
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Mascaro |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |

Napoli, stemma Mascaro |
La famiglia
Mascaro, nobile di Scigliano in
Calabria Citra
(oggi comune omonimo in provincia di Cosenza) in diocesi
di Martirano, nei secoli riuscì a non farsi infeudare,
prima del 1811 il suo territorio era molto più esteso e
comprendeva gli odierni comuni di: Bianchi, Carpanzano,
Colosimi, Decollatura, Panettieri, Pedivigliano, Soveria
Mannelli, e Castagna frazione di Carlopoli. Vi fiorirono
un numero cospicuo di famiglie nobili, tra di esse:
Accattatis,
Ajello,
Arcuri,
Ariano, Barone, Belsito, Biamonte,
Bianco, Bruno, Cerminara,
Costanzo,
d'Elia, Fabiano,
Folino,
Franchino,
Gagliano,
Gualtiero, Gualterino (Gauderini), Lupia,
Mancuso,
Mazza, Mesuraca, Micciullo,
Milano,
Mirabelli,
Pallone,
Palmieri,
Pettinato, La Pira,
Ricci,
Rizzuti, Scarpino,
Stocco,
Strangis, Talarico
(2). |

Napoli, Cappella Mascaro |
Carluccio
Mascaro è citato in un atto notarile del 26 agosto 1509
nel quale si stipulò una convenzione tra le Città di
Cosenza e di Scigliano. Carluccio è citato anche
nell'atto notarile di fondazione del Convento di
Sant'Agostino di Scigliano, costruito a spese
d'Università, stipulato il 17 settembre 1531. Il 4
gennaio del 1581 i frati del Convento accorderanno a
Stefano Mascaro di erigere una cappella
sotto il titolo di Santo Stefano, con il diritto di
potervi fabbricare la sepoltura, e col peso di farvi
celebrare una messa a settimana, per la qual cosa esso
Mascaro si obbliga di pagare annualmente in beneficio
dei frati la corrispondente limosina. Il luogo di questa
cappella era nel muro verso oriente vicino a quella di
Gian Bernardino Giuliano.
L'imperatore Carlo V
ritornando vittorioso dall'Africa nel mese di novembre
del 1535 passò per le montagne di Scigliano, il suo
esercito alloggiò a Scigliano dove fu accolto con segni
di particolare stima, l'anno successivo l'imperatore
confermò i privilegi della Città di Scigliano, con altro
privilegio dato nel Castello nuovo di Napoli il 26
novembre del 1536, molti cittadini furono decorati col
titolo di
Nobiles
et
egregii viri, tra di essi:
Carluccio,
Nicolò,
Fabrizio,
Francesco,
Girolamo
ed
Ettore Mascaro.
Pelio
Mascaro con Gian Gregorio Bruni nel 1602 comprarono
alcune case site nella piazza, a fine di demolirsi, per
la riedificazione della nuova chiesa nel Quartiere
Diano.
Girolamo
Mascaro, U.J.D., figlio di
Sigismondo,
il 20 gennaio 1570, notaio Petrone de Petroni, stipulò i
capitoli matrimoniali con Margherita Stocco da Cosenza,
figlia di Alessandro, U.J.D.; il 26 febbraio 1571,
notaio Lorenzo Bazzarota di Scigliano, furono stipulati
i capitoli matrimoniali tra lo stesso Girolamo e
Laudomia Bruni, figlia di Camillo, nobile di Scigliano,
con la quale ebbe per figli:
Pompeo,
Capitano, e
Giovan Battista (Scigliano, 4 gennaio
1581 † Napoli, 1652), nato nella parrocchia di Santa
Maria Assunta di Diano-Scigliano. Acquistò il
feudo di Jacciarello (Galianello,
Gaggiano, o Gaggianella) in territorio di Scigliano e
Martirano, consistente nella metà dell'antico feudo
detto Roberto de Archis, o de Archis e de Petritiis
(3)
da Scipione
Giannuzzi, con Regio Assenso del 12 ottobre
1618. Girolamo testò il 1° gennaio 1660, nominando eredi
universali i due figli, notaio Lorenzo Talarico di
Scigliano. |

Napoli, Cappella Mascaro,
lastra tombale del barone Giovan Battista posta da suo
fratello Pompeo |
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Giovan Battista sposò Auridia Cerminara di Scigliano ed
ebbero per figli:
Laudomia,
Lucrezia,
Angelo,
Giovan Geronimo,
e
Carlo
(Scigliano, 7 novembre 1615), barone di Jacciarello,
come erede per la morte di suo padre, barone Giovan
Battista, del quale era il terzogenito. Vendette il
feudo a Giovan Battista
Palmieri da Cosenza, Regio Assenso del 3
dicembre 1652. Sposato ad Anna Gualtieri di Scigliano,
ebbero per figli
Girolamo,
ed
Angelo
(Scigliano, 21 dicembre 1650), nato nella parrocchia di
San Michele Arcangelo, sposando Agnese
Falvo, ebbero per figli, tra gli altri:
Caterina,
sposata a Lelio Bruni, nobile di Scigliano; Giovan
Battista Antonio detto Antonio
(Scigliano, 22 novembre 1680 † Napoli, 18 febbraio
1759). Nel 1734 fu Governatore di Afragola, con rango di
Giudice di Vicarìa; l'11 febbraio 1727 aveva sposato a
Napoli, nella parrocchia di Snta Maria Ognibene, Grazia
Anastasio, figlia di Donato e di Andreana Mazzella e
sorella di Giuseppe, barone di Chiusano.
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Napoli, Cappella Mascaro, lapide |

Napoli, Cappella Mascaro, lapide |
Antonio e
Grazia ebbero per figlio Girolamo (nato a Napoli,
14 giugno 1732 nella parrocchia di San Giovanni
Maggiore), fu Caporuota del
Sacro Regio
Consiglio, la sua carriera iniziò come
Giudice dal 1767, l'8 settembre 1779 Avvocato fiscale
della Gran Corte, il 4 marzo 1780 Commissario di
Campagna, il 22 novembre 1783 Consigliere, il 20 ottobre
1785 Governatore di Foggia, l'11 aprile 1792 tornò nel
Sacro Regio Consiglio, ebbe l'onore della Real Camera,
in luglio 1798 divenne Ordinario. Il 4 giugno 1747, dal
notaio Pio Gentile di Scigliano, furono stipulati i
capitoli matrimoniali con Ippolita Mirabelli (16 aprile
1732), figlia di Ferdinando, patrizio di Amantea e di
Chiara
Marincola.
Ferdinando possedeva il
feudo detto Roberto de Archis o de Petritiis
(portato in casa Mirabelli dalla sua ava Cecilia Stocco)
il quale lo vendette al suocero di sua figlia Antonio
Mascaro, con Regio Assenso del 15 marzo 1749, suo figlio
Girolamo ereditò il feudo ed ebbe l'ultima intestazione
il 6 aprile 1759 e nel 1781 acquistò la terra di Acerno
(oggi comune omonimo in provincia di Salerno) messa
all'asta dalla
Regia Camera della
Sommaria, sulla quale ebbe il
titolo di marchese. Girolamo ed Ippolita
generarono: due figlie femmine, e per maschi Antonio
(Scigliano, 20 gennaio 1750, parrocchia di San Michele
Arcangelo), ammesso nell'Ordine
Gerosolimitano nel 1798 con i quarti:
Mascaro, Anastasio, Mirabelli, Marincola; ed il
primogenito Luigi (premorto al padre nel 1812). |

Scigliano, Quartiere Petrisi, chiesa di
San Michele Arcangelo |

Petrisi, Palazzetto Mazza
(3bis) |
Il citato Luigi († 1812), il 25 novembre 1782 sposò in
prime nozze Vittoria
Carafa di Montecalvo (1758 † 1792), figlia di
Giovanni Giuseppe, patrizio napoletano, e di Marianna
Villapiana figlia di Onofrio marchese di Zullino, ed
ebbero per figli:
Ippolita,
sposata a Salvatore
Caputo dei marchesi di Petrella ed ebbe per
figlie
Vincenza
Caputo, sposata al marchese Ferdinando
Rohrlach, Gentiluomo di Camera di S.A.R. l'Infante di
Lucca, e
Marianna
Caputo, sposata al marchese di Poppano Biagio Palamolla; e
Giovanni
Giuseppe, il quale ereditò il titolo di
marchese ed il patrimonio di suo padre, il quale nel
testamento prescrisse di completare la dote a sua
sorella Ippolita.
In seconde nozze, il 4 maggio 1795, Luigi sposò Maria
Elisabetta Carafa di Montecalvo (1773 † 1821), sua
nipote, figlia di Carlo e di Ippolita d'Ambrosio, con la
quale ebbero per figli:
Antonio,
Cavaliere, Cameriere d'Onore di Spada e
di Cappa di Sua Santità Pio IX;
Carolina
(† 15 febbraio 1884), sposata a Francesco
Garofalo
(1804 † 1879), duca di Rutino;
Maria
Grazia
(1812 † 1884), sposata nel 1829 a Nicola
Invitti, principe di Conca, rimasta vedova
nel 1836, in seconde nozze sposò Giovanni Florio.
Il marchese Giovanni Giuseppe, avendo ereditato il
patrimonio di famiglia fece fruttare l'eredità fino a
raggiungere un ammontare di circa 300.000 ducati, ci fu
un contenzioso giuridico tra le sorelle ed il fratello
Antonio consanguinei, quest'ultimo anche come tutore
delle nipoti, le signore Caputo allora minori, sia per i
diritti sull'eredità del padre e dell'avo marchese
Girolamo, e specialmente per il rendimento dei conti
dell'amministrazione del comune patrimonio. Giovanni
Giuseppe morì nel 1844 improle e lasciò il patrimonio ai
Gesuiti di Napoli, un Decreto Reale confermò le
disposizioni testamentarie nonostante l'opposizione dei
congiunti
(4).
Per avere un'idea delle possibilità economiche del
marchese riportiamo il seguente intervento:
Il Signor
Marchese Mascaro che si ha censuato il locale di Miseno
e mare morto, in questo vi ha aperto una foce nella
spiaggia che resta fra mare morto ed il canale di
Procida, costruita di grossi piperni ritrovati
sotterrati ivi vicino, i quali potrebbero essere avanzi
del circo, o di altri grandiosi edificj costruiti da
Agrippina intorno al porto. Per detta foce vi ha speso
da dodicimila e più ducati. Nel mare morto che ora
comunica per due canali con le acque del mare, vi ha
introdotto le ostriche, e le così dette cozze di
Taranto. Con altre costruzioni che egli in seguito vi
farà; tal sito prenderà altro aspetto piacevole, e più
galante
(5).

Panorama da Capo Miseno
con vista del mare morto e di Baia |
Il palazzo Mascaro di Napoli è ubicato nel Largo di San
Giovanni Maggiore, già appartenuto al fiorentino Tommaso
Campi, è ornato di statue antiche e di altri oggetti di
belle arti, la sala fu dipinta da Giorgio Vasari
(6). |
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Napoli, stemma Mascaro |
Altri Personaggi di Famiglia |
Margherita,
sposò il nobile Silvio Desideri di Cosenza. Con atto del
14 novembre 1562, notaio Angelo Desideri di Cosenza e
giudice Giuseppe de Abbate di Cosenza, contenente
istanza di Margherita per la riassunzione in forma
pubblica, in qualità di vedova ed erede universale del
fu Silvio Desideri, di un istrumento rogato il 20 agosto
1554 dal fu notaio Giovan Domenico Volpe da Cosenza.
Giovan Battista
(† sabato 27 marzo 1638), afflitto dalla podagra, soleva
molto spesso chiamare la morte come unico sollievo dei
suoi mali, un giorno venne torturato più del solito da
quei dolori d'inferno ed aggiunse alle solite
imprecazioni che nel dì del suo funerale fosse caduta
per gran terremoto la sua casa e vi avesse oppresso i
luttuoso. Il 27 marzo 1638, alle ore 21:00, appena
vennero solennizzate le pompe funebri sul freddo
cadavere di Giovan Battista, si verificò un disastroso
terremoto,
Giacinto
Mascaro si trovava all'interno della chiesa matrice de
Quartiere Diano sopra la lapide di una sepoltura, quando
questa nella prima scossa di terremoto si aprì ed egli
vi cadde dentro, caduto il tetto della chiesa, scampò
dalla morte per essere stato sepolto vivo.
Gabriele
Mascaro, di Scigliano, Presidente della Congregazione
dei padri e frati cisterciensi della Provincia di
Calabria e Basilicata, Priore del monastero di Santa
Maria del Soccorso, con il 7° Capitolo Provinciale della
Congregazione, tenuto il sette novembre 1630 nel
monastero cisterciense di Santa Maria del Soccorso in
località Scalzati, diocesi di Cosenza, fu eletto come
nuovo Presidente della Congregazione Cesareo Ricciuti di
Scigliano
(7).
Francesco
Maria
Mascaro, di Scigliano, succeduto a Carlo
Brancaccio come 66°
Abbate dell'Abbazia cisterciense di Santa Maria di Corazzo, in
territorio di Scigliano, dal 1730 al 1764
(8),
soppressa nel 1808 con decreto del governo di Giuseppe
Bonaparte, i suoi beni artistici vennero divisi nelle
chiese del circondario. Oggi è un rudere, ricadente nel
comune di Carlopoli nella frazione Castagna. |

Acquasantiera della
Chiesa dell'Abbazia di Corazzo sormontata dallo stemma
dell'Abbazia, un cuore fiammante
trafitto da una spada, ora nella Chiesa Parrocchiale di
San Giovanni Battista di Soveria Mannelli |

Soveria Mannelli, Chiesa
Parrocchiale di San Giovanni Battista, Altare
Settecentesco della Chiesa dell'Abbazia di Corazzo |
La famiglia è ascritta al Registro delle Piazze Chiuse
del Regno di Napoli. |
_________________
Note:
(1)
- G.B. di Crollalanza “Dizionario Storico-Blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e
fiorenti”, Vol.II, Arnaldo Forni Editore.
(2)
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobiltà dell’Europa”,
pag.158, Giovan Francesco Paci editore, Napoli 1725.
(3)
- Feudo pervenuto alla famiglia Mazza di Taverna nel
Quattrocento per successione di Diamante de Archis o de
Patritiis. Nel 1472 Giovanni Andrea Mazza alienò una
sezione, che mantenne il nome originario, alla famiglia
Stocco. L'altra sezione detta Jacciarello, fu alienata,
nel 1586 da Lucio Mazza alla famiglia Gualtieri di
Scigliano, nel 1603 Isabella Gualtieri la vendette a
Scipione Giannuzzi, con Regio Assenso del 16 dicembre
dello stesso anno.
(3bis)
- Il
parroco Don Giuseppe Talarico, nelle sue Memorie di
Scigliano del 1782, descrisse in questi termini
l'ubicazione del Palazzo Mascaro ed il Palazzetto Mazza:
Nei Petrisi vi è accanto la Parrocchiale il Palazzo del
Barone D. Girolamo Mascaro, oggi Presidente della Regia
Camera, in Napoli, e Signore utile della Città di Acerno.
Accanto al suddetto Palazzo vi è il Palazzetto antico di
D. Francesco Mazza, si crede porzione restata dopo le
rovine del terremoto (1638) e poi ristorata.
(4)
- Pasquale Stanislao
Mancini, giureconsulto
e scrittore di filosofia civile in “Il Gesuita Moderno”,
pag.191 e seguenti, tomo quinto, Stamperia del Vaglio,
Napoli 1849.
(5)
- Lorenzo Palatino “Storia di Pozzuoli e Contorni”,
pag.111, Tipografia Luigi Mobile, Napoli 1826.
(6)
- M.V. “Napoli Antica e Moderna”, pag.115, Tipografia di
Angelo Trani, Napoli 1815.
(7)
- Andrea Pesavento, Una visita inedita ai monasteri
cisterciensi di Calabria e Lucania in
Archivio Storico di Crotone.
(8)
- Mario Boretti “Labbazia Cisterciense di Maria di
Corazzo”, pag.139.
______________________
Bibliografia:
- Notiziario ragionato del Sacro Regio Consiglio e della
Real Camera di Santa Chiara, Napoli, 24 marzo 1802.
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai Cavalieri
Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
- Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Voll. I-II, a cura di
Umberto
Ferrari,
Editrice C.B.C. 1984-1996.
- Vincenzo Maria Egidi in “Regesto delle pergamene
dell'Archivio Capitolare di Cosenza” a cura di Raffaele
Borretti. Editoriale progetto 2000.
- Francesco Antonio Accattatis "Storia di Scigliano"
1749 Voll. I-II, manoscritto stampato a cura di Isidoro
Pallone, Editrice Casa del Libro, Cosenza 1965.
- Giuseppe Talarico "Memorie di Scigliano"
1782.
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