
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Arma:
troncato, nel 1° di rosso al castello torricellato di tre pezzi
d'argento, nel 2° d'azzurro al monte di tre cime uscente dalla
punta d'argento sostenenti un leone alato d'oro posto in maestà
tenente nelle branche un libro aperto
(1).
Di Nola: troncato, nel 1° di rosso al leone alato d'oro
posto in maestà tenente nelle branche un libro aperto, nel 2°
d'azzurro al monte uscente da un mare, il tutto al naturale.
Di Scigliano: di rosso, al monte di tre cime uscente
dalla punta sostenenti un leone posto in maestà tenente nelle
branche un libro aperto, il tutto al naturale, abbassati sotto
la fascia in divisa d'oro, sostenente un castello torricellato
di tre pezzi d'argento.
Di Bova, Laureana, Mileto, Monteleone: di rosso, al leone
d'argento sostenente un libro aperto del medesimo
(2).
Di Tutino (in
Terra d'Otranto):
d'azzurro, alla campagna di rosso, al leone sostenente un libro
aperto e coronato, accompagnato in capo da una corona e da tre
stelle (8) male ordinate, il tutto d'oro. |

Stemma famiglia de Marco di Nola |
a cura dell'Avvocato Nicola de Marco |
Certamente nella metà del ‘700 sono presenti a Scigliano,
Città Regia, i
fratelli Carlo (forse fu Antonio), padre
di Pasquale, ed il Canonico Nicola, come
documentato da atto pubblico stipulato il 16 giugno
1826, ove si costituisce Giovambattista, quale
procuratore del padre Pasquale, del quale si testimonia
che nel 1798 aveva concluso l’affittanza di molta parte
dei terreni del Marchese
Mascaro
(atti pubblici, Archivio privato de Marco).
La famiglia è già stabilmente insediata nell’omonimo
Palazzo, individuato come posto “sotto i Bordoni o
alla località Marinella” (antica denominazione
dell’attuale Via G. Marconi) nei diversi atti pubblici
stipulati presso il “casamento”, come tale
denominato da taluni Notai roganti (è il caso di atto
pubblico stipulato il 31 agosto 1821, Archivio privato
de Marco).
Il Palazzo sarà dichiarato bene immobile di notevole
rilevanza storico-artistica e assoggettato alla tutela
di cui alla Legge n. 1089 del 1939 con Decreto del
Ministro dei Beni Culturali del 5 novembre 1999.
Pasquale, in particolare, commissiona l’affresco
dedicato nel 1822 nella cappella del Salvatore della
Chiesa di San Nicola di Calvisi, coincidendo l’anno con
quello della nascita del nipote Nicola (1822
†1881). |

Palazzo de Marco in via
G. Marconi |

Affresco nella Cappella
del Salvatore di S. Nicola |
Figli di Pasquale (†
1834 c.a), furono: Gregorio, il detto
Giovambattista (†
21 aprile 1860), Antonio, Anna, Cecilia
(† 5 marzo 1842,
tumulata il 6 maggio 1842, come da lettere vergate dal
germano Giovambattista, che ne organizzò le esequie,
Archivio privato de Marco), Rosa, Angela e
Maria Teresa, come documentato da atto pubblico
stipulato il 26 ottobre 1849 (ove tutti i menzionati e
costituiti sono identificati con “Don” o “Donna”,
così come documentata è la risalente ricorrenza della
minuscola nel “de” del cognome, Archivio privato
de Marco), ricognitivo di una donazione in favore
di Gregorio del 1834, e dal quale si apprende che la
tenuta “Celsitella” era gravata da capitale
costituito a favore dell’Ospedale di Scigliano, sintomo
della particolare sensibilità sociale della famiglia. |

Atto pubblico che attesta
il capitale gravante sulla tenuta Celsitella per il
finanziamento dell'Ospedale di Scigliano |
Giovambattista fu amministratore locale, certamente
Sindaco del Comune di Scigliano nel biennio 1835-1836,
come attestano i rendiconti al Re sugli esercizi
finanziari (comunicazione del 28 giugno 1826
dell’Intendenza della Calabria Citeriore – Ufficio
Interno, Archivio privato de Marco), ma fu anche il
principale custode degli interessi fondiari familiari,
dislocati tra in Scigliano, Decollatura, Altilia,
Malvito, considerato che risulta coinvolto in vicende
giudiziarie civili i cui fascicoli, tuttora in larga
parte conservati, includono un archivio di atti pubblici
di notevole importanza, come il fascicolo del giudizio
contro Felice Maria Fabiano, di cui è anche notoria la
perizia giudiziaria del 1840 (Inventario perizie
giudiziarie 1811-1942, 1840, 6, 12).
A Giovambattista (o al figlio Rosalbino) si deve la
stesura di “Appunti sull’Amministrazione civile”,
un manoscritto rimasto inedito (Archivio privato de
Marco), molto illuminante sul senso di lealtà
istituzionale e sullo spirito di servizio che ispirò la
condotta degli esponenti della famiglia, in un contesto
nel quale l’esercizio di funzioni pubbliche era
intimamente legato al privilegio di Città Regia
riconosciuto a Scigliano e al rilievo addirittura
costituzionale del Ducato di Calabria, attribuito
all’erede al trono.
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Dispaccio a
Giovambattista de Marco, Sindaco di Scigliano, 1836 |
Figli di Giovambattista furono Ciro
(3),
Rosalbino e Nicola (1822-1881),
quest’ultimo anch’Egli canonico come l’avo fratello del
bisnonno Carlo e zio del nonno Pasquale.
Rosalbino, ritratto in un bel dipinto (collezione
privata de Marco), munito di stemma di famiglia, fu
priore della Congregazione dell’Immacolata di Scigliano
certamente nel 1865, come documentato dai mandati di
pagamento, mentre nel 1867 e nel 1877 fu assessore del
Comune di Scigliano (la circostanza è documentata da
Delegazione dell’Intendenza della Provincia di Calabria
Citra del 5 febbraio 1877, Archivio privato de Marco),
nel 1878 – 1879 fu, poi, membro della commissione per
l’accertamento delle imposte (comunicazione prot. n. 418
del 23 ottobre 1879 dell’Intendenza della Provincia di
Calabria Citra, Archivio privato de Marco), nel 1879
conciliatore e membro della commissione per la
sorveglianza sulle scuole (comunicazioni prot. n. 429
dell’1 novembre 1879 e prot. n. 275 del 10 luglio 1879
dell’Intendenza della Provincia di Calabria Citra,
Archivio privato de Marco). |

Rosalbino de Marco |

Stemma de Marco (dal
ritratto di Rosalbino) |
Rosalbino contrasse matrimonio con Angela
Pallone,
figlia di Antonio e di Saveria
Nicotera
(o Nicoteri), sorella di Cecilia, poi andata in sposa ad
un Burza di Pedivigliano, come da atto di costituzione
della dote al quale presenziò, secondo quanto riportato
dal Notaio rogante, il testimone “di passaggio”
Gregorio de Marco, zio di Rosalbino, appunto futuro
sposo della sorella di Cecilia, a riprova della
risalente solidità dei rapporti di vicinanza e
solidarietà (atto pubblico di costituzione di dote,
Archivio privato de Marco).
Angela Pallone, anch’Essa ritratta in un bel dipinto
(collezione privata de Marco), era discendente di una
illustre famiglia che già tra la fine del ‘600 e
l’inizio del ‘700 annoverava Pasquale, “patrizio”
di Scigliano, insignito di dottorato in Diritto Canonico
e Civile con diploma rilasciato dal Gran Cancelliere del
Regno, Marino Francesco Maria
Caracciolo
Arcella,
Principe di Avellino (lacerto del diploma, Archivio
privato de Marco), e la Stessa ha lasciato memoria di sé
anche tramite effetti personali, come il bauletto per
gioielli con inciso il nome a lettere d’oro (“Angiolina
Pallone”, collezione privata de Marco).
Nicola, come detto germano di Rosalbino, oltre che
canonico, fu grecista e latinista di rango, titolare di
una preziosa biblioteca sacra e profana, con volumi
risalenti al ‘600, oggi ancora in parte ben conservata
(biblioteca privata de Marco), e ritratto in abito
sacerdotale in un bel dipinto (collezione privata de
Marco), ove compare non solo lo stemma di famiglia, ma
anche una lettera che ne delinea una sommaria biografia,
nella quale spicca la menzione degli allievi,
identificati da nome e cognome, poi illustratisi in
diverse branche del sapere.
Fu, appunto, Nicola, il 21 aprile 1860, a rendere nota,
con lettera autografa trasmessa alle curie di Scigliano
(Archivio privato de Marco), la morte del padre
Giovambattista, organizzandone le esequie, tenutesi il
terzo giorno di esposizione della salma nel Convento dei
Francescani, sempre in Calvisi. |

Angela Pallone, si noti lo stemma Pallone in brisura con
tre traverse |

Porta gioie di Angela
Pallone |

Mons. Nicola de Marco |
Nel 1887 nasceva da Rosalbino ed Angela Pallone,
Nicola (6 ottobre 1887 †
25 ottobre 1934), medico veterinario (del quale si
conservano sia gli appunti di giurisprudenza veterinaria
sia il libretto degli esami, Archivio privato de Marco),
poi Ufficiale dell’Artiglieria di Campagna del Regio
Esercito nel 1916 †
1918, ritratto, tra l'altro, con alti Ufficiali
dell’Esercito Francese nei pressi di Bligny nel 1918,
nell’imminenza della battaglia del luglio dello stesso
anno, che tanto pesò sulle sorti della guerra.
Nicola, dichiarato grande invalido di guerra, contrasse
matrimonio con Lucia Sacchi (1894
† 1986), da Carolei,
figlia di Giuseppe, farmacista, e prematuramente
decedeva il 26 ottobre 1934 per i postumi delle ferite
riportate in guerra. |

Seduto a sinistra, Nicola
de Marco, medico veterinario e ufficiale di artiglieria,
qui sulle Ardenne,
nell'imminenza della battaglia di Bligny, luglio 1918 |
La famiglia di Nicola abitava a Napoli, a Palazzo
Cavalcanti,
in Via Toledo, ove nacquero i tre figli, Giulio
(5 luglio 1926 † 14
dicembre 2008), medico plurispecializzato, primario,
insignito del Cavalierato al Merito della Repubblica
(Archivio privato de Marco), coautore di numerose
pubblicazioni scientifiche, rilevantissime quelle sul “virus
vaccinico” dei primi anni ‘60, Ugo (9 maggio
1928 † 2 gennaio 2014),
insegnante, e Maria Rosaria (20 settembre 1931
† settembre 2018),
valente biologa, che, con il fratello Giulio, fondò a
Napoli uno dei primi laboratori di analisi.
Giulio ha contratto matrimonio eguale il 28 settembre
1963 con Caterina Lanza,
figlia di Francesco, Avvocato dello Stato, figlio del
Prof. Vincenzo Lanza, insigne giurista (voce
dell’Enciclopedia Treccani) cui è intitolata la piazza
di Catania ove ha ingresso il carcere, quest’ultimo
genero del Prof. Giovanbattista Impallomeni, che
contribuì alla stesura del Codice Penale dell’Italia
unita, il cd. “Codice Zanardelli” (voce
dell’Enciclopedia Treccani), al quale è intitolata una
strada a Roma.
Ugo ha contratto matrimonio con Ada Castellone ed è
stato il membro della famiglia designato al mantenimento
dei rapporti, rimasti solidi, con il territorio
sciglianese.
Da Giulio e Caterina Lanza sono nati la Dr.ssa Lucia
(n. 1964), e l’Avv. Nicola (n. 1974), Dottore di
ricerca in Diritto Romano (2004), già Ricercatore
nell’Università Fridericiana (2005) e professore a
contratto per diverse annualità (1998-2018), oltre che
autore di numerose pubblicazioni (1998-2016),
apprezzate, soprattutto quelle romanistiche, a livello
internazionale, al quale si deve l’iniziativa del
progetto di restauro del Palazzo de Marco, principiato
nel 2018, che ne sta esaltando i tratti autentici di
pregio architettonico, ben stagliati nella relazione
storico-artistica allegata al Decreto Ministeriale
impositivo del vincolo, oltre che la ricognizione dei
volumi della biblioteca del Canonico Nicola, dei
ritratti di famiglia, dell’archivio documentale e del
mobilio e delle suppellettili rappresentative.
Nicola ha contratto matrimonio con la Dr.ssa Chiara
Colace, con la quale hanno avuto i giovanissimi figli,
tutti orgogliosamente legati al territorio sciglianese.
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Note:
(1) - Gaetano
Montefuscoli, “Imprese ovvero stemme delle famiglie
italiane”, Vol. III.
(1bis) -
Il ramo di Nola fu riconosciuto tra le Famiglie Nobili
dalla Real Commissione dei titoli di nobiltà nel 1837 ad
occasione delle prove per l'ammissione nelle Reali
Guardie del Corpo di Gennaro de Marco (vol. I,
foglio 121). La Famiglia era stata aggregata al
Patriziato di Nola nel 1798. Relativamente ai Patriziati
la Real Commissione soleva contentarsi anche di un
possesso minore di anni duecento per la ragione che
l'aggregazione ad un Patriziato più che una
nobilitazione doveva reputarsi un riconoscimento di
nobiltà. Tale giurisprudenza acquistò in seguito valore
di legge essendo stata sanzionata con Regio Rescritto
del 17 agosto 1851. L'Araldo “Almanacco Nobiliare
del Napoletano 1886”, Enrico Detken, libraio editore,
Napoli 1885, pag. 255.
(2) –
Umberto
Ferrari,
“Armerista Calabrese”, La Remondiana, Bassano del Grappa
1971, p. 42.
(3) - Nel 1930 fu richiesta una perizia giudiziaria per
la valutazione dei beni di proprietà del defunto de
Marco Ciro per divisione eredità. Causa tra la Sig.
Adelaide de Marco, contro de Marco Eugenio ed
altri de marco di Scigliano. I beni sui quali vantano
diritti gli eredi di de Marco Ciro, erano: fondo rustico
Malipiri sito in Bianchi, Mulino con macchia
sito in Carpanzano; fondi rustici Cartaneto,
piccolo castagneto, Fontana, Foresta,
Santa Croce, ed Olmito nel territorio di
Scigliano; n. 2 casamenti con orto nella frazione
Calvisi, fondo rustico Erearie in agro di
Colisimi, ed il fondo Matera Soprano in
territorio di Bianchi. Archivio di Stato di Cosenza,
anno 1930, B. 99, perizia 71.
Giuseppe de Marco (†
1950), ingegnere, celibe, nel Quartiere Calvisi
di Scigliano, in via IV Novembre (di fronte al Palazzo
Milano), possedeva un Palazzo ottocentesco (acquistato
dalla famiglia Mauro, poi passato alla famiglia
Gabriele, oggi dei Barbetta). Giuseppe aveva per
fratello Antonio, avvocato, il quale ebbe come
figli Maria e Ciro (1918
† 1971), medico
radiologo in Cosenza, sposato nel 1965 a Luisa Altieri.
Informazioni a cura del Prof. Nicola De Castris del
Quartiere Cupani di Scigliano.
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Sitografia:
https://www.comune.tricase.le.it/vivere-il-comune/territorio/gallerie-immagini/item/stemmi
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