosca, Napoli 1727.

(9)- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie Nobili e Titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005. Tra gli altri documenti che presentarono per ottenere la reintegra al patriziato di Cosenza, vi fu l'atto redatto il 12 maggio 1702, dal notaio Carlo Jaccino di Cosenza, in cui Flaminia Mollo, figlia primogenita di Francesco Antonio Mollo, dichiarava quanto segue: “... l'U.J.D. Stefano Mollo (Serra Pedace, 29 gennaio 1673 † ivi, 6 ottobre 1726) figlio legittimo e naturale del Sig. D. Pietro Mollo abitante nella Serra di Pedace, è della medesima famiglia di detta Sig.ra D. Flaminia e nel tempo che viveva detto q.m D. Francesco Antonio suo padre, il suddetto D. Pietro andava ad abitare nella sua casa quando scendeva a Cosenza, ed aveva sentito dire da suo padre che detto D. Pietro era loro parente”. Archivio di Stato di Cosenza, Sezione Notarile, Notaio Carlo Jaccino di Cosenza (anni 1676 - 1708), n. 188.
(10) - Pellicano Castagna, “Le ultime instestazioni feudali in Italia”, Editore Effemme, 1978. Lo stesso autore, nel primo volume dell'opera"La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria", a pag. 301 riporta: "Gaspare Brunetti di Dipignano, possedeva alcuni beni rustici e, chiese di poterli erigere a feudo quinternato e denominarlo Brunetto in favore di suo figlio ed i suoi discendenti, la richiesta fu accolta con Decreto della Regia Camera della Sommaria del 18 febbraio 1694; Francesco Antonio Brunetti di Gaspare (m.1699), barone di Brunetto, ne fu il primo intestatario in data 25 settembre del 1694. Giovan Battista (m. 1758), barone di Brunetto, il 18 giugno 1701, ebbe significatoria di rilevio per il feudo di Brunetto come erede per la morte di suo fratello Francesco Antonio. Nicola (m. 1780), barone di Brunetto, successe nel feudo come erede per la morte di suo fratello Giovan Battista, ebbe intestazione il 31 marzo 1760. Vittoria Brunetti, baronessa di Brunetto, come erede per la morte di suo padre Nicola, ebbe l'ultima intestazione il 26 aprile 1781."
(11)- vedi http://www.igigantidellasila.it/downloads/casino-fallistro.pdf.
(12) - Estensioni di terreni recintati per far pascolare le mandrie o per seminarvi.

(13) - “Le pietre raccontano... case baronali in Sila....”; curato dall'ARSSA, dall'Istituto Conprensivo Statale B.Telesio e dei comuni di Spezzano della Sila  e Spezzano Piccolo; Pubblisfera, 2000.

(14) - Barbaja era un imprenditore di Milano il quale aveva ristrutturato e costruito un'ala del teatro San Carlo di Napoli per ordine del Re; venne pagato con parte della Sila Regia consistente in 4 difese e 28 demani; (G. Valente. 1990,“ La Sila dalla transazione alla riforma (1687-1950)” Studio Zeta, Rossano, 1990).
(15) - Cavaliere Pasquale Barletta "Statistica Silana", Stamperia Governativa - Napoli 1870.
(16) - Vittorio Spreti, “Enciclopedia Storico-Nobiliare Italiana”; Forni Editore, Bologna 1969.
(17) -
Mario Pellicano Castagna in " La Storia dei Feudi e dei Titoli nobiliari della Calabria" pagg.162-163, II Vol.; Editrice C.B.C. 1996.


Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

Copyright © 2007 - All rights reserved  
 

*******************
STORIA DELLE FAMIGLIE NOBILI:
Elenco A - B  /   Elenco C   /   Elenco D - H 
Elenco I - N /  Elenco O -R  /  Elenco S -
Z
*******************

SEDILI DI NAPOLI   CASE REGNANTI   ELENCO TITOLI
MEDIA   PUBBLICAZIONI   EVENTI  
ELENCO ANALITICO NOMI   MERCATINO ARALDICO   MAPPA DEL SITO
STEMMARIO   ORDINI CAVALLERESCHI

SCOPO   FONTI   CONTATTI   LINKS
HOME PAGE