
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
 |
Famiglia Amorelli |
A cura di Pietro Valguarnera |
Arma: inquartato: nel primo d’azzurro al sole in gloria
d’oro accompagnato da due stelle (6) poste in punta; nel secondo
e nel terzo d’azzurro a tre pali d’argento; nel quarto d’argento
al giglio al naturale. |

© Stemma Amorelli |
Famiglia storica siciliana originaria di Sambuca di
Sicilia. Godette di elevata posizione sociale,
possedette palazzi, estese proprietà, oratori e sepolcri
privati. A partire dalla seconda metà del sec. XVIII, i
membri della famiglia vennero indicati con i titoli
distintivi di Don e Magnifici, e nel 1832, con Breve
Pontificio del Papa Gregorio XVI, ottennero il titolo
nobiliare ereditario di Conti dell’Aula Lateranense e
del Palazzo Apostolico. La famiglia fedele alla Santa
Sede e ai Borbone diede un contributo notevole alla
Chiesa, alla politica, alla spiritualità e alla fede.
Furono protagonisti nell’arte e nella cultura, ed hanno
lasciato una traccia indelebile nella storia di Sicilia.
Nell’800 la famiglia si divise in due rami: il primo
rappresentato dal Magnifico Don
Epifanio
Amorelli che continuò a risiedere a Sambuca, il secondo
rappresentato dal Conte
Audenzio
Amorelli che si stabilì a Siracusa.
Al ramo sambucese sono intitolate tre vie: due a Sambuca
di Sicilia ed una
a Palermo. |
La famiglia Amorelli è documentata a partire dal ‘600.
Nei documenti ufficiali i membri della famiglia vengono
indicati con il cognome Amorella, convertito in Amorelli
nella metà del ‘700.
Il primo degli Amorella è un
Giuseppe di Giovanni e Sebastiana Amodei, sposato nel 1682 con
Girolama Cacioppo. Da questa unione nacque nel 1691
Epifanio
Amorella il quale sposò nel 1714 Natala Gurrera.
Da costoro nacquero dodici figli, tra i quali la Serva
di Dio Suor Vincenza (1737), Padre Michelangelo (1740) e
Felice
Amorelli (1718), che diverrà il capostipite del ramo poi
trasferitosi a Siracusa. Di questo ceppo meritano di
essere ricordati per virtù e santità di vita:
Suor Vincenza Maria Amorelli (1737 †
1824), la
“Serva di Dio della Sambuca”, morta in fama di santità.
Nata il 16 settembre 1737 da Epifanio e Natala Gurrera,
venne battezzata il 17 settembre nella chiesa
dell’Ospedale (succursale della Matrice), e le furono
imposti i nomi di Vincenza Antonina. Nel focolare
domestico cresceva nel timore di Dio e nella carità
verso il prossimo. A otto anni si privava del pasto
quotidiano per darlo ai poveri. A dieci anni si
accostava tre volte la settimana e nei giorni di
precetto al sacramento dell’Eucaristia. Il 30 agosto
1747 si consacrava tutta a Dio con il voto di perpetua
verginità e nel 1751 entrava nel Collegio di Maria di
Sambuca, offrendosi tutta a Dio e al prossimo. Dopo
appena due anni dall’ingresso nel Collegio, Suor
Vincenza dovette rientrare nella casa paterna a causa di
una grave malattia che le impedì di stare in piedi,
costringendola a stare a letto, dove vi rimase per circa
65 anni, fino alla morte. In quella condizione, quando
poteva, si dedicava a piccoli lavori manuali, leggeva
libri sacri e pregava il Signore per tutti gli uomini,
rivolgendosi all’immagine del Bambino Gesù che custodiva
in un altare posto di fronte al suo letto. La Serva di
Dio mai si disinteressò delle persone che spesso si
raccoglievano numerose accanto al suo letto: a tutti
dava un consiglio, una parola buona. Al Signore elevava
incessanti preghiere “per la santificazione della
Chiesa, la pace nel mondo, la salvezza delle anime”,
contemplando “i Divini Misteri, specialmente
la Passione di Cristo e il Divin Sacramento
dell’Eucarestia, testimoniando in maniera singolare la
Carità verso il prossimo”. “Frequentemente rapita
dai sensi sostenne continue ed ammirabili estasi”.
Il 1° marzo 1764 ricevette il dono delle stigmate. “Oltre
alla grazia delle guarigioni e il dono delle profezie,
Suor Vincenza risplendette in maniera
straordinaria nella penetrazione delle coscienze e nella
conoscenza degli spiriti”. La fama della sua vita e
delle sue opere si diffuse in tutta la Sicilia,
raggiungendo la corte di Re Ferdinando di Borbone e
della Regina Carolina, spingendosi fino a Roma presso la
corte pontificia. Il 7 aprile 1824, mercoledì di
Passione, “confortata da tutti i Sacramenti della
Santa Chiesa, non senza grazie soprannaturali, lieta
assistè alla fine della sua vita tra il coro dei
Sacerdoti.” Appresa la notizia della morte di
Suor Vincenza, tutti i Sambucesi uscirono dalle proprie
abitazioni e si radunarono nei pressi del Palazzo
Amorelli, nel Largo di San Michele. A stento il suo
corpo potè essere portato in Chiesa Madre, dove fu
celebrato il funerale con profondo dolore e lacrime di
tutti. Il suo venerabile corpo fu sepolto nella Chiesa
Madre, nella cappella del SS.mo Sacramento, in un
mausoleo eretto nel 1825 per iniziativa del nipote Mons.
Amorelli e della sua famiglia. Nella lapide venne incisa
la seguente iscrizione latina: |
D. O. M.
OSSA HIC JACENT SOR. MARIAE VINCENTIAE AMORELLI
QUAE CHRISTO CRUCIFIXO CONFIGURATA INTER MAGNOS
CORPORIS CRUCIATUS MAJORESQUE DIVINI AMORIS.
AESTUS, QUINQUE SUPER SEXAGINTA ANNIS DURO LECTO
RECUBENS VIRGINALEM PURITATEM AC VIRTUTES
COMITES SPONSO JESU PERPETUO DICAVIT. PLENA MERITIS,
QUORUM FAMA UBIQUE CELEBRATUR
OBIIT AETATIS SUAE
AN. 87, DIE 7 APRILIS AN. DOMINI 1824
JOSEPH AMORELLI SIRACUSARUM EPISCOPUS
EIUSQUE DOLENS FAMILIA
BENEMERENTISSIMAE AMITAE MAGNAE POSUERE
ANNO DOMINI 1825 |
Suor
Vincenza Maria Amorelli, ritratto (Chiesa B.M. Vergine
Santuario dell'Udienza, Sambuca di Sicilia). A destra:
stampa del XIX sec. |

Mausoleo della Serva di Dio Suor Vincenza Amorelli,
Chiesa Madre di Sambuca di Sicilia, della lapide |
Il Miracolo del Bambino di Suor Vincenza Amorelli |
Le vicende storiche di Suor Vincenza Amorelli sono
legate ad un episodio buio della storia siciliana, un
evento sanitario e politico insieme: il Colera.Nel 1837
la Sicilia venne colpita dal Cholera morbus.
Anche Sambuca nel mese di luglio fu infestata
dall’epidemia. Il paese contava circa 9.000 abitanti, e
le vittime alla data del 25 luglio furono 1200. La
popolazione in preda alla disperazione non trovò altro
rimedio che quello di ricorrere a Dio e ai Santi. Nel
mese di luglio si era diffusa la notizia che Suor
Vincenza fosse apparsa in sogno ad alcuni sambucesi, ed
in particolare ad una religiosa molto stimata in paese
di nome Suor Rosa Ferraro. Fu così che alcuni
facinorosi, convinti che Suor Vincenza avrebbe ottenuto
da Dio il miracolo della cessazione del colera,
incitarono il popolo a recarsi in Chiesa Madre per
dissotterrare il corpo della Serva di Dio e portarlo in
processione. La popolazione in preda al delirio si
lasciò convincere e si diresse tumultuando verso la
Matrice. Si faceva calca e si forzavano le porte, quando
vennero avvertiti di ciò che stava accadendo,
l’Arciprete Don Vito Planeta e il Sac. Don Pietro
Lucido, i quali, portatisi alla Chiesa Madre, cercarono
in tutti i modi di convincere la folla che non era
opportuno disotterrare il corpo di Suor Vincenza, per
non compromettere l’eventuale Processo di Beatificazione
di cui si pensava già di darne corso. Ma la folla si
lasciò convincere allorquando l’Arciprete trovò un’
alternativa convincente: portare in processione il
Bambino Gesù di Suor Vincenza “al quale la Serva di
Dio chiedeva tutte le grazie di cui aveva bisogno per sé
e anche per il prossimo”. Così il 25 luglio, tra le
preghiere e le lacrime di tutti, “fu portato con
pubblica Processione il Bambino di Suor Vincenza
Amorelli pelle strade di Sambuca, giunto che fu nel
centro del paese, ossia nello stradone maestro, ai
quattro cantoni, cessò il cholera e non vi furono più
vittime.” Il popolo Sambucese preso dalla più viva
gioia non seppe come manifestare la sua gratitudine al
Signore, che per mezzo della intercessione della
concittadina Suor Vincenza Amorelli, aveva liberato
Sambuca dall’epidemia colerica. Ogni anno, il 25 luglio,
a ricordo dell’evento miracoloso, viene cantato un Te
Deum in onore del Bambino Gesù di Suor Vincenza. |

Mausoleo della Serva di Dio Suor Vincenza Amorelli,
Chiesa Madre di Sambuca di Sicilia, particolare
dell'effige |
Padre
Michelangelo (1740
†
1821), al secolo Vincenzo Amorelli, fratello di Suor Vincenza, religioso
cappuccino. Entrò giovanissimo nel Convento dei Padri
Cappuccini di Sambuca. Ordinato sacerdote, si distinse
per prudenza, probità di costumi e santità di vita. Nel
Palazzo Amorelli di Sambuca si conservava un ritratto,
ora non più esistente.
Dal matrimonio di
Felice
Amorelli con Rosa Truncale nacquero sette figli, dei
quali emergono le figure dei fratelli: Don Epifanio e
Don
Paolo.
Don
Epifanio
Amorelli divenne sacerdote. Fu il 23° Arciprete di
Sambuca, Parroco, Rettore e Amministratore della Chiesa
Madre dal 1786 al 1789.
Don
Paolo
Amorelli (1754
†
1842),“Doctor Artis Medicae”, esercitò con onore
la medicina. Ricoprì la carica nobilitante di
Regio Pro Conservatore di Sambuca, ed ebbe la qualifica
di Magnifico. Possedeva a Sambuca, nell’attuale via
Amorelli, un palazzo con annesso oratorio privato e
molte terre nel territorio sambucese. Erede della zia
Suor Vincenza, nel 1824, donò alla Nobile Compagnia del
SS.mo Sacramento di Sambuca la statua del Bambino Gesù,
con tutti gli “ex voto, ori e argenti”.
Il Magnifico Don Paolo sposò nel 1778 Donna Maria
Palmeri
dalla quale ebbe molti figli. Tra questi ricordiamo:
Giuseppe, Salvatore, Concetta, moglie
del ricco Barone Di Maria di Avola, Audenzio ed
Epifanio. |
Mons.
Giuseppe
Maria
Amorelli, primogenito,
patrizio di Sambuca
(1),
nacque a Sambuca il 6 luglio
1781, compì gli studi nel Seminario vescovile di Girgenti e venne ordinato sacerdote il 21 settembre
1805. Fu Canonico della Collegiata di Bisacquino e
Arciprete Parroco di San Giuseppe Jato dal 1813 a 1817.
Dottore in Sacra Teologia, conseguì il dottorato in
Utroque iure presso l’Università di Catania il 24
giugno 1817. Teologo, Convisitatore ed Esaminatore
sinodale degli arcivescovi di Palermo e Monreale, fu
nominato dal Vescovo Emanuele Custos di Mazara suo
Vicario Generale residente a Palermo. Per due volte
sedette nel Parlamento siciliano. Sotto il governo di
Mons. Gravina, vescovo di Catania, per volontà di
Francesco I, fu inviato per ben due volte quale
Visitatore alla Chiesa di Calascibetta, dipendente dalla
giurisdizione della Cappellania Maggiore. Trasferito a
Catania, divenne Canonico del Capitolo della Cattedrale,
e ricoprì uffici e incarichi diversi: fu Vicario
Generale, Canonico teologo, Ciantro, Esaminatore
sinodale delle Diocesi di Palermo, Monreale e Catania,
Rettore del Seminario, Deputato all’Ospedale di S.
Marta, Vice Gran Cancelliere dell’Università degli Studi
di Catania, membro della Giunta di Scrutinio, Delegato
Interino del Tribunale dell’Apostolica Legazia e Regia
Monarchia,Vicario Generale della Cappellania Maggiore
del Regno delle Due Sicilie e Regio Visitatore. Per
volontà del Re Ferdinando I, il 10 marzo 1823, fu
nominato dal papa Pio VII Vescovo titolare di Ellenopoli
in Bitinia, e ricevette la consacrazione episcopale a
Roma il successivo 16 marzo dal cardinale Bartolomeo
Pacca. Essendosi resa vacante la Sede di Siracusa per la
morte del Vescovo Trigona, Monsignor Amorelli fu
designato dal Re Ferdinando, con Real Dispaccio
dell’agosto 1824, alla sede vescovile di Siracusa, e
nominato dal papa Leone XII, il 20 dicembre 1824,
vescovo di Siracusa. Il 19 marzo 1825 fece l’ingresso
solenne a Siracusa. Di bella mente, di vasto
sapere e zelo pastorale, fu visitatore instancabile
della sua vastissima diocesi, compiendo nel corso del
suo ministero episcopale ben tre visite pastorali.
Restaurò il Seminario nella disciplina e negli studi,
costruì una Casa di Esercizi per il Clero, consacrò la
Chiesa di San Giuseppe (1835), ristabilì il Convitto
dei nobili e benedisse la nuova banchina del porto.

Lapide che ricorda la
consacrazione a basilica della chiesa di San
Sebastiano, avvenuta nel 1828 da
Mons. Giuseppe Amorelli, Vescovo di Siracusa |
Il
papa Gregorio XVI, che ne ammirava le doti eminenti di
virtù e dottrina, e l’attitudine alla trattazione degli
affari di governo, ritenne quasi doveroso nominarlo nel
1832 Arcivescovo, concedendogli l’uso del Pallio. Per i
lunghi e segnalati servizi resi alla Santa Sede e alla
Corona, venne insignito dei titoli di Prelato domestico,
Assistente al Soglio Pontificio, Commendatore del
Regio
Ordine di Francesco I, Consigliere di Stato.
A Sambuca lasciò segni
tangibili del suo legame con il paese d’origine: appena
eletto Vescovo, ottenne con Rescritto pontificio del
Pontefice Pio VII del 7 aprile 1823 l’uso del titolo e
delle insegne canonicali per il clero di Sambuca; il 30
luglio 1823, benedisse e consacrò solennemente le
campane della Chiesa di San Giorgio; il 28 agosto 1825
dedicò all’Assunta e consacrò la Chiesa Madre, dotandola
di ricchi paramenti e, insieme alla sua famiglia, decorò
con un bel Mausoleo il sepolcro della zia, la Serva di
Dio Suor Vincenza.
Monsignore Amorelli fu pastore e mecenate illuminato,
letterato, amante dell’arte e della cultura classica.
Negli anni del suo episcopato costituì una biblioteca
che venne acquistata dopo la sua morte, nel 1842, dal
fratello Conte Audenzio per 250 onze. Alcune opere
appartenenti alla sua collezione di pitture e di
sculture, sono esposte a Siracusa nel Museo Archeologico
e a Palazzo Bellomo, dove si conserva tra l’altro un suo
ritratto recentemente restaurato e la sua berlina.
Il Maresciallo Auguste Marmont, duca di Ragusa,
Maresciallo di Napoleone, nel 1840, in occasione del suo
viaggio in Sicilia, di cui lasciò interessante
descrizione, così ne ricorda l’incontro:
“ Ma la persona,
l’appoggio, i lumi e i consigli del quale maggiormente
ci giovarono fu l’arcivescovo Amorelli, uomo distinto
così per gentilezza come per dottrina, una lunga dimora
a Roma, una istruzione estesa ed una cordialità
particolare agli stranieri lo rendono carissimo”.
L’arcivescovo Amorelli fu anche il personaggio che più
di tutti soffrì delle pesanti critiche mosse dagli
oppositori del Governo borbonico. Purtroppo i fatti
dolorosi del 1837 che si innestarono all’epidemia del
colera, con la rivoluzione del popolo siracusano e le
successive repressioni da parte dell’inviato del Re,
Marchese Del Carretto, gli causarono molte pene. Per la
sua devozione ai Borbone, Monsignore fu oggetto di una
feroce campagna diffamatoria propagata dai suoi nemici e
detrattori e caldeggiata da alcuni liberali, che gli
causò tali e tanti dispiaceri da comprometterne
definitivamente la salute. Colpito da cecità progressiva
e da altri mali, morì a 59 anni di età, dopo 17 anni di
episcopato, il giorno 13 dicembre 1840, lasciando
larghissimo rimpianto e felicissimo ricordo di sé.
L’Arciprete di Sambuca Don Baldassare Viviani così ne
ricordava la sua figura: Dotato di virtù non comuni e
di sicura e provata dottrina e di vastissima
cultura, fu perfetto modello dei Pastori, Padre generoso
ed insonne governante della sua gente. Dal tratto
signorile, amabile, buono, comprensivo ed umano, seppe
unire la più ammirevole dolcezza di carattere con la più
inflessibile virilità. Mai indulgè all’ambizione, sdegnò
l’adulazione in tutte le sue forme, protesse ed incitò a
sempre maggiori conquiste lo zelo, le virtù animò con i
suoi rari ed incomparabili esempi”. |

Ritratto del Vescovo
Giuseppe Amorelli |

Cattedrale di Siracusa, Monumento del Vescovo Giuseppe
Amorelli |
Busto di
Monsignor Giuseppe Amorelli. Opera dello scultore Carlo
Calì |
Stemma di Giuseppe
Amorelli, Vescovo di Siracusa |

Lapide in onore di Mons. Giuseppe Amorelli, Chiesa Madre
di Sambuca di Sicilia |
Arazzo con stemma di Mons. Amorelli, Cattedra del
Vescovo, Cattedrale di Siracusa.
A destra: lapide in Memoria di Mons. Amorelli, Chiesa
Madre di Sambuca |
Don
Salvatore
Amorelli (†
1864). Ordinato sacerdote a Catania, si trasferì a
Siracusa nel 1825, dove divenne il principale
collaboratore del fratello Arcivescovo. Dottore in
Teologia e in Utroque iure, ricoprì diversi
incarichi a Siracusa: fu Vicario Generale, Arcidiacono
del Capitolo della Cattedrale e Rettore del Seminario.
Nel 1855 venne nominato Vicario Generale delle nuove
Diocesi di Caltagirone e Noto. Fu Deputato della
Biblioteca Alagoniana e dell’Accademia di Siracusa.
Nel luglio 1837, mentre imperversava il colera a
Siracusa, in assenza del fratello Arcivescovo,
trattenuto a Modica per la S. Visita pastorale, prese
l’iniziativa di convocare nel Palazzo Vescovile le
Autorità civili e militari per adottare le necessarie
misure per prevenire i disordini. Sotto l’episcopato di
Mons. Manzo, difese i diritti e i privilegi dei Canonici
della Cattedrale, opponendosi allo stesso Arcivescovo,
che per i dissidi con il Capitolo Metropolitano dovette
dimettersi e lasciare la Diocesi.
Nella Biblioteca Alagoniana si conserva un suo ritratto,
sul cui cartiglio si legge la seguente inscrizione: |
S. TH. U.I.D. SALVATORI
AMORELLIO ARCHIDIACONO, VICARIO
GEN. CAPIT. REPARATORI SUO BIBLIOTHECA POSUIT ANNO
MDCCCCLIV |
Con la nomina di Mons. Amorelli alla sede vescovile di
Siracusa e il relativo trasferimento della famiglia
nella città aretusea, si costituì il ramo siracusano
degli Amorelli, rappresentato dal Conte
Audenzio
Amorelli e dalla sua discendenza, che risulta estinta
nella linea maschile con la morte del Colonnello
Gaetano
Urso Amorelli, nella seconda metà del ‘900. |

Palazzo del Conte Amorelli (Siracusa) |
Il Conte
Audenzio
Amorelli, fu tra i più fedeli e stimati funzionari
borbonici. Nato a Sambuca nel 1790, seguì gli studi
umanistici e giuridici, laureandosi in Legge nel 1815
presso l’Università di Palermo. Eletto nel 1822 Pro
segreto di Sambuca, nel 1825 si trasferì con la famiglia
a Siracusa per coadiuvare il fratello Monsignore
nell’amministrazione di quella diocesi. In virtù dei
servizi resi alla Sede Apostolica, il Pontefice Gregorio
XVI nel 1832 lo nominò Conte dell’Aula Lateranense e del
Palazzo Apostolico. Eleggibile nelle liste degli anni
1831,1833, 1835,1837, 1840, 1841, ricoprì per molti anni
la carica di Decurione di Siracusa. Nel 1839 venne
nominato dal
Re Ferdinando II Sottintendente di
Siracusa. Fu Presidente di diverse commissioni cittadine
e regionali come l’Accademia Alagoniana, la Commissione
di Antichità e Belle Arti e quella di Salute Pubblica.
Nel 1846, quale Sottointendente, venne trasferito a
Mazara, nel 1849 a Sciacca e, infine, nel 1854, a
Terranova (attuale Gela). Il Conte Amorelli per i
servizi resi alla Santa Sede e ai Borbone venne onorato
con diversi titoli e decorazioni cavalleresche. Fu
infatti Conte Palatino Lateranense, Cavaliere Professo
dell’Insigne Ordine Pontificio di Cristo, Commendatore
del
Regio Ordine di Francesco I,
Cavaliere
Costantiniano, Gentiluomo di Corte. Ritiratosi a vita
privata con gli onori di Intendente (Prefetto), morì in
Siracusa nel settembre del 1872.

Ritratto del
Conte
Audenzio Amorelli |
Ritratto fotografico del Conte
Audenzio Amorelli e dedica |
Il Conte Amorelli ebbe parte importante nella
rivoluzione del 1837 a Siracusa. Lo storico siracusano
Serafino Privitera a tal riguardo scrive: “Prevedendo la catastrofe i fratelli dell’Arcivescovo,
Can. Salvatore, e conte Gaudenzio Amorelli, due
personaggi che nel 18 luglio furono i soli benemeriti, e
che godevano di grande popolarità, avevano preso
l’iniziativa di convocare nel Palazzo Vescovile tutte le
Autorità per indurre il Generale Gabriele Tansi a
prendere le opportune misure per prevenire disordini. Il
Generale, vecchio e infingardo, si chiuse invece con le
truppe del Presidio a Castel Maniace, lasciando Siracusa
in balìa dei facinorosi”. Emanuele de Benedictis,
testimone della rivoluzione, ricorda che “Il Conte
Amorelli era mirabile nell’arrestare quella fiumana e
colla voce e colle mani giungeva a serbare qualche
ordine, né meno di lui il fratello Vicario con
l’autorità della propria veste”. Il Conte Audenzio,
come il fratello Arcivescovo, fu collezionista di opere
d’arte. Lo storico Serafino Privitera, elencando le
collezione private delle primarie famiglie siracusane,
scrive che: “Buona raccolta di quadri, fra i quali ve
n’ha originali di grandi Maestri, han fatto il Conte
Amorelli”. Dal suo matrimonio, celebrato a Sambuca
nel 1824, con Donna Margherita Oddo, di nobile famiglia
sambucese, nacquero
cinque figlie: Donna Vincenza che sposò il
Principe Don Pompeo Interlanghi di Bellaprima; Donna
Concetta, nubile; Donna Lucia, moglie del
cavaliere Li Greci di Siracusa; Donna Provvidenza,
moglie del nobile Don Benedetto Lutri di Avola; Donna
Agata che sposò il cugino Don Audenzio
Amorelli di Sambuca.
Continuò la
discendenza l’unico figlio maschio: il conte Paolo,
che occupò diverse cariche municipali a Siracusa, e
sposò la nobile Donna Teresa Li Greci di Siracusa, da
cui il figlio conte Gaudenzio, cavaliere della
Corona d’Italia, che esercitò la professione di
Ingegnere, e fu l’ultimo degli Amorelli a portare il
titolo comitale pontificio. |

L'ultimo Conte Amorelli. Cav. Dott. Gaudenzio Amorelli,
Ingegnere principale di Siracusa
|
Abbiamo visto che dei quattro figli del Magnifico
Dottore
Paolo Amorelli, i primi
tre, l’Arcivescovo Mons. Giuseppe, l’Arcidiacono
Salvatore e il Conte
Audenzio, si trasferirono a
Siracusa, mentre il quarto, il Magnifico Don
Epifanio,
continuò a risiedere a Sambuca.
A differenza del ramo siracusano fedele ai Borbone, il
ramo sambucese degli Amorelli nutrì forti sentimenti
liberali, e si distinse nel campo delle lettere e delle
arti con Giuseppe e Alfonso Amorelli. |

Sambuca, Palazzo Amorelli |
Il Magnifico Don
Epifanio,
fratello dell’Arcivescovo, nacque nel 1795, sposò nel
1820 Donna Francesca Ciaccio, appartenente ad una
primaria famiglia di Sambuca, dalla quale ebbe il
figlio:
Don
Audenzio
(1829
†
1883). Di sentimenti unitari, lottò per la causa
nazionale. Nel 1860 fu membro del Consiglio Civico di
Sambuca ed entrò nella 2a Compagnia della Guardia
Nazionale. Nel 1849 sposò la cugina Donna Agata Amorelli,
figlia del Conte Audenzio, dalla quale ebbe 4 figli:
Giuseppe,
Epifanio, Maria Francesca, Margherita.
Giuseppe
Amorelli. Figlio di Don Audenzio e Donna Agata Amorelli,
nacque a Sambuca nel 1850 e fu tenuto a battesimo dal
nonno materno Conte Amorelli.

Donna Agata Amorelli (1835
†
1879), figlia del Conte Audenzio,
moglie del cugino Audenzio Amorelli di Sambuca.
Madre del commediografo e poeta Giuseppe
Amorelli |
Cresciuto all’ombra dei
fermenti rivoluzionari, a dieci anni fu testimone
dell’impresa garibaldina. Studente liceale a Palermo, a
venti anni scrisse Amore e Patria, un dramma in 4
atti in cui trasporta i suoi sentimenti patriottici,
rappresentato con successo al Teatro R. Principe Umberto
di Palermo nel 1871. Poeta e commediografo fecondo,
citato nel Dizionario dei Siciliani Illustri,
scrisse poesie, commedie e drammi, alcuni dei quali
rappresentati con successo da Emma Gramatica.
Ricordiamo: Rassegnazione, dramma in tre atti
rappresentato dalla Compagnia drammatica Ferrara il 1
maggio 1889; Amore e Fede, dramma in quattro atti
rappresentato dalla Compagnia Scacco-Vasco; Affetto e
Riconoscenza, dramma in due atti; Fede giurata,
rappresentata da Emma Grammatica; Favola Politica,
scherzo comico, rappresentato il 27 agosto 1911.
Collaborò a varie riviste letterarie. Attivo nel campo
politico e sociale, pubblicò diversi articoli su
importanti testate giornalistiche locali e nazionali.
Gentiluomo di una dirittura morale assai rigida,
difensore della libertà, tuonò con le parole e con la
penna ogni qualvolta se ne presentasse l’occasione.
Rimangono ancora a testimonianza del suo impegno civile:“Interesse
privato in atto d’ufficio”, un “je accuse” del
1897 contro un concittadino, e “Pro Pretura”, un
atto d’accusa del 1906 contro il governo centrale di
Roma per la riduzione delle preture. Nel 1907, a
Sambuca, tenne un memorabile e applauditissimo comizio,
dimostrando la necessità dell’avocazione della Scuola
allo Stato, che ebbe risonanza nella stampa nazionale.
Nel 1886 sposò a Palermo la nobile Donna Maria Teresa
Raimondi, dalla quale ebbe 5 figli: Agata (1887
†
1949), che sposò Pietro Valguarnera nel 1923; Giovanna (1888
†
1966); Vincenza (1890
†
1958), Adele (1892
†
1908);
Audenzio;
Alfonso. Trasferitosi a Palermo, ivi morì nel 1927. |
 |
 |
Ritratto di Giuseppe Amorelli, commediografo e poeta
(Alfonso Amorelli, 1927 c.). A destra: ritratto
fotografico di Giuseppe Amorelli |
Audenzio
(1894
†
1968). Ufficiale d’artiglieria del R. Esercito.
Partecipò alla Grande Guerra e fu poi Ufficiale
d’Ordinanza di S.A.R. Amedeo III di Savoia Aosta, Duca
di Aosta e Viceré d’Etiopia, che lo onorò della sua più
cara amicizia. Il Duca d’Aosta, da studente
universitario, fu illustre ospite degli Amorelli nel
Palazzo di Palermo. Di carattere semplice e cordiale,
apprezzava la cucina di Casa Amorelli, specie la
selvaggina di cui ne era grande estimatore.

Ritratto fotografico con dedica del Duca
Amedeo Savoia Aosta |
Audenzio sposò nel 1924 la Signora Albertina Destefanis,
da cui l'unica figlia Maria Teresa (1925
† 2007). Archeologa, Professoressa di Etruscologia e
Antichità Italiche, membro dell'Istituto di Studi
Etruschi, sp. a Roma il 10-06-1957 Guido Falconi,
Dirigente Superiore del Ministero della Pubblica
Istruzione (poi dell'Università e Ricerca Scientifica),
Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica
italiana, da cui: Alessandro ed Elena Falconi Amorelli.

Ritratto di Maria Teresa Amorelli
(Alfonso Amorelli, 1946 ca.) |
Alfonso (1898
†
1969) pittore, scultore, decoratore. Nato a Palermo nel
1898, si iscrisse al Regio Istituto di Belle Arti di
Palermo nel 1913, dove si formò sotto la guida dei
famosi maestri: Luigi Di Giovanni, Salvatore Marchesi,
Ernesto Basile ed Ettore De Maria Bergler. Partecipò a
diverse mostre in Italia e all’estero (Quadriennali di
Roma, New York, Barcellona, Birghiman e Atene). Nel 1934
sposò a Palermo la nobile tedesca Herta Schaeffer,
pittrice. Nel 1935 affrescò l’Aula Magna del Rettorato
dell’Università di Palermo e la Sala del Rettore. Nel
1936 partecipò alla XX Biennale di Venezia, affrescò la
Galleria delle Vittorie a Palermo ed espose a Monaco di
Baviera. Nel 1937 fu invitato a Berlino e
all’Esposizione Universale di Parigi. Nel 1940 gli venne
assegnata una sala personale alla XXII Biennale di
Venezia. Nel 1941 affrescò le chiese e le sedi delle
delegazioni comunali dei borghi rurali siciliani,
progettati dall’architetto Luigi Epifanio. Nel 1942
partecipò alla XXIII Biennale di Venezia. Nel 1954
iniziò la collaborazione con l’Istituto Nazionale del
Dramma Antico di Siracusa, disegnando scenografie e
bozzetti. Nel 1959, per la Fiera del Mediterraneo di
Palermo, modellò una fontana con tritoni, sirene e
mostri marini. Nel 1964, sempre per la Fiera del
Mediterraneo, realizzò il pannello il Volo di
Icaro. A lui vennero dedicati la Sala Amorelli,
presso il Palazzo Greco, sede dell’Istituto del Dramma
Antico (I.N.D.A.) a Siracusa, e due vie, una a Palermo e
l’altra a Sambuca di Sicilia. Le sue opere sono esposte
in Italia, nella Galleria d’arte moderna di Hannover
(Germania), Falkenberg (Svezia), e in collezioni private
di Germania, Inghilterra, Spagna e Stati Uniti
d’America. Numerose le opere di carattere generale,
monografie, articoli, cataloghi, mostre retrospettive a
lui dedicati. |
Con la morte di Alfonso Amorelli (1969), si estingue
nella linea maschile il ramo sambucese della storica
famiglia Amorelli, la cui eredità morale e culturale
viene custodita e tramandata dagli eredi: Falconi
Amorelli e Valguarnera. |
_________________
Note:
(1) -
La città di Sambuca non ebbe mai un
sedile nobiliare o un patriziato e, pertanto, il titolo
di Patrizio attribuito a Mons. Amorelli, non costituisce
un titolo spettante alla famiglia; deve intendersi come
titolo generico di nobile, non di patrizio.
_________________
Bibliografia:
Archivio Privato Valguarnera (Documenti Amorelli).
Amorelli G. F. Discorso Sacro Politico, Catania,
1817
Amorelli G. Interesse Privato in Atti di Ufficio,
Palermo 1897.
Amorelli G. Pro Pretura, Catania 1906.
Amorelli G. La Colonna Orsini a Sambuca, “L’Ora”,
12-13 giugno 1910.
Amorelli P. Lettera di Paolo Amorelli al Sac. Emilio
Bufardeci, Siracusa, 1869.
Ciuni F. Dizionario dei Siciliani Illustri,
Palermo 1939.
Di Giovanna A. Suor Vincenza Amorelli, ”La Voce
di Sambuca”, Anno I, 7 luglio 1959.
I Diritti della Scuola, anno VIII, n. 23,
Roma 17 marzo 1907.
Di Giovanna A. Inchiostro e Trazzere, Sambuca di
Sicilia 1979.
Garana O. I Vescovi di Siracusa,Siracusa 1969.
Giacone G. Zabut, Sciacca, 1932.
Magnano P. Memorie Siracusane, Siracusa 1980.
Orazione Funebre di Monsignor Arcivescovo D. Giuseppe M.
Amorelli Vescovo di Siracusa,
Napoli 1842.
Privitera S. Storia di Siracusa, Napoli 1878.
Reale O. Il Risorgimento Siracusano,Siracusa,
2006.
Risolvente M. Mons. G. M. Amorelli, ”La Voce di
Sambuca”, anno IX, 1959.
Risolvente M. Il Cammino della Gloria, “La Voce
di Sambuca”, anno VI, febb. 1964.
Risolvente M. Il Bambino di Suor Vincenza, “ La
Voce di Sambuca”, anno VI, 1964.
Romano R. Amorelli, Palermo, 1957.
Russo S. I moti del 1837 a Siracusa e la Sicilia
degli Anni Trenta,Società Siracusana di Storia
Patria, Caltanissetta, 1987.
Schmidt A. M. Amorelli, Palermo 1997.
Vaccaro M. Garibaldinismo e Rivoluzione, Sambuca
di Sicilia 2001.
“Rassegna storica del Risorgimento”, a. XXVI-fasc. IX, settembre Roma
1939.
Troisi S. Arte in Sicilia negli anni Trenta,
Napoli, 1996.
Valguarnera G. Giuseppe Amorelli, Commediografo e
poeta, Valdinoto, Rivista della Società
Calatina di Storia patria e Cultura, 2, Palermo, 2006.
Valguarnera G. Gli Amorelli nella Sicilia
dell’Ottocento, “Nobiltà”, anno XIII, n. 71, 2006.
Valguarnera G. e P. Suor Vincenza Maria Amorelli, La
Serva di Dio della Sambuca, Catania, 2019.
|
|