Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Moraca |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
di... al monte di... movente dalla punta e sostenente un leone
rampante di... accompagnato in capo da una cometa ondeggiante in
palo.
Alias:
di... al monte di... movente dalla punta sostenente un leone
rampante di... “che batte il sole” di... uscente dal cantone
destro del capo, ed accostato dalla cometa ondeggiante in banda.
Alias:
di...al monte di... movente dalla punta sostenente un leone,
accostato in capo da tre stelle di... poste in banda. |
Stemma Muraca |
La Famiglia
Moraca o Muraca (come furono detti alla calabrese), di
origine spagnola, si hanno notizie documentate in Italia
con Scipione Moraca, U.J.D., spagnuolo,
che nel 1558 fu
Governatore della Città di
Campagna, con
l'estendersi dei
tumulti di
Masaniello anche in quella Città, nel 1647
andò bruciato l'archivio municipale, e quel che potè
salvarsi ebbe sorte ancor meno degna.
Per quanto riguarda la Calabria, le prime tracce della
Famiglia si sono rinvenute in documenti relativi ad
alcuni possedimenti in territorio di Nocera Terinese,
ove si tratta di beni appartenuti al Baliaggio di
Sant'Eufemia allorquando volgeva al termine la parabola
dei
Cavalieri di Malta
sulle terre che quell'Ordine Militare aveva posseduto.
Ad impossessarsi di queste terre, al seguito degli
Spagnoli, di particolare interesse ci appaiono i nomi
delle altre famiglie che si spartivano le spoglie del
Baliaggio, anche per i possibili rapporti con i Muraca.Vi
figuravano, tra gli altri: terre di Cola Moraca
justa terra dotale, già di Antonio Alvio padre di
Dianora, moglie di... fiume delli Rivali, presso
la via pubblica dello Spetiale di Santa Caterina?; Don
Gerolamo Mazza et Moraca, tiene detta Cappella un
pezzotto di terra loco detto Santa Caterina,
che fu di Antonio Sacco; Don Francesco Moraca per
una possessione loco detto Varano della Destra
che fu di Minico Grieco et un'altra in detto luogo di
Maudo (?) di Santo; Gio. Batta Moraca
possiede beni justa possessione allo Casale di Francesco
Nardotto; Decio Moraca una possessione dotale
loco detto Santo Stefano, justa la via pubblica,
lo Pantano di Santo Stefano, le terra di
Francesco di Natale, per la partita che fu di Alfonso di
Alvio, cera onze tre; una possessione loco detto
Santo Janne, justa la carrera pubblica di
Sant'Antonio, via pubblica dello Cardinale...;
Alessio Moraca, presso carrera pubblica della
Serrata, Antonio Sacho, casa palaziata, justa la
casa di M. di Serraterra loco detto Varano;
partite di terra, già di Gio. Batta Moraca et di
Jacovo Mazza allo casale (in tutto cera onze una) a
Jacovo, Geronimo Vecchio.
Altri personaggi che vissero in Nocera Terinese furono:
Giovan Battista Moraca, notaio in Nocera
Torinese; Don Giovan Leonardo Muraca, nel 1603
arciprete in Nocera Terinese; Don Pietro Antonio
Muraca, nel 1632 ariciprete in Nocera Terinese; Don
Francesco (alias Pietro Francesco) Muraca,
parroco nel 1636, e nel 1656 arciprete in Nocera
Terinese.
La diaspora dei Moraca seguì le varie vie della
transumanza, dapprima dovette privilegiare gli
svernatùri sul Tirreno. Da Nocera della Nave
(com'era detta un tempo Nocera Terinese) i pastori al
servizio della Famiglia scendevano in zona
Sambiase
attraverso il passo dell'Acquabona; ed un Costanzo
Moraca, figura nel 1734 in Sambiase tra i “Fratelli”
della chiesa rurale di Portosalvo; e nel 1754 un
Pietro Paolo Moraca.
Riteniamo che dai possedimenti alla foce del Savuto,
i Moraca siano risaliti in
Terra di Scigliano
(1), ove
ebbero vaste proprietà: dallo Spinitu in Sila, a
Settemulina (località compresa da Marcellinara al
ponte del Calderaro), li Riàli (località tra
Bianchi e Corazzo), e Calvello; sontuose dimore
con cappella oltre che in Scigliano nei casali di
Pedivigliano e Pittarella, ed a Murachi, oggi frazione
del comune di Bianchi, già Villaggio ricadente nel
territorio di Scigliano, attribuito poi a San Tommaso
Mannelli e successivamente a Colosimi cui rimase fino al
25 gennaio 1820, quando passò a Bianchi. A Murachi, come
riporta Umberto Caldora in Calabria Napoleonica,
allevarono una razza di cavalli che da loro prese il
nome.
La dimora in Murachi, a quanto ci è dato ricostruire,
dovrebbe essere molto anteriore alla menzione che ne fa
a metà del Settecento il Protonotario Apostolico Mons.
Francesco Antonio
Accattatis
nella Storia di Scigliano, nel descrivere il
fervore di ricostruzione dopo il terremoto del 1638, nel
Voume I a pag. 297, si fa cenno a Cintio Moraca,
che nel XVIII sec. ebbe palazzo signorile nel Villaggio
de' Morachi. Probabilmente l'Accattatis si riferiva
all'ala del Palazzo che guarda verso la collina di
Fierule (al di là del Corace) ed ha ingresso
autonomo, ma che indubbiamente è costruzione successiva
e giustapposta al corpo principale, come può desumersi
che le tre arcere poste l'una sopra l'altra nel
camminamento dissimulato da un finto camino di quella
che era detta la sala delle armi e che miravano
verso le Fierule, sono ora ostruite dalla
successiva edificazione. |
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Murachi di Bianchi,
Palazzo Muraca. A destra: Palazzo Muraca, lato est |
Tra i
liberali vi fu il sacerdote Don Carmine Muraca,
che con sentenza del 24 marzo 1823 la Corte Suprema per
i reati di Stato condannò a parecchi anni di reclusione.
Lucrezia,
sposata a Domenico Colosimo, ebbero per figlio Vincenzo
Colosimo (Colosimi, 2 settembre 1781 †
ivi, 2 gennaio 1870), medico di valore, matematico,
subì persecuzioni politiche, ebbe onori e
riconoscimenti, quale Vice Presidente dell'Accademia
Cosentina, socio di molte altre accademie,
Presidente della Società Economica di Cosenza.
Del ceppo
principale della Famiglia che da Pedivigliano si stabilì
a Murachi era Clemente (1799, †
Bianchi,
1853), cancelliere comunale, ricordato da Luigi
Accattatis in appendice al suo Vocabolario del
dialetto calabrese.
Dello stesso ceppo era Fabrizio, il quale ebbe
per figlio Giacinto, sposato a Rachele
Accattatis generarono Achille Fortunato Filippo,
sposato a Nicoletta Accattatis ebbero per figli:
Ferdinando, sposato ad Amalia Burza; Giacinto,
celibe; Maria Cristina, sposata a Giuseppe
Sacchi; Benedetta, sposata a Pier Paolo Colosimo;
Filomena, sposata a Giacomo Muraca ebbero
per figli Marietta, Assunta, e
Ferdinando (Nicito); e Federico, sposato a
Francesca Perri generarono: Francesco, deceduto
alla nascita; Norina, coniugata; Nicoletta,
sposata a Giuseppe Smirne; Triestina; Giacinto,
sposato a Serafina Bianco; Francesco, sposato ad
Ida
Bilotta;
e Ferdinando, sposato a Iolanda ?, ebbero per
figli: Salvatore, Ornella, Concettina,
Fiorella, Federico, Miranda,
Sebastiano, e Gianni.
Figli di
Giacinto e Serafina Bianco: Federico, sposato a L. Visicaro,
hanno avuto per figlia Annalisa; Achille,
sposato a L. Bruno, hanno avuto per figli Sara,
Rosita, Giacinto, Giuseppe;
Francesco, sposato ad A. Lucisano, hanno avuto per
figli Giacinto, Luigi, Simone;
Livio, celibe; ed Ida, sposata a G. Colosimo.
Figli di Francesco ed Ida Bilotta: Federico,
sposato a Rosetta ?; Immacolata, sposata ad
Ettore ?; Ugo, celibe; Gianni, sposato a
G. Misasi; Gregorio, sposato ad Antonella ?; e
Franca, sposata ad Ugo De Napoli. |
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Murachi di Bianchi,
Cappella gentilizia della Famiglia Muraca |
Cappella Muraca,
particolare architettonico |
Dal ceppo
principale dei Moraca di Pedivigliano-Muràchi tra
fine Seicento e primi del Settecento si staccò un ramo
cadetto, che nel 1714 si stabilì definitivamente nelle
terre dei
Poerio di
Belcastro
(2)
unitamente ad altre famiglie del contado di
Scigliano, in località attraversata dall'abituale
tragitto che collegava Soveria Mannelli con Santa
Severina fondarono il Casale di Cerva (oggi
comune omonimo) dapprima chiamato Santa Croce, il Casale
fu poi detto Cerva, a seguito, vuole la tradizione, di
ripetute apparizioni di una cerva. Per breve periodo,
nel 1745, il Casale passò dai Poerio di Belcastro ai
Maida di Cutro, tornando nel 1758 ai Poerio che lo
mantennero fino all'eversione della feudalità nel 1806.
Cerva diede i natali a quel Luigi Moraca che nel
1861 organizzò e capeggiò in provincia di
Calabria Ulteriore
II la reazione borbonica brigantesca, agendo
con una grossa banda di oltre mille armati. Si narra che
nel fare ingresso ad Albi, abbia emanato un editto nel
quale si auto-proclamava “Luigi Muraca Re”, ed in Pietro
Bianco suo “aiutante generale”. Da Albi passò a Taverna,
quindi a Carlopoli, Castagna, Decollatura e Soveria
Mannelli, cercando lo scontro con la Guardia Nazionale.
Resosi conto dell'inanità del suo sogno di restaurazione
borbonica, nel 1865 trattò col Governo, che lo amnistiò
e lo nominò Capo Squadriglia, ed ebbe così occasione di
catturare e far giustiziare un buon numero dei suoi
antichi compagni d'avventura.
Vincenzo,
nato a Cerva da Francesco, possidente, fu
Capitano della Guardia Nazionale, sposato ad Angela
Mazzuca, ebbero per figlio Alessandro (n. 1875),
sposato ad Angela Grandinetti ebbero per figlio
Giulio, insegnante, sposato a Vittoria Silvia Griffo
generarono: Alessandro, Angela, Enrico,
e Renato. |
Cerva (Catanzaro) |
Nell'elenco
dei decreti del Regno delle Due Sicilie, abbiamo trovato
ormai cristallizzata la forma dialettale delle Famiglia:
Decreto
perchè il comune di Andali nella seconda Calabria
ulteriore possa regolarizzare per concessione
l'occupazione di suolo pubblico fatta da Giuseppe
Muraca in palmi 17 e mezzo di larghezza e 21 di
lunghezza nel villaggio di Cerva, avendovi eretta una
baracca per propria abitazione in occasione del
terremoto del 1832, mediante il pronto pagamento di
ducati cinque e grana 58.
(n.3488 –
Napoli, 25 giugno 1836).
Decreto che
accorda il sovrano beneplacito alla transazione
stipulata con alcune condizioni tra la Mensa vescovile
di Nicotera e Tropea e D. Angelo e D. Giacinto
Muraca, e D. Alessio e D. Vincenzo Berardelli, a'
termini dell'omologazione del tribunale civile di
Catanzaro, curandosi dall'Ordinario e dalla sua Curia lo
adempimento delle condizioni e delle cautele.
(n.6233 –
Napoli, 15 ottobre 1840). |
Uno
speciale ringraziamento per la realizzazione di questa
scheda va alla Signora Mariuccia Smirne. |
Note:
(1) -
La Città Regia
di Scigliano, in
Calabria Citra, oggi comune in provincia di
Cosenza, comprendeva i territori degli attuali comuni
di: Bianchi, Carpanzano, Colosimi, Panettieri,
Pedivigliano, Soveria Mannelli, e Castagna frazione di
Carlopoli; era composta da più Quartieri: Diano, Calvisi,
Cupani, Lupia, Serra, Petrisi, e Pedivigliano, ebbe un
notevole sviluppo sociale, culturale, religioso ed
economico, si pensi all'installazione della tipografia,
ai conventi, al ginnasio, questo portò alla fioritura di
molte famiglie nobili, tra di esse:
Accattatis,
Ajello,
Arcuri,
Ariano, Barone, Belsito, Biamonte, Bruno,
Cerminara,
Costanzo, Fabiano,
Folino,
Franchino,
Gagliano, Gauderini,
Lamanna,
Lupia,
Mancuso,
Mascaro,
Mazza, Mesuraca, Micciullo,
Misarti,
Milano,
Mirabelli,
Pallone,
Palmieri, Pettinato, La Pira,
Ricci,
Rizzuti, Scarpino,
Stocco,
Strangis, Talarico.
(2) - Oggi comune in
provincia di Catanzaro, antica baronia di Genitocastro
in Calabria Ultra, ebbe il nome attuale nel 1331, quando
fu elevata a contea per i
d'Aquino.
Dipendevano dal capoluogo i casali di Andali, Cerva e
Cuturella. Fino alla seconda metà del Cinquecento, ebbe
quasi costantemente aggregate le baroni di Cropani,
Barbaro e Zagarise.
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Bibliografia:
- Enrico Borrello “Sambiase.
Ricerche per la storia della Città e del suo
territorio”, Roma 1948.
- Francesco Ercole “Il Risorgimento italiano. I
Martiri”, Milano 1939.
- Antonio Vincenzo Rivelli “Memorie Storiche della Città
di Campagna”, Salerno 1894.
- Ignazio
Ventura
“Nocera Terinese. Storia di d'una terra di Calabria”,
Napoli 1955.
-Francesco Antonio Accattatis, “Storia di Scigliano”
1749 Voll. I-II, manoscritto stampato a cura di Isidoro
Pallone, Editrice Casa del Libro, Cosenza 1965.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.I, editrice C.B.C.
1984.
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