
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Pinto |
Armi:
ramo abruzzese: d'azzurro ai cinque
crescenti d'argento disposti 2,1,2;
ramo napoletano: d’argento ai
cinque montanti rossi disposti 2,1,2
(1).
di Salerno: d'oro alla banda d'azzurro caricata di tre
rose di oro, ed accompagnata nel capo da un lambello a tre
pendenti di rosso. |

© Napoli – Stemma Famiglia Pinto
y Mendoza principi di Ischitella |
La Famiglia Pinto è
di origine portoghese come ci riferisce Biagio Aldimari(2)
riportando le notizie dal “Nobiliario di Portogallo” di D.
Pietro. Apparteneva all'Ordine di Avis che era il
corrispondente portoghese del nobilissimo Ordine di
Calatrava, che insieme a quello di Alcantara, di Santiago e
di Montesa era uno dei quattro Ordini Nobiliari più
prestigiosi di Spagna.
Fu originata da Paio Soares Pinto (†1126) che dimorò nella
Terra da Feira e fu padre di D. Maior Pais Pinto, moglie, a
sua volta, di D. Egas Mendes de Gundar, alleato del Re D.
Alfonso I Henriques nella battaglia di Campo de Ourique (25
Luglio 1139).
Da questo matrimonio nacquero Rui Viegas Pinto e Pedro Viegas Pinto, il quale, dal suo matrimonio con D. Toda
Martinis das Chãs, figlia di Martim Moniz de Resende e di D.
Châmoa Esteves, iniziò una generazione che usò da allora il
cognome Pinto.
Col passare dei secoli, uno dei rami cadetti delle
discendenze originate dai figli di Vasco Garcês Pinto,
Signore di Torre da Chã, e sua moglie, D. Urraca Rodrigues
de Sousa, che darà al Sovrano Militare Ordine di Malta (vedi
lapidario) il
68° Gran Maestro nella persona di Frate D. Manuel Pinto da
Fonseca (1681†1773), passò in terra di Castiglia, rinnovando
il proprio diritto nobiliare grazie a concessioni avute
dalla Corona Spagnola.
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L’aspetto simbolico dell’Arma di Famiglia fu mantenuto in
terra iberica, ma ne fu mutato il codice cromatico: non più un
campo d’argento con cinque crescenti vermigli posti “en sotuer” come in origine, ma
cinque crescenti d’argento in campo azzurro.
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I Pinto di Spagna (ovviamente meno importanti dei
loro omonimi portoghesi appartenenti alla discendenza
principale), più volte distintisi per meriti militari, ebbero,
tra i loro discendenti, l’Ufficiale Asburgico António Pinto, che
venne in terra d’Abruzzo al seguito del Capitano Bernardo de
Rosales. A tale Capitano fu venduto, per 20 ducati, il
territorio di Scopplito dal
Vicerè D.
Pedro de Toledo, in seguito allo smembramento, nell’anno
1537, del Contado di L’Aquila per decisione del Principe d’Oranges.
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E fu proprio in questo territorio in cui l’Ufficiale Antonio Pinto decise di stabilirsi, insieme ai rappresentanti di
altre famiglie spagnole quali i catalani Carta, i Valente
(da Valencia) e i de Carolis. Ad ulteriore suffragio
dell’appartenenza di António Pinto alla famiglia spagnola
insignita di Titolo Nobiliare, si evidenzia il ritrovamento,
tra le mura di una dimora settecentesca appartenuta al suo
omonimo diretto discendente Antonio Pinto (1668 † 1745), dello
stemma di famiglia realizzato in pietra, recuperato e
tuttora conservato. |
La sua discendenza si unì, nel 1938, con quella degli Angelone, importantissima famiglia aquilana di
cui si hanno notizie fin dal 1144, che ha dato alla Città
numerosi Magistrati, Cavalieri e perfino un Camerlengo
(Pasquale, nel 1221), imparentata dal 1863 anche con i
Marchesi Picella, proprietari del Castello aquilano di
Santanza.
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I
Pinto che si diramarono, probabilmente per sfuggire al
famigerato
tribunale dell'Inquisizione, in Napoli innalzavano per arma l’antica
insegna degli antenati portoghesi; furono aggregati al
Patriziato del
Seggio di
Porto e, dopo l’abolizione dei Sedili (1800), furono
iscritti nel Libro d’Oro Napoletano.
Nella chiesa dello Spirito Santo in Napoli(3)
fu sepolto il capostipite LUISE FREITAS Pinto (?, 1592 † Napoli,
1672, figlio di Manuel e Paula Carvalho, che sposò in Napoli
nel 1636 Caterina de Mendoza, figlia ed erede di Gonsalvo.
Dal matrimonio nacque LUIGI EMANULE Pinto
y Mendoza (Napoli,1639 † ivi,1690)
che nel 1662 sposò Geronima Capece Bozzuto, famiglia patrizia
napoletana. Fu scrivano di ratione della
Regia Gran Corte della
Vicaria, nel 1671 comprò dalla famiglia
Turbolo i feudi di Ischitella
(in precedenza acquistato da Giovan
Bernardino Turbolo per 54.000 ducati, “pagandoli all’Ospedale
degli Incurabili di Napoli in parte del legato fatto a detto
luogo da Prospero Turbolo”) e Peschici,
in
provincia di
Capitanata, e
nel 1681 fu insignito coi titoli di
principe di Ischitella e barone
di Peschici.
GASPARE
Pinto y Mendoza (1645 † ?), fratello
del citato Luigi Emanuele, fu Tesoriere Generale del Regno di
Napoli
e nel
1667 sposò Anna Maria Lagni dei marchesi di Romagnano, erede del
feudo di Montacuto; per figlio ebbero LUIGI (1671 †
1714),
marchese di Romagnano, decorato nel
1703 col titolo di principe di Montacuto.
LUIGI EMANULE (Napoli, 1668
†
Ischitella,1704),
secondo principe di Ischitella e secondo barone di Peschici alla
morte del padre, sposò a Napoli nel 1695 Anna Rosa Caracciolo,
figlia di Vincenzo barone di Sirignano.
FRANCESCO EMANULE (Napoli,1697
† ivi
1767),
marchese di San Giuliano,
terzo principe di Ischitella e terzo barone di Peschici
alla morte del padre, nel 1718 sposò in prime nozze Giulia
Caracciolo Rossi, figlia di
Carlo Giuseppe principe di Atena, e nel 1728 fu decorato del
titolo di principe sul cognome;
nel 1738 sposò in seconde nozze la nobildonna Zenobia
Miroballo
dei principi di Castellaneta. Il principe, molto religioso ed
osservante della
novena del Santo Natale,
fu un
grande collezionista di presepi, ne aveva di ogni materiale e
disposti in ogni stanza del suo palazzo; ricevette la visita
della Viceregina austriaca che restò incantata dal magnifico
corteo dei Re Magi.
I coniugi, divenuti anche feudatari di Quadrelle (Avellino), vissero nel
loro sontuoso palazzo di Napoli, considerato all’epoca uno dei
più ambiti salotti della città per l’assidua presenza di artisti
e letterati, e per l’ingente raccolta di opere d’arte. |

©
Napoli - dietro la fontana, il
palazzo appartenuto ai principi Pinto |
Il principe PASQUALE (Napoli,1728
† ivi,1824),
alla morte del padre quarto principe di Ischitella e quarto
barone di Peschici, sposò, in prime nozze, nel 1754 la
principessa Maria Vittoria Rospiglioni e nel 1777, in seconde
nozze, la nobildonna Antonia Maria
Loffredo, figlia ed erede di Carlo principe di Migliano e
marchese di Trevico.
Vendette il feudo di Quadrelle alla famiglia
Pagano del Seggio
di Porto.
Francesco,
marchese di San Giuliano, Maresciallo di Campo, con decreto
del 7.10.1819 fu nominato Cavaliere di Gran Croce del
Real
Ordine Militare di San Giorgio della Riunione.
MARIA GIUSTINA (Napoli,1757
† Neuilly-sur-Seine,1842),
figlia dei predetti Pasquale e Maria Vittoria Rospigliosi, sposò
nel 1780 Fabrizio
Ruffo, principe di Castelcicala. |

©
Napoli, stemma della Famiglia Ruffo dei principi
di Castelcicala con le insegne delle
famiglie imparentate:
nel
1° dei Ruffo; nel 2° d'argento a cinque crescenti
montanti di rosso (Pinto);
nel 3°d'argento a tre fasce di rosso (Carafa);
nel 4° di rosso a tre caprioli d'argento, accompagnati in
capo da un
lambello di tre pendenti dello stesso (Ligni). |
Il fratello, il principe FRANCESCO EMANULE (Napoli,1788
†
ivi,1875),
principe di Ischitella e patrizio napoletano, nel 1855 ereditò
da Casa Caracciolo i titoli di
principe di Migliano, marchese
di Trevico e di Sant’Agata.
Intraprese la carriera militare e raggiunse nel 1812 il grado di
colonnello comandante del reggimento dei cavalleggeri della
Regia Guardia. Fu Ciambellano di re Giuseppe Buonaparte e,
successivamente, aiutante in campo di
re Gioacchino Murat;
partecipò alla campagna di Russia, fu Ministro della guerra
delle Due Sicilie dal 1848 al 1855. Ottenne molte onorificenze:
Croce Ufficiale della Legion d’Onore, Gran Cordone delle Due
Sicilie, Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, ecc.
Nel 1805 sposò, in prime nozze, la nobildonna Tersa
Serra e nel
1849, in seconde nozze, Margherita Dauli, vedova di Nicola
Brancaccio principe di Ruffano.
Nel 1860 a malincuore firmò un documento col quale consigliava a
Francesco II di Borbone
di abbandonare Napoli e, subito, dopo, spezzò la penna. Alla
caduta del Regno preferì andare in esilio a Parigi; rientrò
nella sua amata Napoli poco prima di morire. |

Francesco Emanuele
Pinto y Mendoza, principe di Ischitella (1788
†
1875) |
I titoli di principe di Ischitella,
principe di Migliano, marchese di
Trevico e marchese di Sant'Agata
passarono in Casa del Tufo, a seguito di matrimonio avvenuto nel
1829 tra la principessa MARIA ANTONIA Pinto y Mendoza (1806
† 1894)
e Giovanni Cesare
del Tufo, duca di San
Demetrio.
I titoli di principe
di Montacuto e marchese di
Romagnano passarono in Casa Spinelli a seguito di
matrimonio contratto Napoli nel 1738 dalla principessa BARBARA
CATERINA (1717
†
1749)
con Troiano
Spinelli, duca di Laurino.

Napoli - Villa
appartenuta ai Pinto principi di Ischitella, in
precedenza era di Pietro Santacroce |
Un ramo dei Pinto si trasferì
in Salerno ove fu ascritto al
Seggio di Portanova.
Ebbe molti feudi tra i quali San Martino Cilento e Casalicchio.
Il barone Ludovico Pinto cedette nel 1653 il feudo di S. Martino
Cilento a don Diego Quintana per 15000 ducati. Si ricordano di
questa potente e nobilissima famiglia: don Giulio Cesare Pinto
barone di Piedimonte
e don Fabrizio Pinto
duca di Aquara. |
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© Napoli - Stemma Pinto. A
destra: Cappella Palatina del Maschio Angioino -
Conferenza su "L'amor Cortese a Napoli" e "I Cavalieri
dell'Ordine del Nodo" |
Ancora oggi, quando si parla dei personaggi che hanno dato
lustro alle città del Meridione, la famiglia Pinto viene
ricordata
nelle conferenze che hanno
per tema la storia e l'araldica.
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Famiglie
imparentate con casa Pinto |
Parentele contratte dai Pinto, oltre alle già
citate famiglie Caracciolo, Miroballo, Ruffo, Spinelli, del Tufo,
ecc. :
LOFFREDO:
Caterina Pinto y Mendoza, figlia di Gaspare e di Anna Maria
Lagni dei marchesi di Romagnano (1672 †
?),
vedova di Antonio
Montalto, duca di
Fragnito, sposò nel 1696 Mario Camillo
Loffredo (Napoli,1659 † ivi,1749),
principe di Cardito e marchese di Monteforte
de MARI:
Maria Teresa (1789 † 1821),
figlia principe
Francesco Emanuele e di Margherita Dauli, sposò nel 1818
il patrizio napoletano Giuseppe
de Mari
dei Principi d’Acquaviva.
MALASPINA: Gregorio (1673 † 1746),
principe di Montacuto, sposò la marchesa Cristina
Malaspina.
de MARTINO:
Maria Giuseppa (1787 † 1840),
figlia del principe Pasquale e di
Antonia Maria Loffredo, sposò nel 1823 Giuseppe de Martino,
barone di Montegiordano.
MONTALTO: Caterina, figlia di
Gaspare e di Anna Maria Lagni,
nel 1692 sposò Antonio
Montalto,
duca di Fragnito. |
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Note:
1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
2) - Delle Famiglie Nobili
Napoletane, e forestiere…”, libr. III, pag. 689.
3) - La chiesa e il monastero furono
demoliti per far posto all'attuale sede della Prefettura.
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