Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Albani di Crotone

a cura del Nobile Don Francesco Giungata

Arma:  spaccato di rosso e d'azzurro, alla fascia indivisa d'oro, accompagnata da tre stelle a sei punte dello stesso, due in capo ed una in punta.
Titoli: Marchesi dal 24 Maggio 1979.
Dimora: Crotone.


Stemma Albani, Crotone

Anche questo ramo della Famiglia Albani di Crotone, quasi certamente e nonostante la discrasia nelle armi gentilizie con gli altri ceppi, dall’Albania loro terra di origine venne a rifugiarsi in Italia nel 1450 a causa delle invasioni “Degli Infedeli”, ed anche più tardi nel 1468 al seguito di Giorgio Castriota Scanderberg per un esilio diremmo così, volontario dal successore di Alfonso I d’Aragona, il figlio Ferdinando, che non venne riconosciuto sovrano da alcuni grandi Feudatari coalizzandosi e ribellandosi contro di lui.
Come detto la famiglia Albani si divise in tanti rami uno dei quali in persona di Don Claudio che sposò la Nobile Contessa Laura d’Aragona de Ajerbe, si stanziò a Crotone ed ebbe il feudo di Placanica nel 1636 imparentandosi presto con le maggiori e potenti famiglie nobili della città come i Berlingieri, Suriano, Ramirez, Marzano, Sculco, Lucifero, Telesio, Grillo de Riso ed altre, in pratica la quasi totalità dei notabili di allora.

Si hanno notizie certe di questo ramo della nobile famiglia Albani che è presente nella antica città di COTRONE poi Crotone già alla fine del 600 con la menzione di Alessandro Albani che ad un certo punto della sua vita risulta avere contratto matrimonio con una componente della nobile e potente famiglia Berlingieri, di nome Lucrezia che è figlia per l’appunto di Annibale Berlingieri e di Lauretta Suriano altra antichissima famiglia nobile di Crotone che vantava vasti possedimenti terrieri  e soprattutto tantissimo danaro liquido; latifondi e soldi questi, che Laura porta in dote nelle nozze col suddetto Alessandro incominciando a rafforzare il nome già noto degli Albani nella città di Pitagora; ed è grazie a questi possedimenti che l’Albani, anche in virtù della proprietà di alcune case nel centro di Crotone, in Parrocchia di Santa Margherita oggi Santa Chiara, che gli vengono sempre dalla moglie, che si fa progettare e costruire un degno palazzo per come si rileva da un documento del 1672,  nonostante alcune liti con i suoi vicini che riuscì a placare esborsando non pochi ducati.


Palazzo Albani, già Suriano, nella Parrocchia di Santa Margherita, Crotone

Dal suddetto matrimonio vennero alla luce tre figli Annibale, Bonaventura, e Paulo Pietro quest’ultimo avendo risposto alla chiamata del Signore, diventa Sacerdote ed è Canonico della Cattedrale, poi Primicerio e nel 1711 ebbe la nomina al Cantorato della Diocesi di Crotone ricoprendo nello stesso anno anche la carica di Vicario del Capitolo Cattedrale ed è davvero curioso come viene descritto da alcuni documenti giunti fino a noi che lo dipingono in modo molto colorito come “Prepotente contro coloro che coltivano i territori vicini alle proprietà di famiglia”; prepotenze che gli procurarono aspre liti, anche in tribunale, con Luise Soda, appartenente a una famiglia nobile di Crotone. Tutti e tre ereditano gli ingenti patrimoni dei genitori alla morte del loro papa’ Alessandro avvenuta il 3 gennaio 1705.

E’ bene citare a questo punto un' importante figura femminile degli Albani, Maria Maddalena che proferì la professione prima di voti semplici e poi di voti solenni diventando Clarissa dal 1691 nel ricco, potente e noto Monastero delle Clarisse di Santa Chiara d’Assisi.


Sigillo del Monastero di Santa Chiara, Crotone

Un monastero talmente ricco che i suoi poderi e latifondi si estendevano sino alla regione Puglia e le famiglie nobili di Crotone facevano a gara per farci entrare le figlie nonostante la cospicua dote in danaro da devolvere nelle casse delle Clarisse, perché speranzose di potere amministrare un giorno, i  beni del Monastero una volta che le suore diventavano Badesse di turno, per recuperare almeno 10 volte tanto la dote versata.

Non a caso la Reverenda Madre Suor Maria Maddalena viene nominata dapprima cassiera generale nel 1703, Maestra dell’Educandato e del Noviziato nel 1720 ed Abadessa per un  triennio fino al 1724.


Interno Chiesa di Santa Chiara, Crotone

Morì nella sua amata clausura a Crotone il 1737 e  le sue spoglie mortali poggiate sulla nuda terra e con una tegola a coprirne il viso secondo la regola delle Clarisse riposano ancora oggi insieme alle altre consorelle nella cripta che dall’aula Capitolare del Monastero posta esattamente sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Chiara annessa al Monastero.  Ricorrenza questa che mi consta personalmente perché Parroco di Santa Chiara dal primo novembre 2003 al 24 giugno 2015.

I discendenti della famiglia di Alessandro Albani, dopo il matrimonio del figlio Annibale con Teresa Ramirez, vengono recepiti nel Seggio o Sedile di san Dionigi l’Aeropagita, primo Vescovo di Crotone facendo parte dei nobili patrizi della città pur essendo di origini non indigene del luogo.

Sedile o Seggio di San Dionigi, Crotone (1)

Successivamente il Nobile Patrizio della Città figlio di Annibale e Teresa Ramirez di soli 23 anni risulta intestatario di tutti i beni della famiglia, abita nel palazzo di famiglia in Parrocchia di Santa Margherita odierna parrocchia di Santa Chiara, con i fratelli Bonaventura, Pietro, la sorella Olimpia e la madre, la vedova Teresa Ramirez ed insieme a loro abitano anche il Sacerdote Gio. Francesco Albano canonico di San Marco Evangelista, ed il Canonico di San Basilio Magno il sacerdote Alessandro che risulta essere uno dei maggiori, se non l’unico, mercanti di grano della città. Tutto ciò risulta dal Catasto Onciario del 1743.


Sigillo dell’Università di Crotone: Azzurro, alla figura del Vescovo San Dionigi l’Areopagita al naturale, paludato e mitrato
  di rosso, aureolato d’oro, seduto sulla gestatoria dello stesso, portante con la destra un simulacro di città d’argento e con
la sinistra il bacolo del medesimo cimato d’oro. “Sum signum et praesul Dionysius ipse Crotonis”

Nell’Archivio di Stato di Napoli è conservata una delle più straordinarie documentazioni sulla storia dei nostri paesi: si tratta dei catasti onciari, una sorta di censimento col quale, a metà del XVIII secolo, venne fotografato in modo ampio e approfondito lo stato della popolazione e della proprietà, mobile e immobile, dei centri abitati del Meridione d’Italia, o meglio, del Regno delle Due Sicilie,

Per la meticolosa procedura di compilazione dei catasti, molte informazioni “autocertificate” contribuirono a redigere un censimento completo della popolazione distinta per età, professioni e proprietà, divenendo al tempo stesso una fonte preziosa di conoscenza di un intero periodo.

I lavori del primo catasto onciario della comunità di Crotone, iniziarono il 20 settembre 1741 e si conclusero il 12 agosto 1743. L’esame dei suoi dati, seppure non esaustivi, lo rende certamente una fonte preziosa per lo studio di tale collettività nelle sue articolazioni interne che diventano le spie di un profondo dinamismo economico a tutto campo. Diventa interessante leggere attraverso le pagine del catasto il tessuto sociale, urbano ed economico della Crotone del XVIII secolo, riconoscere i rioni contraddistinti con i nomi delle parrocchie, entrare nelle abitazioni del popolo minuto e delle maestranze, che a stento riuscivano a sopravvivere tra le angustie quotidiane, osservare il popolino intento a coltivare, esaminare, infine, la struttura amministrativa dell’Università, della classe feudale, del ceto nobiliare e della Chiesa locale.


Crotone del XVIII secolo, La porta della città a pochi passi da Piazza Duomo

Dopo 2 anni dalla conclusione dei lavori del primo catasto Onciario di Crotone, Carlo Albani ed Angela Suriano  contrassero Matrimonio assistiti dall’arcidicono Geronimo Suriano il 26 febbraio 1750 e i testimoni delle nozze furono soltanto chierici e di tutto rispetto: don Benedetto Avarelli, parroco di  Santa Maria, il Decano Filippo Suriano, ed il canonico Alessandro Albani e pare che persino il Papa di allora, Benedetto XIV amico di un altro importante crotonese Don Giuseppe Capocchiano che da circa un trentennio presta servizio nella curia romana, volle fare ai novelli sposi un regalo di nozze concedendogli di costruire un oratorio privato nel loro palazzo il 5 maggio dello stesso anno. E sempre nel 1750 il 15 di agosto Carlo Albani venne eletto sindaco di Crotone per un anno.


Papa Benedetto XIV

Dal matrimonio nacquero tre maschi: Bernardo che fu Sindaco dei Nobili nel 1800 e che ereditò il palazzo ed i beni che passarono poi al figlio Filippo, il Reverendo Vincenzo e Gioacchino.

Un’altro importante palazzo a Crotone ereditarono gli Albani  nel corso dell’800 grazie ai Suriano, cioè quello di Piazza Umberto, allora Largo Suriano in parrocchia di Santa Maria, caratteristico per architettura a motivi del 700 napoletano ma che attualmente presenta una facciata neoclassica, nel quale vi prese dimora temporanea il Generale Reynier durante l’occupazione francese nel 1807.


Jean Reynier, Pinacoteca napoletana


Palazzo Albani già Suriano in Piazza Umberto, Crotone


Corte palazzo Albani, Crotone


Scalone all’interno della corte, Crotone


Antonia Albani, seconda moglie di Baldassarre Telesio (1822 † 1883)
Archivio Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona
 

Alla fine del 1800 è in auge un altro membro degli Albani, Filippo Eugenio, un mecenate e politico  che nacque a Crotone nel 1868 e fu uno studioso bibliofilo, collezionista d’arte e di archeologia.  Decise di lasciare definitivamente la Calabria come esule volontario e si stabilì a Roma. Rientrato a Crotone  decise di impegnarsi in politica  e venne eletto Sindaco di Crotone per il quinquennio fino al 1905 predecessore di Anselmo Berlingieri,  che facendosi un prestito personale, riuscì a portare a compimento la costruzione dell’acquedotto pubblico che porta in città le fresche acque della Sila, captate dalle sorgenti - di proprietà comunale - poste sul monte Gariglione, per il quale meritò l’ambita onorificenza della Medaglia per i Benemeriti della Salute Pubblica su proposta del Ministero dell’Interno del 23 novembre 1889,  e realizzò una biblioteca dove vi erano custodite molte opere letterarie della Calabria.

Palazzo Albani in Via Risorgimento, già Via Dei Baroni, Crotone

Filippo Eugenio, insieme ad Armando Lucifero istituì il museo civico di Crotone al quale regalarono moltissime delle loro collezioni archeologiche soprattutto numismatiche dell’età Magno-Greca. Morì a Roma nel 1936.


Museo Archeologico Nazionale, Crotone

Tito (Crotone, 27 dicembre 1916 Parma, 14 settembre 1979), figlio di Roberto e di Ketty Lucifero, laureatosi in giurisprudenza all'Università di Roma, si dedicò ad amministrare i beni di famiglia; nelle Valli di Rocca Bernarda e di San Mauro impiantò il più grande aranceto della Calabria e per questo conseguì riconoscimenti, enologo e gastronomo è stato l'unico calabrese ad essere insignito del Cordon Bleu, tra quanti lo meritano per esercizio professionale, pubblicò Vini e Cibi di Calabria in collaborazione con Bonacina; fu cultore di storia e di archeologia, si rese benemerito per l'istituzione di una biblioteca in Capo Colonna, per cui ebbe nomine a Socio dell'Accademia Cosentina e della Deputazione di Storia Patria per la Calabria; il 24 maggio 1979 ottenne da re Umberto II il titolo di marchese (2).


Altra Cappella Albani, Crotone


Stemma famiglia Albani, Crotone


Una delle cappelle Albani, Crotone

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Note:
(1) -
La città di Crotone aveva il suo Sedile dei nobili, detto di San Dionigi, in piazza Duomo. Ad esso erano ascritte le famiglie patrizie ai cui membri, solo, spettavano gli uffici pubblici. Le famiglie ascritte al seggio nel'1777 erano ventinove, non poche se si considera che la città aveva in tutto 454 fuochi, meno di 5000 persone, avevano una loro Congregazione, quella della beata vergine dei sette dolori e un convento di riferimento, quello di San Francesco D'assisi, cui pagavano un canone annuo. La nobiltà locale si serviva degli organi amministrativi per il suo particulare, ambitissima e motivo di grandi contrasti, non sempre urbani, era la carica di sindaco che consentiva il controllo dei beni dell'Università e dei pesi fiscali. Molti borghesi si nobilitavano attraverso l'attività forense, per esempio, e costituivano i "nobili ex privilegio", si arricchivano attraverso le attività di farmacisti, notai, fisici, negozianti e possidenti diventando anche intolleranti nei confronti di coloro che svolgevano attività manuali.
(2)
- Gustavo Valente in  Dizionario Bibliografico Biografico Geografico Storico Della Calabria, Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ) 1989.

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Fonti bibliografiche:

- La Provincia KR, Cultura Krotonese, Palazzo Albani, 24 maggio 2015.

- Polvere di Stelle, Lecce, Foto G. C. Scanderberg.

- Catasto Onciario di Crotone, Giuseppe Tallarico, Archivio Storico di Crotone.

- Dipinto Papa Benedetto XIV dalla Pinacoteca vaticana.

- 2 ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n°. 291 del 9 dicembre 1889.

-  Colegio Araldico Roma,  Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, edizione XXII, 2000-2004.

- Archivio Storico di Crotone, Il palazzo dei Suriano poi dagli Albani ai Rivellini, Andrea Pesavento.
- Archivio Nobile Don Francesco Giungata.


Continua sul sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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