Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Famiglia Origlia

Arma: d’oro alla banda scaccata di tre file di argento e di rosso, accostate da due conchiglie di rosso.

Ch. S.A.d.L.
© Napoli - Arma della Famiglia Origlia

Le origini dell’antichissima famiglia napoletana Origlia (o Aurilia, Orilia, Auriglia, Uriglia) si perdono nella notte dei tempi; fu ascritta al Patriziato Napoletano dei Sedili di Montagna e Porto. Il cognome Origlia deriva dal latino “aurum” , ovvero oro, il metallo con cui fu costruito lo scudo di un cavaliere che si distinse in cruenti battaglie; successivamente fu aggiunta una banda e due conchiglie, simbolo di lacrime per il sangue versato dai nemici. Per lo storico Aurelio Tutino il cognome allude al nome del sole Aurilios in quanto gli appartenenti alla famiglia erano Sacerdoti.
Le prime notizie risalgono all’anno 992 con i fratelli Giovanni e Pietro Aurilia, figli di Gregorio, chiamati “Dominus” ai tempi dell’Imperatore Basilio. 
Nel 1390 Orlando, Cameriero di re Ladislao, fu Signore del Castello di S. Susanna in Terra d’Otranto; sposò Petronilla Scrignara e per figli ebbe Pietro, Gurone, Giacomo, Verroi e Pierluigi.
Gurone, conte di Lauria e fratello del predetto Pietro, impalmò Margherita Sannazaro del Seggio di Portanova; per figli ebbero Annibale, valoroso milite e Ambasciatore di Alfonso, duca di Calabria, presso diversi Principi, e Giulia del Seggio di Montagna che sposò Matteo Filangieri (
1485), figlio di detto Riccardo ( 1408), barone di Montaperto.
Giacomo, fratello del predetto Pietro, fu Vescovo di Canne e poi Arcivescovo di Nazaret.
Il personaggio più illustre del Casato fu Gurello Origlia (o Aurilia), figlio di Pietro che fu tesoriere della regina Giovanna I d’Angiò; sposò  Clemenzia Mele del Seggio di Porto.
Nacque a Napoli dove, come i suoi avi, fu ascritto al Patriziato del Seggio di Porto; fedele alla Casa di Durazzo percorse una brillante carriera dopo la morte di Giovanna I, fu nominato prima luogotenente del Gran Camerario e nel 1406 Protonotaio e Logoteta.

Nel 1387 Gurello, nominato Consigliere di Corte, seguì a Gaeta la regina Margherita (vedova di Carlo III di Durazzo morto nel 1386) con il figlio Ladislao dove si erano rifugiati in quanto Luigi d’Angiò stava per occupare la città partenopea. L’anno successivo (1388) al comando dei suoi militi penetrò a Napoli occupando Pizzofalcone, posizione strategica per bombardare Castel dell’Ovo.
Nel 1393, insieme al fratello Antonio, partecipò sotto le insegne di re Ladislao alla conquista dell’Aquila.
Nel 1399 fece bloccare tutte le navi che dovevano approdare a Napoli rendendo così vita difficile a Luigi II d’Angiò e fu lui che concluse i negoziati della resa di Napoli e scrisse i capitoli approvati dal consiglio tenutosi a Napoli nella Chiesa di Pietro Martire.
Divenuto ricchissimo sovvenzionò a più riprese sia Carlo III che re Ladislao di Durazzo, acquistò nel 1404 il feudo di Montalto, il casale di Campilli e il castrum di Mastrati (da Paride Sanfelice), nel 1406 la città di Caiazzo, nel 1408 Campori e Caselle, nello stesso anno il feudo Acerra col titolo di conte, le baronie di Brienza, Sasso e Camerota, la terra di Pomigliano (da Guglielmo Tocco), Tricase, Squilla, Pipirozzi, Pettorano, nel 1410 le terre di Corigliano, S. Mauro, Limatola, Genzano, Melizzano, Montemalo, Trentola, nel 1412 Sala.
Gurello rese l’anima a Dio nel 1412 e fu sepolto nella chiesa che egli stesso aveva fondato a Napoli nel 1411 e affidata ai padri olivetani.


Napoli - Sepolcro di Gurello Aurilia

I suoi eredi entrarono in possesso di un’enorme fortuna costituita anche da oltre 70 terre e varie contee, essi furono:
- Pietro, primogenito, fu conte di Caizzo e di Acerra, feudatario di Ottaiano, Mignano, S. Antimo, Campoli, Gioia e Striano; sposò Beatrice Sanframondi dei conti di Cerrito.
- Roberto, secondogenito, fu conte di Brienza e di Sant’Agata, Signore di Camerota, Crispano e Trentola; sposò Maria Manganella di Gaeta.
- Raimondo, terzogenito, fu conte di Corigliano e barone di Santo Mauro, Casal di Principe, Alvignano, Arnone.
- Anello, quartogenito, fu conte di Alvito, barone di Pettorana e Savignano; fu nominato Mastro Razionale della Gran Corte.
- Giovanni, quintogenito, fu conte di Alife, barone di Pomigliano, Mariglianella e Arnone; fu, come i fratelli, nominato Cameriero di re Ladislao, sposò Giovannella della Leonessa.
- Bernardo, sestogenito, fu conte di Potenza, barone di Caianello, Ricigliano e S. Zangarisi; impalmò Giovannella Manfanella.
- Francesco, settimogenito, fu conte di Lauria impalmò Giacomo di Costanzo, conte di Nicastro.
- Berarda, chiamata anche Verdella, sposò in prime nozze Riccardo Filangieri (
1408), figlio terzogenito di Giacomo, 1° conte di Avellino e di Giovanna Minutolo; in seconde nozze impalmò Alto de Conti, cavaliere romano; e in terze nozze sposò Giacomo della Ratta, secondogenito del Conte di Caserta.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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