Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Cosenza

A cura del dr. Giuseppe Pizzuti

Arma: d'azzurro, alla torre murata di nero torricellata di tre pezzi del medesimo merlati alla guelfa, movente dalla punta ed accompagnata da due gigli d'oro, uno a destra e l'altro a sinistra (1).
Altra: di verde, al castello al naturale sormontato da tre torri ed accostato nel capo da due gigli d'oro.
Titoli: patrizi di Cosenza, patrizi di Stilo, baroni di Tammarano.

Capua
Stemma Cosenza con le insegne ecclesiastiche

La Famiglia Cosenza ha fatto parte da tempi remoti dell'abolito Sedile chiuso della città di Cosenza, e vi possedeva sino al 1742 dei beni; il primo personaggio del quale si ha notizia fu Gualtieri Cosenza, militare, il quale nel 1331 presiedeva la città di Cosenza, sposato ad Antonia Carolei ha avuto come figlio Giuseppe che sposando Vittoria Rocchi generarono Pietro, il quale, nel 1415 si portò a Stilo dove sposò Giovanna Cariglio, sua congiunta, la quale gli portò in dote molti fondi ubicati nella Contea, in seguito la Famiglia fu aggregata al patriziato di Stilo.
Pietro con Giovanna ha avuto come figlio Gualtieri la cui discendenza fiorì per secoli in Stilo; nella seconda metà del Seicento la famiglia era presente con Carlo (battezzato il 22 ottobre 1668), U.J.D., sacerdote, Vescovo di Lete dal 26 gennaio 1728 al 19 dicembre 1732 quando fu nominato Vescovo di Vico Equense e vi rimase in carica fino al 28 maggio 1743, anno del suo decesso; e Pietro, fratello del Vescovo Carlo, Alfiere, ha avuto come figli: Gregorio, Ignazio, e Carlo Bruno il quale si trasferì a Napoli dove ricevette l'
infeudazione di Tammarano, feudo immediate et in capite sotto il contingente feudal servizio, in territorio di Palma (Terra del Lavoro), con tutti i titoli, potestà, e giurisdizioni baronali, che gli altri baroni del regno godevano, e che godere avrebbero potuto, in forza di concessioni, grazie e dispacci, e sottoposto a maggiorato con assenso del Re e Real Camera di Santa Chiara. Il barone Carlo Bruno ha avuto come figlio Giacomo, sposato a  Maria Carmela Sorrentino, dei patrizi di Sorrento, ha avuto come figlio Giovan Carlo (Napoli 1765 † ivi, 25 febbraio 1851), prese intestazione del feudo di Tammarano il 12 luglio 1790; autore drammaturgo, appassionato a tal punto da farsi costruire un teatrino accademico nel suo palazzo di via Mezzocannone dove organizzò una compagnia di dilettanti, ed a partire dal 1808 rappresenta i suoi componimenti per un decennio; sposato a Carolina Decio († 1844), aveva la stessa passione del consorte per il teatro, ma la sua produzione fu ridotta, ha avuto come figli: Enrico ed Achille, ammessi a Servire nelle Reali Guardie del Corpo con Real Decreto del 26 agosto 1833, Costantino († 1821), e Maria Carmela (17 luglio 1824 † 30 luglio 1905), sposata a Vincenzo Proto dei duchi di Albaneto, nella quale Famiglia la Cosenza si estinse (2).


Barone Giovan Carlo Cosenza

Altri esponenti che diedero lustro alla Famiglia

Giuseppe, Capitano e Castellano di San Fili.
Giovanni, Priore di Santo Stefano, barone di Monte Pavone e Roccadineto.
Giuseppe, Bernabita, Procuratore della sua Congregazione a Roma, legato dal Papa a Venezia, Teologo del Sacro Palazzo.
Due esponenti della Famiglia furono ammessi nei Cavalieri di Malta di Giustizia, il primo dei quali professo e Capitano.
Giuseppe (Napoli, 28 febbraio 1788  Capua, 30 marzo 1863), ordinato presbitero il 14 marzo 1812, Vescovo di Andria dal 1832 al 1850 quando fu nominato Arcivescovo Metropolita di Capua dove rimase in carica fino alla sua morte, creato Cardinale il 30 settembre 1850 da Papa Pio IX, nell'ordine dei Cardinali presbiteri, ebbe il titolo di Santa Maria in Traspontina; nel 1858 fu nominato cavaliere dell'Ordine di San Gennaro.


Insegne ecclesiastiche del Cardinale Giuseppe (3)

Capua (Caserta), monumento funebre del Cardinale Giuseppe

Gennaro, Vescovo di Caserta dal 12 giugno 1893 al 4 marzo 1913 quando venne nominato Arcivescovo di Capua dove rimase in carica fino al 1930 quando si dimise.

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Note:
(1) -
Umberto Ferrari “Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa 1971, p. 25.
(2) - La famiglia Decio godette il patriziato in Como, alcuni membri della famiglia si trasferirono a Roma, tra costoro Bartolomeo Decio che nel 1624 con senatus-consulto ottennero diploma della cittadinanza e nobiltà romana per sé e per loro successori, Bartolomeo acquistò una casa a Roma nel 1630 ed ereditata dai suoi discendenti sino ad Ignazio Decio che sposò Lucia Magnani con la quale ha avuto come figlia Carolina Decio. Ignazio con la famiglia si trasferì ad abitare a Napoli.
Riguardo alla famiglia Magnani; Lellio Mario Magnani dell'illustrissima famiglia di Livenza, proveniente da Piave in diocesi di Treviso, ottenne per lui ed i suoi successori con senatus-consulto del 1685 il
privilegio di cittadino e nobile romano, Lucia Magnani consorte d'Ignazio Decio era fila di Giulio il quale era nipote in linea retta del citato Lellio Mario Magnani.
L'Araldo “Almanacco Nobiliare del Napoletano 1887, 1910”, Enrico Detken, libraio editore Napoli 1886, 1909, pp. 274-279, p. 390.
(3) - Stemma tratto da: https://www.beweb.chiesacattolica.it
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Bibliografia:
- Enciclopedia Treccani.
- Franz von Lobstein, "La Città di Stilo e le sue Nobili Famiglie", Franco Pancallo Editore, 2009.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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