
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Tosti di Cosenza |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |
Arma:
d'argento alla banda d'azzurro caricata di tre plinti d'argento.
La più
antica:
d'oro al grifo linguato di rosso nascente dalla banda d’argento
caricata da tre plinti (o bigliettini -
vedi
nota 1) d’oro
; in punta allo scudo una stella
d’argento. |
Titoli:
patrizi di Cosenza. |
Palmiero
Tosto o Tosti fu il primo che giunse a Cosenza da Rovito
(casale della Presila cosentina) nel 1391 ed esercitò la
professione di giudice a contratto.
Ruggero
Tosti, regio notaio in Cosenza, si trova sottoscritto
nell'istrumento del 1447 di fondazione della venuta in
Cosenza dei Padri Minori di San Francesco d'Assisi
(detti Zocculanti). Ebbe il feudo fiscale ovvero metà
della Gabella dello Scannaggio di Cosenza (detta anche
Gabella del Malodinaro) da re
Ferrante I d'Aragona nel 1464 a danno di Girolamo
Quattromani che deteneva in feudo dell'intero
Scannaggio di Cosenza in quanto nella guerra scaturita
tra il 1459 e il 1464 parteggiò per gli
Angioini.
Ruggero
ebbe quattro figli: Giacomo; Francesco il
quale ottenne in concessione la città di Guardia (oggi
comune di Guardia Piemontese sul Tirreno cosentino; così
come riporta Luigi Palmieri) ed è probabile che l'abbia
ceduta agli
Adorno negli stessi anni in cui questa famiglia
genovese comprò la contea di Rende nel 1487 per poi
essere venduta, nel 1510, da Agostino Adorno a Giovan
Battista
Spinelli 1° conte di Cariati e barone di Fuscaldo
feudo contiguo a Guardia (così come riporta Mario
Pellicano Castagna il quale non ebbe notizie su chi
fossero i feudatari prima degli Adorno), sposò Ippolita
Favaro con la quale non ebbero prole; Tommaso e
Guido Alfonso (o Guidone); in seguito alla
morte dei primi due, il feudo fu diviso tra i
discendenti dei secondi due. |

Cosenza, vista da Palazzo
Mollo |
Annibale
di Tommaso gli successe nel feudo.
Annibale
juniore
nipote di Annibale gli successe nel feudo ed ebbe
significatoria di rilevio nel 1550 in quanto suo padre
morì prematuramente; sposò Covella
Ferrari di Jacopo con la quale ebbero: Giovan
Loise; Tiberio, nell'inventario dei suoi beni
del 1587 vengono riportati due “portieri” di panno verde
e turchino con l'arme dei Tosti, un secchiello d'argento
ed una sottocoppa con l'arme della famiglia(2);
Ettore; Giovan Ferdinando e il primogenito
Giovan Pietro il quale ereditò il feudo dello
Scannaggio di Cosenza, morì senza prole.
Orazio
Tosti figlio del citato Giovan Ferdinando successe nel
feudo a suo zio Giovan Pietro nel 1571; sposò Cornelia
Arnone.
Ferrante
Tosti successe al padre Orazio nel feudo in quanto suo
primogenito.
Ginevra
Tosti successe a suo fratello Ferrante per metà dello
Scannaggio di Cosenza la quale ebbe significatoria di
rilevio nel 1628; sposò Ascanio Arnone col quale ebbero,
nel 1601, Eleonora che sposò Scipione
Migliarese patrizio di Cosenza; Eleonora premorì a
sua madre Ginevra ed il feudo fu ereditato da sua nipote
e figlia di Eleonora Isabella Migliarese ed ebbe
significatoria di rilevio nel 1633 anno in cui morì sua
nonna; sposò Pompeo
Cavalcanti di Curzio barone di Verbicaro. |

Stemma Famiglia Tosti di
Cosenza tratto dall'opera di Padre Genovese |
Ramo di Guido Alfonso (o Guidone) |
Giudone
Tosti ottenne molti favori per aver guidato i Calabresi
contro i Tarantini (così come riportato da Luigi
Palmieri); ereditò gli altri 2/4 della Gabella dello
Scannaggio di Cosenza, anch'esso premorì al padre
Ruggero che aveva voluto testare in vita, nel 1484, a
favore dei quattro figli; ebbe per figlie:
Franceschella; Beatrice e la primogenita
Covella, alla morte di suo padre a mezzo del suo
procuratore Alfonso
de
Matera chiese alla Regia Corte rilevio del feudo;
nel 1495 ebbe la conferma nel feudo da re Carlo VIII.
Con Covella
anche questo ramo si estinse; sposò
Carlo
Firrao di Gaspare e zio di Pietro Antonio
capostipite dei principi di Sant'Agata e Luzzi. |

Cosenza, Palazzo Tosti, poi Palazzi
(3) |

Cosenza, Palazzo Tosti, portale. |

Cosenza, Palazzo Tosti,
particolare del portale. |

Cosenza, Palazzo Tosti,
particolare del portale. |
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Note:
(1)
- Carlo Padiglione "Trenta centurie di armi gentilizie".
- Manoscritto di Gaetano Montefuscoli.
(2) - Amedeo Miceli
di Serradileo pagg.101-102 in "Collezionismo e politica
culturale nella Calabria vicereale borbonica e
postunitaria" a cura di Alessandra Anselmi - Gangemi
Editore; inoltre, l'autore scrive che ci fu un periodo
tra la fine del Cinquecento e il primo ventennio del
Seicento nel quale nei documenti pubblici venne vietato
l'uso degli epiteti d'onore che nel passato erano
serviti a distinguere le famiglie nobili da quelle
comuni; per ovviare a questa restrizione le famiglie
nobili usavano porre nelle porte delle dimore dei
“portieri” ovvero brocche sulle quali veniva riprodotta
l'arme di famiglia.
(3)
- Vedi Brunella Canonaco a pag. 22 in "Note
sull'Architettura civile in Calabria", ARACNE editrice
S.r.l., Roma MMXII.
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Fonti bibliografiche:
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei
Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.II
pagg. 161-163; Editrice C.B.C. 1996.
-
Luigi Palmieri, "Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti", Vol.II pagg.527-528
Pellegrini Editore,1999.
- Franz Von Lobstein “Settecento Calabrese”, Fausto
Fiorentino Editrice Napoli. |
STORIA
DELLE FAMIGLIE NOBILI: |
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