
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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 |
Carafa della
Stadera |
Arma: di rosso a tre fasce
d’argento, con una stadera di ferro al naturale al di fuori
dello scudo(1).
Motto:
Hoc fac et vives (Fa questo e vivi - dal vangelo di Luca 10:28)
Dimora: Napoli |

© Napoli - Stemma Famiglia Carafa
della Stadera dei duchi di Noia,
dipinto sulla volta d'ingresso del palazzo |
L’illustrissima e storica famiglia napoletana
Carafa discende da altro più antico casato napoletano: i
Caracciolo.
Il capostipite fu Gregorio di Giovanni Caracciolo vissuto nel XII secolo, detto Carafa perchè ricopriva la
carica di concessionario della gabella sul vino chiamata
"campione Carafa".
Guerrello Caracciolo detto
Carafa, Maresciallo del Regno,
fu cavaliere dell'Ordine
della Nave.
Si divise in due grandi rami detti
della Spina e della Stadera; capostipite della famiglia
Carafa della Stadera fu Tommaso, figlio di Bartolomeo.
Fu ascritta al Patriziato napoletano del
Seggio di Nido e, dopo
la soppressione dei sedili (1800) fu iscritta nel Libro d'Oro
Napoletano.
Numerosi furono i feudi posseduti e furono insigniti di
prestigiosi
titoli, tra i quali:
barone di: Apricena, Binetto, Bonifati,
Campolieto, Capriati,
Civita
Luparella,
Colubrano, Rocca d'Aspro, Rutigliano,
Sant'Angelo a Scala, San Mauro, Sessola, Tortorella, Trivigno, Tufara,
Vallelonga
conte di: Airola (1460),
Cerreto, Fondi, Maddaloni (1465), Marigliano (1482), Mondragone,
Montecalvo (1525), Morcone, Nocera (1521), Ruvo (1510), Soriano Calabro,
Sant'Angelo a Scala (AV),
Santa Severina
(1496), Terranova (1499)
marchesi di: Anzi (1576), Baranello
(1621), Bitetto (1595), Corato
(1727), Montenero (1573), Montesardo, S. Lucido, Tortorella (1710)
duca di: Alvito, Andria (1556), Ariano, Boiano, Campolieto
(1608), Campora
(1659), Cancellara, Castelnuovo (1630), Castel del Monte (1556),
Cercemaggiore (1599), Frosolone (1674),
Jelsi (1737),
Laurino
(1591), Maddaloni, Maierà (1667), Nocera (1521), Noja (1600), Paliano (1566), Rocca Mondragone, Sant'Eramo
(1568).
principi di: Anzi (1633,
titolo passato sul feudo di Belvedere), Avella
(1709), Belvedere (1634, Chiusano (1637), Colubrano (1617), Pietralcina
(1725), Sepino (1627), Stigliano (1522), S. Lorenzo
(1654). |
I Carafa raggiunsero i più alti gradi ecclesiastici nella Chiesa
Romana con quindici cardinali e un Papa; Giovan Pietro
Carafa (Capriglia 28-6-1476
†
Roma, 18-8-1559), figlio di Giovanni Antonio dei conti
Carafa e di Vittoria Camponeschi, figlia di Pietro Lalle, ultimo
conte di Montorio, feudo in provincia di Teramo, fu eletto Papa
il 23 maggio 1555 con il nome di Paolo IV. |
Napoli, Papa Paolo IV al secolo
Giovan Pietro Carafa |
In Napoli vi
è la cappella Carafa della Stadera risalente al XV secolo; sul
paliotto dell'altare, tra le insegne dei Carafa, sono scolpite
le immagini di San Domenico, San Giovanni Evangelista e di San
Tommaso. |
Napoli - Cappella Carafa della
Stadera |
Entrando a
sinistra, vi è il monumento funebre di
Antonio
Carafa (†
1438) detto
il “Malizia” per la sua abilità nelle trattative politiche,
patrizio napoletano del seggio di Nido, feudatario delle terre
di Boccalino, Pescolanciano e Vignali, Giustiziere di Terra di
Bari nel 1400, Ciambellano Regio nel 1410, Castellano di Torre
del Greco nel 1420. |
Napoli - Sepolcro di Antonio
detto il Malizia. A destra: sepolcro di Rinaldo, padre di
Antonio |
Sulla
sinistra vi è il monumento funebre di
Rinaldo
detto “Carafello” († 1561),
patrizio napoletano, Signore di Aliano, Castelpagano, Cusano,
Monterone, Pietracupa, Orta, Ciambellano del Re Ferdinando II di
Napoli, fatto erigere nel 1562 dal figlio Antonio (†
1591). Detto
Rinaldo sposò in prime nozze Caterina, figlia di Giovanni Luigi
Loffredo, barone di Carovigno e di Laudomia
d’Alagno e, in seconde nozze, Giovanna Carafa
Signora di Ferrazzano, Gesso e Civitavetere, figlia di Paolo
Signore di Montefalcone e di Elisabetta Frangipani
della Tolfa.
Nel Cappelone del Crocifisso della Basilica di San Domenico
Maggiore in Napoli, già San Michele Arcangelo a Morfisa, oltre
alla Cappella della Natività, vi è
Pantheon di sepolture della Famiglia Carafa.
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Napoli -
Sepolcro di Ettore Carafa conte di Ruvo. A
destra:
Sepolcro di
Ferdinando
Carafa († 1593) |
Tra i vari personaggi che qui riposano in pace:
Ettore Carafa,
primo conte
di Ruvo,
fratello di Oliviero, detto il Gran Cardinale e
dell’Arcivescovo Alessandro
(1484 † 1505); Ferdinando Carafa († 1593), Galeotto Carafa,
conte
di Maddaloni, Diomede († 1487),
primo conte di Maddaloni e del fratello
Francesco († 1496). |
Napoli -
La tomba di Ettore Carafa. A destra: particolare
pantheon famiglia Carafa |
Oliviero
Carafa
(Napoli 1430 †
Roma 1511),
terzogenito di Francesco, Signore di Torre del Greco,
Portici e Resina,
nacque nel palazzo baronale di Torre del Greco, fu arcivescovo
di
Napoli (1458-1484) e presidente del Regio Consiglio nel
1465.
Nel
1472 fu a capo della flotta cristiana nello scontro contro i
turchi, occupando Smirne;
nel
1497 commissionò
a
Tommaso Malvito la
Cappella del Succorpo di
San Gennaro per accogliere le reliquie del Santo che
i nobili napoletani vollero far tornare a Napoli dal
Santuario di Montevergine.
Nel
1509 acquistò la contea di
Ruvo di Puglia, in nome e per conto del fratello minore Ettore;
il feudo restò dominio dei Carafa sino all'abolizione del
feudalesimo.
Frà Vincenzo, figlio di Fabrizio, conte di Ruvo e
fratello di Antonio 1° duca
d'Andria, vestì l'abito di Malta nel 1565; nello stesso
anno fu fatto Priore di Ungheria; dal 1570 al 1591 fu un
valente combattente al servizio di Spagna e dei Farnese e, per i
suoi meriti fu ricompensato con la Commenda di Cicciano (NA) e
col Priorato di Capua. A Cicciano concesse in perpetuo numerosi
beni a Giovanni
Vacchiano. Anche
Giovanni Gerolamo, come altri appartenenti alla famiglia,
fu cavaliere del S.M.O. di Malta (vedi
lapidario).
|
Alfonso (†
1581), patrizio napoletano, 3° duca di Nocera e 4°
conte di Soriano Calabro, figlio di
Ferdinando I (†
1558),
2° duca di Nocera, e di Eleonora Concublet, figlia di Giovanni
Francesco 2° marchese d’Arena, sposò Giovanna
Castriota,
marchesa di Città Sant’Angelo, figlia ed erede del marchese
Ferrante e di Camilla
di Capua dei conti di Palena, già vedova
di Giovanni Castriota dei conti di Atripalda.
Il citato Alfonso restaurò la Chiesa e il Concento di
Sant’Antonio di Nocera Inferiore. |

Nocera Inferiore, stemma partito
Carafa e Castriota
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av) |
Del
ramo di Montecalvo, feudo in
Principato Ultra,
si ricorda Carlo (1535 †
1608), patrizio napoletano, vescovo di
Guardialfiera (Campobasso)
dal 1567 e
poi vescovo di Boiano dal 1572 e sino alla sua morte. Era il
sesto di sette figli di Giovan Francesco (†
Lauro, 1555), 2° conte di Montecalvo, e di Lucrezia
Carafa, figlia di Berlingieri feudatario di Novi e di Camilla
Saraceno dei Signori di Torella. Suo fratello,
Giovanni Battista (†
1589), patrizio napoletano, fu il 3° conte di Montecalvo dal
1555 e sposò Geronima
d’Ayerbe d’Aragona,
figlia di Michele 2° conte di Simari e di Marina
Borgia dei
principi di Squillace. |

Cattedrale
di Guardialfiera (Campobasso), al centro stemma Carlo Carafa
della Stadera, vescovo di Guardialfiera |
,%20stemma%20Carafa.gif)
Cattedrale di Bojano
(Campobasso), stemmi ed epitaffi in ricordo del vescovo Carlo
Carafa
(1535 † 1608) |
Dai Carafa
della Stadera discendono i Rami dei conti di Ruvo e dei conti di
Santa Severina. |

© Napoli
- Cappella Carafa
di Santa Severina |
Andrea
Carafa (†
Napoli, 1526),
patrizio
napoletano e
conte
di Santa Severina
(1496),
nel 1525 fu Luogotenente del Vicerè di Napoli e generale al
servizio dell'imperatore
Carlo V d'Asburgo-Spagna;
cedette nel 1521 il feudo di San Lucido a Federico Carafa
di Mondragone e donò Civita
Luparella al fratello Giacomo, che divenne
barone. |

© Napoli - Andrea Carafa, conte
di Santa Severina |
Fece innalzare nella cappella gentilizia della Famiglia in
Napoli il monumento funebre in ricordo dei genitori
Galeotto
(† 1513),
Signore di Pascarola e patrizio napoletano, Regio Consigliere e
Rosata Pietramala. |
Napoli - Cappella Carafa
di Santa Severina. A destra: monumento di Galeota Carafa |

©
Le Castella,
inespugnabile baluardo a guardia della costa calabrese. |
Detto
Andrea oltre alla contea di Santa Severina era proprietario dei
castelli di Policastro, Roccabernarda e le Castella; sposò
Maria, figlia di Raimondo del Balzo duca di Nardò. |

© Il feudo di
Maddaloni con il suo castello fu assegnato da re Ferrante
d'Aragona al capitano
Diomede Carafa.
Ultimo duca fu Marzio
Domenico V Carafa. |
In Napoli,
in via San Biagio dei Librai, vi è ancora il palazzo che
Diomede Carafa (1406 †
1487), duca di Maddaloni, figlio di Malizia Carafa, fece
ristrutturare nel 1466. Egli, oltre ad essere un valoroso
combattente sotto le insegne di Alfonso d'Aragona contro le
milizie di re Renato d'Angiò, fu un collezionista di opere
d'arte; nel cortile dell'immobile è conservata la testa di un
cavallo che probabilmente è il resto di un monumento funebre
legato ai riti magici di
Virgilio: chi girava intorno al cavallo per tre volte
sarebbe guarito dai suoi malanni. Nel 1322 il cardinale Matteo
Filomarino fece fondere il cavallo per ricavarne una
campana e per interrompere i riti pagani; fu risparmiata solo la
testa che fu portata nel palazzo dei Carafa. L'originale oggi si
trova nel Museo Nazionale di Napoli. |
 |
 |
L'immobile nel 1487 passò al
figlio Giovan Tommaso, poi al figlio di quet'ultimo,
Diomede che fu un guerriero dell'imperatore Carlo V.
L'immobile passò nel 1713 ai Carafa di Columbrano, nel 1809 fu
acquistato dalla famiglia
d'Andrea e nel 1815 fu venduto alla
famiglia
Santangelo. |
Stemma famiglia Carafa della Stadera. A destra: la stadera simbolo di giustizia |
I Carafa a Maddaloni, oltre al palazzo ducale di Maddaloni, possedevano una
magnifica cappella, nella chiesa che nel
1499 Gian
Tommaso Carafa, secondo conte di Maddaloni, concesse la chiesa
ai Padri Domenicani. |

© Maddaloni - Cappella dei Carafa |
Nel 1604 la
chiesa fu ristrutturata dal duca Marzio Carafa, come
testimonia una lapide che ricorda i lavori intrapresi dal duca e
da altri membri della famiglia. Su una delle pareti vi è la
tomba della principessa di Avellino Roberta Carafa morta nel
1603. |
Gio. Tommaso Carafa, conte di Maddaloni, nel 1520 fu uno dei
benefattori della
Santissima
Casa dell'Annunziata.
Nel 1638
Marcantonio Carafa fu uno dei fondatori,
insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso
Filangieri, Scipione
Filomarino,
Carlo
Dentice delle Stelle,
Placido Dentice del Pesce
e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli,
istituzione benefica con lo scopo di assicurare una
cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2). |

© Napoli - Targa in memoria dei benefattori della Santa
Casa |
Nel 1656 Diomede V Carafa, conte
di Cerreto Sannita e duca di Maddaloni, acquistò in
Napoli il maestoso palazzo eretto nel 1580 dal duca Cesare
d’Avalos,
marchese di Aragona, che ottenne in censuo un terreno di
proprietà del duca Camillo
Pignatelli di Monteleone denominato "Biancomangiare".
Il palazzo appartenne ai Carafa di Maddaloni fino al 21 novembre
1806, quando Diomede Marzio Pacecco Carafa, vendette
l’immobile. Successivamente vi abitarono Tommaso
Caracciolo, principe di Columbrano, il conte
Garzilli,
la duchessa Gaetani di Miranda,
il principe
dè Medici
di Ottaiano, il Cavalier Del Prato e il duca di Catemario, il
sindaco di Napoli Luigi Miraglia e il filologo e
letterato Leopoldo
Rodinò.
Il palazzo fu la Suprema Corte di Giustizia, di cui Raffaele
Conforti fu uno degli illustri membri. |
Napoli, Palazzo Carafa di
Maddaloni, Portale ed ingresso |
Napoli, Palazzo Carafa di Maddaloni,
stemmi Carafa e Paceco. A destra:
stemmi Caracciolo Bianco e di Capua |
Carlo I Carafa nacque nel 1668, fu il
7° duca di Maddaloni e impalmò
Teresa Carlotta
Colonna di
Stigliano (†
1724); quest'ultima pregò a lungo la Madonna per generare un
figlio maschio e, ottenuta la grazia, nel 1706 per adempimento
del voto fece decorare di oro e di pitture la cappella
gentilizia dei Carafa di Maddaloni in Napoli dedicata alla
Vergine Addolorata. |
Napoli - Cappella dei Carafa di Maddaloni. A destra: arma con le insegne dei Carafa e dei Colonna, famiglie
imparentate |
Re
Ferdinando I d’Aragona il 26 agosto 1479 vendette il
possedimento di Marigliano, con il castello, i casali e le
ville, al regio consigliere Alberico Carafa († 1501),
figlio di Tommaso capitano di galee napoletane, patrizio
napoletano,
per la somma di 6.000 ducati; nel 1482 ottenne il titolo di
conte di Marigliano.
Alberico chiese ed ottenne nel 1494 da papa Alessandro VI
l'elevazione dell'antica chiesa archipretale di Marigliano al
rango di Collegiata; ristrutturò la chiesa matrice e, in pochi
anni, la Collegiata diventò un monumento alla potenza dei Carafa
e di altre grandi famiglie aristocratiche del tempo, come i
d'Alessandro e i
Mastrilli. |
© Marigliano (NA) - Collegiata di
S. Maria delle Grazie; a destra: Altare Cappella
Carafa, conti di Marigliano |
Nel 1496
ottenne il titolo di
1°
duca di Ariano, sposò nel 1468 Giovanna
di
Molise Signora di Molise, figlia ed erede di Paolo e di Eleonora
Filomarino, che portò in dote vasti feudi fra i quali
quelli di Ferrazzano e Cercemaggiore. |
Castello di Ferrazzano
(Campobasso)
Si ringrazia il collaboratore Aniello Gatta per aver inviato le
foto |
Alberico
II Carafa († 1529),
figlio di Francesco e di Francesca
Orsini dei duchi
di Gravina, fu il terzo conte di Marigliano e secondo
duca di Ariano; sposò
Beatrice
Carafa dei conti di Airola.
Parteggiò per la lega antiasburgica contro l’imperatore Carlo V
che gli confiscò tutti i beni, e dovette fuggire in Francia. Nel
1532 il ducato di Ariano e lo stesso contado di Marigliano
passarono a Ferrante Gonzaga, principe di Molfetta, il cui
figlio Cesare nel 1566 vendette Marigliano e casali a
Vincenzo Carafa, fratello di Alberico II.
Nel 1573, le terre di Marigliano furono messe all’asta e
comprate da Geronimo Montenegro, banchiere di Napoli, che nel
1578 ottenne dall’imperatore Filippo II il titolo di marchese;
successivamente passano a Cesare Zattera ed infine a a Giulio
Mastrilli che nel 1644 ottenne il titolo di duca di Marigliano. |
Francesco († 1639), patrizio napoletano,
1°
principe di Sepino dal 1627, barone di Binetto
dal 1629, sposò nel 1601, in prime nozze, Beatrice Caracciolo,
figlia di Giovanni Battista e di Porzia Carafa dei marchesi di
Sant’Eramo, e nel 1617, in seconde nozze, Lucrezia Caracciolo 4^
marchesa di Binetto, figlia di Baldassarre 1° marchese di
Binetto e di Ippolita Carafa dei Marchesi di Sant’Eramo , già
vedova di Francesco
Caracciolo dei duchi di
Celenza.
Il titolo di principe di Sepino passò a Delizia Carafa e
nel 1657 al figlio
Fabio Maria
della Leonessa. |

Sepino (CB), chiesa di Santa
Cristina, targa in memoria dei coniugi Lucrezia Caracciolo e
Francesco Carafa,
1° principe di Sepino, che nel 1630 eressero la cappella di
famiglia |
Altra
testimonianza in Napoli è la Cappella Carafa di Morcone. Giovan Francesco
de Ponte
(Napoli,
1541
† ivi,
1616)
acquistò nel 1595 il feudo di Morcone
da
Antonio Carafa, col titolo di conte, tramutato poi da
Filippo II in quello di marchese nel 1597. |
Napoli - Busto di Antonio Carafa conte di Morcone.
A destra: Napoli - Cappella Carafa di
Morcone |
Sulla sinistra della cappella vi è il monumento funebre di Antonio Carafa,
conte di Morcone;
il feudo fu acquistato dai Carafa nel 1479. |
Il feudo di
Campolieto fu acquistato nel 1584
per ducati 14.50 da Fabio Carafa (†
1593),
conte di Montecalvo, il quale già possedeva i feudi boscosi di
Martina e di Scannamatrea.
Il figlio primogenito Francesco, sposò in prime nozze
Zenobia
di Bologna e, in
seconde nozze, Girolama
Tuttavilla.
Il feudo col titolo ducale passò
nel 1729 a Scipione
di Sangro, figlio
di don Fabrizio di Casacalenda.
Don
Giovanni Carafa (1715 † 1768), VII Duca di Noja, nacque a Noicattaro (Bari
- Noia ha cambiato il nome in Noicottaro poco dopo l'unità
d'Italia nel 1864 in quanto si presume fondato da popolazioni
provenienti da oltre Adriatico) nel palazzo sulla cui facciata vi è lo stemma
sotto riportato con le insegne delle famiglie
Castriota Scanderberg, Carafa,
Pappacoda e Mendozza. |
Giovanni Carafa, Duca di Noia. A
destra: Noicattaro (BA) - stemma su Palazzo
Carafa
© foto: Carlo Longo de Bellis |
Don Giovanni fu il primo a realizzare la
pianta topografica di Napoli e
fondò il primo nucleo del museo di San Martino
di Napoli.
Storico fu il duello all'ultimo sangue
svoltosi a Norimberga tra Francesco Carafa e Giulio Antonio
Acquaviva d'Aragona per
l'onta subita da Giovanni Carafa, nonno del predetto Giovanni.
" A.D. 1671 - Storico duello tra gli Acquaviva
d’Aragona di Conversano e i Carafa di Noja
In Conversano era Conte Giulio II Acquaviva
d’Aragona maritato a Donna Dorotea Acquaviva figlia di Giosia
III Duca d’Atri. Don Giulio era un giovane aitante,di belle
sembianze,d’indole irrequieta e torbida,valentissimo nelle arti
cavalleresche e abilissimo spadaccino. Il Duca di Noia Don
Giovanni Carafa, maritato a Donna Giovanna Giudice Caracciolo,
avendo acquistato dalla Chiesa di S. Nicola di Bari la
giurisdizione criminale della terra di Rutigliano, emanò un
bando che nessuno avrebbe dovuto cacciare i cinghiali in quelle
terre senza il suo consenso. Tali terre confinavano con le terre
del Conte Don Giulio, il quale spesso e volentieri sconfinava,
infischiandosi altamente del bando del Duca di Noja. Essendo
capitato in Noja un vassallo del Conte di Conversano per
commerciare del vino, questi fu portato al cospetto del Duca e
gli furono tagliati il naso e le orecchie con la dichiarazione
del Duca che tale sfregio sarebbe stato fatto al Conte suo
padrone.
Udito tale raffronto, Don Giulio decise di
applicare immediatamente la legge del taglione e passare alle vie
di fatto. Nonostante il Preside della Provincia avesse ammonito
il Conte e il Duca di grosse sanzioni pecuniarie, prevedendo una
funesta conclusione, il Conte Don Giulio, a capo di 500
cavalieri armati fino ai denti, mosse da Conversano verso Noja.
Dopo aver sconfitto le guardie del Duca, Don Giulio penetrò
nella stanza da letto del Duca Giovanni alle 5 del mattino del
14 marzo 1671, mentre dormiva con la Duchessa Giovanna Giudice
Caracciolo. Dopo aver due bravi del Conte tagliato la testa a
due camerieri, Don Giulio, con la spada sguainata, prendendo per
il naso la testa del Duca disse: Duca di Noja, mi conosci? -
rispose il Duca: Sei Don Giulio Acquaviva!- . A questo punto il
Conte ordinò a un suo bravo di tagliare il naso e le orecchie a
“quell’uom da nulla! La Duchessa, levatasi dal letto seminuda
implorò il Conte - Signor Don Giulio, faccia da cavaliere, non
uccida il Duca mio!. Obbedisco - rispose il Conte - perché me lo
ordina la Signora Duchessa, a patto che il Duca Giovanni venga
con me nell’altra stanza! - Assicurando che gli avrebbe fatta
salva la vita. Nell’altra stanza due bravi del Conte picchiarono
con sacchetti di arena il deretano del Duca il quale alla fine
fu costretto a mettere per iscritto la ingiuria subita, con gran
soddisfazione del Conte. Si racconta che un bravo si lanciò sul
Duca per evirarlo, ma le grida della Duchessa fecero desistere
il Conte da tale barbaro scempio. Don Giulio con spavalderia,
sparando varie pistolettate nella stanza, andò via.
Il Duca Giovanni Carafa, dopo alcuni giorni
morì di crepacuore, per un così crudele oltraggio subito.
La notizia della spedizione punitiva si
sparse per ogni dove e subito arrivò a Napoli dove i fratelli
del Duca Giovanni, Don Francesco e Don Ridolfo maturarono atroce
vendetta.
Tentarono invano presso il Vicerè di far
arrestare Don Giulio, ma questi si rese latitante, partendo per
Venezia. Tentarono di far uccidere Don Giulio in Venezia per
mezzo di un sicario. Ma il Conte, avvisato dalla madre Contessa
Filomarino della tresca ordita a suo danno, ammazzò il sicario
Abate Milone, lo scuoiò e mandò la sua pelle al Castello di
Conversano per farne macabro trofeo tenuto in mostra. Dopo aver
Don Rodolfo Carafa inflitto agli Acquaviva l’onta del rapimento
della sorella monaca Dorotea acquaviva in Conversano, finalmente
si giunse alla decisione nel 1672 del duello all’ultimo sangue
tra il nuovo Duca di Noja Don Francesco Carafa e Don Giulio
Acquaviva d’Aragona. Non essendo ammessi tali duelli nel Regno
di Napoli per ragioni cattoliche, i duellanti ebbero la dispensa
dal Senato di Norimberga ad effettuare il duello in quel paese.
Il duello,assicurato da giudici e testimoni, sarebbe terminato o
con la morte di uno dei due o con qualche grave ferita che
avrebbe reso inabile una parte. Al duello parteciparono Dame e
Cavalieri di quel paese per assistere al valore d’arme di questi
due nobili cavalieri napoletani
Il duello fatto al centro di uno steccato
messo a disposizione fu cruento, il Carafa fu ferito più volte,
i giudici interruppero più volte il combattimento. Infine i
duellanti si abbracciarono e pace fu fatta.
Per suggellare la pace tra le famiglie
Carafa e Acquaviva, fu ottenuta da Roma la dispensa per il
matrimonio tra Don Ridolfo Carafa e Dorotea Acquaviva, monaca
rapita durante la vendetta maturata dai Carafa.
Carlo Longo de Bellis" |

© Napoli, Stemma Famiglia Carafa -
da notare la stadera
(bilancia), simbolo del ramo dei Carafa. - Sec. XVI
In alto sullo stemma vi è la scritta:
"FERDINANDUS CARAFFA SANCI DENSIUM MARCHIO SACELLUM HOC IMPENSA
FAMIL" |
Nel 1586 Ferrante
Carafa
marchese di S. Lucido fu uno dei benefattori dell'Augustissima
Arciconfraternita
ed
Ospedali della
SS. Trinità dei
Pellegrini e
Convalescenti,
insieme a tanti altri nobili tra i quali
Domenico
Campanile conte palatino,
Fulvio
di Costanzo marchese di Corleto, Andrea
Giovene duca di Girasole,
Girolamo de Ponte marchese di Collenise,
Rodolfo
Acquaviva duca d'Atri,
Marcantonio Doria principe di Angri,
Vincenzo di Somma principe di Colle,
marchese Giovanni
Sanfelice, Filippo
Albertini principe di Cimitile, conte
Emmanuele Gaetani d'Aragona dei duchi di
Laurenzana. |

Lastra tombale di Diomede Carafa
(† 1560), vescovo di Ariano, creato cardinale da Papa
Paolo IV il 20 dicembre 1555,
sepolto a Roma nella Basilica dei Santi Silvestro e
Martino ai Monti suo titolo. |
Vincenzo († 1679) fu nominato vescovo di Calvi l'8 agosto 1661. |

Stemma del vescovo di Calvi
Vincenzo Carafa
Si ringrazia la dottoressa Antonella Lepre,
archivista dell'Archivio diocesano di Teano. |
Pier Luigi (Napoli, 4-7-1677 †
Roma, 15-12-1755), sesto figlio di Francesco Maria
Carafa principe di Belvedere
e marchese di Anzi e di
Giovanna
Oliva Grimaldi dei principi di Gerace,
patrizio napoletano, vescovo arcivescovo di Larissa e
Tassaglia dal 1713 al 1728, fu nominato cardinale in
data 20-9-1728; fu confratello dell’Augustissima
Arciconfraternita ed Ospedali della SS. Trinità dei
Pellegrini di Napoli. |

Ritratto del cardinale Pier Luigi
Carafa |
Marcello (Somma, 1673
† 1759), patrizio napoletano, duca di
Campora, fu il 1°
duca di Ielsi,
feudo in
Terra di
Molise; gli successe il fratello
Francesco (Somma, 1689
† 1768), patrizio napoletano, 3° duca di
Campora e 2° Duca di Ielsi, 1°
Principe di Pietralcina
dal 1725, che sposò nel 1726 Ippolita
Caracciolo,
figlia di Carlo duca di Belcastro. |
|

Jelsi (Campobasso), stemma Carafa
della Stadera |
_________________
Note:
1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
2) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38
nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso)
Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei
duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo
Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia
marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino,
Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo
Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo
marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe
Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della
Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano,
Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta,
Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo,
Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di
Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota,
Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di
Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe
di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e
Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere
Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano,
Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia,
Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo,
Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo. |
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