L’antichissima famiglia calabrese Salvidio, originaria
di Acri, terra in provincia di
Calabria Citra in diocesi
di Bisignano, godette di nobiltà ad Acri insieme alle
famiglie Aliprandi, d’Antoni,
Berlingieri,
Bernaudo o
Bernarda,
Brancaccio, Capalbo, Civitate, de Falco,
Ferrari, Gaudinieri, Gencarelli, Giannone, Julia,
Lagaccia, Le Pera o de Piris, de Rosis,
Salimbeni,
Schiavo, de Simone, Sprovieri, Traietta e de Urso.
Antonio Salvidio, valoroso milite, castellano di
Acri, si schierò con gli Aragonesi mentre gli
abitanti della città parteggiarono per gli Angioini; per
tale motivo, Mase Barrese, richiamato dall’assedio di
Venosa dal re aragonese, saccheggiò il paese. Antonio,
per i servigi resi, ebbe nel 1492 la Regia famigliarità
da re
Alfonso II d’Aragona.

Acri (Cosenza),
Palazzo Salvidio |
Acri (CS),
Palazzo Salvidio, portale. A destra: Acri (CS),
Palazzo Salvidio, stemma |
Ascanio Salvidio, Credenziere del Regno di
Napoli, ottenne dall’imperatore
Carlo V nel 1520 la
Milizia aurata e nel 1530 il titolo di conte palatino.
Salvatore Salvidio, sindaco di Acri, fu nominato
cavaliere del
Real Ordine di Francesco I.
La famiglia possedeva in Acri un maestoso palazzo e
nella Basilica di Sant’Angelo d’Acri la cappella
gentilizia; l’altare, quadro di San Francesco e i
quadretti delle Vie Crucis furono fatti realizzare da
Francesca Salvidio nata Baffi.

Acri, Basilica di Sant'Angelo
d'Acri |
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