
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma: d’oro, al castello d’azzurro, aperto e finestrato
del campo, torricellato di tre pezzi, ciascuno sormontato da un
saraceno vestito di verde, impugnante una spada d’argento in
palo.
Motto: SI QUA FATA SINANT.
Patrona: Sant'Anna. |

Napoli, stemma Minei |
La famiglia Minei, di origini francese, si stabilì in
Sicilia ai tempi dei
Normanni con il
cavaliere Adinolfo Minei divenuto signore di Mineo, d’onde il
cognome. Giovanni ed Alaimo Mineo furono al
servizio di re Federico II, il primo ebbe il possesso del feudo
di Busalca e della castellania di Mineo, ed il secondo di quella
di Vizzini.
Un ramo del Casato si stabilì a Napoli; Felice
Minei (1681 †
1763), dottore in legge, cavaliere
Gerosolimitano,
giureconsulto e procuratore della Santa Sede Pontificia di Papa
Clemente XII (†
1740), acquistò nel 1726 circa un suolo appartenuto ai
Carafa, situato
sulla collina chiamata della “Costagliola”, poi salita San
Potito, e fece costruire un palazzo per sé e i suoi famigliari
nel 1734.
Fratelli del citato don Felice furono
don Giovan Battista Minei (1679 † 1749) e don Arcangelo Minei,
entrambi giureconsulti; quest’ultimo fu padre del giureconsulto
don Pietro Minei (1763 † 1803) che sposò donna Ottavia Pantoliani,
baronessa di S. Elena, feudo in
Principato Citra
(1).
Giuseppe Minei (1802 †
1878), barone di S. Elena, sposò Giovanna Corigliano (1804
†
1844), figlia di Luigi dei marchesi di Rignano e di Michelina
del
Pezzo dei duchi di Cajaniello. |
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I predetti coniugi generarono:
1) -
Giuseppe Minei (Napoli, 7-9-1823 †
ivi, 17-3-1900),
barone di S. Elena,
fu primo tenente
del 1° Granatieri della Guardia Reale dell’esercito
delle Due Sicilie. Nel Dicembre del 1860 il reggimento
venne inviato a Roma via mare da Gaeta.
2) - Luigi Minei (Napoli, 26-12-1824 †
ivi, 30-7-1898) fu primo tenente dello squadrone “Guide dello
Stato Maggiore” utilizzato per le comunicazioni rapide
dai comandi in capo, comandato dal capitano Giuseppe
Capece Galeota.
3) - Salvatore Minei (n. Napoli, 5-6-1826) sposò Giulia
Moles (n.
11-2-1822), sorella di Giuseppe (n. 25-2-1812) dei
baroni di Turi; fu capitano
del 16° Battaglione Cacciatori, comandato da Luigi Maria
di Borbone, conte di Trani e fratello del re
Francesco II di
Borbone. Nel 1860
il battaglione raggiunse prima Capua e poi difese Gaeta e nel febbraio del 1861
venne sciolto. |

Capua, primavera del
1860, un gruppo di militari con al centro
S.A.R. Luigi Maria di Borbone
Conte di Trani |
4) - Carlo Minei (Napoli, 22-6-1835 † ivi, 28-3-1910)
e
5) - Giovanni Minei (n. Napoli, 21-4-1837), entrambi
alfieri del 1° Reggimento Lancieri, formato da due
battaglioni che nel novembre del 1860 sconfinarono nello
stato pontificio e vennero sciolti. |
Il
succitato Giuseppe (1823 †
1900) sposò Teresa de Albertis che generò Giuseppe
Minei (1885 †
1962), barone di S. Elena, coniugato con Teresa Sola
(1892 †
1973). |
Il Casato possedeva in Napoli una cappella gentilizia
consacrata S. Anna nella Chiesa di San Giuseppe dei
Vecchi. Dal Chiarini
(2)
apprendiamo che sul pavimento avanti la porta d’ingresso
vi era la seguente lapide sepolcrale: |
D.O.M.
A DIO IL PIU' BUONO E IL PIU' GRANDE
ET.VITAE.ET .MORTIS .MEMOR .UT .PAR .ERAT
( FELICE MINEI DEDICO' )
MEMORE, COME ERA GIUSTO, SIA DELLA VITA CHE DELLA MORTE.
NON . MINUS . SUAE . QUAM . SUORUM. V . I . D.
D. FELIX . MINEUS . DUM . AEDES . IN . PROXIMA
HUIC . TEMPLO . AREA . A. FUNDAMENTIS
EXCITABAT
HANC. ETIAM. MORTIS. DOMUM .SIBI. D NICOLETTAE
CARAMANICAE.Y. DUAL. DUALES
CONIUGI . AMANTIS
SUISQUE . OMNIBUS . DOCUMENTO . PERPETUO
PARANDAM . CURAVIT
AN . SAL . MDCCXXXV
(3) |

Napoli, Chiesa di San
Giuseppe dei Vecchi; a sinistra la Cappella Minei |
Napoli, Chiesa di San
Giuseppe dei Vecchi, portale ingresso; a destra la
Cappella di Sant'Anna appartenuta ai Minei |
Sempre dal Celano apprendiamo che nella cappella Minei
vi era la seguente lapide: |
DEO.TRINO.ET.UNO
SACELLUM.ANTE IIAC
SUB.DIVAE.ANNAE.FIDE.AUSPICIISQUE.NUNC
.DEMUM
EX.LARGITATE.CLERICOR.MINOR.REGULARIUM
COLLEGII.SANCTI.IOSEPHI
SIBI.HEREDIBUSQUE.SUIS.CONCESSIUM
VOTIS.ETIAM.ANNUENTE.DEIPARA
FOELIX.MINEUS.IURECONSULTUS.NEAP.
DICAVIT.DITAVITQUE
ANNO.C.MDCCLXIII
(4) |
Altra
cappella gentilizia consacrata sempre a Sant’Anna fu
concessa in comunione ai Minei nella chiesa di S.
Domenico Soriano dove fu sepolto don Arcangelo Minei,
giureconsulto, fratello di don Felice
(1681 †
1763).
Per eventi sismici, bellici ed alterne ristrutturazioni
hanno cancellato le memorie sopra descritte. |
Si
ringrazia Antonio Di Bernardo che con il suo contributo
ha reso possibile la realizzazione di questa pagina. |
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Nota:
(1) -
Il nobile giureconsulto don Pietro Minei
acquisisce il titolo di ''Barone di S. Elena'' per
maritali nomine a seguito di matrimonio celebrato
nell’anno 1783 con la baronessa Ottavia Pantoliani,
divenuta erede universale dei beni, nello stesso anno
dopo la morte del padre, Luigi Pantoliani, barone di S.
Elena. (Archivio di Stato di Napoli, Regia Camera della
Sommaria, materiale feudale, Archivio del Regno,
Cedolario ASSN 68/1012. - Documentazione giuridica di
causa civile, Baronessa Ottavia Pantoliani difesa dal
marito don Pietro Minei, Archivio di Stato di Napoli,
Complessi documentari, Regio Consigliere don Giuseppe
Carfora.
(2) – Cav.
Giovanni Battista Chiarini, “Notizie del bello
dell’antico e del curioso della città di Napoli”
raccolte dal canonico Carlo Celano, Vol. V.
(3) - Traduzione: Per la sua
devozione e per meno desiderio dei suoi (cari) lo stesso
Dominus Felice Minei, mentre faceva erigere dalle
fondamenta la sua casa nell’area molto vicino a questo
tempio, fece allestire questa cappella per se, per sua
moglie Nicoletta Caramanica, che amava particolarmente
le due figlie del marito, a testimonianza eterna per
tutti i suoi (discendenti), Anno della Salvezza 1735.
(4) – Traduzione: A Dio Uno
e Trino, Felice Minei, avvocato napoletano, dedicò e
abbellì, un tenpo, (questa) cappella sotto la protezione
e gli auspici di Sant’Anna, ora, alla fine, concessa a
lui e ai suoi eredi grazie alla generosità dei Padri
Minori Regolari del Collegio di San Giuseppe, con le
elemosine e anche il consenso della Madre di Dio.
Corrente anno 1763.
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Fonti bibliografiche:
- Annuario della Nobiltà Italiana – Anno
1882.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e
fiorenti”, Pisa 1896.
- Roberto M. Selvaggi, “Nomi e volti di un esercito
dimenticato”, Grimaldi & C. Editori, Napoli 1990.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi
Gentilizie”, Napoli, 1914.
- V. Palizzolo Gravina, “Il blasone in Sicilia”,
Edizioni Clio, 2000.
- Archivio di Stato di Napoli, "Real
Commissione dei Titoli di Nobiltà".
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