
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia
Enza, d’Enza, Denza o
Ensa |
Arma:
d’azzurro, a due spade d’argento con l’elsa d’oro
poste in croce di Sant'Andrea, con le punte all'ingiù,
accantonate da quattro conchiglie d’oro.
Altra: d’azzurro, a due spade d’argento con
l’elsa d’oro poste in croce di Sant'Andrea, con le punte
all'ingiù, accantonate da quattro gigli d’oro.
Altra: d'oro, a due spade al naturale con l’elsa
d’oro poste in croce di Sant'Andrea, con le punte
all'ingiù, quella in banda sovrapposta a quella in
sbarra, accantonate da quattro conchiglie di San Michele
d'argento, appuntate. |

Montecorvino Rovella, stemma
famiglia d'Enza
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av) |
Le origini della famiglia Enza, d’Enza, Densa o Ensa
sono incerte; di certo si diramò in varie città
innalzando piu’ armi.
Avendo gli abitanti di Montecorvino Pugliano e di Santa
Tecla sostenuto con le armi gli aragonesi contro gli
angioini, re
Alfonso II d'Aragona li volle ricompensare e in data
24 giugno 1494 conferì un diploma di riconoscimento e
riconferma di nobiltà a numerosi gentiluomini di
Montecorvino: Giacomo Budetta, Antonio de Nigris,
Clemente Piccolo, Fioravante Meo, e ai gentiluomini di
Putignano e Santa Tecla: Palamedes e Paolo
Enza, Antonio e Giacomo
Carrara, Battista
Morese, Agostini de Agostini, Giacomo
Serfilippo, ed altri. Il privilegio accordava alle loro
famiglie molti privilegi e prerogative
(1).
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Montecorvino Pugliano,
chiostro ex convento francescano, stemma partito Carrara -
d'Enza |
I
discendenti di detto ramo si trasferirono a Montecorvino
Rovella ed ivi ottennero il privilegio della separazione
dal ceto popolare(2). |
Montecorvino Rovella
(Salerno), palazzo d'Enza o Denza
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av) |
Don Cesare d’Enza, figlio di Rinaldo,
signore di Grottole, terra in
Provincia di
Basilicata, nel 1614 acquistò la baronia di
Olevano (oggi Ovelano sul Tusciano), feudo in
Principato Citra
che poi lo cedette al barone Francesco Moscati di Santa
Lucia di Serino. Negli ultimi anni del XIX secolo la
terra di Grottole fu acquistata dal conte Ettore
di
Gaeta.
Francesco Densa († 6-8-1670) fu dal 1658 Vescovo
di San Severo.
Il Casato si imparentò con molte famiglie nobili tra le
quali i
Capece Piscicelli
di Napoli e i
Carrara di Salerno.
Ida d'Enza Capece Piscicelli dei duchi di
Capracotta sposò a Napoli il 2 luglio 1902 Antonio
Iodice
(n. Napoli, 26 febbraio 1866), grande ufficiale dell' Ordine
di S. Gregorio Magno, cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio
e Lazzaro, gran cordone dell'Ordine della Corona
d'Italia, presidente onorario della Corte di Cassazione. |

Stemma Iodice d'Enza (Capece Piscicelli): semitroncato partito,
nel primo di rosso e di nero alla croce spinata d'argento,
attraversante il tutto (Iodice); nel secondo d'oro, a due spade
al naturale poste in croce di Sant'Andrea, con le punte
all'ingiù, quella in banda sovrapposta a quella in sbarra,
accantonate da quattro conchiglie di San Michele d'argento,
appuntate (d'Enza); nel terzo di rosso alla banda di oro
caricata da un girello di azzurro, ed il capo caricato da un
lambello d'oro a tre pendenti (Capece Piscicelli). |
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Note:
(1)
-
Archivio di Stato di Napoli, Registrum
Regis Ferdinandi (1491 - 1495), n° 58 fol. 65.
(2) -
Diploma originale di investitura
del ducato di Capracotta dei
Capece Piscicelli dell'8 agosto 1674. Gli originali di
questo archivio fanno oggi parte per volontà dei proprietari,
dell'archivio del cugino S.A.R. Principe Mario
Putaturo Donati Viscido di Nocera dei Sovrani
longobardi di Salerno, che è vincolato dal 1998 e dato
in deposito fiduciario, con il consenso della
Sovrintendenza Archivistica della Campania, nel 2012,
all'Archivio della Badia Benedettina di Cava dei Tirreni
(fondo Iodice d'Enza Capece Piscicelli). |
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