
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Barattucci o Barattuccio |
Arma: d’azzurro al cane d’argento fasciato di rosso con
gigli d’oro; nel cantone destro del capo una corona d’oro.
Titoli: duchi di S. Cipriano; marchesi di Cesa, Ducenta,
S. Marcellino, de' Monti seu S. Martino;
barone di Zampicano di Sessa, Scarasciano, Callincapo; nobili di
Teano, nobili napoletani (fuori seggio).
Dimore: Teano, Napoli e Benevento. |

© Napoli, stemma famiglia
Barattucci o Barattuccio |
Le radici dell’antica famiglia campana Barattucci o
Barattuccio sono in Teano (Caserta), dove godette di
nobiltà e possedette numerosi beni e la cappella
gentilizia nella cattedrale. In Napoli fu ascritta alla
nobiltà
fuori Seggio. |

Napoli, cappella famiglia Barattuccio |

Napoli, lastra tombale con lo stemma Barattuccio |

Napoli, monumento funebre di
Giulio Barattuccio, barone di Ducenta, San Cipriano e San
Marcellino, del 1400, ristrutturato nel 1567 |
Nel corso degli anni, la famiglia si divise in tre rami
e si imparentò con i
della Ratta, i
Gaetani d’Aragona, i
de
Ponte (donna Teresa Barattucci sposò don
Francesco de Ponte; generarono Antonio de Ponte nato
Teano il 29.5.1710 e Giacinto de Ponte nato a Napoli,
2.3.1758), i
Capasso (Vittoria Barattuccio, patrizia di
Benevento, sposò Annibale Capasso, figlio di Fabio,
quest’ultimo nel 1577 fu aggregato alla nobiltà di
Benevento.), i
Caracciolo Pisquizi (Isabella Barattucci
sposò don Ferrante Caracciolo, signore di Villa Santa
Maria, e generò San Francesco Caracciolo Pisquizi, nato
a Villa Santa Maria il 13 Ottobre 1563 e deceduto ad
Agnone il 4 giugno 1608; fu battezzato col nome di
Ascanio). |

Napoli, monumento di Nicola Barattucci (1660),
ristrutturato nel 1725 |

Napoli, Cappella Barattuccio, stemma |
Uno dei personaggi più famosi del casato fu Antonio
Barattuccio (Teano, 1486
†
Napoli il 9 maggio 1561), si laureò in giurisprudenza ed
esercitò l'avvocatura nel foro napoletano. Nel 1523, fu
chiamato a far parte dei giudici della
Gran Corte della Vicaria, suprema magistratura
criminale del Regno di Napoli. Condusse l'inchiesta
sullo stato catastale del Molise e di alcune zone della
Terra di Lavoro dal 1530 al 1531; nel 1534 fu
nominato Regio Consigliere presso la Gran Corte della
Vicaria e nel 1538 avvocato del Fisco.
Nel 1533 Federico Uries, cavaliere dell’Ordine
Gerosolimitano, era Reggente della Vicaria e il
citato Antonio Barattuccio era giudice criminale; il 19
gennaio dello stesso anno fecero imprigionare Focillo di
Micone mercante di vino, il quale aveva protestato
fortemente contro una nuova imposizione del vicerè
Pietro de Toledo di un tornese per ciascun rotolo di
carne, formaggio e pesce.
Il popolo, esasperato per l’arresto, si stava
organizzando per assaltare la prigione che all’epoca si
trovava presso la chiesa di San Giorgio Maggiore; il
Focillo, alle due di notte, fu strangolato con una fune
e fu esposto da una delle finestre, quale monito alla
plebe. |

Napoli, sepolcro di Fabio
Barattuccio e della moglie Violante
Moles,
realizzato da
Antonio Barattuccio (1486 † 1561) e dalla moglie
Beatrice Martina |
Ferranre de Alarchon, marchese di Valle Siciliana, con
atto del 26.10.1559 assegnò per ducati 9.000 le rendite
della terra di Flumeri, sita in Principato Ultra, al
predetto Antonio Barattuccio, barone di S. Cipriano e di
Ducenta. Erede fu il figlio primogenito, Fabio
Barattuccio che cedette i medesimi diritti a Giovanni
Angelo
Como (†
3.11.1571), Signore di Carife, nel novembre del 1562.
Nel 1574 Vespasiano
Seripando († 19.10.1578) acquistò la terra di
Flumeri. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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