Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Collice

a cura del dr. Giuseppe Pizzuti - Seconda Parte


Stemma Collice

Il romitorio di Gioacchino da Fiore

Tra i luoghi di raccoglimento e meditazione che vennero costruiti da Gioacchino, si conserva il romitorio in contrada Ceci (ricadente nel comune di Aprigliano, nella Sila Grande in provincia di Cosenza) poco distante da Lorica, il complesso, di proprietà del barone Collice, si affaccia sul lago Arvo.
Gioacchino da Fiore, Servo di Dio, (Celico 1130 circa – Pietrafitta 1202, comuni della Presila cosentina) monaco, abate, teologo, esegeta e profeta; dopo un lungo peregrinare in cerca della giusta vocazione, nel 1189 fonda la Congregazione Florense, nel 1195 Re Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, gli concesse vasti territori in Sila con relativi privilegi (la c.d. Sila Badiale), nel 1196 ottenne da Papa Celestino III l'assenso pontificio alle Costituzioni dell'Ordine.
Lo stesso Federico II con diploma del 3 marzo del 1200 da facoltà a Gioacchino da Fiore di costruire nel luogo detto “Capalbo” (oggi località Ceci) una casa di religione, alla quale concesse un possedimento “per lo spazio di mille passi di longitudine e mille di latitudine”.
Il giglio, emblema dell’Ordine Florense, che si può ammirare scolpito sulla chiave di volta del portale del romitorio di Ceci, nella profezia di Gioacchino è il fiore della terza era, quella dello Spirito Santo.

Romitorio Gioachimita

Piatti realizzati in porcellana dal marchio de La Manifattura di Palazzo Collice sui quali sono riprodotte le figure simboliche
tratte dall' opera più importante di Gioacchino da Fiore il Liber Figurarum attraverso le quali spiega la dottrina Cattolica.

Collice di Roseto


Torre Federici, stemma Collice

Il barone Michele Collice di Filippo, sposò la baronessa di Roseto Carolina Ferrari, figlia del barone Francesco Maria ( Cosenza, 1830), ottenendo per successione il feudo ed il Castrum Petrae Roseti (castello di Roseto) costruito nel 1260; il feudo di Roseto (oggi Roseto Capo Spulico nell'alto Jonio cosentino) era stato infeudato, dal 1720, ad Adriano Calà Lanzina y Ulloa, 1° duca di Lauria.
In data 31 luglio 1899 la Consulta Araldica del Regno d’Italia dichiarava che la Giunta permanente Araldica con deliberazione confermava e promuoveva un Reale Decreto di concessione del titolo di Barone di Roseto ai Collice trasmissibile ai discendenti legittimi e naturali da maschi, in linea e per ordine di primogenitura.


Roseto Capo Spulico (CS)


Roseto Capo Spulico - Palazzo Baronale


Castello di Roseto Capo Spulico -
Archivio F. Amantea.


Castello di Roseto Capo Spulico -
Archivio F. Amantea.


Castello di Roseto Capo Spulico - Respingimento di un assalto di pirateria saracena
 

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Casato inserito nel quinto volume di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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