
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Reggio |
Sunto di “La
Storia dei Reggio, Principi di Aci Sant'Antonio e San Filippo” - Parte
IV
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Franco Reggio d'Aci,
Principe di Aci Sant'Antonio e San Filippo |
Aci Catena, posta fra le pendici
sud-orientali dell’Etna ed il mar Jonio, è una delle
nove contrade di nome Aci, in provincia di Catania. Il
territorio del Comune di Aci Catena si estende oggi per
8,45 kmq. La popolazione è di circa 26.000 abitanti,
distribuiti fra il centro e le frazioni di Aci San
Filippo, San Nicolò, Torre Casalotto e Vampolieri.
I primi insediamenti urbani risalgono
probabilmente all’epoca preistorica, come dimostrano
alcuni studi che, nella contrada Nizzeti, hanno permesso
di ritrovare frammenti di vasi neolitici e armi in
pietra lavica, tra cui un’ascia.
Il territorio fu sicuramente abitato dai Romani, come
testimoniano i ruderi delle antiche terme romane nella
borgata Reitana, e ha subito anche l’influenza, nei
secoli successivi, di Arabi, Normanni, Svevi e
Aragonesi. In particolare, con questi ultimi, e
precisamente sotto Alfonso V il Magnanimo, Aci Catena
ottenne il privilegio nella Fiera Franca di Santa Venera
al Pozzo, che si teneva ogni anno dal 19 luglio al 2
agosto. |

Aci Catena - Ruderi delle Terme
romane di S. Venera al Pozzo |
La tradizione vuole che, dopo il
martirio, il capo della vergine Venera fosse gettato nel
pozzo delle terme e che da quel momento le acque
assumessero un colore rossastro e virtù miracolose (in
realtà il colore rosso è dovuto alla presenza di ossido
di ferro). Dell’antico complesso termale rimangono
soltanto una pavimentazione in mosaico monocromo bianco
e nero di probabile età bizantina. Davanti alle antiche
terme si erge la chiesa di Santa Venera al Pozzo,
ricostruita nella prima metà del Seicento, sul luogo
dove un tempo si svolgeva la Fiera Franca. |
Nel 1640 il quartiere, che allora era
denominato “Scarpi” (fabbricanti di scarpe), prese il
nome di Aci Catena (in onore di S. Maria della Catena) e
si separò da “Aquilia Nuova” (l’attuale Aci Reale)
costituendo la città (Universitas) di Aci Sant’Antonio e
San Filippo, con il privilegio di poter costruire il
palazzo della corte civile e penale, la sede del
consiglio dei giurati, un carcere ed un convento.
Dal 1672 al 1790 (in quest’ultimo anno
la cittadina passò in proprietà ai nobili Rossi di
Acireale ed infine, nel 1792, al demanio reale) la città
fu feudo dei principi Reggio, la cui dominazione durò
quindi per 118 anni. Aci Catena fu di fatto la capitale
del Principato dei Reggio ed ospitava il più importante
dei Palazzi Reggio, il
Palazzo del Principe, a fianco della Chiesa Madre.
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Aci Catena – “Arco del Principe" e, a sinistra,
l'ingresso alla Cappella del Palazzo dedicata a S.
Giuseppe. |
Il Palazzo del Principe Reggio ad Aci
Catena è situato nel centro della cittadina, a fianco
della Chiesa Matrice, come si conveniva alla capitale
del Principato di Aci Sant’Antonio e San Filippo.
Il palazzo fu iniziato dai Marchesi
Diana e proseguito poi, con notevoli ampliamenti ed
abbellimenti nel corso di diversi decenni, ad opera dei
Principi Stefano Reggio e Santostefano (1672),
Stefano Reggio e Saladino (1692) ed infine Luigi
Reggio e Branciforte (1747).
A differenza del Palazzo del Principe ad
Aci Sant’Antonio, costruito con le caratteristiche di
una piacevole residenza di riposo dagli affanni
quotidiani, il Palazzo del Principe ad Aci Catena era
una vera e propria fortezza, un quadrilatero fortificato
di circa 5000 metri quadrati, con finestre dotate di
poderose inferriate, alte sul livello stradale esterno,
e con tre cortili interni, uno dei quali, molto ampio,
destinato all’alloggiamento del corpo di guardia di
stanza nel palazzo.
Il maestoso portale di ingresso ai cortili interni del
palazzo è oggi conosciuto come "Arco del Principe". E'
stata definita una residenza regale, per il gran numero
di saloni, ricchi di preziose tappezzerie, di mobili
pregiati e di soffitti affrescati da artisti famosi
quali Pietro Paolo Vasta, celebre pittore acese. |
Luigi Reggio e Branciforte vi
spese l’enorme somma di 11.506 onze dell’epoca, solo per
l’arredamento.Basti dire che il catalogo-inventario
pervenuto ai nostri giorni, che elenca i mobili e gli
oggetti di questo palazzo era costituito da un volume in
folio di 306 pagine.
In uno dei tre cortili si trova la cappella del palazzo,
un tempo elegantissima, dotata di tre altari di marmi
diversi e di una tribuna di legno intarsiato che
sosteneva l’organo, ed ora restaurata con pareti e
colonne semplicemente intonacate di bianco. |
Aci Catena – Palazzo del Principe, il
secondo degli accessi dal cortile
interno,oggi dopo il restauro (E’ stato installato un
secondo cancello
in ferro battuto con lo stemma dei Reggio). A destra:
Interno della Cappella
del Palazzo dopo il recente restauro |
Quando la famiglia Reggio abbandonò Aci Catena, nel
1790, avvenne il progressivo sfacelo di questo Palazzo
che in pochi anni venne saccheggiato e distrutto fino a
diventare il fantasma di ciò che era stato.
Dopo il terremoto del gennaio 1693 la città,
completamente distrutta, fu ricostruita con l’aiuto dei
principi Reggio che non fecero mancare alla popolazione
il loro sostegno. Per prima fu riedificata la chiesa
matrice, riaperta al culto già nel
1694.
Per la città fu un’epoca d’oro in quanto i Reggio, oltre
a governare saggiamente, arricchirono la città di
palazzi e di chiese.
Le origini della chiesa matrice dedicata
alla Madonna della Catena risalgono alla seconda metà
del Cinquecento.
Edificata attorno ad una cappelletta contenente un’icona
raffigurante la Madonna della Catena, opera di autore
anonimo, ancora oggi visibile, fu inaugurata il 12
maggio del 1568. Distrutta dal terremoto del 1693 fu
subito ricostruita dai Reggio. Nel 1709 vi fu
trasportato il corpo di San Candido che, chiuso in
un'urna di cristallo, si trova sotto l'altare maggiore.
Il martire cristiano, prelevato dalle catacombe di San
Callisto a Roma, fu un dono del principe Luigi II
Reggio (che, a sua volta, lo ricevette dal fratello
Pietro Reggio e Branciforte, canonico gesuita,
allora vivente a Roma).
All'interno della chiesa, che è a croce latina e a tre
navate, vi è il famoso monumento funebre di
Gioacchino Reggio e Corvino, capostipite della Linea
IV dei Reggio (i Reggio di Castiglione di Sicilia) e
quindi degli odierni Reggio d’Aci, Principi di Aci
Sant’Antonio e San Filippo. |

Aci Catena – Chiesa Madre - Monumento funebre di
Gioacchino Reggio e Corvino (1685
†
1733) |

Aci Catena – Palazzo del Principe – Stemma posto
sulla porta della Cappella del Palazzo |
L’epitaffio sul monumento funebre di
Gioacchino Reggio e Corvino recita:
“In questa ferale urna trascorre la vita (= degit)
Gioacchino Reggio: al quale fu sempre regale la mano
destra e l'animo. Il cavaliere soffre, tutta la gente
geme, l’amico è afflitto; (n.d.r. come pure) i conventi
(=coenobia), il malato, il povero: il lutto si è
impossessato di ogni cosa. A nulla valsero le preghiere,
le molte lacrime dei preganti, poiché egli era degno di
resistere in vita (= vivere) alle disgrazie del cielo.
Da questo momento, suvvia (= dum), la pia morte conservi
le illustri ceneri e le ossa, la mesta pietra sepolcrale
seppellisca insieme (ad esse) i pubblici voti”. |
La Chiesa di Santa Lucia è
situata in fondo all’attuale via Vittorio Emanuele, in
cima ad una scalinata in pietra lavica, la stessa di cui
è composto il maestoso prospetto, è ad una sola navata,
con soffitto a cassettoni arabescati (dello stesso tipo
di quelli presenti nei soffitti del Palazzo del Principe
di Aci Catena) ed artistiche colonne a spirale che
fiancheggiano gli altari.
Elevata a parrocchia nel 1576 e ampliata nel 1606, fu
ricostruita ex novo nel 1644 e poi, dopo il terremoto
del 1693, dai Reggio. |

Aci Catena - Chiesa di S. Lucia -
Soffitto a cassonetti arabeschi (Foto di Franco
Barbagallo) |
La chiesa di San Giuseppe fu costruita,
nelle sue parti principali tranne la facciata, tra il
1728 e il 1740, dalla famiglia Reggio (dal Principe
Luigi Reggio e Branciforte, allora residente in
Spagna, con la collaborazione e la presenza del figlio
l’abate Ignazio Reggio e Gravina), per essere poi
completata, nelle sue rifiniture ed accessori interni,
solo nel 1792 (Luigi Reggio e Branciforte morì nel 1757,
l’abate Ignazio Reggio e Gravina nel 1774 ed il
fratello, Principe Stefano Reggio e Gravina, già
infermo dal 1783, morì nel 1790).
All’interno una serie di quadri che rappresentano storie
della “Sacra Famiglia”. In uno di questi (“La Natività”)
è rappresentata l’immagine di un prelato che è il
committente delle opere pittoriche (quasi certamente si
tratta dell’Abate Ignazio Reggio e Gravina).
La costruzione di una chiesa consacrata a San Giuseppe
(santo protettore della famiglia Reggio) è una costante
dei Reggio . Anche la Cappella dei Reggio nel Palazzo
del Principe di Aci Catena è dedicata a San Giuseppe. |

Aci Catena - La Chiesa di S. Giuseppe |
All’interno della Chiesa di S. Giuseppe,
al di sopra dell’Altare Maggiore, è posto, come pala
d’altare, un dipinto, datato 1740, opera del rinomato
pittore romano Lorenzo Gramiccia (n. 07.01.1702 Cave,
Roma - m. 10.08.1795 Venezia). Molto probabilmente il
dipinto fu commissionato al Gramiccia, proprio per
l’altare maggiore della Chiesa di S. Giuseppe di Aci
Catena, da Luigi Reggio e Branciforte attraverso il
figlio Ignazio Reggio e Gravina che allora, avendo
raggiunto la nomina a Presbitero, si trovava a Roma dove
all’epoca operava anche il Gramiccia. Dal 11.05.1737 al
28.05.1740 Luigi Reggio e Branciforte soggiornò a
Venezia, dove era ambasciatore del Regno di Spagna
presso la Repubblica Veneta. |

Aci Catena – Chiesa di S. Giuseppe – Dipinto di Lorenzo
Gramiccia, pala sull’altare maggiore intitolata
“Riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto”
(1740)
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