
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma di San Giovanni in Fiore:
d'azzurro, alla torre d'argento sopra una campagna di verde
accostata da due leoni d'oro controrampanti, il tutto sormontato
da tre stelle di sei punte dello stesso ordinate in fascia.
Arma di Cosenza:
d'azzurro, al castello torricellato di tre pezzi d'oro, ciascuno
cimato da una stella dello stesso, poggiante sopra tre burelle
ondate d'argento.
Arma di Messina:
d'azzurro, al castello torricellato di tre pezzi d'oro, ciascuno
cimato da una stella dello stesso, poggiante sopra tre burelle
ondate d'argento, il tutto sormontato nel capo dalla banda del
secondo caricata da un leone di rosso tenente nella zampa
anteriore destra un ramo d'alloro di verde. |
Titoli:
baroni, nobili di Messina, patrizi di Cosenza. |
Dimore:
Cosenza, Cerenzia e San Giovanni in Fiore. |

San Giovanni in Fiore,
stemma Benincasa |
La famiglia Benincasa trae
le sue origini nel Regno di Sicilia, si hanno notizie
certe, risalenti agli anni venti del 1200, di
Pierleone,
segretario dell'Imperatore
Federico II di Svevia, il quale risiedeva tra
Palermo e Messina, ad
Eustachio, figlio di Pierleone, fu
concesso il titolo di baronedi
Caravacio.
Tra la fine del Duecento ed il Trecento, la
famiglia si diramò in Calabria e poi in Campania, di
questo ramo ricordiamo
Suor Orsola
Benincasa;
successivamente passò in alcune città del centro
Italia, come a Siena, dove nacque
Santa Caterina da Siena, e,
successivamente anche in Veneto.
In questa scheda approfondiremo i Benincasa di
Calabria Citra,
Luca Giovanni
fu aggregato al patriziato di Cosenza nel 1580.
Rutilio
(n. 1555 † 1626 c.a), nacque a Torzano, località nei
pressi di Cosenza, oggi è una sua frazione denominata
Borgo Partenope, fu astronomo, astrologo e numerologo, l'Almanacco
Perpetuo rimane la sua opera più importante,
risale al 1587 e pubblicata in Napoli nel 1593; inoltre
redasse le tavole numeriche attraverso le quali, si
crede, si possa prevedere l'uscita dei numeri al lotto.
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Ramo di San Giovanni in Fiore |
Due fonti documentali attestano l'acquisto di terre in
agro di Cerenzia, uno del 1547 e l’altro del 1580.
Nell’antica Acherentia, a cavallo tra il
Cinquecento e Seicento, abitavano il capostipite e capo
della famiglia
Pietro Giovanni Benincasa
ed i suoi due fratelli Pietro e Francesco,
entrambi canonici decani nella cattedrale. |

Cerenzia, ruderi, a
destra la Cattedrale di San Teodoro |
Coniugato con Maria Curto, Pietro Giovanni ebbe tra gli
anni ’20 e ’40 del Seicento tre figli: Giulio,
primogenito e capo della famiglia, una femmina di nome
Beatrice ed altri tre maschi: Cesare,
Giuseppe e Nicola Francesco. Cesare,
sacerdote deceduto nel 1708-1710, fu rettore della
Rettoria di Santa Maria delle Grazie di Caccuri nel
1660, dottore in utroque jure a Messina nel 1662,
ricoprì molteplici dignità ecclesiastiche in Calabria e
Roma, tra di esse quella di Protonotario Apostolico.
Autore di una “Praxisis Civilis” e di un “De
Officio Vicari”; nelle note dell’edizione del 1737
di “Antichità e luoghi della Calabria” di
Gabriele Barrio, curata dall’accademico cosentino
Tommaso Aceti, è annoverato fra gli «scriptore et
eruditi» della Calabria. Nicola Francesco, deceduto
nel 1700, fu Decano e Vicario della diocesi di Cerenzia
e Visitatore lateranense.
Da Giulio Benincasa e dalla moglie Girolama Olivera
nacquero: Domenico (†
1740), primogenito e capo della famiglia, una femmina,
della quale non si conosce il nome, ed altri tre maschi,
Antonio, Giuseppe e Pietro
Giovanni. Quest’ultimo fu dottore in utroque
jure e Canonico Decano della cattedrale di
Cerenzia.
Domenico Benincasa, coniugato con Barbara
Rota
di Belvedere Spinello con la quale ebbe tre figli:
Rosalbo (n. 1717), Pasquale e Luigi,
morto giovane. Con la gestione di costoro i Benincasa
accrebbero notevolmente il loro patrimonio e si
espansero fuori di Cerenzia, soprattutto in Sila,
acquistando le difese di: Cagno, Serriselli,
Serralonga, Germano ed altre terre. |

Sila Grande, difesa
Germano, la Torre, la difesa prende il nome dal grano
germano. |

Sila Grande, difesa
Frassineto, la Torre, la difesa prende il nome dal grano
tenero frassineto. |
Rosalbo Benincasa, come primogenito e capo della
famiglia si sposò nel 1734, a soli 17 anni, con Isabella
Mazzacara di Belvedere Spinello. Nel 1735
acquistò a San Giovanni in Fiore dai coniugi Fenicia e
Giuseppe Oliverio una casa con giardino annesso. Questo
primo acquisto, seguito da altri e da successive
edificazioni, diede origine al “Palazzo Benincasa”, che
per oltre due secoli è stata dimora sangiovannese della
famiglia. |

San Giovanni in Fiore,
Palazzo Benincasa, portale con stemma consunto dal
tempo. |
Nella
seconda metà del Settecento Rosalbo, come agente
generale dell’Abbazia di San Giovanni in Fiore, promosse
la costruzione dell’Altare ligneo di S. Antonio da
Padova nella chiesa dei Cappuccini e si adoperò molto
per l’ampliamento e restauro della chiesa Madre. |
A sinistra: Altare di S.
Antonio da Padova (nella cimasa vi è lo stemma); a destra:
San Giovanni in Fiore, Chiesa Madre,
Cappella del SS. Sacramento o di S. Francesco Saverio
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Non avendo
avuto figli, per assicurare la discendenza si impose il
matrimonio al secondogenito Pasquale con Angela
Cimino di Sant’Alessio d’Aspromonte e, da questa unione
nacquero: il primogenito Giuseppe (n.
1761), Francesco e Domenico Antonio, che
sarà canonico cantore, parroco della cattedrale di
Cerenzia e ultimo ecclesiastico della famiglia, e tre
femmine: Orsola, Barbara e Pulcheria,
rimaste tutte e tre nubili. Dall’illuminista
riformatore Giuseppe Maria Galanti Domenico Antonio
sarà proposto nella
Società patriottica di Calabria Citeriore. Oltre a
Rosalbo, anche il fratello Pasquale ed il figlio di
questi Giuseppe ottennero dagli abati
commendatari del monastero florense la carica di Vicari
e Amministratori Generali della Commenda Badiale.
Giuseppe sposò Rosa De Caro di Cetraro, dalla quale ebbe
sette figli: tre maschi, Francesco (n. 1781
†
1843), Rosalbo e Pasquale e quattro
femmine: Saveria, Maria Francesca,
Maria Angela e Maria Antonia, che saranno
tutte “monache di casa”. Il primogenito Francesco fu per
prassi l’indiscusso capo famiglia. Rosalbo, dottore in
filosofia, fu consigliere provinciale di Cosenza nel
biennio 1810-1811, sindaco di San Giovanni in Fiore nei
bienni 1818-1819 e 1819-1820, più volte componente del
decurionato. Pasquale fu componente del decurionato in
quasi tutti gli anni ’20 dell' Ottocento.
Francesco, fu letterato e scrittore, andò sposo a 20
anni, nel 1801, a Maria Antonia
Gaudiosi di Fiumefreddo e dal matrimonio nacquero
otto figli: quattro maschi, Giuseppe (n.1805
†
1874), Domenico (1807
†
1892), Luigi, Giovanni e, quattro femmine:
Michelina, Raffaella, Maria Carolina
e Maria Vincenza. Giuseppe, Luigi e Giovanni
Benincasa parteciparono alla cattura dei fratelli
Bandiera sul colle della Stragola. Per quest'azione
Luigi fu nominato cavaliere dell’Ordine
di Francesco I, Giuseppe e Giovanni ottennero
la medaglia d’oro dello stesso Ordine e tutti una
pensione annua in ducati. Luigi fu anche sindaco nel
1856-57.
Giuseppe Benincasa, nel 1835 sposò Serafina Lopez, dalla
quale ebbe quattro maschi: Francesco (1845 †
1916), Pasquale, Rosalbo, Cesare e,
quattro femmine: Rosina, Barbara,
Caterina e Maria Antonia, tutte rimaste
nubili.
Il secondogenito Domenico diede inizio al casato dei
Benincasa Sottani, così chiamati perché la loro
dimora fu costruita poco più sotto di quella avita,
distaccandosi dalla famiglia e rompendo l’antica
tradizione del maggiorascato. Per questo, fu
disconosciuto da tutti gli altri fratelli e sorelle, che
troncarono con lui ogni rapporto. Borbonico convinto e
persona colta e intraprendente, fu sindaco del paese
negli anni 1838-39, 1839-40, 1840-41, 1841-42, 1842-43 e
1843-44 e negli anni 1857-58 e 1858-59. Ebbe otto figli:
Filomena, Tommaso, Francesco Saverio,
medico, Salvatore, procuratore delle imposte,
Pasquale, cassazionista a Napoli, Raffaele,
Antonio e Giovanni Battista, avvocato a
San Giovanni in Fiore. |
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San
Giovanni in Fiore, Palazzo Benincasa Sottani |
Francesco, primogenito di Giuseppe, sposò Maria
Rosa dei baroni Giuranna di Umbriatico,
dalla quale ebbe nove figli: quattro maschi Giuseppe,
Luigi, Ernesto, Giovanni e, cinque
femmine, Serafina, maritata Giuranna, Marianna,
maritata Nicoletti, Maria, maritata
Martucci, Alfonsina e Rachele.
Con gli eredi di Francesco e contro la tradizione il
patrimonio dei Benincasa venne frantumato. Il palazzo
“storico” dei Benincasa nel rione Catoja, per
volontà di Ernesto, fu lasciato in eredità alla
Fondazione “Asilo Benincasa”, a lui intestato e
istituito insieme alla parrocchia della chiesa Madre. |
Questa scheda è il frutto delle ricerche
del prof. Giovanni Greco da San Giovanni in Fiore al
quale va uno
speciale ringraziamento per averle
condivise con tutti coloro che hanno a cuore la nostra
storia. |
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