Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Pedicini

A cura di Marcello Semeraro (marcellosemeraro76@libero.it)

Arma: d'oro, all'albero al naturale, accollato da un serpente dello stesso, sormontato da una corona del campo, e nodrito da una pianura erbosa.  
Alias: d'oro, al pino al naturale, accollato da un serpente dello stesso, sormontato da una corona del campo, e nodrito da una pianura erbosa.
Alias: d'argento, all'aquila bicipite di nero, rostrata e membrata d'oro, armata del secondo, caricata in cuore da uno scudetto d'oro, al pino al naturale, accollato da un serpente dello stesso, coronato d'oro, e nodrito da un colle diminuito di verde.
Altre varianti: con l'albero sradicato; col capo dell'Impero.
Titoli: patrizi di Benevento, marchesi di Luogosano, nobili con predicato di Corsano.
Dimore: Benevento e Napoli.


Salerno, stemma della famiglia Pedicini, imparentata con i Carrara

Le prime notizie sui Pedicini, famiglia storica del patriziato beneventano, risalgono al XV secolo. In quel tempo visse Manfredi, il primo personaggio noto di questa casata, che nel 1481 ricevette un breve pontificio da parte di Sisto IV in cui si legge: “Dilecto filio Castellano Arcis nostrae Beneventanae Manfredo Pedicino”. Patrizio beneventano nel 1480 e capoconsole nel 1484, egli sposò Beatrice de Gennaro, dalla quale ebbe Pietro, Giovanni, Giacomo e Marsilio. Giacomo fu un valoroso capitano ai tempi di Carlo V, che nel 1536 lo nominò cavaliere aurato e suo familiare, concedendo a lui, ai suoi eredi e discendenti, in linea con una pratica documentata a partire dal tardo Medioevo, il diritto di aggiungere l'aquila bicipite nello scudo, nella forma del capo dell'Impero. Nello stesso privilegio Carlo V gli confermò il possesso dei feudi di Chiurica, Mirella, Campo Alfano, La Palmenta e Pollaro. Nel corso del XVI secolo la famiglia si suddivise in due diramazioni, quella di Pietro e quella di Giovanni, sposi rispettivamente di Maria De Filippo e Nicoletta Sellaroli. Pietro fu console nel 1509 e capoconsole nel 1517; suo figlio Virgilio I ebbe l'incarico di governatore dell'Annunziata nel 1540.  Il fratello di Pietro, Giovanni, fu nominato governatore dell'Annunziata nel 1521 e inviato come ambasciatore presso Carlo V nel 1535. Al ramo di Giovanni appartiene Domizio, il cui matrimonio nel 1668 con Antonia Colle, sorella di Vito Antonio Colle, leader di primo piano della fazione filoromana del patriziato beneventano, si rivelerà decisivo per le sorti della famiglia. Da questo matrimonio nacquero non solo figli, ma anche e soprattutto quei legami con uomini di potere attorno ai quali si stava attuando la “romanizzazione” del patriziato locale. Uno dei suoi fratelli, Giacomo ( 1-12-1688) nel 1669 divenne vescovo di Guardialfiera. Fra i figli di Domizio, Giovanni Battista III fu consigliere nobile negli anni 1695, 1699, 1709 e 1719, mentre Imperiale nel 1718 fu nominato vescovo di Volturara e Montecorvino. Al cursus honorum della famiglia non potevano mancare i titoli feudali. Giovanni Battista III muore nel 1723. Nel 1727 la vedova di Giovanni Battista III, Vittoria De Simone, acquistò da Raffaella Riccardi-Carafa il feudo di Corsano, al  prezzo di 25400 ducati e senza patto de rehemendo (istrumento del 5-6-1727 approvato dal Cardinale de Althan), che poi avrebbe alienato al figlio Francesco IV. Quest'ultimo, con atto del 30 aprile 1729, acquistò dalla marchesa Anna Antonia Orimini il feudo di Luogosano, sito in Principato Ultra, per 26000 ducati; quattro anni dopo, con diploma imperiale di Carlo VI d’Austria, ottenne per sé, per i figli e discendenti il titolo di marchese del medesimo feudo. A Benevento Francesco IV fu consigliere per ben cinque volte (1731, 1735, 1737, 1739 e 1741), deputato delle fiere (1732 e 1737), dei ponti (1735), revisore dei conti (1738 e 1742) e deputato del teatro (1741). Lo stesso Francesco, inoltre, nel 1744 ereditò dallo zio Carlo Pedicini tutti i suoi beni, che poi avrebbe ceduto al fratello Domizio II, sposo di Beatrice Vulcano, istituendo nella stessa occasione una primogenitura sul patrimonio. Nel Settecento l'ascesa sociale dei Pedicini raggiunge il suo culmine e la famiglia diventa la spina dorsale della nuova classe dirigente beneventana.

La famiglia risulta ascritta al Registro dei Cavalieri di Malta per giustizia perchè passata in Priorato, nel 1757, quarto ava paterna del comm. Petro Paolo Pacca, avendone fatta la prova da Virgilio Pedicino, primo stipite, dal 1540.

La famiglia fu iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 coi titoli di marchese di Luogosano e nobile col predicato di Corsano, in persona di Maria Teresa (n. Napoli, 7-11-1865), patrizia beneventana, figlia di Giovanni Battista (Benevento, 8-10-1833 8 -6-1909) e di Emilia Romaldo dei principi di Arianiello.
Il ramo secondogenito risulta ascritto in detto Elenco coi titoli di nobile dei marchesi di Luogosano, predicato di Corsano, in persona di Ernesto (n. Napoli, 25-9-1849), figlio di Carlo (Benevento, 19-4-1818
† 6-4-1908), patrizio beneventano.
Carlo Pedicini (Napoli, 25-4-1827 Pietramelara, 21-11-1873), fu guardia a cavallo della Compagnia delle Reali Guardie del Corpo.

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le Tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e per Carlo Pedicini e gli atti della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Bibliografia:
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914.
- Roberto M. Selvaggi, “Nomi e volti di un esercito dimenticato”, Grimaldi & C. Editori, Napoli 1990.
- Sovrano Militare Ordine Gerosolimitano di Malta, “Elenco storico della Nobiltà Italiana”, Tipografia Poliglotta Vaticana 1960.
- Ulisse Diligenti, “Storia delle famiglie illustri italiane Pedicini di Beneventi”, Firenze, 1872.
- Erasmo Ricca, “La nobiltà del Regno delle Due Sicilie”, Napoli, 1839.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Elenco storico della Nobiltà Italiana. Compilato in conformità dei Decreti e delle Lettere Patenti originali e sugli Atti Ufficiali di Archivio della Consulta Araldica dello Stato Italiano, Roma 1960.
- L.C. Gentile, La diffusion du «capo dell’Impero» dans l'Italie du Nord, in «Armas e Troféus. Revista de história, heráldica, genealogia e arte», 20 (2018), pp. 109-138.
- G. Pascarella, Nella «renovatio» del patriziato beneventano tra Sei e Settecento: la vicenda della famiglia Pedicini, in «Rivista storica del Sannio», 2 (1996), pp. 147-192.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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