Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Poerio

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma di Taverna: d'azzurro, allo scaglione d'argento accompagnato in capo da due stelle (6) d'oro ed in punta da una rosa di rosso.
Altra di Taverna: allo scaglione d'oro, accompagnato in capo da due stelle dello stesso (8) in campo d'azzurro, ed in punta da una rosa d'oro in campo d'argento.
Arma di Cosenza: d'azzurro, allo scaglione d'oro caricato da un nodo a quattro punte di nero accompagnato in capo da due stelle crinite d'oro.
Altra di Cosenza: d'azzurro, alla banda d'oro accompagnata da sei rose di rosso, tre in capo e tre in punta.
Altra di Cosenza: d'oro, alla banda d'azzurro accompagnata da sei rose di rosso, tre in capo e tre in punta(1).
Di Catanzaro: d'azzurro, alla montagna d'oro sormontata da due stelle (8) del medesimo e caricata di una rosa di rosso(1bis).
Arma concessa da re Gioacchino Murat con diploma del 25 marzo 1813 al barone Giuseppe Poerio: uno steccato rosso, colle punte di ferro, in campo azzurro. L'interno dello steccato, diviso, orizzontalmente, in due parti ineguali, da una fascia d'oro: nella parte inferiore, un compasso d'oro, aperto, fra le gambe dello stesso, una rosa d'argento; dai lati, due stelle, parimente d'argento. Il capo dello scudo dei baroni, scaccato argento e vermiglio. Le caselle dello scaccato sono trentanove, in tutto: tredici, orizzontalmente, e 3 verticalmente; le angolari, d'argento(2).

Titoli: patrizi di Cosenza, nobili di Taverna, nobili di Catanzaro, nobili di Crotone, nobili di Policastro, nobili di Reggio, baroni di San Marco, baroni di Feroleto, baroni di Rocca, baroni di Poerio, baroni di Montibus e Belcastro, baroni di Cucinà, Tacina, Cardito, Le Silette e Spinalba, baroni di Riccio, baroni di Quartieri o Maldotto.


Taverna, stemma Poerio

Di origine francese, Odoardo, famiglio del re di Francia Luigi VII ebbe in possesso una grande contea.
Riccardo, nipote di Odoardo, generale del re San Luigi IX, partecipò alle crociate contro i turchi.
Non si conosce la datazione esatta del passaggio in Calabria, ma sappiamo che nel 1168 Albrisio o Alboisio Poerio di Calabria, signore della città di San Marco (oggi comune di San Marco Argentano in provincia di Cosenza) offrì sette suoi vassalli al re di Sicilia Guglielmo II detto il Buono per l'impresa della 3^ crociata.


San Marco Argentano


San Marco Argentano, il mulino

Frà Dionigi da Taverna, nel 1234 era abate di Fateano.
Il 20 dicembre 1239, l'imperatore Federico II concesse a Pietro Poerio, figlio di Pierio suo gran squadrario, che fosse annoverato fra i privilegiati della sua corte, il privilegio iniziava con le seguenti parole: Magnifici Petri de Pijerio dicti de Calabria, nostri magni squadrarlii, filii quondam Pyerii per nos V. Domini oppidi S. Marci nostri Brutis fidelissimi baronis grata servitia praesenti digne relatu et future memoria qualiter praefatus Petrus in obsidione Placentia ad nostrorum rebellorum reprimendum audacionem strenuissimus miles decertando se ostendit... .
Da San Marco, in Calabria Citra, si diramarono in Calabria Ultra e Napoli.
Giudone, signore di Feroleto, sul finire del Duecento fu Gran Giustiziere del regno di Sicilia, sposò Elida figlia d'Ugone, conte di Vadimonte e d'Ariano, ebbero per figlio Errigo, il quale ereditò i feudi di sua madre in Francia ed il feudo di Feroleto da suo padre, da una platea del 1302 risulta signore di molte nobili terra, tra di esse quella di Taverna, ed è il primo che  si noma cittadino di Taverna, lo stesso anno sposò Francesca d'Altamura.
Riccardo de Poeriis, da un atto del 1317 viene citato col titolo di dominus e miles.
Nicolò Poeriis, fu milite della regina Giovanna II, nel 1420 gli venne restituito il feudo di Poeriis.
A Rhaone, nel 1424, la regina Giovanna II gli concesse la bagliva di Catanzaro ed il feudo fiscale del molino sotto il Sorbo, ammesso nell'Ordine dei Cavalieri di Malta nel 1429, ottenne la commenda di Feroleto, nel 1436 ebbe la conferma del molino da Giovanna Ruffo, marchesa di Crotone, riconfermato ai figli Pietro e Teseo da re Alfonso I d'Aragona nel 1447; Pietro, nel 1455 ebbe il privilegio di commensale regio da Ferdinando, 11°duca di Calabria e futuro re Ferdinando I d'Aragona, nel 1456 gli venne confermata la bagliva di Catanzaro; lo stesso re Ferdinando, con privilegio del 1463, gli concesse oncie dieci l'anno.
Gualtiero, nato a Taverna, U.J.D., il 24 aprile 1456 fu nominato da re Alfonso d'Aragona presidente della Regia Camera della Sommaria.
Pietro, figlio di Gualtiero, nel 1470 fu nominato governatore di Rossano e nel 1472 governatore di Nicotera.
Antonio, figlio di Pietro, dopo essersi addottorato a Pisa, nel 1492 fu nominato regio governatore di Bisignano ed Acri; avendo parteggiato per la causa aragonese, nel 1495, sotto Ferdinando II d'Aragona gli fu concessa la bagliva e la mastrodattia di Scigliano.
Giovanni, commendatore di Trevico, nel 1502 fu nominato capitano regio di Crotone.
Giovanni Battista o Giovanni, appellato magnifico messere, ebbe per figli: Beatrice, sposata a Marco Ferrari, nobile di Taverna, il loro figlio Antonello sarà il capostipite dell'omonimo ramo Ferrari; Raimondo, nato a Taverna, zoologo, entrò a far parte nell'Ordine dei Predicatori, fu Vescovo di Belcastro dal mese di settembre 1474 al 9 agosto 1518 per dimissioni, a succedergli fu suo nipote Leonardo Levato di Taverna; ed Ettore, il quale ebbe per figli: Maddalena, suora; Bernardina, sposata al nobile Perello di Cinzio; Camillo, medico, filosofo, nel 1522 difese la sua città affinchè rimanesse Regio Demanio, si trasferì a Catanzaro dove sposò la sorella del Vescovo Giovanni Antonio De Paola, rimasto vedovo e senza prole, nel 1544 sposò in seconde nozze Cassandra Mazza, famiglia nobile di Taverna che si era trasferita a Catanzaro, con la quale ebbero per figlio Giovan Matteo, capostipite dei Poerio di Catanzaro, i suoi discendenti furono ascritti alla nobiltà di Catanzaro nelle persone di Marcello, Cesare, Giovan Battista e Francesco; il quarto figlio di Ettore fu Virgilio, U.J.D., si addottorò a Napoli l'11 settembre 1511, nel 1516 sposò Veronica De Paola, figlia di Evangelista, con la quale generarono: Elisabetta, sposata a Giuseppe Durante; un'altra figlia, sposata a Coletta Schipani, ebbero per figlio Luzio che generò Mario Schipani, famoso in Napoli; per figlio maschio ebbero Giovan Battista, addottorato in legge a Roma l'8 aprile del 1544, tornò in patria per esercitare la professione, fu amico di Giovan Battista Sersale, barone di Sellia, il quale gli fece dono di una tenuta di terre dette l'imperadore, esercitò uffici regi ad Amantea e Crotone dove sposò in prime nozze Lucrezia Berlingieri, rimasto vedovo e senza figli, si risposò con Beatrice Nicotera, figlia di Bernardino, nobile di Nicastro, ed ebbero come figli: Isabella, sposata a Giulio Madera, U.J.D. di Campana; Faustina, sposata a Michelangelo Ricca; Lucrezia, sposata a Giacomo Madotto, il quale non avendo avuto prole istituì il Monte di Pietà; Ottavio, morì celibe; e Giovan Paolo, sposato a Crotone con Dianora Crescenti, famiglia nobile del Seggio, con la quale generarono Fabio, Giovan Battista e Giovan Bernardino, morti celibi, e Pietro, il quale in Taverna diede prosieguo al ramo, addottorato a Napoli il 26 gennaio 1601 in legge, fu Sindaco dei Nobili di Taverna, il 24 settembre 1624 acquistò la Sezione Pantane del feudo Riccio dal barone Francesco Antonio Ricca, sposò Porzia Perrotta, figlia di Jacopo, ed ebbero per figli: Beatrice († 1697), monaca; Lucrezia, sposata a Fulvio Monizza (o Monizio); Dianora (1627), ereditò il feudo di Pantane da suo padre in quanto gli altri congiunti le premorirono, sposata a Vincenzo Mazza, ebbero per figlie Porzia e Teresa, baronessa di Pantane come erede di sua madre, ottenne intestazione il 21 febbraio 1698, che sposando  Alessandro Ferrari, pronipote di sesto grado di Marco e Beatrice Poerio, portò in questa casata il feudo; Antonio (1629), morì celibe; Giuseppe, cappuccino, con il nome di frà Bonaventura, fu Provinciale dell'Ordine; e Carlo († 1655), sposato ad Anna Veraldi ebbero per figlio Fortunato il quale morì fanciullo e con lui si estinse questo ramo.
Giovan Paolo in seconde nozze aveva sposato Felice Labruta, figlia di Ortensio nobile del Seggio, ebbero per figlio Giuseppe il quale essendo morto in giovane età questo ramo si estinse.

Taverna, Chiesa di Santa Barbara, Oratorio del Santissimo Salvatore, dipinto commissionato dalla Famiglia Durante


Taverna, Palazzo Poerio, poi Catizone

Taverna, Chiesa di San Domenico, Altare del Santissimo Crocefisso fatto realizzare dalla Famiglia Poerio nel 1682,
inoltre la Chiesuola di San Giovanni Battista, costruita nel Seicento nel quartiere di Santa Barbara, era jus patronato
della famiglia, all'interno era custodita la tela di Mattia Preti raffigurante il Battesimo di Cristo


Taverna, Chiesa di San Domenico, Altare del Santissimo Crocefisso, stemma Poerio

Taverna, Chiesa di San Domenico, Altare della Famiglia Preti, pala eseguita da frà Mattia Preti (Taverna, 25 febbraio 1613 †
La Valletta, 3 gennaio 1699)
, Commendatore dell'Ordine di Malta, raffigurante la Predica San Giovanni Battista con auoritratto

Ramo dei baroni di Poerio

Scrisse Umberto Ferrari, nobile di Taverna, che questo feudo era retto jure longobardorum e questo ne comportava la quasi polverizzazione, il loro sistema successorio col tempo scomparve per essere sostutuito da quello jure francorum. Ricadente nel territorio di Taverna era costituito da otto porzioni non tutte contigue.
A Carlo Poerio, nobile di Taverna, fu concesso un ottavo del suffeudo di Poerio composto dall'intera sezione Cotura alla Basilicata e Staglio Grande o Cardito e Feudicello con dipolma del 15 dicembre 1435 da Giovanna Ruffo (Giovannella), figlia di Nicolò, contessa di Catanzaro, marchesa di Crotone, baronessa di Altavilla e Taverna, sposata ad Antonio Colonna, principe di Salerno, nipote di papa Martino V;  con privilegio del 26 febbraio 1447, re Alfonso I d'Aragona gli confermava il possesso del suffeudo; con privilegio del 26 febbraio 1477 re Ferdinando d'Aragona  mutò la natura suffeudale del bene in feudo.
Alfonso, figlio di Carlo, barone della sezione del feudo di Poerio per successione a suo padre, Utroque Jure Doctor, si addottorò nel 1475 a Padova, dove fu lettore di diritto feudale nel 1477, e nel 1485 consigliere del collaterale e giudice della Repubblica di Siena, fu familiare del cardinale d'Aragona nel 1479; sposò Isabella Poerio, sua congiunta, figlia di Nicolò (capostipite del ramo dei baroni di Rocca) e di Beatrice Rocca ed ebbero per figli, tra gli altri: Lattanzio, U.J.D., fu governatore di Amantea nel 1520, ereditò la sezione del feudo con i suoi fratelli diviso in parti uguali, secondo il diritto longobardo, ebbe per figli Camillo, premorì al padre ed ebbe discendenza, Rotilio, dal quale nacque Muzio che sposando Lucrezia Ferrari dei baroni di Cropani ebbero Rotilio che vendette la sua porzione di feudo al cugino, Capitano Giuseppe Poerio; Rao, Commendatore nei Cavalieri di Malta, essendo morto celibe la sua porzione di feudo fu divisa dai suoi fratelli; e Camillo, il quale ereditò la metà della sezione del feudo, ebbe per figlio Vincenzo, erede di suo padre, sposò Diana Poerio, sua congiunta, ebbero per figlio il citato Capitano Giuseppe, il quale successe nel feudo a suo padre, questo ramo fu detto del Capitano Giuseppe; acquistando da suo cugino Rotilio la metà della sezione del feudo di Poerio, con regio assenso del 2 settembre 1616, ne divenne unico possessore, ebbe per figli Vincenzo e Francesco, con testamento del 1622  gli divise la sezione del feudo in due parti uguali; Vincenzo ( Taverna, 25 giugno 1625) ebbe per figlio Giovan Battista (1622 1686), sposato a Caterina Cecilia Cattaneo ( 1690), fu erede della porzione del feudo, ebbero per figlia Isabella o Belluccia Poerio che successe a suo padre, sposò Francesco Poerio (1638 1710), Cavaliere di San Giacomo della Spada, figlio di Cesare (di Girolamo, di Alfonso, di Nicolò che aveva sposato Beatrice Rocca) e di Lucrezia Pallone dei baroni di Valle Perrotta, ebbero per figlie: Rosa, nel 1712 sposò il congiunto Alfonso Poerio, barone di Belcastro (figlio di suo cugino Girolamo) ed ebbero per figlia Giovanna, la quale ereditò dalla sua ava Isabella, in quanto sua madre premorì, metà della metà di un ottavo del feudo in data 20 aprile 1750, sposò Ignazio Majorana, nobile di Catanzaro, vendette la sua parte del feudo a Francesco Cosco, con regio assenso del 17 agosto 1750; e Maria Cecilia detta Lucrezia (Taverna,1688 1734), nel 1708 sposò in prime nozze il congiunto Annibale Poerio, fratello di Alfonso, barone di Belcastro, e nel 1715, in seconde nozze Ferdinando de Nobili, nobile di Catanzaro, ed ebbero per figlio Girolamo (Catanzaro, 2 settembre 1715) il quale ereditò  dalla sua ava Isabella l'altra metà della sezione del feudo Poerio, ammesso nei Cavalieri di Malta nel 1741 divenne Balì dell'Ordine, vendette il feudo a Giuseppe Poerio con regio assenso del 30 ottobre 1751.
Il citato Francesco (1600 ante 1676), figlio del Capitano Giuseppe e fratello di Vincenzo, ereditò l'altra metà della sezione del feudo, ebbe per figli: Angela (1630); Felice (1634 1695), sposato a Margherita Veraldi, baronessa di Pausino, ebbero l'unica figlia Rosa; e Giacinto (1641 1721) i quali con Rosa, figlia di Felice, s'intestarono la porzione del feudo, successivamente le quote pervennero a Giuseppe (1697 1767) figlio di Giacinto, sposato a Teresa Veraldi, nobile di Taverna (ebbero per figli, tra gli altri, Salvatore ed Emanuele, questo ramo si estinse nel 1866) il quale vendette a Sebastiano Ferrari, nobile di Taverna, le quote che gli erano pervenute da suo padre Giacinto e dalla zia Angela, e nel 1741, il terzo pervenuto da Rosa Poerio, al suo congiunto ed omonimo Giuseppe (Taverna, 1695), figlio di Girolamo, barone di Montibus, il quale nel 1749 acquistò i feudi Le Silette e Spinalba dal marchese Spinelli di Fuscaldo.  Giuseppe (1697 1767) ottenne da suo fratello Alfonso, barone di Belcastro, la cessione e refuta del feudo di Cucinà; inoltre acquistò l'altra sezione del feudo Poerio da Girolamo de Nobili, con regio assenso del 30 ottobre 1751 per il prezzo di ducati 1.000; nel 1723 sposò Giulia Marincola dei baroni di San Calogero.
Annibale (Catanzaro, 1786) figlio di Giuseppe e Giulia, ereditò tutti i feudi di suo padre, sposò in prime nozze Maria Schipani, nobile di Taverna, ed in seconde nozze Olimpia Marincola Cattaneo.
Carlo (1747 1817) figlio di Annibale e Maria, successe a suo padre, poeta vernacolo, sposò Gaetana Poerio, figlia di Girolamo, barone di Belcastro, ed ebbero per figli: Leopoldo, Raffaele, i quali presero parte ai moti liberali della prima metà dell'Ottocento, ed il primogenito Giuseppe (Belcastro, 1775 Napoli 1843) il quale successe al padre, sposò Carolina Sossisergio.
Alessandro (1802 1847) figlio di Giuseppe, gli successe nei feudi, poeta, morì celibe per la causa liberale a Venezia.
Carlo (18031867), successe al  fratello di Alessandro, si battè per la causa liberale, morì improle.
Giuseppe (Corfù, 1828 Napoli, 1899), Cavaliere della Corona d'Italia, figlio del citato Raffaele e di Maria Teresa de Nobili, cugino di Carlo, fu il suo successore; ebbe per sorella Gaetana (Malta, 27 settembre 1829), sposata a Milano il 24 luglio 1860 a Giovanni Nicotera, Deputato al Parlamento Nazionale e già Ministro dell'Interno; per fratello Guglielmo (Malta, 25 settembre 1831), Colonnello di Artiglieria, Cavaliere dell'Ordine Mauriziano, Ufficiale della Corona d'Italia. Giuseppe sposò Antonietta Bernucci dei patrizi di Sarzana (2 febbraio 1838), figlia di Agostino dei conti di Vezzano, e della marchesa Isabella Malaspina, ed ebbero per figli: Raffaele (Napoli, 12 dicembre 1865), ed il primogenito Carlo (Milano, 23 settembre 1863), sposato a Napoli con Rosalia Pironti; con suo fratello furono iscritti nell'Elenco Regionale e nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 col titolo di Nobile di Taverna.
Il citato Leopoldo, zio di Giuseppe, sposato a Giovanna Merida ebbero per figli Odoardo ed Enrico (nato a Napoli, tra il 1813 ed il 1816), non ebbero discendenza. Enrico seguì il padre in esilio a Firenze, parlava inglese e francese, combattente, poeta e scrittore, collaborò alla rivista Panteon dei Martiri della Libertà Italiana.

Davide Andreotti in "La Storia dei Cosentini" Vol.III pagg. 266-267, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner 1987, riporta lo scritto di Enrico Poerio pubblicato sulla rivista Panteon dei Martiri della Libertà Italiana, Cap. XXIV, che presentiamo di seguito:

Ramo dei Baroni di Rocca

Nicolò Poerio, nobile di Taverna, sposò Beatrice Rocca, figlia di Federico, dal 1549 baronessa del feudo di Rocca (sezioni Serrone e Brolito), come erede di suo nonno Giovanni Andrea, secondo il diritto longobardo; ebbero per figli: Isabella, sposata ad Alfonso, figlio di Carlo, barone di una sezione del feudo Poerio; Dianora, sposata a Vincenzo Poerio; Alfonso; Giovan Pietro; Cesare; Giova Paolo; Achille, il quale possedette il feudo di Riccio (sezione Cutura); Nicola, nato postumo.
Alfonso, U.J.D., sindaco di Taverna nel 1532, sposò Faustina Blasco, nobile di Tavera. Con suo fratello Giovan Pietro successero nel feudo in quanto gli altri fratelli non ebbero discendenza.
Girolamo, figlio di Alfonso, ereditò la parte del feudo da suo zio Giovan Pietro e la quota di suo padre, ebbe per fratelli: Marcello, Pietro Antonio, barone di Riccio come erede di suo zio Achille, ed Orazio, ammesso nell'Ordine Gerosolimitano il 28 maggio 1588 ed ebbe il grado di Commendatore, rinunciò ai suoi diritti feudali in favore dei fratelli. Girolamo sposò in prime nozze Ippolita Mandile con la quale ebbero Alfonso, ed in seconde nozze Vincenza Marincola e generarono Dianora, sposata ad Ottavio Ferrari dei baroni di Cropani, e Cesare (Taverna 1609 1667).
Alfonso, sacerdote, nel 1676 testò a favore dei nipoti, figli di Cesare, il quale aveva sposato: in prime nozze Giulia Sinopoli ed ebbero per figli Orazio e Giovanna, che sposò Tommaso Schipani, barone di Galterio di Donna Teodora Frosina; in seconde nozze Lucrezia Pallone dei baroni di Valle Perrotta ed ebbero dieci figli, tra gli altri, Biagio Ottavio Annibale (1648 † 18 novembre 1722), frate cappuccino col nome di frà Bonaventura, divenne Generale dell'Ordine per poi essere nominato arcivescovo di Salerno dall'8 novembre 1697 fino alla sua morte.


Ritratto del Vescovo Bonaventura Poerio

Salerno, cappella Poerio. A destra: monumento del Vescovo Bonaventura Poerio


Stemma del Vescovo Bonaventura Poerio

Francesco e Carlo, successero al loro padre, barone Cesare (con i nipoti Domenico Antonio, sacerdote, e Cesare, figli del loro fratello Michele). Francesco (Catanzaro, 1638 ivi, 1710), Cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, sposò in prime nozze Isabella o Belluccia Poerio ed ebbero per figlie Rosa, sposata ad Alfonso Poerio, e Cecilia Lucrezia, sposata a Ferdinando de Nobili, Cavaliere di Malta.
Carlo, fratello di Francesco, Cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, sposò Beatrice Poerio, ed ebbero per figlio Girolamo, barone di Montibus.  
Alfonso, barone di Montibus e Cucinà, figlio di Girolamo, fu l'ultimo intestatario, come erede dell'avo, con decreto della Gran Corte della Vicaria del 2 dicembre 1710, ed è probabile che lo sia stato anche per la quota del prozio Francesco.
La sezione Serrone non essendo stata oggetto di successiva intestazione nei cedolari perse il rango di feudo, nel 1759 il fondo fu ceduto dal barone Alfonso, a suo nipote Tiberio in cambio della secondogenitura di suo padre. Nel 1867 proprietaria era Raffaella Poerio, nipote di Tiberio. Il fondo fu ereditato da Raffaelina Poerio, nipote di Raffaella, sposata a Giuseppe Ferrari, nobile dei baroni di Pantane, poi venduto a sua sorella Ippolita Poerio.
Altra sezione del feudo di Rocca era Percocisi-Casolina, in territorio di Taverna, oggi località denominata Racisi nella Sila Piccola, possessore era il barone Giovanni Andrea Rocca il quale aveva avuto significatoria di relevio l'11 settembre 1590 quale erede del padre Giovan Vincenzo (di Federico, di Giovanni Andrea capostipite), sposato a Dianora Teutonico, nobile di Taverna, ebbero per figlie Isabella e Dianora, e per maschi: Ferrante, sposato ad Ippolita Garzia, ebbero come figli Diego e Giulia; Carlo; Annibale, sposato a Vittoria Ricca, nobile di Taverna, ebbero l'unica figlia Camilla; ed il primogenito Vincenzo, tutti eredi del padre secondo il diritto longobardo.


Sila Piccola, Villaggio Racisi

Camilla Rocca, sposata a Luigi Poerio, nobile di Taverna, generarono Saverio (Taverna, 1676 † ivi, 1722), s'intestò la terza parte del feudo di Rocca come erede di sua madre Camilla e di Diego Rocca, cugino della madre. Sposato con Antonia Piterà, nobile di Catanzaro, ebbero per figlio Domenico (Taverna, 1699 † ivi, 1766), erede di suo padre Saverio, creando la Casata Poerio Piterà, sposò in prime nozze Maria Coccia ed in seconde nozze Teresa Raimondi.


Taverna, Chiesa di Santa Barbara, Oratorio del Santissimo Salvatore, dipinto commissionato dalla Famiglia Poerio Piterà


Stemma Famiglia Piterà

Arma Piterà: di rosso, alla pianta di verde fiorita di tre pezzi d'oro nodrita di un vaso manicato dello stesso.
Altra: d'azzurro, alla pianta di verde fiorita di tre pezzi d'oro nodrita di un vaso manicato dello stesso.

Saverio Poerio Piterà (Taverna, 1750 † ivi, 1799), erede di suo padre, barone Domenico, sposò Antonia Stocco, dei patrizi di Cosenza, ebbero per figli, tra gli altri, Giuseppe (1781 † 1831, suo figlio Ignazio 1826 † 1868 ebbe discendenza); ed il primogenito Domenico, ucciso col padre dai briganti il 19 febbraio 1799.
Saverio (Nicastro, 1796 † Taverna, 1860), figlio di Domenico e di Maria Procida, fu erede di suo nonno Saverio, ed ebbe l'ultima intestazione.
Eredi nella prerogative nobiliari furono: Luigi, figlio di Saverio, suo fratello Domenico, suo figlio Saverio, e Domenico (Taverna, 1902) figlio di quest'ultimo.

Taverna, Chiesa di Santa Barbara, tomba di Ingnazio Poerio Piterà (1826 1868) di Giuseppe

Taverna, Chiesa di Santa Barbara, soffitto settecentesco dell'Oratorio del Santissimo Salvatore con stemma reale di Casa Borbone


Dipinto commissionato dalla Famiglia Poerio

Taverna, Chiesa di San Domenico, Congrega della Madonna del Rosario; a destra: cleristorio a devozione di Gaetano Poerio

Ramo dei Baroni di Montibus e Belcastro

Girolamo Poerio (Taverna, 1672 1721), figlio del citato Carlo barone delle sezioni del feudo di Rocca, Cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, acquistò per ducati 1.240 dal barone Benedetto Teutonico il feudo di Montibus in territorio di Taverna, con regio assenso del 2 maggio 1701, sposò Giovanna di Tarsia dei patrizi di Cosenza ed ebbero per figlio Annibale (Taverna, 1691 Taverna, 1710), il quale successe nei feudi a suo padre, nel 1708 sposò a Salerno, nel mentre era arcivescovo suo prozio frà Bonaventura, la cugina del padre Lucrezia Poerio, la quale in seconde nozze sposerà Ferdinando Poerio. Acquistò per ducati 1.625 il feudo di Cucinà, in territorio della baronia di Zagarise in Calabria Ultra, da Scipione Monizio, con regio assenso del 4 giugno 1708. Morì improle.
Alfonso (Taverna, 1693 Catanzaro, 1753), successe al fratello, barone Annibale, nel feudo di Montibus e di Cucinà, in prime nozze sposò la cugina del padre Rosa Poerio, in seconde nozze Teresa Poerio, in terze nozze Teresa Sanseverino, baronessa di Mannarino; acquistò il feudo di Belcastro con i casali e bagliva dal duca Carlo Caracciolo con regio assenso del 17 settembre 1715; cedette a suo fratello Giuseppe il feudo di Cucinà, con regio assenso del 1° settembre 1736; precedentemente aveva venduto il feudo di Montibus ad Antonio Giglio con regio assenso del 21 luglio 1721, e successivamente vendette il feudo di Belcastro a Giovan Battista de Mayda, con il patto di ricompra.
Geronimo (1787), figlio del barone Alfonso e di Teresa Sanseverino, esercitò il patto di ricompra sul feudo di Belcastro contro Giovan Battista de Mayda con regio assenso del 18 marzo 1755, ebbe per fratelli Saverio, Tommaso e Vincenzo; sposò Anna Marincola di Petrizzi.
Alfonso, barone di Belcastro con i casali di Andali, Cerva e Cuturella, e la bagliva, come erede per la morte di suo padre, barone Geronimo, suo fratello fu Vincenzo, sua sorella Gaetana ( 1820) che sposò Carlo Poerio, barone di una sezione del feudo di Poerio e barone di Spinalba.
Con Cesare, figlio di Alfonso si estinse questo ramo.


Belcastro (Catanzaro)

Ramo dei Baroni di Cucinà, Tacina e Cardito

Giuseppe (1690 1767), figlio del barone Girolamo (Taverna, 1672 1721), ammesso nell'Ordine Gerosolimitano con suo fratello Carlo nel 1718 con i quarti Poerio, Poerio, di Tarsia e de Chiara, e con prova di Cesare, signore di Rocca e Poerio nel 1447; ottenne cessione e refuta del feudo di Cucinà da suo fratello Alfonso, barone di Belcastro, con regio assenso del 1° settembre 1736, sposò Giulia Marincola.
Annibale ( 1786), successe a suo padre, barone Giuseppe, nel feudo di Cucinà, e dei feudi di Tacina e Cardito, acquistati da suo padre. Sposò Maria Schipani ed ebbero per figli, tra gli altri: Antonia, che nel 1772 sposò Gaetano Tranfo, 5° principe di Cosoleto, ed il primogenito Carlo (1747 1817), che successe nei feudi posseduti dal padre, fu l'ultimo intestatario in quanto colpito dalle leggi sull'eversione (abolizione) della feudalità del 1806. Aveva sposato Gaetana, figlia di Geronimo Poerio, ebbero per figli: Maria (1783 † 1845), nel 1808 sposò Antonio Ferrari († Catanzaro, 1865) nobile di Taverna, storico e poeta; Leopoldo (Catanzaro, 1776 Firenze, 1836), Raffaele (Catanzaro, 1792 † Torino, 1853) attivisti nei moti risorgimentali in Calabria e Napoli, ed il primogenito Giuseppe (Belcastro, 1775 Napoli, 1843), il quale successe nelle prerogative nobiliari della famiglia,  fu avvocato, patrocinò la sua prima causa penale a soli 16 anni, si trasferì a Napoli al seguito del Preside della Provincia di Catanzaro, il brigadiere don Vincenzo Dentice, per difenderlo da una grave accusa; prese parte alla Repubblica Napoletana del 1799. Occupò la carica di Preside di Provincia con re Giuseppe Bonaparte, nel 1808  re Gioacchino Murat lo nominò segretario generale della Gran Corte di Cassazione e nel 1809 regio commissario della Calabria, creato barone (con maggiorasco) con diploma del 25 marzo 1813 gli concesse lo stemma blasonato in apertura. Con il ritorno dei Borbone fu eletto deputato al parlamento napoletano nel 1820-1821; sposò Carolina Sossisergio, figlia di Nicolò e di Carlotta Trompaur.


Barone Giuseppe Poerio

Catanzaro, Palazzo Poerio, già Schipani, ubicato nell'omonima via intitolata a Giuseppe Poerio dal 1874

Giuseppe e Carolina ebbero come figli: Carlotta (1807 1867), sposò Paolo Emilio Imbriani, entrambi patrioti; Carlo (18031867), patriota, uomo politico, deputato al parlamento napoletano nel 1849, al parlamento subalpino nel 1861, candidato al 3° collegio di Napoli ed al circolo elettorale di Catanzaro, il 27 gennaio 1861 veniva eletto al parlamento del Regno d'Italia;

Barone Carlo Poerio, deputato.  A destra: Carlo Poerio tradotto in carcere


Napoli, statua di Carlo Poerio

ed il primogenito Alessandro (Napoli, 1802 Venezia, 1848), erede nelle prerogative nobiliari di famiglia, poeta, conoscitore delle lingue, approfondì nei suoi studi Goethe, recatosi in Germania il poeta lo ricevette nella sua casa di Weimar, partecipò ai moti che si susseguirono nella prima metà dell'Ottocento, morì a Venezia il 3 novembre in casa di Gugliemo Pepe per le gravi ferite riportate il 27 ottobre a Mestre nel tentativo di liberare la città. Nelle prerogative nobiliari di famiglia gli successe il fratello Carlo il quale morì improle.
Vogliamo riportare lo scritto di Benedetto Croce sul loro valore patriottico: una famiglia insigne, tra quelle italiane del Risorgimento, per costanza di pensieri e per incessante fervore di opere e di sacrifici nelle sue tre generazioni, ma soprattutto per la profonda interiorità morale del suo abito di vita, per la schiva austerità del suo alto sentire.


Regio Esploratore Alessandro Poerio


Medaglia del Regio Esploratore Alessandro Poerio, 1915

Ramo dei Baroni di Riccio

Achille, figlio ultrogenito di Nicolò e di Beatrice Rocca, risulta essere in possesso del feudo di Riccio (sezione Cutura) sin dal 1552, nel 1581 elesse suo erede il nipote, Pietro Antonio, figlio del fratello Alfonso, U.J.D., attuario di Taverna, sposò Vittoria Poerio.
Domenico (Taverna, 1607 ivi, 1656), barone di Riccio, come erede per la morte di suo padre, barone Pietro Antonio, sposò Virginia de Nobili.
Pietro Antonio (Taverna, 1628 † ivi, 1670), primogenito del precedente, successe nel feudo di Riccio, sposò Laura Zaccone.
Domenico (Taverna, 1660), figlio del precedente, successe nel feudo, lo vendette a Filippo Dardano di Taverna, con regio assenso dell'8 luglio 1711.

Ramo dei baroni di Quartieri o Maldotto

Feudo in territorio di Magisano presso Taverna, ne ebbe possesso dei tre quarti Cesare Madotto, nobile di Taverna, sposato il 24 aprile 1594 con Isabella Poerio, vedova di Pompeo Poerio, barone della bagliva di Taverna il cui fratello frà Orazio fu ammesso nell'Ordine Gerosolimitano il 28 maggio 1588.
Giulia Madotto, baronessa di Maldotto per successione a suo padre, barone Cesare, sposò Rotilio Poerio e non ebbero prole.

Pompeo Poerio (Taverna 1577 ivi, 1661) U.J.D., fratello uterino della baronessa Giulia, con decreto della Corte di Taverna del 6 febbraio 1655 successe a Rotilio (probabilmente perchè Giulia gli premorì). Sposò Sigismonda Poerio, sua cugina, e generarono Marcello (Taverna, 1608 † ivi, 1666) U.J.D., erede di suo padre, sposò Porzia Majorana, nobile di Catanzaro.


Stemma Majorana con le insegne ecclesiastiche

Arma Majorana di Catanzaro: d'azzurro, a due colonne d'argento in decusse sostenenti con la medesima una piantina di maggiorana al naturale ed accompagnata da tre stelle (6) poste due in capo ed una in punta.
Arma di Reggio Calabria e Sicilia: d'azzurro, a due colonne d'argento in decusse accompagnate nei fianchi da due rose dello stesso, una per lato, ed in capo da un giglio d'oro.

Francesco, barone di Maldotto per successione a suo padre Marcello, nel 1702 vendette i tre quarti del feudo a Pietro Antonio Ferrari.
Giovan Battista (Taverna, 1638  ivi, 1683), con il fratello Giuseppe e la sorella Maria Poerio, figli di Giovanni Angelo e di Lucrezia Teutonico, nobili di Taverna, acquistarono dal barone Carlo Catizone di Camillo, la quarta parte del feudo di Quartieri o Maldotto, sposò Lucrezia Nicoletta.
Maria (Taverna, 1642), sorella di Giova Battista, successe nel feudo, sposò Francesco Blasco, nobile di Taverna.
Giovanni Angelo e Domenico Blasco, nel 1714 presero intestazione del feudo come eredi per la morte della baronessa Maria, loro madre.

Taverna, Chiesa di San Domenico, dipinto raffigurante la Madonna della Purità  commissionato da Giovanni Angelo Poerio e da sua moglie Lucrezia Teutonico come ringraziamento per la guarigione del loro figlio Gennaro da una malattia. Opera realizzata dai due fratelli Mattia e Gregorio Preti (unico esempio a due mani a Taverna), San Nicola da Mattia, e San Gennaro con in mano l'ampolla, da Gregorio, datata tra il 1636 ed il 1640. Gennaro Poerio nacque il 9 settembre 1635, la madre Lucrezia morì il 20 dicembre 1644.

Taverna, altro Palazzo Poerio; a destra: stemma Poerio accollato da due Crocette Patenti di Malta, raro a vedersi su tavola

Ramo dei baroni di Galterio di Donna Teodora Frosina

Scipione, nella prima metà del Cinquecento, acquistò una sezione del feudo di Galterio di Donna Teodora Frosina, in territorio di Taverna, dagli eredi di Roberto Mainardo. Scipione dispose la successione del feudo secondo il diritto longobardo, di conseguenza eredi furono tutti i suoi figli: suor Faustina; Isabella; Giovan Giacomo; Luca Antonio; Giovan Lorenzo, ebbe per figli Pietro, suor Camilla e Lucrezia; ed Ottavio, che ebbe per figli Scipione juniore ed Agostino. Le porzioni di questo feudo furono acquistate, negli anni, dalla famiglia Schipani che possedeva l'altra metà del feudo.

Ramo di Cosenza

Odoardo Poerio ( 5 gennaio 1566), verso la metà del Cinquecento possedeva il feudo di Lochicello od Architello (tre quarti), ubicato in territorio di Belcastro. Pietro († 18 gennaio 1571), barone di Lochicello come erede per la morte di suo padre, barone Odoardo, ebbe significatoria di relevio il 9 ottobre 1567. Agostino ( 9 settembre 1575), barone di Lochicello come erede per la morte di suo fratello Pietro. Beatrice (8 giugno 1581), baronessa di Lochicello come erede per la morte di suo fratello Agostino, ebbe significatoria di relevio il 10 dicembre 1576, sposata a Pirro Cavalcanti, figlio di Cesare dei baroni di Sartano e di Dianora Spadafora dei baroni di Luzzi, ebbero per figlia Giulia Cavalcanti, baronessa di Lochicello come erede per la morte di sua madre, ebbe significatoria di relevio il 30 agosto 1582. Sposata a Cesare Sersale, non avendo avuto discendenti il feudo fu devoluto alla Regia Corte e posto in vendita dal Viceré Duca di Ossuna ed acquistato dai fratelli Geronimo e Paolo Marincola con Regio Assenso del 23 febbraio 1617.
Pellegrina Poerio, ebbe per madre donna di casa Arnone, sposò il giureconsulto Tommaso Parisio, capostipite del ramo del Consigliere, ebbero per figlio, tra gli altri, Aulo Giano Parrasio (Cosenza, 1470 † ivi, 1521) nome latinizzato di Giovan Paolo Parisio, umanista.
Francesco Poerio fu aggregato alla prima piazza di Cosenza nel 1589.
Frà Scipione, ammesso nell'Ordine Gerosolimitano nel 1445.
Frà Scipione, ammesso nell'Ordine Gerosolimitano nel 1656.
Durastante Poerio, canonico della Chiesa Metropolitana di Cosenza, poi decano, risolse una lunga controversia con il suffraganeo di Martirano per il possesso di alcuni feudi.
Papirio, fratello del canonico Durastante e residente a Taverna, fu suo erede, ma la sua biblioteca fu ereditata per metà dai Gesuiti e dai Cappuccini di Cosenza; inoltre nel testamento del 17 luglio 1608, notaio apostolico Giovanni Alfonso delle Piane di Cosenza, Durastante lasciò al canonico don Giovanni Andrea Morelli un oratorio di ducati otto, con peso di due messe la settimana, sopra una casa nella Ruga di S. Tommaso, posseduta da Urania de Majo e Tiberio Caputi (3).
Giacinto, Priore dell'Ordine dei Domenicani di Cosenza, il 24 agosto 1860, firmò la lettera di adesione dell'Ordine dei Domenicani di Cosenza al Comitato Insurrezionale, gli altri confratelli furono: Padre Maestro Frà Domenico Fusco, Padre Raffaele De Piro, Padre Predicatore Generale Frà Vincenzo M. Coscia, Padre Frà Tommaso Saraco, Padre Lettore Frà Vincenzo Aiello, Padre Tommaso Scoppatara, Padre Vincenzo Rago (4).

Cosenza, Complesso Monumentale di San Domenico, stemma dell'Ordine Domenicano

Altri Cavalieri di Malta di Casa Poerio

Frà Giorgio Cesare di Policastro, Commendatore.
Frà Gregorio Cesare di Taverna, Ambasciatore a Venezia.
Frà Ortensio di Policastro, ammesso nel 1443, Gran Croce.
Frà Pietro Domenico di Policastro, ammesso nel 1445.
Frà Francesco di Taverna, ammesso nel 1588.

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Note:
(1) - Le blasonature del ramo cosentino sono riportate da Luigi Palmieri in “Cosenza e le sue famiglie attraverso testi atti e manoscritti”, Tomo II pag. 469, Luigi Pellerini Editore, Cosenza 1999.
(1bis) - Umberto Ferrari in "Armerista Calabrese", La Remondiana; Bassano del Grappa 1971, pag. 54.
(2) - Vittorio Imbriani “Alessandro Poerio a Venezia, lettere e documenti del 1848” pag. 516, Domenico Morano Libraio-Editore, Napoli 1884.
(3) - Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele Borretti, pag 68, Editoriale progetto 2000.
(4) - Raffaele de Cesare "Una famiglia di patrioti. Ricordi di due rivoluzionari in Calabria"; pag. CLV, Forzani e C. Tipografi del Senato Roma 1889.
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Bibliografia:
- Giovanni Fiore da Cropani “Della Calabria Illustrata, tomo III”, a cura di Ulderico Nisticò, Rubbettino Editore 2001.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” a cura di Umberto Ferrari, Voll. II-III-IV Editrice C.B.C. 1996-2002.
- Mario Pellicano Castagna “Processi di Cavalieri Gerosolimitani calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Gustavo Valente, “Compendium, dizionario storico, geografico, biografico ragionato della Calabria” Vol.V, Ferrari editore 2017.
- Gustavo Valente “Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria” Vol.II, Frama Sud 1989.
- Gustavo Valente “Il Sovrano Ordine di Malta e la Calabria”, La Ruffa Editore, 1996.
- Davide Andreotti “La Storia dei Cosentini”, ristampa anastatica a cura di Walter Brenner, 1987.
- Domenico Puntillo, Cinzia Citraro "Historia Brutiorum - Bernardino Bombini", Edizioni Prometeo, Castrovillari 2015.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme”, Napoli 1897.
-
Sergio Dragone Catanzaro - i luoghi, le persone, la storia”, 1994.
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Sitografia:
- BeWeb - Cerca - Beni storici e artistici - da:1 - frase:poerio - locale:it - ordine:rilevanza
-
I Poerio – Associazione culturale Alessandro Poerio


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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