Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   

Famiglia Romano

Pagina realizzata dal Prof. Ciro Romano

Arma: di nero, al leone d'oro, coronato dello stesso; col lambello di tre pendenti di rosso attraversante sul leone.

© Immagine di proprietà Casa Romano
© Stemma Famiglia Romano

Vari sono gli autori che parlano della famiglia Romano. Il Ricca nel 1865, il Candida Gonzaga nel 1879, il Di Crollalanza nel 1886, il Bonazzi di Sannicandro nel 1902, il Mannucci nel 1932, lo Spreti nel 1936(1). I rami principali ed attestati della famiglia furono: il ramo amalfitano, il ramo sorrentino, il ramo leccese, il ramo di Castelnuovo della Daunia, ed i Romano-Colonna di Sicilia. La famiglia era ascritta al Seggio di Capuana della Città di Napoli(2).
Fra i Regesta Neapolitana(3) pubblicati da Batolomeo Capasso troviamo un atto del 958 in cui compare un Romano, figlio di Basilio per una vendita di alcuni terreni a Cava. Più tarda è l’attestazione della cancelleria angioina che cita un Romano, Vescovo di Cava nel 1279.
Nel Codex diplomaticus cavensis(4) si trova un’attestazione, del 1020-1023, di un Marino, figlio di Pietro Romano; è quindi una datazione molto alta, ancor di più di quella dei Romano di Scala. Una pergamena del 1273, cita i ‘Romani de Scala’, in un atto notarile rogato per una tale Thomasia. Nel 1279(5) è attestato un Brundusio Romano, giudice in Tramonti. In due atti del 1325, sotto Re Roberto d’Angiò, è citato Rainaldo Romano anch’egli giudice in Tramonti. A questo ramo appartenne Ambrogio Romano di Tramonti, Vescovo di Minori (ca. 1509-1511), e nella chiesa di S.Francesco di Tramonti in località Polvica è custodito il suo sepolcro con la lapide su cui è inciso lo scuso col leone rampante accantonato nel capo da due rose che è la prima blasonatura della famiglia. La famiglia ebbe la dignità di ‘nobile’ in Tramonti e Scala dov’è documentata dal 1326 con il Vice-Ammiraglio Ademario che portò un ramo della famiglia in Tropea e a Rossano.


© Il Vescovo A. Romano, Vescovo di Minori (1509-1511). Sepolcro funerario in Polivica di Tramonti, Chiesa di
S. Francesco


© Stemma del Vescovo A.Romano con la prima
blasonatura della famiglia.

 

Dal ramo amalfitano, discese, nel XIII secolo il ramo sorrentino, e un Pietro Romano ricevette dall’imperatore Federico II la custodia di alcuni prigionieri lombardi (1239). Successivamente alcuni membri della famiglia (tal Marino e Bartolomeo Romano) prestarono denaro al re Carlo I d’Angiò. Altri esponenti della famiglia vengono attestati nel 1286 con un Alatrino Romano, capitano della città di Napoli, e nel 1289/90 vengono citati alcuni Romano prigionieri a Melfi. Nel 1374 Pietro Romano era maestro razionale e giudice della Gran Corte, e nel 1466 Luca Romano era luogotenente del protonotario del Regno(6). Che il ramo sorrentino si trapiantò in Calabria è ben accertato. A seguito della discesa angioina i più facoltosi esponenti della Famiglia si trasferirono in Calabria, andando ad abitare nel Palazzo dei principi di Scalea.

Il Candida ritiene che la famiglia sia originaria di Roma, passata poi in Amalfi, Sorrento, Napoli e successivamente in Calabria. Aggregata al patriziato di Tropea il 21 agosto 1572 con GILBERTO; ADEMARO (Scalea 1280 – Scalea 1343) “cubiculario (maggiordomo di camera del re) e familiare” di re Roberto d’Angiò e protontino(7) in Calabria, dove stabilì la sua famiglia in Tropea e Rossano, valoroso soldato e vice ammiraglio, capo della spedizione che fu inviata in aiuto del principe di Taranto fratello di re Roberto, per il suo grande valore militare creato Grand’Ammiraglio del Regno nel 1327, sepolto nella Parrocchia di San Nicola di Platea nella città di Tropea, nella cappella di Santa Caterina d’Alessandria.


Stemma dei Romano, ramo calabrese

L'ammiraglio si trova qui sepolto in quanto egli, avendo sostenuto le spese per la costruzione della cappella, prima dedicata a S. Giovanni Battista e poi a S. Caterina d'Alessandria, ottenne da papa Giovanni XXII il diritto di “jus patronato” sul sacro edificio, il sarcofago venne profanato e danneggiato nel corso del saccheggio compiuto dai Turchi nel 1552, i quali, capeggiati da Dragut Rays, avrebbero portato via la spada in argento di Ademaro. Il casato ascritto nel Registro delle Piazze Chiuse come patrizio di Tropea.


Tino di Camaino,
Sepolcro di Ademaro Romano

Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
Discendente della precedente famiglia dal ramo di Sorrento, passata in Campobasso e trasferitasi in Castelnuovo della Daunia (Fg) con AGOSTINO verso la fine del XVIII secolo.


Stemma dei Romano, ramo di Castelnuovo della Daunia

Occupò vari alti uffici e decorata con R. D. del 3 maggio 1900 e RR. LL. PP. 20 settembre stesso anno del titolo di barone in persona CAMILLO FURIO, ambasciatore del Regno d’Italia negli U.S.A. ed in Francia, presidente della Conferenza di Porto Rose fra gli Stati successori dell’ex impero d’Austria e Ungheria, presidente della Conferenza dell’Aja, segretario generale della Conferenza di Genova, cavaliere di gran croce dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, della Legion d’Onore, cavaliere di gran croce della Corona d’Italia e di vari Ordini Equestri internazionali, decorato di medaglia di bronzo al valor militare guerra 1915/18; il predetto Camillo Furio per estinzione del ramo maschile della famiglia materna, donna Pierina Avezzana, ne aggiunse il cognome. Iscritta nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.

Il Ramo Romano-Colonna.

Si crede sia un ramo della famiglia Colonna di Sicilia, che dalla sua origine si chiamò Colonna Romano o anche solo Romano. Il capostipite di questo ramo fu Federico Romano, capitano al tempo di Federico II. Era figlio di Giordano Colonna signore di Zagarolo, e tenne la carica di capitano generale dell’imperatore svevo in Sicilia, essendosi quivi trasferito col fratello Giovanni prima arcivescovo di Messina e poi Cardinale di S.R.C.; la Regia Commissione dei titoli di nobiltà del Regno delle Due Sicilie con una deliberazione del 28 settembre 1854 riconobbe la nobiltà della famiglia Romano. Iscritta nell’Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano anno 1922.
La famiglia
Labonia
fu ricevuta nel 1783 nell'Ordine Costantiniano come quarto del marchese Luigi Romano Colonna.


Stemma dei Romano, ramo Romano-Colonna.

Personaggi della Famiglia:

Federico R., capitano dell’imperatore Federico II; Pietro R., barone della Rotonda; Giovanni R. tra i feudatari di re Manfredi; Alatrino R. capitano della città di Napoli nel 1286; Ademaro R. cubiculario e familiare di re Roberto d’Angiò, Grande Ammiraglio del Regno nel 1317; Gaudio R. ciambellano di re Roberto d’Angiò; Pietro R. maestro razionale e giudice della Gran Corte nel 1374; Ambrogio R. Vescovo di Minori (m. 1511); Simone R. colonnello di Carlo VIII di Francia, morto in battaglia sotto il castello di Brindisi nel 1528; Virgilio R. capitano di Fiorenza nel 1531; Gilberto R. aggregato alla nobiltà di Tropea nel 1572; Giuseppe R. professore di Teologia e priore superiore provinciale del Carmine Maggiore nel 1630; Arcangelo R. teologo; Pasquale R. giureconsulto accademico dei Trasformati; Damiano R. Avvocato di Napoli ed uditore in L’Aquila nel 1736, avvocato fiscale in Lecce dal 1740; Giuseppe R. giudice della Gran Corte della Vicaria (1735), regio consigliere e governatore di Capua (1758), Presidente della Real Camera di S.Chiara (1761).
Luigi e Francesco Antonio Romano risultano iscritti nell’Albo degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.
 

Feudi della Famiglia(8):

Agristino, Baglio, Boseo, Boleto, Copersito, Crepacore, Cugna, Forana, Florentino, Laino, Montalbano, Pietramorella, Rimano, Roccaimperiale, Rotonda, Sandonaci, Santalessio, Striccardo, Stretto del fiume Salso, Tinturia, Torchiara, Vigianello.

 

Famiglie imparentante(9):

d’Ancora, Antonacci, Baio, Bernardo, Biccheto, Boiano, Bozzuto, Britti, Camigliano, Canzano, Capece-Zurlo, Caputo, Carmignano, Casotti, Cheroba, del Colle, d’Elia, Fasano, Fazzari, Friozzi, de Gennaro, Lasilano, de Leone, Leyva, Lungra, de Maio, Migliarese, Moleti, Orlando, Pedicini, Rizzi, Romeo, Sances, Sangro, Santoro, Serra, Tavuli, Taxis, Tropeano, Villani, ed altre.


Timpano della cappella di San Giuseppe, stemma inquartato: nel 1° Cosentino, 2° Guardati, 3° Pignatelli, 4° Romano


Fonti Archivistiche: Archivisti Napoletani, Fonti Aragonesi, voll. I-XIII, Napoli 1957-1990; B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, vol. II/I Napoli 1885; R. Filangieri, Codice diplomatico amalfitano, Napoli 1917; L. Pescatore, Le pergamene degli Archivi vescovili di Amalfi e Ravello, Napoli 1979; R.Filangieri, I registri della cancelleria angioina, volumi vari, Napoli 1971, 1982, 1999; M. Morcaldi-M. Schiavi-S.de Stefano, Codex diplomaticus cavensis, Napoli 1878.

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

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Note:
1) F. Bonazzi di Sannicandro, Famiglie nobili e titolate del Napolitano, Napoli 1902; B.Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincie meridionali d’Italia, voll. V e VI, Napoli 1879; G.B. di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili italiane estinte e fiorenti, voll. I-II e III, Pisa 1886-1890; S. Mannucci, Nobiliario e blasonario del Regno di Napoli, vol. III, Roma 1932; E. Riccia, La nobiltà delle Due Sicilie, Parte I, vol. III, Napoli 1865.
2) Come conferma uno stemmario inedito seicentesco conservato nella biblioteca nazionale di Napoli (coll. X. A. 42). Per approfondire: Amorosi-Casale-Marciano, Famiglie Nobili del Regno di Napoli in un stemmario seicentesco inedito, in Atti della Società Italiana di Studi Araldici 23° e 24° Convivio pp 307-336, Società Italiana di studi araldici 2007.
3) B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, vol. II/I Napoli 1885
4) M. Morcaldi - M. Schiavi - S.de Stefano, Codex diplomaticus cavensis, Napoli 1878.
5) R. Filangieri, Codice diplomatico amalfitano, Napoli 1917 e L. Pescatore, Le pergamene degli Archivi vescovili di Amalfi e Ravello, Napoli 1979.
6) Cfr. B.Candida Gonzaga, Op. cit., e G.B. di Crollalanza, Op. cit. e R. Filangieri, I registri della cancelleria angioina, volumi vari, Napoli 1971, 1982, 1999.
7) Dal lat. mediev. Prothontinus. In principio il termine indicava dei giudici che attendevano esclusivamente alle liti di diritto marittimo. Successivamente, nel regno di Napoli nell’età angioina e aragonese, il protontino sostituì l’antica carica normanna di ammiraglio.
8) Alcuni toponimi sono tuttora identificabili. Certo è che i feudi di Sicilia sono da ascrivere ai Romano-Colonna. E’ possibile, poi, attribuire alla famiglia Romano (ramo Sorrentino) i feudi di Rotonda (PZ); Laino Borgo di Calabria, passato ai de Cardenas nel XV secolo circa; i feudi Copersito e Torchiara nel Cilento che dal 1634 furono ceduti da Giuseppe Romano ai de Conciliis di Prignano Cilento che tuttora ne portano il titolo (cfr. M. Del Verme, Origine e storia di Torchiara e Copersito, Capaccio 1992 e  L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, vol. IX, Napoli 1805).
9) Cfr. B. Candida Gonzaga, Op. cit., e G.B. di Crollalanza, Op. cit. e R. Filangieri, I registri della cancelleria angioina, volumi vari, Napoli 1971, 1982, 1999.
 


Casato inserito nel 1° Volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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