
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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de Vargas
Macciuca |
IL PRINCIPE ASCANIO VARGAS MACCIUCA E LE SUE FOTOGRAFIE - Parte prima
di
Vito Pinto |
E’ al centro dell’abitato l’antico e quadrato castello di
Vatolla, piccolo borgo adagiato sulle colline cilentane, dimore
di ulivi centenari. Sulla piccola piazza si apre l’ingresso del
ruvido maniero, con ai lati grandi lapidi a richiamo del
soggiorno, per nove anni, del filosofo napoletano
Giambattista Vico. Vi giunse nel 1686, mandato dal
vescovo d’Ischia, Beniamino Rocca, convinto che quel giovane
squattrinato e mezzo tisico sarebbe stato il miglior precettore
che potessero avere i quattro figli del fratello, il marchese
don Domenico Rocca, signore di Vatolla. E fu così che il Vico
tra una lettura di testi, l’elaborazione di un pensiero,
l’insegnamento ai quattro rampolli Rocca, scriveva anche versi
per la bella e giovane allieva Giulia di cui si era segretamente
innamorato. |

Edificio
a lato del castello
di Vatolla
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Interno Castello di Vatolla
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
Un amore impossibile, che forse aleggia
ancora tra quelle segrete stanze, allineate in modo così
perfetto da sembrare un lungo corridoio. E forse
inseguendo la leggenda di un fantasma, Gianni Grattacaso,
sul finire degli ultimi anni novanta, percorreva con la
sua reflex la vuota dimora in cerca di una donna velata
di nero, anima sognata da immortalare con uno scatto in
un improbabile incontro.
Ma la storia riservava al sognante
fotografo altre sorprese, altri racconti di un passato
vero, reale sul quale, comunque, aleggiava la
suggestione del tempo sconosciuto.
Fu così che il buon signor Malandrino, custode di quelle
pietre antiche, un giorno aprì uno stipo a muro,
trascurato dal tempo e dagli uomini, mostrando al
giovane “esploratore” numerose scatole, sulle quali era
scritto “Lumière, societè fotographique Paris”:
contenevano decine di lastre fotografiche impressionate.
Quasi abbandonato sullo scaffale inferiore, era un
disastrato cavalletto in legno con accanto una ancor più
disastrata macchina fotografica a soffietto.
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Famiglia Vargas Maciucca
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

La famiglia Vargas nella piazza
antistante il castello
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
"Ho trovato questa roba qualche tempo fa
– disse il custode Malandrino – ma l’avevo dimenticata. Guardate voi
cosa sono”.
Quelle lastre, sporche, erano ancora in
buone condizioni per cui Grattacaso decise di portarle nella sua camera
oscura, per tentarne una stampa e scoprire cosa fossero.
“Mentre pulivo quel materiale e poi
stampavo lo scatto sulla carta immergendola nel bagno di sviluppo –
ricorda Grattacaso – sentivo una strana presenza, immateriale, che mi
spingeva ad andare avanti in quel lavoro.”
Un poco alla volta avanti agli occhi del
fotografo si stese un racconto di quotidianità di grande interesse
etnico, culturale, storico, specchio di una civiltà rurale e nel
contempo signorile di inizio novecento. Bastarono piccole ricerche e si
capì la trama. Affascinante!
Autore di quegli scatti, realizzati tra
il 1910 e il 1916, era Ascanio Vargas Macciuca, marchese di
Vatolla e principe d’Ischitella. |

Il principe Ascanio
Vargas Maciucca a caccia
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Il principe Ascanio nel
cortile del Castello di Vatolla
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
Ascanio era nato a Napoli il 19 ottobre
1888 da Michele e Maria
del
Tufo, primo figlio seguito da quattro
sorelle. Sposò Walburga del Carretto, dalla quale ebbe
due figlie: Maria Fabrizia e Carla Micaela. |

Donna Maria del Tufo, madre del principe Ascanio
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Vita all'interno del Castello
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Il principe Michele
Vargas Macciuca, Senatore del Regno
e padre di Asconio
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Il principe Michele
Vargas Macciuca, Senatore del Regno
e padre di Asconio
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
Il principe Ascanio aveva una forte
passione per la fotografia, per cui scattava foto appena
gli era possibile e il copioso numero di lastre
rinvenute nello “stipo a muro” ne è chiara
testimonianza.
Da Napoli, spesso il Principe Ascanio si recava a
Vatolla innanzitutto per curare i suoi interessi: oltre
al Palazzo era proprietario di 54 pezzi di terreno con
altrettanti coloni. Inoltre passava in questi luoghi una
parte dell’estate, ricevendo parenti ed amici
napoletani: la testimonianza è in quelle foto che
scattava e conservava, tanto che sono diventate una
sorta di archivio della memoria non solo familiare, ma
anche sociale. Molte, infatti, sono le foto dei
“paesani” in posa, ai quali chiedeva di simulare
situazioni che, alla fine, dovevano essere parte del
quotidiano. Così c’è “l’agguato” del malandrino e
l’ascolto di nascosto del geloso, ci sono monaci
benedicenti e monache oranti, scene di lavoro con i vari
addetti ai mestieri del paese e le passeggiate a piedi,
sul calesse o sulla Bugatti decapottabile. Scene di vita
spontanee o costruite nel cortile del Castello Vargas di
Vatolla o al suo interno come quella del padre nel suo
studio o della famiglia riunita nel salotto. Bella la
sua foto in tenuta da caccia con cani e quella con amici
nel cortile del Castello. |
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Interno del Castello
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Nel cortile del Castello
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

Nel cortile del Castello
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
Numerose sono anche le foto di famiglia, della moglie,
delle sorelle, del padre e della madre, nonché foto di
gruppi di bambini con i loro giochi. Forse anche per il
Principe Ascanio fotografare fu una sorta di gioco o
ricordo di giorni felici che trascorreva nel suo
Castello di Vatolla. Di certo oggi quelle foto sono un
archivio di grande importanza e interesse sociale e
storico, per la sua valenza documentaristica di un
territorio interno del Cilento e della quotidianità di
inizio novecento; le donne del luogo indossano il tipico
abbigliamento cilentano, così diverso da quello dei
“cittadini” che vi giungevano periodicamente. In pratica
è un importante raffronto tra la vita di Napoli, già
capitale del Regno delle Due Sicilie e quella del
Cilento, un territorio bello, affascinante e isolato. |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
Ascanio Vargas, marchese di Vatolla e
principe di Ischitella, nonostante i titoli passò a
miglior vita ad appena trent’anni, nell’ospedale
militare di Pinerolo, colpito dall’influenza spagnola,
una pandemia che fra il 1918 e il 1920 fece milioni di
vittime in tutto il mondo, più della Grande Guerra. Fu
l’ultimo maschio dei Vargas Macciuca di Vatolla, anche
se i suoi discendenti restano proprietari del Castello,
in parte dato, nel 1994, alla prestigiosa Fondazione
“G.B. Vico” ed in parte ancora riservato a loro.
© Riproduzione riservata |

Teatro Verdi di Salerno
(1)
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

? - Foto scattata dal
Principe tra Napoli e Roma
(2)
(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |

(Per
gentile concessione del signor Vito Pinto) |
___________________
Nota:
1)
-
Il Massimo di Salerno fu costruito alla
fine dell'800 e inaugurato con l'Opera i Normanni a
Salerno" di Marzano un compositore allievo di Mercadante,
l'opera racconta la storia della Liberazione di Salerno
da parte dei 40 normanni nel 1016, ovvero l'inizio di
Casa Quaranta, ugualmente il Morelli
(pittore) dipinse sul sipario (uno dei sipari affrescati
più belli del mondo) la cacciata dei saraceni da parte
dei Quaranta nel 1016.
2)
- Fotografia scattata dal principe durante uno dei
suo viaggi. Tutte le altre sono state eseguite
nell'abitato o nel castello di Vatolla. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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