
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Quaranta |
"Affinché la gloria di quelli che fecero grande il lustro
di casa Quaranta non si perda sempre più col passare di questi
tristi tempi, vuolsi qui brevemente illustrare la storia di
questa nobile famiglia per la quale il pregio delle lettere
superò il valore delle armi." |
Arma:
d' oro alla fascia rossa caricata da quattro X nere,
accompagnata da tre stelle d'argento, due nel capo ed una nella punta
con un monte a tre cime verdi movente dalla punta e sormontato da una
vipera verde posta in fascia; lo scudo in cuore dell'aquila imperiale
austriaca.
Motto:
PER QUADRAGINTA PUGNAT ET VINCIT (Con
quaranta combatte e vince).
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© Napoli - 4^ Municipalità -
Stemma Famiglia Quaranta |
"Lo studio delle patrie cose
mette innanzi agli occhi le memorie,
le gesta e le peripezie dei nostri avi, che prima di noi abitarono
questa terra, ove sulla loro polvere germogliano i fiori
che abbelliscono la vita presente"
(cav. uff. Raffaele
Quaranta di Fusara)
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Nel 1016 era Guaimaro IV Signore di Salerno, città che
trovasi in quel tempo(secondo il Lupo Protospada),
per mare e per terra assediata dai Saraceni.
Leone Ostiense e Guglielmo il Pugliese dicono che questi furono cacciati
da una mano di prodi normanni i quali reduci da Terra Santa si
dirigevano in pellegrinaggio al monte Gargano per venerare la grotta del
Santo Arcangelo. L'Amato, il Leone Ostiense, il Summonte, il Polverino,
il Muratori, il Vertot, il Ventimiglia ed in fine il Camera affermano
che questi Normanni fossero stati nel numero di quaranta.
Capo della fazione che liberò Salerno dall'assedio dei
Saraceni, secondo alcuni storici, fu uno degli stessi Normanni,
secondo altri fu un nobile Salernitano; comunque certo è che il
Principe Guaimaro IV, al seguito di
tal glorioso fatto si rivolse a questo valoroso condottiero con parole
grate dicendogli: "MILES QUADRAGINTA SALVE".
Tutti gli storici che parlano di questo avvenimento sono
concordi nel ritenere che dal prode cavaliere, di cui sopra,
discese la famiglia Quaranta.
Il barone
Bernardo Quaranta di
Sanseverino nacque a Napoli nel 1796, fu un grande studioso della
civiltà greca nonchè archeologo, tanto è vero che poco più che ventenne,
già insegnava all'università.
Il Doria, grande suo ammiratore, scrisse: "E
se come dicea taluno, Quranta avea quaranta impieghi, ben lo meritava, perchè
Quaranta lavorava per quaranta e avea l'impegno per quaranta". |

Barone Bernardo Quaranta
di Sanseverino
(Napoli 1796 † 1867)
© Proprietà Casa Quaranta di Fusara |
Se dunque l'origine dell'agnome Quaranta è certa e si
inserisce in un contesto storico ben delineato nel suo complesso, non di
facile risoluzione appare invece la disputa che vi è tra gli storici in
relazione alla nazionalità del capostipite della nobile casa de' Quaranta. |
Le ipotesi al riguardo sono le seguenti:
1) che il cavaliere fosse un Normanno anch'egli,
2) che il cavaliere fosse un nobile Salernitano,
3) che il cavaliere fosse un nobile Longobardo.
1=DELL'ORIGINE NORMANNA
Le cronache
medioevali che vanno dall'IX all'XII secolo, sono piene del nome e
dell'imprese di un popolo "i Normanni".
Questi uomini violenti e bellicosi discendenti dei vichinghi,
insediatisi nell'Europa settentrionale periodicamente risalivano le
valli per depredare città e monasteri.
Nel 911 il Re Carlo riconobbe ufficialmente il primo insediamento
stabile dei Normanni a Saint Clair sur Epte e concesse agli invasori in
feudo tutto quel territorio che poi sarebbe divenuto il ducato di
Normandia. Il Re tuttavia per non correre ulteriori rischi di invasioni
e per frenare la loro aggressività diede sua figlia in sposa al capo di
questi conquistatori, egli si chiamava Rollone e prima di sposarsi
secondo il rito di Santa Romana Chiesa fu anche battezzato
dall'Arcivescovo di Rouen città quest'ultima dove ebbe la sua residenza.
Da questa stessa stirpe si ebbe poi quel manipolo di avventurieri che
invasero l'Italia meridionale e la cui ascesa culminò nella creazione di
un regno che comprendeva l'Italia meridionale e la Sicilia con capitale
Palermo nel 1130.
I Normanni che ben presto si convertirono al cristianesimo e
abbandonarono la loro lingua germanica per il francese pur non
dimenticando le loro origini, parteciparono attivamente alle Crociate, e
fondarono in Inghilterra ed in Sicilia i primi stati dell'Europa
medioevale con moderne forme di governo.
Comunque i
cavalieri Normanni che agli inizi del secolo XI invasero l'Italia
meridionale erano molto diversi dai loro antenati che meno di un secolo
prima avevano invaso la Normandia.
Si trattava infatti di un popolo che aveva perso, in un certo senso, la
sua barbara natura e si era modellato sull'esempio della società
francese o di quelle altre società civili con le quali era venuto a
contatto. Nell'XI secolo la vita politica e spirituale dell'Italia
meridionale era regolata dal Papato, dall'impero d'Occidente e da quello
d'Oriente, in quei tempi il Principato di Salerno vedeva l'ascesa di
Guaimario IV e versava in uno stato di tranquillità dal momento che non
vi erano contrasti con nessuna delle tre potenze sopra citate, ed anche
perché, a causa delle lotte interne dei capi in Sicilia, le quali
avevano condotto quasi l'isola alla completa anarchia, le incursioni dei
Saraceni sulle terre salernitane erano venute meno.
I Bizantini tra l'altro, ripristinato il loro dominio sulle coste
pugliesi e calabresi cercavano di armare le popolazioni locali contro i
predoni saraceni. In Puglia, però le cose non andavano molto bene,
infatti il cattivo e opprimente governo dei funzionari bizantini,
esasperava la popolazione locale, già ridotta alla miseria dalle
continue guerre e dalle frequenti e rovinose carestie.
Fu così che nel maggio del 1009 la città di Bari insorse contro i
bizantini capeggiata da un certo Melo, il quale probabilmente era un
nobile longobardo acerrimo nemico dei bizantini.
La rivolta si estese in tutta la Puglia cosicché l'Imperatore Basilio II
dovette inviare un forte e numeroso contingente di soldati per sedarla.
A capo del contingente fu posto lo stratego Argiro, il quale ottenne la
resa di Bari soltanto dopo due mesi di duro assedio. |

Papa Benedetto VIII |
Melo capo
dei ribelli, riuscì a fuggire e si recò a Roma per appellarsi al
Pontefice Benedetto VIII; alcuni storici ritengono che Melo durante il
suo viaggio abbia incontrato sul Gargano un manipolo di pellegrini
normanni reduci da un pellegrinaggio in Terra Santa i quali allettati
dalla promessa che sarebbero divenuti padroni di tutte le terre
strappate ai Bizantini, fattagli da Melo, decisero di perorare la causa
di quest'ultimo.
Forse furono questi stessi uomini che nel 1016 salvarono Salerno
dall'assedio dei Saraceni; infatti in quei tempi dei pellegrini normanni
si trovavano a Roma per venerare la tomba di San Pietro e al Pontefice
Benedetto VIII, avverso alla potenza
bizantina, conveniva che Salerno fosse salva dal pericolo dei
Saraceni e che il Principe Guaimaro IV rinforzasse le proprie
milizie, in vista di futuri scontri coi Bizantini, con prodi e
forti guerrieri quali i normanni, per questo non è improbabile
che i normanni fossero stati mandati nel 1016 a Salerno dallo
stesso Papa. |
Purtroppo il 1016 è un anno nel quale le vicende si tingono
di leggenda e poche sono le notizie storiche tramandateci.
Salerno, fu salva ma nel giugno del 1018 Melo e i normanni furono
definitivamente sconfitti dalle milizie bizantine capitanate da
Basilio Boioannes sulla riva destra dell'Ofanto, nella pianura di
Canne. Melo riuscì a fuggire ancora una volta ma, morì poco dopo;
mentre invece il fratello di Melo, di nome Datto castellano nella
valle del Garigliano fu fatto prigioniero e condotto a Bari fu
gettato in mare chiuso in un sacco. Secondo un'altra versione e
precisamente quella di Leone Ostiense, i normanni non discesero nel
meridione per aiutare Melo ma piuttosto perché il capo di questo
manipolo di normanni Rodolfo II de Tosny era incorso nelle ire del
conte Riccardo II di Normandia ed era venuto a Roma per esporre il
fatto al Papa Benedetto VIII, il quale avrebbe incoraggiato Rodolfo
a partire per la difesa di Salerno e la conquista della Puglia.
Sicuramente i normanni discesero nel meridione istigati dal Papa che
voleva scacciare i bizantini, ed una volta giunti in queste terre si
misero al servizio, pronti com'erano a cambiar sempre partito, dei
Principi di Salerno, Capua, Napoli, Amalfi e Gaeta.
Altri normanni, come Rodolfo de Tosny, scesero in Italia capeggiati
da un certo Rainulfo Drengot e si misero al servizio di Sergio IV di
Napoli che nel 1027 era stato attaccato da Pandolfo III di Capua,
grazie ai normanni Sergio IV nel 1029 riconquistò Napoli e titolò
Rainulfo Signore di Aversa nel 1030 per ringraziarlo dell'aiuto
prestatogli.
Rainulfo morì' nel 1045; dopo essere stato titolato conte di Aversa
e duca di Gaeta, poco dopo, Riccardo nipote di Rainulfo sarebbe
stato elevato alla dignità di Principe di Capua.
Dunque certo è che Salerno nel 1016 fu liberata dall'assedio dei
Saraceni da una quarantina di normanni sicuramente inviati dal Papa
Benedetto VIII, è difficile pensare che questi uomini non avessero
un capo, quale che egli sia stato, Melo o Rodolfo o un altro, e per
tanto non è del tutto infondato ritenere che Guaimaro IV appellasse:
"MILES QUADRAGINTA" proprio il condottiero normanno il quale al pari
degli altri prodi condottieri delle sue terre era in cerca di
fortuna che meglio si identificava con la conquista di nuove terre e
con un nome memore d'una impresa gloriosa, piuttosto che con
compensi in oro od altro. Del resto Guaimaro IV concesse al prode
condottiero il feudo di Fossalopara a metà strada fra il castello di
Sant'Adjutore in Cava e il castello oggi detto di Arechi residenza
dei Principi Salernitani, il qual feudo proprio per la posizione in
cui trovavasi era roccaforte fondamentale per la difesa del
principato e dunque è probabile che piacesse al Principe affidarlo
ad uomini valorosi come i normanni i quali da quel posto
privilegiato sarebbero potuti accorrere in qualsiasi momento a
difesa del Principe stesso e delle sue terre.
Vi è da notare ancora che il primo blasone usato dalla famiglia
Quaranta Signori di Fossalopara, riprende le bande che venivano
usate dalla più antica ed illustre nobiltà normanna infatti esso
era:
Bandato di oro e di rosso con una fascia in divisa di azzurro sopra
il tutto attraversante caricata da tre sproni d'oro.
Un'altra osservazione che è da farsi è che i primi discendenti, in
linea diretta, dal Cavaliere delli Quaranta Signore di Fossalopara
ebbero nomi cari alla tradizione della nobiltà normanna, infatti
essi furono: Osmondo, Rainulfo, Grazio e Rollone.
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Napoli, lo stemma piu'
antico della famiglia Quaranta, patrizi salernitani e
poi lucerini |
2=DELL'ORIGINE SALERNITANA
Da un antico manoscritto araldico del S. Carlo
de Lellis, come per sua fede notamenti del P.M.Prignano REG.foglio
254 a t.o 1, attestato in fede da don Giovan Battista
d'Afflitto, leggiamo che la famiglia
Quaranta discese intorno all'anno mille da un nobile salernitano
molto caro al Principe Guaimaro IV di Salerno il quale ultimo pose
il nobile amico alla guardia di una porta della città assediata dai
Saraceni.
Al
salernitano un giorno si presentarono quaranta pellegrini reduci da
Terra Santa, chiedendogli di essere ammessi nella città, per poter
trovare armi e cavalli onde combattere contro i perfidi Saraceni.
Certo nelle circostanze in cui versava la città non poteva sembrar
sicura cosa far entrare degli stranieri tra le mura, tuttavia il
nobile salernitano si convinse anzitutto che quegli uomini erano
Cristiani, prova gli fu che quegli discorrevano in latino, poi capì
che erano normanni dall'aspetto fisico e dall'abbigliamento loro, ed
infine ebbe fiducia in loro perché li vide senza armi e di poco
numero.
Cosicché avvertito il Principe li fece entrare in città e condotti
nella propria casa gli offrì albergo.
Frattanto Guaimaro IV fece apprestare armi e cavalli ed il giorno
seguente i pellegrini cavalieri normanni sortirono con tal bravura
che posero in rotta i Saraceni fra lo stupore e la contentezza dei
salernitani. Il Principe Guaimaro IV oltre modo lieto per tale
evento, offrì grandi doni ai cavalieri e li invitò a rimanere a
difesa del suo Principato promettendogli grandiosi stipendi e altre
cose meravigliose per l'avvenire; tuttavia i Normanni ringraziato il
Principe per le sue offerte, rifiutarono ogni ricompensa dicendo che
loro avevano combattuto in nome di Dio a difesa della sua santa
fede, e subito ripartirono lasciando sconsolato il Principe che
comunque li pose nel cuore. Tuttavia Guaimaro IV riconobbe che
principale artefice della liberazione di Salerno, fosse stato il suo
nobile amico salernitano, dal momento che egli aveva introdotto quei
valorosi cavalieri in città, e fu cosi' che non appena vide il
nobile nel cortile del castello lo chiamò Cavaliere delli Quaranta,
da allora in poi tutti appellarono, sull'esempio del Principe, in
tal modo il nobile salernitano e i suoi discendenti. Tesi
questa avvalorata anche dal Mabillon in "de re diplomatica", libro
II capitolo VII, e dal Muratori nella dissertazione XLI sopra le
antichità italiane T. IV. pag. 134 edizione milanese del 1836.
Il Principe visto poi che non aveva potuto ricompensare anche i
normanni rivolse le sue attenzioni tutte sul nobile amico e gli donò
il feudo di Fossalopara situato fra la città e il castello di Sant'Adjutore
in Cava.
In
quelle zone poi, il nobile delli Quaranta, si fece costruire uno
splendido castello, (ancor esistente seppure completamente e più
volte rimaneggiato nei secoli, purtroppo oggi non più proprietà
Quaranta e completamente abbandonato), per abitarvi d'estate,
che denominò castello delli Quaranta come era in uso nella nobiltà
salernitana.
Infatti
i nobili salernitani, edificavano nei loro poderi di campagna
sontuosi castelli per potervi abitare d'estate e sfuggire cosi' al
caldo opprimente della città.
Alla morte di Guaimaro IV ucciso da alcuni amalfitani in accordo con
altri salernitani, suo figlio Gisolfo divenne uno spietato tiranno
che oltre ad odiare gli amalfitani odiava anche i salernitani, fu
così che il cavaliere delli Quaranta ben presto si allontanò dalla
corte e dalla città ritirandosi presso il suo castello di campagna
intorno al quale frattanto erano sorte altre case dando dunque
origine a quello che sarà nominato Casale delli Quaranta.
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Magnifico Don Diego Quranta di Fusara
© Proprietà Casa Quaranta di Fusara |
Nel 1073
il duca Roberto detto "il Guiscardo" (ovvero l'astuto), assediò
Salerno pur avendo sposato nel 1058 la Principessa Sighelgaita
sorella del Principe Gisolfo, la città aprì le porte al Guiscardo il
13 dicembre 1076, che conquistato il Principato se l'intitolò dopo
averne spogliato il cognato al quale però non fu fatto altro male.
Roberto il Guiscardo era il primo figlio di Tancredi d'Altavilla e
giunto dalle sue terre nel meridione al pari degli altri normanni,
prima si mise al servizio di Pandolfo IV; poi incominciò a compiere
razzie, furti, saccheggi e ricatti fino a raggiungere un enorme
potere attraverso l'inganno e la violenza.
Fu
proprio l'ascesa del duca Roberto a segnare la fine del Principato
Longobardo. |

Re Tancredi d'Altavilla |
A questo valoroso condottiero sarebbe riuscito di unificare tutte le
popolazioni dell'Italia meridionale sotto un'unica corona, cosa che
invece non era riuscita nè a Guaimaro IV nè al Basileus di
Costantinopoli. Estintosi così il Principato Longobardo, la
corte da Salerno si trasferì in Sicilia, e decadde così anche la
potenza della nobiltà salernitana i cui rappresentanti si
ritirarono nelle proprie ville di campagna dando origine ai
casali che quasi sempre prendevano il nome della nobile famiglia
che vi abitava.
Naturalmente a ciò non mancarono i Quaranta che si stabilirono
nell'omonimo casale amati e riveriti da
tutti per essere stati i primi ad abitare in quei luoghi e per
riguardo alla loro antica e magnifica nobiltà. Secondo la tesi ora
esposta, il Cavaliere delli Quaranta 1° Signore di Fossalopara
sarebbe stato un nobile salernitano. |
Di questa idea è anche l'autore di un antico stampato araldico
conservato dal dr. Luciano Quaranta di Fusara, secondo l'anonimo
autore, il nobile salernitano guidò personalmente i normanni alla
vittoria, infatti dice testualmente :
"... Il capo dei normanni non poteva essere in niun modo della
stessa stirpe de' suoi guerrieri poiché giammai uno straniero
avrebbe potuto guidare degli stranieri alla vittoria in terra
sconosciuta ignorando i siti e le vie per evitare imboscate ed altre
operazioni strategiche; ne era in niun modo possibile che fosse un
normanno perché non avrebbe egli certo posposto alla dimora in terra
sconosciuta, lo splendore e gli agi della sua casa in Normandia,
l'amore della patria che vince qualsiasi altro amore, quello della
famiglia e degli amici, non dimeno le memorie ed i ricordi legati ai
luoghi natii e alla propria gente.
Se i primi di casa Quaranta tennero a blasone le bande dei principi
normanni e si nominarono con nomi cari alla tradizione della nobiltà
di quella gente fu solo perchè essi vollero erroneamente seguire la
tradizione di portare ossequio a quello che era il governo ai loro
tempi vigente appunto quello normanno.
La tradizione dell'uso delle bande fu presto tolta e ciò lo dimostra
l'antichità dello stemma con le quattro XXXX e la conferma che di
questo abbiamo nei privilegi sovrani...". |

Napoli, altra variante
dello stemma Quaranta, con ad entrambi i lati dei tre
numeri dieci romani i numeri cinque romano ruotati di
90° |
Bisogna osservare comunque che il mutare del blasone di casa
Quaranta è cosa frequente nei secoli, nondimeno le bande normanne
dei Quaranta cessarono di essere simbolo della casa quando cessò la
fortuna normanna ed ugualmente è da dirsi per i nomi usati dai primi
della casa che furono normanni finchè normanna fu Salerno.
Però fino a che punto si può credere che un prode condottiero
salernitano già appartenente ad una nobile e illustre famiglia del
Principato rinunciasse al suo nome e alla sua tradizione per
adottare l'agnome Quaranta? Se poi si pensa che nessuno seppe mai,
o almeno tramandò il nome originario del condottiero 1° Signore di Fossalopara e capostipite delli Quaranta allora non è improbabile
ritenere che la nobiltà di questo iniziò col glorioso fatto di cui
fu protagonista, e che proprio perché alle spalle il Cavaliere non
aveva un illustre passato, nè gli storici dei suoi tempi nè
tantomeno lui si preoccuparono di salvare dall'oblio l'originaria
identità.
Naturalmente questo era più facile che avvenisse per un
avventuriero normanno in cerca di un'identità e di una
patria che non per un già nobile salernitano, che per essere tale doveva avere
alle spalle un certo passato al quale difficilmente avrebbe
rinunciato a tal punto da farlo precipitare nella più completa
oscurità. Si potrebbe tuttavia obiettare che rappresentanti di
illustre famiglie abbiano mutato per qualche ragione il loro nome
come ad esempio Roberto
Sanseverino
che si appellò Lauro rinunciando così al suo nobile e illustre agnome ma comunque, non si potrà non riconoscere che coloro che così
fecero sicuramente si impegnarono, chi più, chi meno, a tramandare
direttamente o indirettamente alla storia e ai loro posteri
l'originaria identità.
Per quel che concerne poi l'ulteriore prova addotta,
dell'origine salernitana, per la quale un normanno non avrebbe
rinunciato alla sua casa in Normandia, alla sua terra alla sua
gente ecc... |

Magnifico Notaro
Don Giovan Luca
Quaranta di Fusara
© Proprietà Casa Quaranta di Fusara |
Bisogna
dire che probabilmente è vero: nessuno vi avrebbe rinunciato, ma
sempre ammesso che vi fosse stata una casa e una famiglia dalla
quale tornare.
Invero i normanni che si trovavano da queste parti in quei tempi
erano degli avventurieri che cercavano fama e ricchezza e che non
avevano fondamentalmente nessun interesse nelle proprie terre del
nord o anche se lo avevano, vi avevano voluto o dovuto rinunciare,
altrimenti sarebbero rimasti lì e non avrebbero affrontato mille
pericoli per cercare altrove una fortuna che già possedevano. |
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© Napoli -
Cappella gentilizia della Famiglia Quaranta con il
quadro sull'altare dei "Quaranta martiri" e lastra
tombale di Lucianus Quaranta - Anno 1600
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3=DELL'ORIGINE LONGOBARDA
Alcuni
storici ritengono che il Cavaliere delli Quaranta fosse stato un
nobile Longobardo, il quale avrebbe dapprima accolto nella propria
casa i quaranta pellegrini normanni, e poi li avrebbe condotti
personalmente alla vittoria contro i Saraceni che assediavano
Salerno.
Naturalmente le circostanze in cui si sarebbero svolti i fatti sono
quelle già precedentemente esposte.
Vi è da dire in questa sede che l'ipotesi dell'origine longobarda la
si ritrova solo in qualche scritto sulla famiglia Quaranta,
documenti che il più delle volte narrano della casa in maniera
superficiale e poco valida storiograficamente.
Comunque nessuno potrà mai negare che nel 1016 Salerno era un
Principato del regno Longobardo e che già una volta un nobile
longobardo, Melo per la precisione, aveva
capeggiato in battaglia un manipolo di normanni.
I
Longobardi discesi in Italia nella prima metà del VI secolo avevano
creato un proprio regno con capitale Pavia e vari ducati nel sud
della penisola, quando però Carlo Magno conquistò Pavia i Longobardi
si ritirarono nel Meridione, formando delle vere e proprie città
Stato basti pensare a Napoli, Amalfi o Gaeta, le quali pur nella
piena autonomia risentivano fortemente dell'influenza Bizantina.
|

L'Imperatore Federico II |
Salerno era
un Principato molto importante in quegli anni non solo per la posizione
geografica che consentiva il dominio di un ampio golfo ma anche e
soprattutto per la personalità del suo Principe Guaimaro IV che insieme
a Melo al Pontefice Benedetto VIII e all'Imperatore Enrico II fu
protagonista di un tormentato e confuso decennio che vide l'inizio
dell'ascesa normanna e della decadenza longobarda;
Guaimaro IV era figlio del conte di palazzo Giovanni di
Lamberto elevato per acclamazione popolare alla dignità di Principe di Salerno, era di carattere astuto e
spregiudicato al punto tale da schierarsi contro l'Imperatore Enrico
II al quale tuttavia dovette sottomettersi.
Sposò in seconde nozze la Principessa Gaitelgrima dalla quale ebbe fra gli altri Guaimaro
V. |
Questo grande personaggio nobilitò il prode che difese Salerno nel
1016 dall'assedio saraceno intitolandolo Signore di Fossalopara,
come già detto, ma che il prode fosse un nobile longobardo certo non
lo si può dimostrare al pari delle altre ipotesi sopra esposte. |

Lucera, stemma altra
variante dello stemma Quaranta |
IPOTESI ALTERNATIVE SULL'ORIGINE del COGNOME: QUARANTA |
Il Culto dei SS.QUARANTA MARTIRI in ARMENIA:
Alcuni studiosi ritengono che il Cognome Quaranta derivi
dal Culto Bizantino dei Santissimi Quaranta Martiri in
Armenia (propriamente di Sebaste nell'Armenia
inferiore).
In realtà questo culto fu introdotto dai monaci
Bizantini in tutto il Sud Italia e specialmente nelle
zone di Cava de' Tirreni e di Amalfi dove furono
edificate cappelle per loro onore e devozione da prima
dell'anno Mille fino a tutto il 1500.
Il culto di questi martiri orientali si diffuse poi
rapidamente in tutta europa e numerose chiese, abbazie e
cappelle furono edificate ovunque per ricordarne la
storia.
E' possibile, dunque che alcune famiglie Quaranta si
chiamino in questo modo proprio perchè il loro avi erano
devoti ai SS.Quaranta Martiri.
40 numero biblico:
Il numero 40 è un numero che ricorre molte volte nella
Bibbia e in altri testi sacri di varie religioni:
Nella Bibbia questa parola ricorre molte volte, spesso
per indicare un periodo cronologico di prova e
isolamento o di purificazione (da Wiki cfr 40):
- il diluvio universale è durato quaranta giorni e
quaranta notti all'arrivo in terra promessa, gli
esploratori della terra di Canaan impiegarono 40 giorni
durante i quali se la spassarono; per punizione
l'esodo del popolo Israelita durò quarant'anni.
- i 120 anni della vita di Mosé si possono suddividere
in tre periodi di quarant'anni.
- Mosè è rimasto sul monte Sinai per quaranta giorni e
quaranta notti.
- il profeta Elia ha dovuto attraversare il deserto per
quaranta giorni prima di giungere al monte Oreb
- il profeta Giona ha annunciato la distruzione di Ninive per
quaranta giorni
- la flagellazione secondo la legge mosaica prevedeva
"non più di quaranta colpi".
- quaranta giorni dopo la nascita, Gesù è presentato al
Tempio di Gerusalemme per "essere offerto" a Dio
"secondo la Legge di Mosè", sempre secondo tale Legge
simultaneamente avviene la purificazione di Maria: la
puerpera compie l'offerta prescritta dal Levitco nella
tradizione della Chiesa cattolica questi due eventi sono
ricordati con la festa liturgica della Candelora
- Gesù si è ritirato nel deserto per quaranta giorni
prima d'iniziare la sua predicazione pubblica.
E' curioso e singolare notare come la chiesa di S.Elia
di Pastorano a Salerno risalente all'anno Mille ma
probabilmente costruita su una preesistente cappella
"eremo" già in epoca alto medievale, fosse proprio la
chiesa di più antico juspatronato di Casa Quaranta di
Fusara.
Considerata quindi l'importanza e il valore mistico del
numero 40 probabilmente molte famiglie Quaranta hanno
derivato il loro cognome da eventi di natura
biblica/esoterica.
QUARESIMA
Molte famiglie Quaranta, sparse per
l'Italia traggono il loro nome dall'evento della
quaresima legato sempre al significato religioso del
numero 40.
QUADRAGINTA come Corruzione letterale dialettale o
latinizzazione del cognome QUARREL o QUARRELLE (DRENGOT)
La famiglia Quarelle o Quarrel Drengot
di origine normanna, discese nel Sud Italia intorno
all'anno Mille.
Il Cavaliere dei Quaranta, potrebbe essere stato uno dei
fratelli DRENGOT che proprio intorno al 1016 si
trovavano nelle zone tra la puglia e la campania,
impegnati nella conquista di nuove terre ed in cerca di
fortuna, essendo scappati dalla Normandia a causa di un
omicidio commesso dal capo famiglia dei Drengot e, per
questo esiliati e perseguitati dal Duca di Normandia
ripararono in Italia dando origine alla conquista
Normanna, successivamente seguiti da altre famiglie
Normanne come gli Altavilla.
Il Drengot pregiudicato avrebbe infatti, avuto tutto
l'interesse a tenere nascosta la Sua vera origine onde,
evitare persecuzioni per il crimine commesso.in
Normandia.
Di conseguenza nell'ipotesi che questo condottiero di
Casa Quarrelle-Drengot si fosse trovato a capeggiare il
manipolo di combattenti che liberò Salerno dal famoso
assedio saraceno del 1016 sarebbe stato possibile che il
principe di Salerno GUAIMARIO IV nell'incontrarlo,
avendo chiesto il nome del prode cavaliere, ed avendo
questo risposto in francese "De Quarrelle" tale nome sia
stato corrotto o tradotto al principe in de Quadraginta
anche in virtù del manipolo di soldati capeggiati
appunto, una quarantina circa.
Del resto essere chiamato Miles Quadraginta avrebbe
fatto comodo allo stesso Cavaliere di Quarelle per
nascondere la sua vera identità ed evitare persecuzioni
per se e i suoi discendenti.
Si ricorda altresì che un legame di sangue tra i
Drengot-Quarelle e i Quaranta di Fusara esiste davvero,
essendo infatti la famiglia Giliberti di Solofra
(originata da Ghilbert Drengot de Quarelle) unica
superstite documentata di casa Drengot estintasi in casa
Quaranta con il matrimonio di Immacolata Giliberti da
Solofra con Uriele Quaranta Barone di Fusara nel XIX
sec.
QUARANTA come Corruzione Letterale/Dialettale di GUARANO
Il giornalista Carmelo Currò ha
recentemente avanzato l'ipotesi che il cognome Quaranta
sia una corruzione dell'originario e antichissimo
termine germanico di GUARANO ma tale ipotesi sembra
difficilmente sostenibile stante la diversità dei
termini aequalanus (guarano) e quadraginta (quaranta)
infatti anche ad un profano la distanza fra i due
termini appare incolmabile e difficilmente qualsiasi
corruzione letterale, fonetica o dialettale avrebbe mai
potuto da Guarano a Quaranta, infatti poi Guarano è un
cognome che già esiste, quindi ammesso che il
capostipite dei Quaranta faceva il Guarano avrebbe
assunto questo cognome e non certo Quaranta che non ha
nessun legame con l'attività di Guarano.
QUARANTA "CREATI":
Dopo il Concilio di Trento che sancisce
l'obbligo per i parroci di registrare gli individui con
nome e cognome si diffonde in tutt'Europa l'uso del
cognome che già dal primo Medioevo aveva avuto origine
nelle classi più agiate.
Molte persone che lavoravano a servizio di queste
famiglie agiate, con la nascita dei cognomi, assunsero
il cognome del padrone, in onore a quest'ultimo e quasi
ad indicare un'appartenenza fisica a quella famiglia,
infatti nella maggior parte dei casi si trattava di
servitori o schiavi che affrancandosi seguivano la
tradizione già in uso nell'antica Roma dai Liberti di
assumere il nome del padrone.
Nei casi più antichi addirittura, era proprio il padrone
ad assegnare il proprio cognome, al servo liberato, per
indicare che egli ne era stato possessore.
Questi Uomini che dunque assumevano il nome del Padrone
furono detti successivamente "Creati".
Per questo motivo spesso nei villaggi italiani si
trovano numerose famiglie che portano il cognome del
feudatario o delle famiglie dominanti, alcune sono dei
Creati, altre di rami cadetti altre ancora,
semplicemente vollero omaggiare il feudatario o il feudo
assumendone il nome.
Da aggiungere che molti assumevano anche il nome del
casale dove vivevano e se questo coincideva (come spesso
accade) con quello del Feudatario ecco il perchè del
moltiplicarsi in Italia del numero di persone che hanno
lo stesso cognome.
E' necessario precisare anche, che questo fu un fenomeno
prevalentemente Italiano mentre nelle altre Nazioni fu
molto più raro, il che consentì il moltiplicarsi un
maggior numero di diversi cognomi rispetto all'Italia
dove la scarsità di varietà cognomi rispetto alla
popolazione ha un indice assai alto.
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