
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
|
Putaturo Donati
Viscido di Nocera
(Ramo primogenito dei Putaturo che ha aggiunto i cognomi
delle casate Donati e
Viscido di Nocera per le quali si rinvia alle singole
schede genealogiche) |
Arma: di rosso, alla banda
d’azzurro caricata da tre palle d’oro.
Alias: semitroncato partito, nel primo di rosso,
alla banda d’azzurro caricata da tre palle d’oro (Putaturo),
nel secondo di verde, alla banda doppio merlata di tre
pezzi, accostata da due stelle, una per parte (Donati),
nel terzo di nero, alla fascia di rosso, per inchiesta,
alla torre d’oro, merlata di tre pezzi, aperta,
finestrata e murata di nero, attraversante sul tutto,
accompagnata in capo da due corone all’antica d’oro
(Viscido di Nocera).
Motto: “PERSEVERANDO VINCI (Putaturo); “GRATIA
DEI SIC ITUR AD ASTRA” (Donati di Cosenza); “MEMORIA
AVITAE GLORIAE” ( Viscido di Nocera).
Titoli: S.A.R. Principe con discendenza dai
Principi Sovrani Longobardi di Salerno, Conte di Nocera,
Conte di Giffoni, Patrizio di Salerno, di Nocera, di
Cosenza e di Paola. |
 |
 |
Della casata pugliese Putaturo, nota anche nella forma
variata di Putatoris, Putaturi nei rogiti su pergamena
più antichi redatti da pubblici notai, custoditi negli
archivi delle Curie di Brindisi, Trani, Bari, Barletta,
pubblicati dai Codici Diplomatici di tali centri, si
considera capostipite Sire Tafuri che in un atto
dell’anno 1289 è indicato come proprietario in Barletta
di predi “incluso S. Ioannis de Monachis”, finitimi agli
immobili donati dai coniugi costituiti alla locale S.
Casa di S. Maria dei Teutonici. Secondo il pensiero
dello storico calabrese Franz Von Lobstein, il titolo di
Sir, successivamente sostituito da quello di Dominus,
aveva valenza feudale nel medioevo. Atti
notarili dei detti archivi curiali, risalenti ai secoli XIII – XV,
confermano il rango della famiglia per l’identificazione
di suoi esponenti con appellativi
onorifici.
Nei secoli XVII – XIX discendenti della casata Putaturo
sono presenti in Sicilia (Trapani) e nel Meridione
d’Italia mentre il ramo stanziatosi in Napoli e in
Reggio Calabria annovera numerosi magistrati sin
dall’epoca murattiana.
Luigi Putaturo, versato in archeologia, è nominato
Procuratore della Terra del Lavoro con diploma del 6
ottobre 1810 a firma di re Gioacchino Murat. E’
magistrato Andrea (1858
†
1951), figlio di Federico Putaturo (1832
†
1894) e di Donna Virginia Fornari (1832
†
1905), Patrizia di Genova del ramo Rojo del Sangro –
Rosello. |
 |
 |
Don Federico Putaturo (1832
† 1894), bozzetto a colori di Filippo Palizzi.
A destra:
Donna Virginia Fornari (1832
† 1905)Ritratto |
I discendenti della nobile stirpe, radicata in Calabria
sin dal secolo XV, custodiscono nel castello di famiglia
Caracciolo – Fornari l’archivio gentilizio e un dipinto,
opera di Filippo Palizzi, che ritrae l’avo Clemente
Fornari, medico, esponente della massoneria, esiliato
insieme al figlio e al marchese Dragonetti de Torres
nello stato pontificio dal Re
Francesco I
di Borbone per le idee
liberali professate. |

Clemente Fornari, medico,
massone, nato nella seconda metà del '700, della nobile
stirpe dei Fornari, patrizi di Genova. |
Andrea Putaturo ha svolto funzioni di
Procuratore del Re in Reggio Calabria, L’Aquila, S.
Maria Capua Vetere e in Napoli. Egli ha sposato nel 1900
la nobile donna Virginia Scola di Trevico (1877
†
1971),
figlia del nobile Giuseppe Scola e della nobile donna
Modestina
Coppola, la cui sorella era coniugata con il
nobile Antonio Corona di Caposele, rappresentante della
casata che aveva ottenuto nel periodo del
viceregno
austriaco un breve di nobile rilasciato in Vienna
nell’anno 1737 (vedi Annuario della Nobiltà Italiana).
La casata Scola, antica e nobile, originaria di Trevico,
centro romano fortificato che è stato l’ultimo a cadere
dietro gli assalti delle orde barbariche, vanta origine
romana per la presenza di alcuni esponenti vissuti nel
periodo tardo repubblicano, prima dell’avvento
dell’impero. Cronache scritte ed altri storici
menzionano il contributo della famiglia nella guerra di
Fiandra sotto le bandiere del Marchese
Loffredo, potente
feudatario dello stato della baronia (sette castelli) di
cui faceva parte Trevico.
Lo stemma in pietra, infisso sul portone del
cinquecentesco palazzo Scola, raffigurante cinque stelle
ad otto punte e un destrocherio sinistro armato, celebra
episodi gloriosi in battaglia mentre un angelo ad ali
spiegate sulla corona a cinque punte, che sovrasta
l’arma, ricorda la protezione richiesta e la fede
cattolica della famiglia che ha espresso Abati, noti per
scienza e per le pubblicazioni edite. Un piano
dell’edificio con un giardino - roseto è stato donato
con arredi d’epoca dai discendenti della famiglia Scola
al Comune di Trevico, con destinazione a sede di museo
del folclore, in ricordo del celebre regista Ettore
Scola. |
 |
 |
Il Presidente Andrea
Putaturo (1858
† 1951). A destra:
Donna Virginia Scola (1877
† 1971) |
Dal matrimonio di Andrea Putaturo con donna Virginia
Scola, sono nati in Reggio Calabria i figli Federico
(1901
†
1988) e Giuseppe (1904
†
1982) che hanno esercitato
la professione paterna
nella vigenza dell'ordinamento monarchico e di quello
repubblicano, da ultimo come Presidente della Corte
d'Assise d'Appello di Napoli e come Presidente della
Corte di Appello di Salerno. Entrambi i fratelli sono stati insigniti
di alte onorificenze dai Savoia e dal Presidente della
Repubblica (Cavalierato di Gran Croce dell'Ordine al
Merito della Repubblica Italiana),
oltre che di medaglia d'oro al valore.
Dalla detta unione è nato in Teramo un terzo figlio di
nome Nicola (1911
†
1987) che ha esercitato la professione di avvocato in
Napoli e che è insignito, insieme al fratello Federico,
della croce di guerra per avere partecipato al secondo
conflitto mondiale, in zona operativa.
Il Presidente Federico Putaturo ha sposato in Napoli
(1934) donna Bianca
Viscido di Nocera (1903
†
1989), figlia di Pasquale Maria (1858
†
1933) e della nobile donna Emanuela
dello Jodice, e il
figlio Mario (1938) è coniugato con la nobile Antonella
Murano (1943) (vedi Annuario della Nobiltà Italiana),
che è stato docente universitaria di Storia della
Miniatura e delle Arti Minori. La prof. Antonella Murano
è figlia di donna Severina Cavalleri (1914
†
1989) e del noto scienziato prof. Giulio Murano (1910
†
1983) – figlio del Presidente Raffaele e di donna Silvia
delli Franci degli antichi baroni di Castelfranci – che
è stato titolare della cattedra di Pediatria, Preside
della Facoltà di Medicina e Chirurgia, fondatore della
Scuola di Vigilatrici d’Infanzia che reca il suo nome,
giusta decreto ministeriale, autore di oltre cento
pubblicazioni, medaglia d’oro al merito. |
 |
 |
Il Presidente Federico Putaturo (1901
† 1988). A destra:
Donna Bianca Viscido di Nocera (1905
† 1989) |
Mario Putaturo, autore di opere giuridiche e
di Storia del Diritto Italiano con incursioni nel
settore araldico, è avvocato cassazionista iscritto
all’Ordine degli Avvocati di Roma. Prima
dell’esercizio dell’avvocatura, ha svolto funzioni di
magistrato con il grado di Presidente di Sezione presso
la Corte di Cassazione, ricevendo all’atto della
risoluzione del rapporto di servizio il titolo onorifico
di Presidente aggiunto onorario e il Cavalierato di Gran
Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ha aggiunto i cognomi delle estinte famiglie
Donati e
Viscido di Nocera insieme ai figli nati dal matrimonio
con donna Antonella Murano.
L’avv. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera è
insignito del Cavalierato de iure sanguinis del Sacro Militare
Ordine
Costantiniano di S. Giorgio del Gran Maestro
S.A.R. il Principe don Carlo di Borbone delle Due Sicilie e Orlenas, infante di Spagna, Duca di Calabria.
Così il figlio è stato nominato, dal Gran Maestro,
Cavaliere del Sacro Militare Costantiniano di San
Giorgio de iure sanguinis motu proprio. |

Avv. Mario Putaturo
Donati Viscido di Nocera (n. 1938
† 2017) |
Il titolo di Principe con discendenza dai Principi
Sovrani Longobardi di Salerno ed altre prerogative
nobiliari spettanti per successione al femminile de iure
sanguinis secondo le disposizioni dinastiche longobarde,
sono stati riconosciuti alla casata in più sedi, dal Vaticano, dai Gran Maestri dello SMOC
S.A.R. Principe don Carlo di Borbone y Orleans delle
Due Sicilie e dal figlio S.A.R. Principe don Pedro di
Borbone delle Due Sicilie di Borbone y Orleans, dal Re
di Spagna, dal Gran Maestro dello Sovrano Militare
Ordine di Malta, oltre che da alti esponenti della
gerarchia ecclesiastica.
La famiglia è titolare di cappelle ed è stata
proprietaria, nel territorio di Trivento, di una Torre
dei secoli X –XI, edificata su una piccola
collina, circondata da un muro di difesa dell’altezza
media di circa 4,5 metri, nonché di un palazzo dei secoli XVIII
- XIX in Reggio Calabria. Il manufatto militare è
crollato nel secolo XX per effetto di reiterate scosse
telluriche, così come è stato distrutto l’edificio per il
sisma del 1908.
Del patrimonio della casata Putaturo Donati Viscido di
Nocera hanno fatto parte la villa sita in Calabritto di
tre piani del secolo XIX, appartenuta alla Contessa donna
Bianca Viscido di Nocera, e il Castello di Quaglietta, bene
dotale della Baronessa donna Marianna del Plato.
Entrambi gli edifici sono stati distrutti o gravemente
dissestati per effetto del sisma del 23 novembre 1980.
L’avv. Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera ha
favorito, nell’anno 2012, il passaggio al Comune di
Calabritto dei resti del “Castello di Quaglietta” per il
suo recupero. Il Consiglio Comunale ha deliberato
l’intestazione di una strada all’illustre medico
Pasquale Maria Viscido de Nocera, per i meriti acquisiti
verso la comunità per la carica di sindaco ricoperta
per molti anni. Il Comune di Calabritto ha altresì
approvato, con i suoi organi all’unanimità dei
componenti, l’apposizione sul portone del Castello di
Quaglietta degli stemmi in pietra con la riproduzione
delle prime due armi usate dalla casata principesca
longobarda salernitana, in riconoscimento del ruolo
svolto dai suoi esponenti nella storia di quel centro.
|

Stemma sulla chiave di
volta del portale d'ingresso del Palazzo Putaturo a
Reggio Calabria (XVII secolo) |

Disegno del Castello di
Quaglietta del XIX secolo |
Vincoli matrimoniali sono stati
contratti con le famiglie nobili Fornari, Scola,
Coppola, Corona, Viscido di Nocera-Donati di Cosenza,
Franzero di Racconigi, Pavolini di Piombino, Abiosi di
Montella, Murano,
Iodice d'Enza (Capece Piscicelli) di Napoli. |

Fornari |

Scola di Trevico |

Coppola |

Corona di Caposele |

Viscido di Nocera |

Viscido di Nocera |

Donati di Cosenza |

Franzero di Racconigi |

Pavolini di Piombino |

Abiosi di Montella |

Murano |

Iodice d'Enza |
La casata Putaturo Donati Viscido di Nocera è
rappresentata da S.A. Principe avv. Mario Putaturo
Donati Viscido di Nocera dei Sovrani Longobardi di
Salerno, Conte di Nocera e di Giffoni, Patrizio di
Salerno, di Nocera, di Cosenza e di Paola.
Entrambi i rami della casata Putaturo che fanno capo ai
Presidenti Federico e Giuseppe, sono inseriti tra le
famiglie nobili dell’Annuario della Nobiltà Italiana. |
Arma: di rosso alla banda
d’azzurro caricata da tre palle d’oro
Motto: Perseverando vinci
Titoli: Nobile. |
Il
Presidente Giuseppe Putaturo ha sposato (1943) donna
Irene Cammarota (1916 – 1990) e dal matrimonio sono nati
Andrea (1943) e Mirella (1952).
Andrea Putaturo ha svolto funzioni di magistrato, da
ultimo come Presidente del Tribunale di Melfi, e dal
matrimonio con la dott. Margherita Terrusi (1952) ha
avuto tre figli. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
Copyright © 2007 www.nobili-napoletani.it
-
All rights reserved
|
|