
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Donati (Donato, de Donati) di Cosenza |
Arma:
di verde, alla banda d'oro contra doppia merlata tre volte,
accompagnata da due stelle di sei punte una per ciascun lato del
secondo.
Titoli: conte, patrizi di Cosenza e Paola.
Motto: GRATIA DEI SIC ITUR AD ASTRA. |

Firenze, stemma Donati |

Cosenza, Palazzo Donato,
adiacente al Palazzo
di Gaeta, stemma |
I
Donati di Cosenza e i Donati di Reggio Calabria e di
Messina, Baroni di Migliardo, costituiscono diramazioni
dei Donati di Firenze che sono considerati dallo storico
Reinhardt tra le grandi famiglie, le élites che hanno
condizionato la storia d'Italia. Discendono dalla
famiglia romana Iunia, di cui sono noti Iunio Tiberio
vissuto nel 213 d.C., il console Caio Iunio Donato
intervenuto nel 780 d.C. nella riedificazione di
Firenze, voluta da Carlo Magno; il pretore di Firenze Iunio Tiberio, vissuto nel 1012. Secondo lo storico Mugnos ed altri autori, ceppi della famiglia romana sono
fioriti a Siena, Arezzo, Lucca, Genova, Mantova,
Venezia, Orvieto, Calabria, Puglia, Sicilia. |

Unica
incisione
conosciuta
dell’albero genealogico dei Donati di Firenze eseguita
da Scipione Ammirato nel 1590.
Archivio Putaturo Donati Viscido di Nocera |
E'
ricordato per i Donato siciliani, baroni di Migliardo,
l'episodio della presenza nel 1570 in Reggio Calabria di
esponenti dei Donà veneziani i
quali, diretti a partecipare alla
battaglia di Lepanto sul legno della
Repubblica, riconobbero la stessa discendenza dal ceppo
fiorentino onde i Donato vennero ascritti nel Libro
Aureo del Patriziato sin dall'origine adottando lo
stemma dei Donà veneziani.
I Donati di Firenze appartenevano all'aristocrazia
terriera più antica. Le loro torri e palazzi si ergevano
nel centro storico mentre le sepolture erano ubicate nel
Duomo, in Santa Croce, nella Chiesa di patronato di
Santa Margherita. |
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A sinistra: Firenze, via del Corso 33, Torre
Donati.
Al centro: Firenze, via del Corso 33, Torre
Donati
con stemma.
A destra: Firenze, via del Corso 48, Torre
Donati poi
Ricci.
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Corso Donati, famoso cavaliere, capo della fazione
Guelfa, noto come il "Barone" per fierezza di modi,
parente di Dante, tentò di insignorirsi di Firenze
chiedendo aiuto al suocero,
Uguccione della Faggiuola,
condottiero ghibellino, Signore di Pisa e Lucca, al
comando di 400 cavalieri e circa 4.000 fanti. I fiorentini, gelosi custodi
della libertà, uccisero Corso Donati quando l'esercito
del suocero era a poca distanza dalla città. |

Corso Donati, Codice Chigi Villani |

Dante Alighieri |
Elena della Faggiuola, sposata in terze nozze
da Corso Donati, riparò nel 1316 a Messina insieme al figlio Rainero
presso i parenti degli Uberti. |

Uguccione della Faggiuola |

Stemma della Faggiuola |

Firenze, Architrave Chiesa di Santa Margherita
(1) |
Il figlio
di detto Rainero, Nicolò, generò Angelo,
che va considerato capostipite dei Donati di Cosenza, ascritti al sedile dei Patrizi e agli Onorati
alla fine del Trecento; ebbe tre figli, tra i quali,
Giovanni (nato nel 1449) e Matteo, (nato nel
1452) il quale fu notaio. Figli di Giovanni furono
Alfonso capitano filofrancese, ucciso perchè
ribellatosi a
Consalvo di Cordova nel 1496; Angelo, fu
Mastro de Camera Cancelleria alla Corte del luogotenente
di Cosenza.
Dei figli di Matteo
ricordiamo
Vincenzo, cancelliere
della città di Cosenza nel 1520, notaio apostolico,
sindaco negli anni 1523 e 1524. Sposò Ieronima
di Francia.
La famiglia fiorì in due rami: quello di Angelo,
risulta iscritto nel libro aureo al Sedile dei Patrizi
dalla sua costituzione (1566), sposato con donna di casa
Cavalcanti; ebbe la cappella gentilizia nella
chiesa di San Francesco dell'Osservanza in Cosenza.
Geronimo, fu capitano di Corigliano (CS) e
sindaco dei nobili negli anni 1546 e 1558.
Orazio, fu sindaco dei nobili nel 1568.
Lelio
Donato, dottore in fisica, avendo preso i voti segreti,
nel 1645, designò come eredi del suo patrimonio i
Carmelitani Scalzi, i quali si insediarono in città in
quel periodo nel mentre era arcivescovo Alfonso
Castiglione Morelli;
facevano parte dell'eredità: un'abitazione (che
utilizzarono come convento provvisoriamente) ed un
podere confinante con quello della Regia Udienza di
Cosenza, su di esso fu costruito il convento e la chiesa
dedicata a Santa Teresa d'Avila, sulla porta della
chiesa (distrutta da un terremoto oggi è un rudere e,
nel convento vi è una scuola) vi era una lapide con la
seguente scritta: “D.
Lelius Donati U.J.D. Consentinus templum sanctissimi
purgatorii quod ad teneris anis peroptime exoptavit deo
favente in senili aetate perfecit ” (2).
Inoltre in un atto notarile si fa menzione di un altro
palazzo in Cosenza (che ritroviamo facente parte del
fidecommesso di
Stefano
Donato
seniore
della seconda metà del Seicento) e di un palazzo a
Tiriolo (in provincia di Catanzaro) che presenta sulla
facciata un dipinto raffigurante la Madonna della Neve,
patrona del paese. |
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Cosenza, Palazzo Donato
(oggi
Mollo) in primo piano, a destra il Palazzo della
Regia Udienza (oggi Pinacoteca Nazionale) |

Tiriolo, Catanzaro,
Palazzo Donato |
Giuseppe fu Regio Segretario di
Calabria Ultra e Citra nel 1658; Francesco
Antonio, Capitano di Compagnia nel 1678.
Stefano Donato seniore, avvocato, sindaco dei
Casali di Cosenza nel 1690, istituì il citato
fidecommesso; suo figlio Diego, sposando la
nobile Dianora Lucrezia Preti ebbe Stefano Donato
juniore, erede dei beni del fidecommesso
istituito dall'avo paterno, con lui, a metà del
Settecento, il ramo si estinse. |

Cosenza, Palazzo Donato,
portale |

Cosenza, Palazzo Donato,
adiacente al Palazzo
di
Gaeta,
stemma |
Del secondo
ramo che ebbe per capostipite il citato notaio Vincenzo,
ne è certa la nobiltà
(3), furono
registrati nel libro aureo, ebbe cappelle gentilizie
nella Cattedrale di Cosenza con Vincenzo; in Rende
nella chiesa matrice e in quella di San Francesco
d'Assisi; in Napoli nella chiesa della Pietà dei
Turchini e nell'Augustissima Arciconfraternita dei
Pellegrini; tra i suoi esponenti ricordiamo Tommaso,
capitano di guerra dei francesi nel 1555, sepolto nella
cappella di Tutti i Santi nella chiesa di San Domenico
in Cosenza; Antonio de Donato
(4), figlio di
Tommaso, primo cantore del Capitolo di Cosenza dal 1588,
Cappellano Maggiore Perpetuo nella Cattedrale dal 1604
al 1626, espresse nel suo testamento: di essere sepolto
nella cappella gentilizia nella chiesa di San Domenico
in un sarcofago con un coperchio di marmo, con le sue
armi... .
Giovan Giacomo, medico, sindaco degli Onorati nel
1594, prese parte al Parlamento di Cosenza che confermò
al vicerè la fedeltà della città; sposato con la nobile
Cassandra
Cosentino ebbero come figli: Frà Giovan
Battista,
Cavaliere Gerosolimitano e Governatore di Paola (CS)
nel 1616, nel periodo in cui Paola era università
demaniale fu eletto fra i nobili della città; Marco
Antonio, fu titolare della cappella nella chiesa di
Santa Maria del Rito di Cosenza dell'Ordine dei Minimi
di San Francesco di Paola, edificata nel 1583, con
diritto di apporre le armi in alto; Antonio,
si trasferì da Cosenza in Rende, sposò il 27 marzo del
1685 la nobile Sigismonda Guccione, con la quale ebbe
come figlio primogenito Giovan Giacomo che generò
Pietro, il quale fu celebre avvocato in Napoli
(ascritto nell’Albo
degli Avvocati del 1780, istituito per la
prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del
Regno di Napoli) dove sposò il 12 febbraio 1755 la nobile Teodora Guarani;
fu aggregato al sedile dei nobili cosentini, ebbero due
figli: Giovan Battista, professore di legge
presso l’Università di Napoli, sposò la contessa donna
Rosa Vincenti di Belforte; ebbero Lelio,
coniugato con donna Costanza Pastore, non ebbe
discendenza. Sono noti come giuristi Saverio
Donati, figlio di Stefano e della nobile Lucrezia
Preti, Presidente della
Regia Camera della Sommaria dopo il 1647; e
Saverio , figlio di Marco Donati di Rende,
chiamato a far parte del Sacro Regio Consiglio.
Antonio (morto nel 1825), fratello di Giovan
Battista, dottore in utroque iure, sposò a Napoli il 23
gennaio 1791 donna Maddalena Scillitano con la quale
ebbe: Pietro (Napoli, 1793
†
ivi,
1852) e Maria Giuditta (n. 1804). |

Conte Pietro Donati
ritratto ad olio di G. Forte, 1846 |

Donna Giuditta Donati
ritratto ad olio di G. Toma, 1860 |
Il conte Pietro Donati, addetto alla Segreteria
di Stato del re
Fedinando IV, fu insignito del cavalierato dei SS.
Maurizio e Lazzaro con diploma di Carlo Alberto di
Savoia per essersi distinto nelle trattative che
portarono al trattato per la navigazione con il Regno
Sardo; il casato si estinse nel XIX secolo con la sua
morte; la sorella Maria Giuditta Donati aveva
sposato in Napoli il 27 marzo 1828 il conte Pasquale
Maria Viscido di Nocera, deceduto a meno di 30 anni,
discendente della famiglia principesca della linea
secondogenita dei Sovrani Longobardi di Salerno.
Rappresentante della casata estinta, è stato S.A.R. il
Principe Conte Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera. |
___________________
Note:
(1)
- Gli stemmi, riprodotti sull'architrave del portale d'ingresso
delle famiglie che ebbero il "patronato" della Chiesa. Da
sinistra a destra: i Donati (scudo troncato rosso e d'argento),
i Cerchi (scudo con tre cerchi d'oro in campo azzurro), gli
Aldimari (scudo oro e azzurro).
(2) - Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera cita in “Collezionismo
e politica culturale nella Calabria vicereale” M. Borretti in
Famiglie nobili di Toscana e di Liguria in Calabria nel medioevo
in “Rivista del Collegio Araldico, XXXV, 1937 XV; M. Putaturo
Donati in “Profili di Storia”.
(3) - Davide Andreotti “Storia dei Cosentini”, pp. 278-279.
(4) - Lo stemma che presentiamo all'inizio della scheda apposto
sulla facciata del palazzo omonimo è da attribuire a questo
membro della famiglia così come riporta a pag. 177 Luca Irwin
Fragale nella sua opera “ Microstoria e Araldica di Calabria
Citeriore e di Cosenza”, The Writer Edizioni Ass.-2016. |
_________________
Fonti bibliografiche:
- “I Donati di Cosenza” di Mario Putaturo Donati Viscido
di Nocera in “Collezionismo e politica culturale nella
Calabria vicereale”, a cura di Alessandra Anselmi -
Gangemi Editore.
- Luigi Palmieri “Cosenza e le sue famiglie attraverso
testi atti e manoscritti”, Pellegrini, 1999.
- Christine E. Meck, "Della Faggiola, Uguccione", in DBI,
vol. 36, Roma 1988, pp. 804-808.
- Bernardo Candida Gonzaga, "Memorie delle famiglie
nobili" Voll. I-IV, Napoli 1875-1879; vol. I pag. 193;
vol. III, pag. 34, 115; vol. IV, pag. 203; vol. V, pag.
45 n.1; vol. VI, pag. 20.
- Napoli, Archivio gentilizio Putaturo Donati Viscido di
Nocera, vincolato dalla Sovrintendenza Archivistica per
la Campania, che comprende l’incisione dell’albero
genealogico dei Donati di Firenze eseguita da Scipione
Ammirato nel MDIC; centocinquanta documenti dei Donati
del ramo primogenito; trecentocinquanta e più del ramo
secondogenito facente capo a Vincenzo Donati;
trentaquattro pergamene; due volumi contenenti su tavole
acquerellate delle famiglie con cui furono contratti
vincoli matrimoniali.
- Filadelfio Mugnos, "Teatro genealogico delle
famiglie nobili, titolate, feudatarie ed antiche nobili del fidelissimo regno di Sicilia viventi ed estinte", Vol. I
- III, Palermo MDCXLII - MDCLXX.
- Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera, "Profili di
storia dell'ordinamento amministrativo della città di
Cosenza e delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX
secolo - Le carte degli archivi gentilizi dei Barracco e
dei Donati".
- Id., "Aggregazioni e reintegrazioni al Sedile dei
nobili di Cosenza", in Rivista del Collegio Araldico, CV,
2007, PP. 14-20.
- Id., "I Donati di Cosenza e i loro legami di parentela
con i Donati di Firenze, e i Donà di Venezia", in
Notiziario dell'Associazione Nobiliare Regionale Veneta,
2009, PP. 55-89.
- Id., "Il Patriziato della città demaniale di Cosenza
nel secoli XV-XVIII", in "Le aristocrazie cittadine,
evoluzioni dei ceti urbani nel secoli XV-XVIII", a cura
di M. Zorzi, M. Fracanzani, I. Quadrio, "Atti del
Convegno 20 ottobre 2007", Venezia 2009, PP. 151-207.
- Andrea Borrella d'Alberti, "Annuario della Nobiltà
Italiana", Edizione 2010, vedi voce Donato per
riferimenti bibliografici.
- Sandro Donato (Nobile dei Baroni di Migliardo), "La
macchina del tempo, con tavole genealogiche sui Donato
cosentini e siciliani", Reggio Calabria 2016.
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