
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Bilotta o Bilotti |
Arma: d'azzurro, al
serpente d'oro di due teste ondeggiante in palo.
Altra: d'oro, alla vipera
verde serpeggiante in palo, con la testa ad entrambe le
estremità, la prima guardante il canton di destra e la seconda
guardante il canton sinistro nella punta.
Motto: bino capite luctans. |

© Napoli - Arma famiglia Bilotta |
Le radici
della famiglia beneventana Bilotta, detta anche Bilotti,
Bolotta, Balotta o Volotta, si perdono nella notte dei tempi; le
prime notizie risalgono al tempo della dominazione Longobarda,
ed esattamente nell'anno 650 d.C. sotto Romualdo, quarto duca di
Benevento, quando i Bilotta innalzarono per arma un serpente a
due teste, in onore dell'idolo Anfesibena, la vipera d'oro a due
teste.
A quei tempi
Benevento era un potente ducato longodardo
che saccheggiò la bizantina Amalfi, ma non riuscì a conquistare
Napoli.
A tal
proposito, si consiglia la lettura del libro scritto nel 1639 da
Pietro Piperno, protomedico beneventano, dal titolo "Della
superstitiosa Noce di Benevento", dedicato alla patrizio
beneventano Ottavio Bilotta
(1614
†
1652), giurisperito, esperto in materia feudale.
L'autore, oltre a descrive i meriti della schiatta Bilotta,
parla dell'origine delle streghe di Benevento risalenti
all'epoca del duca Romualdo. I Longobardi adoravano un antico
idolo, l'Anfesibena presente anche nell'antico Egitto,
rappresentato da una vipera d'oro e celebravano i loro rituali
attorno ad un albero, il noce, cresciuto nello stesso luogo di
quello sradicato da San Barbato. |
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La famiglia Bilotta ha goduto di nobiltà
in Benevento, Brindisi e Catanzaro.
Si diramò anche in Francia e Spagna; ebbe il suo massimo
splendore ai tempi degli
Angioini.
Nel 1100 circa Herrico Bilotta, barone
di Aversa, contribuì con sei soldati e venti servienti
per la spedizione in Terra Santa.
I fratelli Baduino, Golardo, Giovanni e Planullo,
valorosi cavalieri, si schierano con Carlo I d'Angiò per
liberare la città
Benevento
nel 1266 dalla tirannia di re Manfredi di
Svevia; ottennero, per i servigi resi, nel 1274 le baronie di
Maglie e Giullano in Terra
d'Otranto e nel 1275 il feudo di Galatola.
Gugliemo fu nominato dal Pontefice Giovanni XXII nel 1322
governatore di Benevento; egli fece edificare il castello a
difesa della città.
Marino, nel 1439 fu nominato da re Alfonso
I Presidente della Regia
Camera della Sommaria e nel 1445 Regio Consigliere.

Antica sepoltura Bilotti di Benevento |
Gio. Odoardo, figlio di Marino, servì la causa di re Ferdinando
I d'Aragona contro Giovanni d'Angiò, nel 1487 sposò
Ambrosia Parisio,
patrizia di Cosenza ed ebbero per figli: Marino, Bartolomeo, Girolamo ed Antonio.
Antonio fu Cameriere del Pontefice Paolo IV, al secolo
Gian Pietro Carafa (1555-1559).
Girolamo, barone di Saggiano,
nel 1557 fu Governatore di Ancona.
Giovanni Camillo fu famoso giureconsulto e scrisse molte
opere di carattere giuridico tra cui il trattato "de Absolutione"
nel 1562. Sposò Ippolita Gerarda d'Azzia e alla sua morte
avvenuta nel 1588 fu sepolto in Napoli nella Chiesa dei SS.
Apostoli. |

© Napoli - Altare Famiglia
Bilotta |

Opera di Giovanni
Battista Bilotta, Napoli 1637 |
Nel
1559 Camilla Bilotta, figlia di Marino, patrizio
di Benevento, dei Signori di Mancusi e Lentace, e di Lucrezia
Gotella dei Baroni di Pago, sposò Fabio Capasso
(† 1593), Capo Console di Benevento.
Gio. Camillo II, figlio di Girolamo e di Porzia
di Capua,
sposò Adriana
Riccio del Seggio
di Nido.
Geronimo fu avvocato fiscale della Camera della Sommaria
ai tempi di re Filippo II.
Giovanni Battista, patrizio beneventano, fu soldato di
grande valore, formò una compagnia di fanteria italiana, sotto
re Filippo III, per le guerre di Fiandra e Lombardia.

Giovan Battista Bilotti, busto in marmo
1600 |
Vincenzo fu segretario del Pontefice Paolo V, al secolo
Camillo
Borghese
(1605-1621).
Il Casato si
imparentò con le più illustre famiglie del Regno di Napoli, tra
le quali i
Riccio e i
Mastrilli che
fecero ristrutturare l'altare Bilotta in Napoli, ed ottenne
numerosi feudi e titoli, tra i quali:
baroni di: Aversa, Castrignano,
Galatola, Giugliano, Giullano, Leporano, Maglie, Mancusi, Minervino,
Pescosantangelo, Petruro, Saggiano, Specellia;
patrizi di: Benevento. |

© Napoli - Epitaffio
altare Famiglia Bilotta |
Nella
cappella gentilizia di famiglia in Napoli fu sepolto, tra gli
altri, Roberto Bilotta, barone di Leporano, valoroso milite ai
tempi di re Ladislao di Durazzo. |

Benevento - Particolare
palazzo Bilotta |
Cicco
Bilotta,
barone di Pietra Castagnara, nel 1380 sposò
Filippa
d'Aquino dei conti di Belcastro a patto che si
trasferisse a vivere nella contea e fu il
capostipite dei Bilotta di Catanzaro, suo figlio fu
Antonello, figlio di quest'ultimo fu
Tommaso il quale, nel 1447, trasferì
la famiglia in Catanzaro.
Pietro,
figlio di Tommaso, fu Consigliere di re Ferdinando I
d'Aragona, nel 1493, lo inviò come Ambasciatore in
Francia insieme a Marzio d'Aquino, vescovo di
Gravina, il quale durante il viaggio morì; lo scopo
era quello di discutere le ragioni di Ferdinando
sopra il Regno di Napoli. Conclusa l'ambasceria si
mise in cammino per il ritorno ma il re di Francia
ordinò che fosse ucciso; andando a visitare il suo
conterraneo San Francesco di Paola lo avvertì e non
partì, il re avendo saputo dell'avvertimento del
Santo lo perdonò e lo fece partire per Napoli.
Pietro visse 108 anni, si sposò due volte ed ebbe
cinque figli, tra di essi:
Gio Andrea,
giudice in molte città del Regno, nel 1504 sposò
Laura
Caracciolo ed ebbero sei figli, tra di
essi:
Pietro
Antonio, nel 1530 sposò Livia
Mainardo ed ebbero
Gaspare,
che sposò Lucrezia Rollo ed ebbero sei figli; e
Baldassarre che sposò Francesca
Majorana ed ebbero per figli
Camillo e
Beatrice che sposò Francesco
Cattaneo ed ebbero Cesare,
Cavaliere Gerosolimitano, nel suo processo per
l'ammissione si provò: oltre alla discendenza per il
quarto materno e l'estinzione del ramo di Pietro
Antonio nei Cattaneo con Beatrice sua madre, in
quanto i figli di Gaspare e Baldassarre rimasero
celibi, che il ramo dei Bilotti di Catanzaro
discendeva da quelli di Benevento.
Con Consalvo, che sposò la nobile Diana De
Burgis Donati, patrizia di
Cosenza, un ramo della famiglia si trasferì a
Carpanzano (1561) e poi a Cosenza.
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Carpanzano (Cosenza),
palazzo Bilotti
Immagine tratta da “Un presidio di
civiltà - Dimore storiche vincolate in Calabria”,
a cura di Giorgio Ceraudo, Rubbettino editore, 1998. |
Giovanni Evangelista
Bilotti (1855
†
1946), sposò la cugina, nobile Maria Antonietta
Bilotti ed ebbero per figli: Vincenzo (1895
†
1966), sposato a Vincenza Quintieri di Florestano
Quintieri e Giuseppina Quintieri vedova di Giovanni
Quintieri; Federico, sposato a Rita Abbati di
Giuseppe di Pasquale e Teresa
Telesio,
patrizia di Cosenza; Mario (1906
†
1961) sposato ad Edvige
Miceli
di Serradileo figlia del barone Diego ed Erminia
Quintieri; collezionista
esperta di ceramica regionale antica e popolare che è
confluita nel museo della ceramica di Calabria a Rende
(1). |
Maria Antonietta Bilotti nata
Bilotti. A destra: Vincenza Bilotti nata Quintieri |

Mario Bilotti ed Edwige Miceli di Serradileo |

Cosenza, chiesa di San Nicola |

Particolare dello stemma partito Bilotti-Miceli |
Mario ed Edvige hanno avuto per figli:
Vincenzo (1932
† 2012), fondatore del MAB Museo
all'Aperto Bilotti di Cosenza, composto da venti opere d'arte,
con decreto il ministero per i Beni e le Attività Culturali e
per il Turismo, il 26 ottobre 2019 l'ha dichiarato come
collezione d'interesse storico e artistico
su proposta del soprintendente Mario
Pagano;
inoltre ha donato le sei pale d'Altare e riscostruito la chiesa
di San Nicola a Cosenza, sposato a Viviana Principe Vocaturo e
Caracciolo, hanno avuto per figli:
Mario (n. 1955), sposato a Raffaella
Vercillo
dei baroni di San Vincenzo e Timponi;
Edvige,
docente all'Università La Sapienza di Roma;
Roberto
(n. a New York nel 1961), cavaliere jure sanguinis del
S.M.O. Costantiniano di San
Giorgio, Accademico
Cosentino, per adozione da parte della zia Graziella
Ruggi d'Aragona
aggiunge al proprio cognome
Ruggi d'Aragona, sposato a Giulia Odescalchi di S.A.S. il
principe Alessandro ed Amelia dei duchi Lante Montefeltro della
Rovere, fondatori del Museo di Arte Contemporanea nel castello
Alarcon de Mendoza di Rende; e
Daniela,
interprete parlamentare. |

Vincenzo Bilotti con
l'Arcivescovo di Cosenza Aniello Calcara |

Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona e Giulia Odescalchi |

Roberto
Bilotti Ruggi d'Aragona e Giulia Odescalchi |

Roma, Basilica dei Santi XII Apostoli, Stemma
Odescalchi |

Foto della Regina Sofìa Margherita Vittoria
Federica, principessa di Grecia e Danimarca, con dedica
al "Museo Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona - Arte Contemporanea"
nel Castello aragonese di Rende |

S.M.R. Alberto II del Belgio con la consorte
Paola Ruffo di Calabria
La
Regina Paola
Ruffo di Calabria,
nata donna Paola Ruffo di Calabria dei Principi di Scilla,
Palazzolo e Licodia Eubea,
è attenta alle sorti del castello di Rende in quanto la sua
storia s'intreccia con quella dei Ruffo sin dal Medioevo.
Due lapidi tufacee in latino nel cortile del castello ricordano
che Pietro Ruffo conte di Catanzaro, comandante militare di
Carlo I d’Angiò qui raggruppò dal territorio di Rende mille
armati per unirsi alle truppe francesi contro Manfredi: “da qui
partirono mille uomini a prendere le armi contro Manfredi”
l’altra “O rendesi la vostra fedeltà è nota al reggente Pietro (Ruffo)”.
Dal castello di Rende nel 1266 il conte Ruffo guidò l’armata a
Benevento dove Manfredi, rivendicando i diritti normanni-svevi
sull’Italia meridionale, morì in battaglia, il suo corpo fu
esumato e portato fuori dalla terra consacrata degli Stati della
Chiesa
in quanto scomunicato, dal vescovo di Cosenza Bartolomeo
Pignatelli a candele spente e capovolte: “Se ‘l pastor di
Cosenza,
che a la caccia di me fu messo per Clemente allora, avesse in
Dio ben letta questa faccia ….” (Dante Purgatorio canto terzo
vv. 121 e ss.). Nel 1391 Carlo II Ruffo conte di Montalto occupa
Rende per unificare il sistema difensivo verso il Tirreno,
nel 1445 moriva Covella Ruffo contessa di Montalto. Ferrante I
d’Aragona concede la castellania di Rende a Margherita
Ruffo di Poitiers contessa di Catanzaro. Dopo alterne vicende di
decadenza il castello viene restaurato e reso fruibile
con la nuova destinazione "Museo Roberto Bilotti Ruggi
d'Aragona - Arte contemporanea" a cui si riferisce la Regina.” |
Carlo Francesco di Paola
(1934
†
2006), fondatore del Museo Bilotti Aranciera di Villa Borghese;
sposato a Margareth Embury Schultz hanno avuto per figlia
Lisa Edvige (1969
†
1989).
Lisa, prima della sua morte, istituì con testamento “The Lisa E.
Bilotti Bone Marrow Transplantation” dipartimento
all’avanguardia per il trapianto del midollo osseo presso il
Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York; la “Lisa
Bilotti Foundation Inc” ogni anno finanzia un progetto di
ricerca avanzata sulle leucemie presso lo stesso ospedale. |

Tina e
Lisa Bilotti,
ritratto eseguito da Andy Warhol |
Giovanni
(n.1950) cavaliere jure sanguinis del
S.M.O. Costantiniano di San Giorgio, sposato a donna
Domitilla dei duchi
Riario
Sforza dei principi di Ardore, figlia del principe Nicola e Donatella
Soldatenkoff, hanno avuto come figli Andrea ed
Alessandro.
Domitilla, nel palazzo
Milano Franco
d'Aragona Riario Sforza a Polistena ha curato con la
famiglia la costituzione del museo. |

Giovanni Bilotti e Domitilla Riario Sforza (tra Giovanni e
Urbano Riario Sforza) |

Serragiumenta
(Cs), Castello Bilotti, costruito nel XV sec. dai
Sanseverino di Bisignano all'interno della tenuta di
caccia,
nel XVII sec. fu aggiunta la doppia rampa di scale, nel
XIX passò ai
Pacca e quindi ai Bilotti.
Oggi il castello, immerso nella quiete della campagna,
fa parte di un apprezzato e rinomato Agriturismo. |
Quadreria Bilotti - Castello Serragiumenta - Francesco de Mura:
Allegoria dell'Estate e dell'Autunno |

Laura
Sanseverino (1849
†
1913),
figlia di Luigi, patrizio napoletano e principe di Bisignano, e di Giulia
Imperiali
dei principi
di Francavilla in
Pacca,
ultima proprietaria del suffeudo
di Serragiumenta o Serra della Giumenta, ceduto ai
Bilotti |
La famiglia Bilotta, da Catanzaro, dove si estinse prima
del 1670, si era diramata a Castelmonardo, oggi comune
di Filadelfia in provincia di Vibo Valentia, in quanto
il vecchio borgo fu distrutto dal terremoto e
ricostruito nel 1783 ed ivi presente dagli inizi del
Seicento.
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Filadelfia (Vibo
Valentia) |
Giacomo, fu U.J.D.
Giovanni Andrea, fu sacerdote.
Teodora, nel primo decennio del Seicento
sposò don Giovanni Gennaro Andrea Serrao del ramo detto
del Vescovo, di Apostolo e di Dianora Serrao.
Marc'Antonio (1685), sposò Barbara
Rondinelli (1680), ebbero per figli:
Agnese
(1730); un figlio che sposò donna Teodora Theti e
generarono
Giovan
Domenico; e
Tomaso (1723), sposato a donna Giulia
Stillitano (1721) ebbero per figli:
Barbara
(1739) e
Marc'Aurelio
(1741).
Altro Bilotta sposò donna Anna Rondinelli (1695), ed
ebbero per figlio
Michele (1715).
Ottavio (†
ante 1745), Sindaco dei Nobili di Castelmonardo nel
1737, sposato ad Eleonora Serrao (1714) ebbero per
figli:
Girolama (1727);
Pasquale
(1735);
Pietro
Francesco (1740) e
Marianna
(1741).
Rosaria, sposò Giacinto Rondinelli.
Veronica, si sposò in casa Maio.
Pietrantonio, nel 1786 fu Sindaco di
Filadelfia.
In epoca risorgimentale vissero
Mariano e
Vincenzo.
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Note:
(1)
- Ottavio Cavalcanti in "Terra, acqua, mani, fuoco
ceramiche popolare in Calabria" pag. 109 collezionismo
di Edvige Bilotti Miceli di Serradileo.
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Bibliografia:
- Carlo De Lellis, “Discorsi delle
famiglie nobili del Regno di Napoli”, Napoli 1663.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi
Gentilizie”, Napoli, 1914.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e
fiorenti”, Pisa 1896.
- Archivio Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona.
- Franz von Lobstein, “Settecento Calabrese”, Volume III,
Edizioni Frama Sud, Chiaravalle Centrale (CZ), 1990. |
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