
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Collice |
a cura del dr. Giuseppe
Pizzuti - Prima parte |
Opera dedicata al
barone Adolfo Collice di Raffaele |
Arma:
d'argento, alla cometa d'azzurro ondeggiante in palo
accompagnata in punta da una croce patente di Malta
d'oro, in cinta da sette rose di rosso bottonate d'oro,
poste tre per parte ed una in punta.
Motto: EMPIE GLI OCCHI DI LUCE IL CUOR
DI GELO.
Dimore: Cosenza, Torre Federici, San
Pietro in Guarano e Roseto Capo Spulico.
Patroni: Sant’Anna, San Domenico. |

© Stemma famiglia Collice |
Capostipite della famiglia
fu
Alessandro, allievo di Averroè (Cordova
1126, Marrakesh 1198), filosofo, medico, matematico e
giurisperito spagnolo, di origine araba; la sua opera
enciclopedica di medicina prende il nome di Kitab al
-Kulyat fi al- Tibb, l'allievo, tanto eccelse negli
studi che fu associato a quest'opera, ne consegue
Alessandro "della Kullyat", in latino Colliget, "della
Collicet ", per arrivare a "Collice".
Nel 1200
Federico II di Svevia dona come sposa a
Giulio
Cesare Collice una sua figlia naturale
di nome
Teresa
detta "di Frederico", ai quali lascia la Torre Federici,
nella Sila Grande cosentina, fatta costruire
dall'Imperatore Federico per praticare l'arte della
falconeria. Nel 1255, Papa Alessandro IV, nomina
Alberto
Collice, nipote di Teresa Frederici, vice - patriarca di
Aquileia, investendolo, unitamente al nipote
Alessandrino
Collice, di vari feudi nel Friuli, compreso l'antico
castello di Meduna e della sua gastaldia; Alberto fu
vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone dal 26
luglio 1260 al 3 luglio 1268
(1), il 12 aprile 1266
investiva suo nipote
Domenico
di una parte dei beni della pieve di Giussago (oggi
frazione di Portogruaro in provincia di Venezia)
(2). |

Bolla di nomina del 1255
custodita al Vescovado di Udine |
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Giuliano
Collice, nel 1511, stipulò vari atti notarili presso il
notaio Francesco
Salerno.
Nella Platea vecchia dell'arcidiocesi di Cosenza,
redatta nel 1541, è scritto: "in Santo Petro (...) l'herede
di
Andria Mario Collice" doveva pagare un
censo annuo di 7 grana.
Domenico († 1580) ebbe per figli:
Alessandro, capo della milizia del
dipartimento di Cassano, sposato alla nobile Celidonia
Beccuti;
Pietro,
fu "cubiculario
(3)"
del Vicerè
conte d'Olivares;
Giuliano († 1610) sposato ad Eleonora
de Gaeta,
patrizia napoletana, il loro figlio primogenito fu
Giulio
Cesare, sposato a Belluccia Greco,
figlia di Bernardino, barone di Schito (o Ischito) e di
Sacco
(4), ed
ebbero per figli:
Timeo (n. 1602), ascritto fra i
Cavalieri di Malta,
per questo evento fu aggiunta nello stemma la
croce patente di Malta, nel 1636 fonda la Parrocchia
Metropolitana di Santa Maria in Gerusalemme;
Pietro Maria,
ebbe per figlio
Domenico, che ebbe un solo figlio,
Francesco, fu chierico di conseguenza
questo ramo si estinse; e
Giovanni
Battista (†
giugno 1697), sposò Caterina Conte, ed ebbero per
figli:
Anna;
Popa,
sposata a Fabio Iusi;
Vittoria, sposò Scipione Novellis di
Celico; e
Domenico Antonio (n. 1660, premorto al
padre), sposato a Porfida Cugini di Celico,
ebbero per figli:
Nicola,
chierico; ed
Ignazio
(n. 1690). Il 26 luglio del 1697, Caterina
Conte, vedova di Giovanni Battista, previo bando
proclamato a voce per informare eventuali creditori,
fece redigere da un notaio i beni ereditati dai nipoti
Nicola ed Ignazio, dei quali era stata nominata
legalmente tutrice per testamento dal marito,
dall'elenco risultano possedere in San Pietro e
dintorni: una casa con tavolato e basso in contrada
Santa Caterina, una casa "palaziata in detto Casale"
luogo detto alla piazza quale si dicono le case nuove",
una casa "proprio dove si dice il timpone della porta
col tavolato, e forno sotto", una casa "nel Casale luogo
detto lo Destro"; inoltre numerosi terreni nelle
seguenti località: la Pezza, l'Acero, lo Chiano della
Chiesa, Santa Lucia, Santo Janni, la Nocita, Redilupo,
la Pignula di don Girolimo nella Serra di Bocita, Santa
Marina, la Pignula di don Timeo, la Pignula delli Marri,
Miloni bari, Marrabello, Sole Caudo, li Pizzilli, luogo
di Mezzo, lo Schito, li Soveretti, la Costa del Sorbo,
lo serrale di Tantillo, Righianello, le Destre, la
Giuncharella.
La famiglia possedeva numerose difese, dal Catasto Onciario del 1749 se ne contano sessanta, ancora
possedute nel 1907.
Fondo Soveretti, la Torre: lato
est, lato ovest, e la Cappelletta |
San Pietro in Guarano,
sotterranei di Palazzo Collice, cunicolo che
serviva come via di fuga |
Ignazio, sposato a Laura Mandarini, patrizia rossanese, ha avuto come
figli: Porfida, sposata a Carlo di Napoli di Rovito (5); Carlotta; Francesco,
chierico; e Domenico (n. 1719), ebbe uno spiccato
spirito imprenditoriale, acquistò molti terreni, dal
Catasto Onciario del 1752 risulta possedere, oltre
fabbricati e terreni, due mulini, un forno, un trappeto
e bestiame così composto: 12.400 pecore, 11.600 capre,
160 giovenche, 130 bovi per uso da masseria, 18 mule per
uso di casa, 12 stalloni per uso di giovenche, 13
cavalli da cavalcare, e 120 troie per uso di masseria.
In casa Collice, tra gli altri, vivevano: il medico Arnone di
Rovito ed un sacerdote che esercitavano anche il compito
di maestri. Domenico sposò Giuseppina, dei baroni
Scoglio di Catanzaro, che gli diede sei figli, tra gli
altri: Carlotta (1752 † Cosenza, 19 agosto 1848);
Erumena, sposata a Gregorio Perrelli di Tarsia; Gaetano; ed Ignazio Maria (n. 1745), che sposò Aquila La Forza dei
baroni di Roccaforzata e San Martino di Altamura. |

Don Luigi Collice.
Il cartiglio recita: A Sua
Eminenza Il Sig. D. Luigi Collice
Cosenza
Per gentile concessione del nobile Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona |
San Pietro in Guarano,
vecchia chiesa parrocchiale,
stendardo. A destra: Donna Vincenza Collice
Foto tratta dall'esposizione nella Casa
delle Culture in Cosenza
Archivio Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona |
Da Ignazio Maria ed Aquila nacquero: Giacinto (28
maggio 1770 † 23 agosto 1815); Domenico (1771 †
26 giugno 1843), Sindaco di San Pietro in Guarano dal
mese di gennaio 1841 al mese di maggio del 1843; Francesco
o Franchino (10 gennaio 1775 † 2 gennaio 1855); e Filippo (1767
† 4 dicembre 1842), Sindaco di San Pietro in Guarano dal
mese di gennaio del 1835 al mese di dicembre del 1840,
fece realizzare le campane della chiesa parrocchiale di
Santa Maria in Gerusalemme di San Pietro in Guarano. Nel
1792 sposò Teresa, nobile dei baroni Scoglio di
Catanzaro (1771 † San Pietro in Guarano, 3 gennaio
1836), ha avuto come figli:
Rachele (n. 11 aprile 1793); Marianna (San
Pietro in Guarano, 7 agosto 1794 † Cosenza, 12 dicembre
1840), sposata il 23 gennaio 1811 a San Pietro in
Guarano con Pietro Docimo, barone di Sacco; Rosa
Angela Gaetana, sposata l'8 agosto 1827 a San Pietro
in Guarano con Saverio d'Amato di Amantea; e Michele (25
agosto 1804 † San Pietro in Guarano, 26 febbraio 1854),
fu Presidente del Consiglio Provinciale di Cosenza,
sposato il 25 giugno 1820 a Cosenza con Carolina Ferrari (1801
† ante 1877), unica figlia del barone di Roseto
Francesco Maria [(† Cosenza, 1830), figlio di Gaetano (†
1801), patrizio di Cosenza, e d'Ignazia d'Amato,
patrizia di Amantea. Gaetano, il 6 settembre del 1791
aveva acquistato il feudo di Roseto la cui vendita era
stata ordinata dal Sacro
Regio Consiglio il
29 gennaio dello stesso anno; con decreto del S.R.C. del
21 gennaio 1792 fu immesso nel possesso del feudo] e di
Rosa Maria Ferrari, figlia d'Ignazio e di Teresa Abenante,
patrizi di Rossano, da questo matrimonio nacquero:
Vincenza (n. Cosenza, 15 aprile 1837), sposata il 1°
febbraio 1856 a San Pietro in Guarano con Giacinto Cosentini di
Celico; Teresa Aquila (n. San Pietro in Guarano,
5 dicembre 1834); Raffaele Alfonso Donato
(n. Cosenza, 21 febbraio 1836), sposato il 15 giugno
1864 a Cosenza con Agata Grisolia di Celico, figlia di
Filippo e di Maria Rosaria Cosentini, non ha avuto
prole; Antonia Cristina (n. Cosenza, 7 aprile
1833), sposata il 10 luglio 1859 a Cosenza con Pasquale
Manna; Filippo Antonio Donato Gerardo Raffaele
(n. San Pietro in Guarano, 3 ottobre 1828); Chiara
Isabella Rachele (n. Cosenza, 23 febbraio 1827),
sposata il 1° febbraio 1857 a San Pietro in Guarano con
Luigi Antonio Emilio d'Amato di Amantea; Clarice
Isabella Emilia (San Pietro in Guarano, 27 settembre
1824 † 17 luglio 1825); Francesco Luigi o
Luigi (Cosenza, 25 giugno 1826 † ivi, 20 maggio
1852); Aquilina Angelica (Cosenza, 24 aprile 1822
† San Pietro in Guarano, 24 novembre 1829); ed il
primogenito Ignazio Donato (n. Cosenza, 20 aprile
1821), fu Consigliere Provinciale di Cosenza, Sindaco di
San Pietro in Guarano dal mese di gennaio del 1847 al
mese di aprile del 1848, e dal mese di luglio 1867 al
mese di maggio 1874. Sposato a Maria De Nicola (n.
Cosenza, 26 dicembre 1852), figlia di Pasquale e di
Emanuela De Ruberto; Maria, donò il suolo ed il legname
necessario per l'edificazione della nuova chiesa
parrocchiale di Santa Maria in Gerusalemme di San Pietro
in Guarano, impegnandosi ad elargire annualmente una
somma di denaro, ha avuto come figli: Edvige (n.
1880), sposata a Stanislao Fera di Cellara, notaio in
Roma e fratello del giurista Luigi che sarà Ministro
delle Poste nel 1916 e, Ministro di Grazia e Giustizia
nel 1920; Anna (n. 1878), sposata a Girolamo
Cappelli di Castrovillari, avvocato, ebbe per figlio,
tra gli altri, Biagio Cappelli (Morano Calabro, 12 marzo
1900 † Castrovillari, 19 novembre 1991), laureato
all'Università di Napoli in Storia e Filosofia, fu
docente, e storico; Fanny (n. 1876), sposata in
casa Frugiuele di Amantea; Carlo (1875 † Roma,
1928), celibe, fu Sindaco di San Pietro in Guarano dal
mese di novembre del 1899 al mese di febbraio del 1902;
ed il primogenito Adolfo Maria Lupo (1873 †
1956), fu Consigliere Provinciale di Cosenza, Sindaco di
San Pietro in Guarano dal mese di febbraio del 1902 al
mese di settembre del 1903, sposò Olga Beduschi di
Milano (1873 † 1957), cantante lirica, ha avuto come
figli: Raffaella (1906 † 1938, di parto), sposata
al barone Vittorio Vercillo,
medico; Maria
Adelaide (1909 † 2004), sposata a Paolo Nicoletti,
figlio di Francesco, che fu Deputato, e di Annina Ferrari
d'Epaminonda;
e Raffaele (1916 † 1987), sposato a Caterina
Clausi di Longobucco (1920 † 1995), figlia di Massimo e
di Serafina Boccuti, da questo matrimonio nascono: Raffaella (n.
1962), Giuliano Carlo (n. 1956), ha per figlia Caterina, Olga (n.
1950), Massimo Giuliano (1945
† 2009), ed il primogenito barone Adolfo Massimo (n.
1944). |
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Stemma sul portale di
Torre Federici, già sul portale del
palazzo di San Pietro in Guarano. A destra: Barone Adolfo Collice di
Ignazio |
In ricordo di Massimo,
nobile dei baroni Collice |
Nato a Cosenza nel 1945, fratello
dell'attuale rappresentante della casata, barone Adolfo,
è stato uno dei maestri della Neurochirurgia italiana,
vissuto in un ambiente familiare in cui suo padre,
barone Raffaele, conseguì gli studi di medicina, a sua
volta influenzato da suo zio, dottor Beduschi di
Milano; stimatissimo dai suoi pazienti, dai suoi
colleghi e gregari, fu anche un maestro di vita. Primo
medico italiano ad eseguire un intervento per aneurisma
gigante in arresto cardiocircolatorio e tra i primi ad
effettuare un intervento di bypass cerebrale. La sua
carriera scientifica si è svolta all'Ospedale Niguarda
di Milano, dal 1970 al 2009. A lui è stato intitolato,
con una targa, il Reparto di Neurochirurgia del Niguarda.
Bibliofilo di libri sulla medicina ed autore lui stesso
di diverse opere, sua moglie, ha voluto donare il fondo
"Borgia - Collice" alla Scuola di San Marco di Venezia. |

San Pietro in Guarano con
veduta Palazzo Collice |

San Pietro in Guarano -
Palazzo Collice |

San Pietro in Guarano -
interno Palazzo Collice |
San Pietro in Guarano, vecchia chiesa
parrocchiale di Santa Maria in Gerusalemme,
Altare dedicato a Sant'Anna della famiglia Collice. |
San
Pietro in Guarano (CS) - Cappella gentilizia della
famiglia Collice dedicata ai Santi Cosma e Damiano |
San Pietro in Guarano, Torre Pezza
appartenuta alla famiglia Collice, in alto vi è
l'iscrizione "IACOBUS COLLICI 1627" |
________________________
Note:
(1)
-
Si veda la cronotassi dei vescovi della "Diocesi di
Concordia-Pordenone".
(2)
- Sito web Diocesi di Concordia - Pordenone –
Parrocchie.
(3)
- Alto funzionario della Corte Imperiale.
(4)
-
Da un documento del 1519 risulta che:
dopo la morte della madre, Diarda de Lancino, Bernardino
Greco ottenne la conferma dei due
feudi rustici,
ovvero territori privi di insediamenti umani,
d'Ischito e di Sacco
(ricadenti nel comune di San Pietro in Guarano),
quest'ultimo già infeudato dal 1421 ad Antonello Sambiase;
Ischito oggi è diviso in: Ischito sottano, di proprietà
del comune di San Pietro in Guarano, ed Ischito soprano
o Fiego (corruzione del vocabolo feudo), di proprietà
dell'Azienda Statale per le Foreste Demaniali. La
famiglia Greco conservò questi feudi per due secoli col
titolo di barone; il barone Pietro Fulvio vendette il
feudo d'Ischito a Salvatore Spiriti,
marchese di Casabona, con Regio Assenso del 1705.
Successivamente il barone Pietro Fulvio Greco vendette
il
feudo di Sacco
a Carlo
Docimo di
Castiglione (oggi comune di Castiglione Cosentino) con
Regio Assenso del 22 marzo 1725, registrato nel
Quinternione 246, f. 299, Cedolario 76, f. 131; Pietro
Docimo (†
1784) successe nel feudo di Sacco nel 1747 come erede
per la morte di suo padre, il barone Carlo; Giuseppe
Docimo (†
1789) successe nel feudo di Sacco come erede per la
morte di suo padre, il barone Pietro; il barone Pietro Docimo (†
1840) ebbe l'ultima intestazione del feudo di Sacco il
16 marzo del 1790, Cedolario 79, foglio 431 t,
come erede per la morte di suo padre, il barone
Giuseppe; sposò Marianna Collice. Il
barone Pietro si ammalò, sua moglie era in stato di
gravidanza, il 23 settembre del 1840 fece testamento nel
quale istituì erede sua moglie in piena proprietà se il
parto non nascesse vitale, del solo usufrutto se
partorisce figlio vivo, morì il 26 settembre 1840 a
Castiglione Cosentino. Sua moglie Marianna partorì una
bambina alla quale venne imposto il nome di Mariantonia
che visse una ora, però venne registrata
nei nati morti, la vedova non sopravvisse che 14 giorni
al parto, il 9 dicembre del 1840 istituì per testamento
erede in usufrutto suo padre, ed in proprietà i suoi
germani, ed a titolo particolare dispose anche in favore
del parroco don Giuseppe Tuzzi, annoverò i beni già
appartenuti a suo marito, morì il 12 dicembre 1840 a
Cosenza; di conseguenza si impossessarono di essi gli
eredi testamentari di casa Collice. Un parente del
defunto barone Pietro Docimo, Raffaele Goffredo, venne a
rivendicare l'eredità, ci fu un contenzioso che si
concluse il 3 agosto del 1843 quando la Corte Suprema
rigettò il ricorso. Causa tra Raffaele Goffredo di
Cosenza, Michele Collice, padre e tutore dei
figli minori domiciliati a Cosenza, il parroco Giuseppe
Jusi di Castiglione, e Filippo Collice di San
Pietro. Inoltre fu eseguita una perizia giudiziaria per
la valutazione di una casa sita nel territorio di
Castiglione appartenente al defunto barone Pietro Docimo. Francesco
Vaselli Manuale pel Giureconsulto, Volume nono, Napoli
1845, pagg. 353-362. Archivio di Stato di Cosenza, anno
1842, B. 7, perizia 2.
Nei primi decenni del Novecento il barone
Adolfo Collice di Ignazio vendette la terra di Sacco a
Baldassarre Magnelli di Castiglione Cosentino, sposato a
Maria Alitto.
 |
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Stemmi Famiglia Docimo. Dal
manoscritto di Gaetano Montefuscoli custodito
dalla Biblioteca Universitaria di Napoli.
Arma Docimo: d'azzurro, a tre
bande di rosso accompagnate da due stelle (6)
dello stesso, una in capo e l'altra in punta.
Altra: d'azzurro, a tre bande di
rosso accompagnate da tre stelle dello stesso
(6), una in capo e due in punta. |
(5) -
Porfida possedeva la difesa denominata
Costa del Sorbo del Cardinale, che era la duodecima
continenza del Regio Comune d'Ischito (demanio),
la quale era posseduta anche da D. Filippo Guarnieri di
S. Pietro del Corno, ossia Guarano, e confina con
Ischito di D. Diego di Chiara di Aprigliano, col
Feudo di Spirito, e con la Serra dell'Occhio de'
Domenicani di Cosenza. E' dell'estensione di
tomolate 30, cioè 15 di maggese, e 15 di terra
sterile buona per il pascolo. Inoltre possedeva con
Carlo di Napoli, la difesa di Terrevicchio,
trentesima del Regio Comune d'Ischito, la quale
era posseduta anche da Carlo e Giuseppe Bocciero di S.
Pietro in Guarano. Stato della
Regia Sila, sotto la delegazione dell'Illustre giudice
della Gran Corte della Vicaria Giuseppe Zurlo, compilato
dal Giureconsulto Carlo Romeo direttore dello stato del
sacro patrimonio nell'anno 1790, Volume I, Napoli,
stamperia governativa 1866, pagg. 274, 331, 335, 481.
|
Bibliografia:
- Archivio di Stato di Napoli.
- Albo d'oro della Nobiltà Italiana.
- Francesco Di Manzano, “Annali del Friuli”, Volume III,
1860, Forni Editore.
- Gustavo Valente, “Il Sovrano Ordine di Malta e la
Calabria”, 1996, La Ruffa Editore.
- AA.VV. “MILLE ANNI DI STORIA” Vol. I (col patrocinio
dell'Amministrazione Comunale di San Pietro in Guarano),
CIC EDIZIONI INTERNAZIONALI - ROMA 1999. Vol II, Luigi
Intrieri “La vita religiosa a San Pietro in Guarano”,
Editoriale Progetto 2000 - Cosenza 2002.
- Luigi Intrieri, “Persone e Famiglie dal 1600 al 1950
in San Pietro in Guarano”, Archivio Storico Diocesano di
Cosenza, 2012.
- Mario Pellicano Castagna, “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.IV, Editrice
C.B.C. 2002.
-
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