
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Scardaccione |
a cura del
Prof.
Giuseppe Castronuovo |
Arma:
troncato, al primo d’azzurro con un lambello
rosso a tre pendenti accompagnato da tre stelle d’oro; nel
secondo d’azzurro all’albero di verde piantato su di una
collina, accostato da un leone rampante d’oro su altra
collina. |

Sant’Arcangelo - Basilicata
© Stemma della Famiglia Scardaccione |
La storica
Famiglia
lucana
Scardaccione discende da altro più antico casato i Sinerchia.
La Famiglia Sinerchia
censita nel “Catalogus
Baronum”di
probabile origine normanna, ritenuta derivata dalla
Filangieri (entrambi i capostipiti
erano “filius Angerii”). |

©
Senerchia (AV) - Il Castello. |
Signori di molti feudi nel Regno di Napoli,furono
Conti di Sant'Andrea,
Baroni di Rapone,
Castelgrande,
Cellesse e
Terlizzi (Basilicata) nonché furono
Signori di Senerchia, Cogliano, Quaglietta, Laviano e Rocca
San Felice (Campania).
Si ricordano Fulco
(n. nel 1124 ca.) crociato in Terra Santa;
Nicola (n. nel
1230 ca.) su incarico di
Carlo I d'Angiò tutore nel 1271 del figlio Carlo;
Lotario (n. nel 1245 ca.) Signore di Senerchia e Cogliano,
della fazione di Corradino di Svevia e Giustiziere in
Terra d’Otranto;
Niccolò (n. nel 1305 ca.) Mallevadore di Francesco
Acquaviva nel 1334. |
Amelio (*verso il
1420) presente al Parlamento di
Alfonso d’Aragona
nel 1443, si trapiantò in Basilicata dove la famiglia deteneva come
baronia i feudi di Castelgrande, di Rapone ed il contado di
Sant’Andrea.
Un ramo si trapiantò a Matera verso il 1440 con
Angelo,
Barone di Rocca San Felice.
La famiglia prese parte alla “Congiura
dei Baroni” che fu ordita a Miglionico nel 1485 nel “castello
del malconsiglio”, con
Amelio, Signore di Rapone, insieme al cugino
Orlando, Conte ed
Utile Signore di Sancto Andrea, che in seguito ed a causa di ciò
dovette riparare a Potenza; con il tempo la denominazione da egli
assunta di “Scardaccione”
(dal nome di un’arma particolare di cui si era dotato, consistente
in una mazza in ferro dalla sagoma di un grosso cardo) divenne un
vero e proprio secondo cognome. Fu ascritta al Sedile di Matera ed
al Sedile di Sant’Arcangelo.
Aroncio, Abate
insieme al fratello Pietro
Paolo Iudex, U.J.D. giureconsulto, detto “di Montepulciano”
per delle proprietà lì possedute, entrambi viventi a Potenza figli
del predetto Orlando, presentarono una supplica al Sovrano
per la restituzione dei possedimenti confiscati a seguito della
suddetta congiura.
Un altro Pietro Paolo
(*.1645), U.J.D. Religioso dell’Ordine Gerosolimitano, riconosciuto
come “dotto” nella Sacra Scrittura. |

©
Sant’Arcangelo
Ricostruzione Palazzo della Cavallerizza – (Ing. M.
Cudemo) |
Dopo
il 1660, con
D.Giovanni (1644 † 1698) la famiglia si trasferì a
Sant'Arcangelo dove fu ascritta al Patriziato di quel
Sedile e dove tenne la Signoria feudale dei casali di Cellesse e Terlizzi; questi fu Camerlengo del
Consiglio Vicario e Governatore del Palazzo Viridario
della Cavallerizza, dove veniva allevata una delle razze
di cavalli più pregiate del Regno, fece erigere la
Cappella di Sant'Andrea a Terlizzi i cui privilegi
furono confermati al nipote
Matteo.
Presente alla battaglia di Spalato contro i Turchi nel
1687 come da lettere patenti del Conte Carlo Martinengo
che lo menziona “Cap.no
Don Giovanni Scardaccione Ecc.mo Nob.
V.o della città di Potentia Util.mo Domi*s de castro Tirlitij e
Cellexe, potestate et impero, et
Cammerlengo de Or.e Cons.o Vic.o di Sancto Archangelo
Gover*e in Sancto Archangelo, sendo d’arme et sanguine de la
nobilissima gente de Sinerchia”. |

© Sant’Arcangelo - Palazzo della Cavallerizza. |
Monumenti, tombe e lapidi
della famiglia si trovano nella Chiesa Madre di San Nicola,
nella Chiesa dei Padri Riformati e nella Chiesa del Monastero di
Orsoleo, in Sant'Arcangelo, nonchè nella Chiesa di San Michele
Arcangelo in Senerchia.
D.
Andrea
(1675†1742),
fu ascritto al
Sedile Nobile di S. Arcangelo, sposa nel 1723 D.
Rosa La Ragione, sorella ed unica erede dei fratelli Alessandro
e Decio, Nobili Patrizi di S. Arcangelo. Nel
1734 fece restaurare la cappella di famiglia, detenuta con
jus patronato, che custodisce i resti di S. Fortunato
Martire nella Chiesa dei Padri Riformati di Sant'Arcangelo
decorandola, tra l’altro, con questo bellissimo paliotto:
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©
Stemma Scardaccione inquartato con lo stemma
La Ragione, paliotto nella cappella di San Fortunatro
con jus patronato della Chiesa dei Padri Riformati di Sant’Arcangelo |
L'epigrafe,
tradotto in italiano, recita: |
"A Dio Ottimo Massimo (questa)
Cappella avuta per l’eredità La Ragione e l’altare dedicato
sotto l’invocazione del Martire S. Fortunato sciogliendo un voto a
Dio Eterno e il Sarcofago da poco eretto per conservare le ceneri
sue e dei suoi, il Barone di Tirlizzi e Cellesse D. Andrea della
Nobile Famiglia Scardaccione dei Sinerchia a sue spese li fece
restaurare e ornare
nell’anno del Signore 1734" |
Don
Matteo (1732 † 1780),
U.J.D. membro del Sedile Nobile, sposò Donna Lucia
Guarini e in
seconde nozze Donna Maria Antonia Giocoli, fece erigere la Cappella
di S.Andrea, extra moenia “ex testamentaria dispositionem
q.m M.ci U.J.D. D. Matthaei Scardaccione T.re S. Archangeli fuerit
Nobis, et Successoribus nostris in perpetuum/commiysa, et demandata
nominatio Cappellanorum simplicium Laicalium Cappellaniarum a dicto
q.m Scardaccione, ad confirmandum antiqui privilegi feudalis eius
avi Nob.s M.ci Joh.ni Scardaccione Utili D.ni Casalis Tirlicium,
fundatarum in sacello sui Jurispatronatus”, il Priore Vincenzo
Verde, di San Nicola a Chiaromonte con bolla del 1789 riconobbe lo
jus patronato sulla Chiesa di S.Andrea a Terlizzi. |

©
Don Matteo Scardaccione |
“Santarcangiolo,
terra in Basilicata, compresa nella diocesi di Anglona e Tursi.
Attestato in Catalogus Baronum (aa. 1150.1168) <et in Sancto
Archangelo> n° 72, il toponimo si riferisce al culto di S. Michele,
patrono del paese (TCI Ann.)" (Lorenzo Giustiniani-1797) |
©
Sant'Arcangelo - il Borgo.
A destra: Sant'Arcangelo - uno dei palazzi
Scardaccione |
Don
Francesco (1812
†
1872), Cavaliere, Avvocato,
Magistrato, Capitano della Guardia Nazionale nel 1848 e componente
del Circolo Costituzionale, nominato Senatore del Regno d'Italia,
Grande Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, fu uno
dei maggiori latifondisti della regione, tra i più apprezzati uomini
politici d'ispirazione liberale del suo tempo, fu un attivo
promotore, della svolta sabauda e fu eletto nel 1861 Primo
Presidente della Provincia di Basilicata, sposò
in Accettura nel 1832 Donna
Rosa Amodio, figlia di dell’On. Don Giulio Amodio, Patrizio di
Accettura, e di Donna Teresa Asselta.
Il ramo principale della Famiglia è rappresentata a Roma e a
Sant’Arcangelo, dai discendenti del Dott.
Giuseppe, Medico,
Barone di Terlizzi e Cellesse, Nobile Patrizio di S.Arcangelo, che
sposò Donna Maria Latronico, figlia di Don Salvatore Latronico Nobile
di Tursi. |

©
Don Francesco Scardaccione |

©
Il Barone Giuseppe Scardaccione
con la moglie Donna Maria Latronico |
©
Napoli - Castel Nuovo -
l'arma degli Scardaccione. A destra: Napoli - insegne della
Lucania |
Ancora oggi, quando si parla dei personaggi
che hanno dato lustro alle città dell'ex Regno di
Napoli, la famiglia Scardaccione viene ricordata
nelle
conferenze
che hanno per
tema la storia e l'araldica. |
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