Martino I e la consorte Maria di Sicilia, con
l’approvazione del Padre, nuovo sovrano d’Aragona
Martino il Vecchio, per riconoscenza verso il notevole
aiuto ricevuto dal Nobile Piazzese e Cavaliere Crociato,
lo nominarono Gran Priore dei Cavalieri del Santo
Sepolcro, con dignità vescovile ed il governo quale Duca
dei Gerosolimitani di S. Andrea, Conte Castellano di
Plutia, Pari di Trinacria e Grande d’Aragona (Rico
Hombre d’Aragon) e gli affidarono la costruzione del
nuovo castello che avrebbe rappresentato il simbolo
della grande alleanza e della forza di Piazza Armerina,
che la città medesima aveva offerto e dimostrato con i
fatti, ai sovrani.
Il castello fu portato a compimento nel 1396 e per
ulteriore ringraziamento, verso il Castellano Don
Giovanni I, il Re e la Regina di Trinacria soggiornarono
presso il maniero per diverso tempo, così piacendo ai
sovrani che sentivano oltre alla gratitudine anche la
necessità di un sicuro, fedele e valido albergo per le
loro auguste persone.
La Castellania di Giovanni Suriano si estese su una
vastissima
contea che faceva di Plutia, attuale piazza
Armerina una città fra le più importanti della Sicilia e
sicuramente la più importante per la strategia e le
forti guarnigioni crociate che là vi soggiornavano. I
feudi dal Castellano dipendenti erano quelli di
Barrafranca, Monte Navone, Montagna di Marzo,
Rachalmisuri, Valguarnera, fino alle contrade vicine a
Niscemi da una parte e a Castrogiovanni (attuale Enna)
dall’altra parte.
Inoltre era affidato a don Giovanni la facoltà del mero
e misto imperio, ossia del giudizio sovrano sulla
castellania e contemporaneamente pure l’autorità di
capitano di giustizia, che gli permetteva di riscuotere
ogni tipo di tributo anche reale, in nome e per conto
dell’autorità sovrana.
Don Giovanni III Suriano, quale
Conte Castellano di Plutia, svolse il suo compito con
estrema saggezza e fu molto amato dal popolo piazzese ed
assai rispettato da moltissimi nobili baroni del tempo,
fra i quali il Conte del Vasto di Butera e di Policastro
e il Conte Moncada di Augusta e Licata, nonché
riconosciuto Gran Priore dell’Ordine dei Gerosolimitani
e suo duce, dal Pontefice romano e dall’Arcivescovo di
Catania che estendeva allora la sua diocesi fino a
Castrogiovanni.
Morto Martino I nel 1409 durante una spedizione in
Sardegna, nello stesso periodo morì il grande e Saggio
Castellano di Piazza Armerina Don Giovanni Suriano,
famoso per le sue doti di saggezza e di strategia
politica e militare, gli successe il fratello Don
Pasquale, che non avendo le medesime doti di
coraggio, forza ed abilità del fratello Giovanni e
temendo per la sua incolumità, in quel terribile periodo
di sconvolgimenti epocali, abbandonò il castello ed i
diritti di Castellania, dopo le minacce ricevute di
mettere a ferro e fuoco la città di Plutia, dall’avido e
spietato vicario del regno Don Bernart Cabrera, che già
s’era impossessato di gran parte delle proprietà dei
Chiaramonte.
Il Conte Cabrera affidò il Maniero al comando di un suo
fidato, il Barone de Cardines, comandante della Piazza
d’armi di Capri, che mai però governò direttamente in
Piazza, ma tramite un suo mandatario.
Re Martino il Vecchio tuttavia non riconobbe alla
famiglia De Cardines i titoli e i predicati che furono
mantenuti per Giovanni Suriano ed i suoi discendenti.
Nei secoli successivi il Maniero, perdendo la sua
funzione di fortezza, fu tramutato in prigione,
soprattutto durante il Regno Borbonico, nel quale per
legge decaddero le Castellanie. Durante il Regno
d’Italia, il castello continuò ad essere utilizzato
quale prigione, decadendo ben presto in rovina interna e
perdendo in grandissima parte l’originalità interna
della sua costruzione ed un intero quarto delle sue
mura.
Avendo il legittimo discendente della famiglia Suriano,
Don Raimondo Aurelio Salvatore, nell’immediato
dopo guerra ossia nel 1944, avanzato rifiuto alla
successione di diritto del Castello, questo venne
d’autorità riconosciuto definitivamente di proprietà
alla famiglia De Cardines, dalla quale negli anni 90, fu
acquistato dal Barone Cammarata di Enna, che ne è
l’attuale proprietario. |