
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Marano |

Napoli, stemma famiglia Marano |
L’antica e nobile famiglia Marano o Marani, originaria
di Vicenza, passò in Napoli nel XVI secolo con
Francesco Antonio Marano dottore di legge, da non
confondersi con altro omonimo nobile casato che godeva di
nobiltà in detta città
extra Sedile, che innalzava
l’arma: d’azzurro al leone d’oro impugnante un flagello,
frenato da un braccio destro vestito di rosso.
La famiglia possedeva il diritto di sepoltura nella
Chiesa di Sant'Agnello in Napoli. |
Napoli, alcune lastre
tombali dei componenti della famiglia Marano |
Nel 1549 Petruro, feudo in Principato Ultra, apparteneva
ad Emilia
Calenda, quale erede del fratello Giovanni
Antonio, che lo donò alla figlia Emilia de Pianca quando
andò in sposa a Francesco Ottone Matelica di Napoli.
I predetti coniugi ebbero due figli: Ippolita che sposò
Galeazzo
del Tufo, e Giovan Battista (†
1° gennaio 1591); quest’ultimo morì prematuramente e sua
erede fu la figlia Laura Ottone Matelica (†
Napoli, 9 aprile 1634) che sposò, in prime nozze
Francesco Ottone, e in seconde nozze Giovan Domenico
Marano, figlio di Francesco Antonio, con il quale generò Francesco Antonio, Rodolfo 1°
e
Frà Evangelista dell’Ordine Agostiniano Maestro
della Sacra Teologia, nel secolo nominato Raimondo. |
Napoli, cappella Marano.
A destra: lastra tombale di
Laura Ottone degli antichi Signori di Matelica,
eretta dal marito Giovan Domenico Marano nel 1642 |

Stemma con le insegne
delle famiglie Marano e Ottone |
Alla morte della madre, il citato Francesco Antonio
Marano, figlio primogenito, ereditò i beni, ma essendo
morto il 13 gennaio 1647 senza eredi, il feudo di Petruro passò al fratello Rodolfo 1° (†
28 novembre 1691), dottore in legge, confratello dell'Augustissima
Compagnia della Disciplina della Santa Croce dal 1661,
sposato con Antonia
Strambone
del
Seggio di Porto,
che generò Gaetano 1°, Nicola.
Il suddetto Gaetano 1° Marano ottenne da re
Carlo II di Spagna il titolo di marchese di Petruro per sé e
per i suoi eredi e successori con diploma sottoscritto a
Madrid il 28/4/1695 che ebbe in Napoli il
regio-exequatur il 16 giugno dello stesso anno. Gli
successe il figlio primogenito Agnello con
decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria del
27 maggio 1719; poi, siccome il predetto Agnello moriva
senza eredi, la stessa Gran Corte in data 3 ottobre 1732
decretava di spettare il marchesato di Petruro al
fratello secondogenito di lui di nome Rodolfo 2°
Marano (†
Somma, 17/1/1767). Quest’ultimo fu ascritto con il
fratello Nicola 2°, al patriziato di Benevento
insieme ad altre 15 famiglie, tra le quali
Orsini duchi
di Gravina,
di Sangro duchi di Torremaggiore, Ottavio
Vitagliano baroni di Santa Croce,
Pascale del quondam
Filippo dei nobili di Cosenza
(1). Nel 1711 fu nominato
Console del ceto dei nobili di detta città. La figlia
Vittoria andò in sposa a Giuseppe
Sozj Carafa,
figlio secondogenito di Alessandro Sozj (†
1679), barone
di San Nicolamanfredi e di Artemisia
Carafa della
Stadera dei principi di Stigliano.
Erede di Nicola 2° fu Gaetano 2° Marano, figlio
primogenito, che ottenne l’intestazione dei beni in data
8 ottobre 1772; la sua unica figlia Teresa sposò
Domenico
Bonito dei principi di Casapesenna che generò
Alessandro Bonito, genitore di Domenico Bonito, marchese
di Petruro. |

Napoli, stemma Marano |
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Note:
(1) -
Erasmo Ricca, “La nobiltà del Regno delle Due Sicilie”,
vol. 2, nota 29 e Vol. 3 pag. 264 e 273, Napoli, 1839.
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