
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Vitagliano |
Arma: d’azzurro, cantonato da quattro
crescenti montanti d’argento.
I Vitagliano di Tramonti usarono differenti armi, secondo i diversi
rami e i diversi loro domicili.
Titoli: duca di Oratino (mutato con quello di duca di Ferrazzano) |

© Stemma Famiglia Vitagliano |
Il nome dovrebbe derivare dalla forma di un cognomen
latino Vitalianus che esiste in un'antica lapide romana di epoca
imperiale:
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ex coh(orte) (milliaria)
Mauro/rum vixit annos LX / Cla(udius) Vitalianus mil(es) /
coh(ortis) N filius et Fl(avia) Mar/cella coniux posuit /
Ael(ius) Iucundianus Ael(ius) / Valerianus milites |
Le
radici della famiglia Vitagliano
sono in Tramonti, illustre contrada del ducato di
Amalfi, di cui ne partecipò le
glorie, le vicende e le sciagure. È provato che molte illustri
famiglie di Tramonti si trasferirono dal XVº al XVIIº secolo in
Puglia, in Napoli
fuori Seggio, Nocera, Cava ecc., ove occuparono onorevoli
cariche e magistratura.
Tra queste famiglie è degna di novero la Vitagliano, che fu
divisa in più rami.
La memoria più antica è presente in una pergamena
datata 1124 in cui è nominato « Johannes filius Sani Vitallani »
possessore di fondi rustici in quel luogo. |

©
Tramonti - Nel riquadro la dedica al giureconsulto Andrea Matteo
Marciano, figlio della N.D. Angela Vitagliano,
omonima bisnonna materna del dr. Angelo Tajani |
Leone
Vitagliano, giureconsulto di Tramonti, fu dalla regina
Giovanna II di
Durazzo nominato capitano di Molfetta dal 1423 al 1429.
Fra Martuccio
Vitagliano di Tramonti, nel 1424, era Abate del monastero di S.
Nicola de Carbonario ubicato, anticamente, in prossimità di
Erchie sulla costa d’Amalfi. Nelle bolle pontificie vien
denominato Venerabilis et honestus frater Martucius abbas S.
Nocolai de Carbonario Amalphitanas Diocesis».
Alla fine del XV sec. i Vitagliano si imparentarono con i
d'Anna, importante famiglia patrizia napoletana:
Galieno
d' Anna sposò Candida Vitagliano.
Prospero
Vitagliano, notaio di Tramonti e figliuolo di Gabriele,
trasferitosi a Barletta, insieme con altri individui della costa
d’Amalfi, partecipò alla fondazione del Monte della Pietà
(1578), di cui costoro ne furono anche Amministratori. Altri
Vitagliano di questo ceppo fissarono la loro dimora a Napoli,
Salerno, Nocera, Cava, Ascoli, S. Germano (Cassino)
Iliceto, Bitonto.
Prospero
Vitagliano, napoletano, figlio di
Tommaso, notaio,
era oriundo di Tramonti, fu dapprima ammogliato nobilmente
(1557), ed ebbe una figlia, Ippolita sposata con Orazio
Muscettola, napoletano del
sedile di Montagna,
figlio di Cesare e di Camilla
Rocco.
Prospero, intanto, divenuto vedovo, vestì l’abito ecclesiastico,
si addottorò in ambedue le leggi, e divenne protonotario
apostolico e vicario generale di Napoli del cardinale Mario
Carafa, arcivescovo di Napoli
nel 1568. Il 22 aprile dell’anno successivo fu creato vescovo
di Bisignano in Calabria, carica alla quale rinunciò nel 1575.
Prospero Vitagliano morì verso il 1600.
Monsignor
Francesco
Vitagliano di Cava (originario di Tramonti) insigne canonico
teologo di quella cattadrale viene nella seconda metà
dell’Ottocento promosso alle sedi episcopali riunite di Ruva e
Bitonto.
Gio.
Vincenzo Vitagliano, figlio di
Girolamo di
Tramonti, ed egregio dottore fisico, si trasferì ad Ascoli con
sua moglie, Ottavia Fontanella e figli (1601 - 1632) ove divenne
proprietario di molti latifondi.
Vespasiano Vitagliano, nativo di Tramonti e domiciliato a
Napoli, ove prese in moglie Geronima
de Maio
di nobile lignaggio, era cugino del menzionato Prospero vescovo
di Bisignano.
Ottavio
Vitagliano, napoletano, figlio di Gio. Girolamo ed originario
della terra di Tramonti, prese in moglie la ricchissima nobile
amalfitana Ippolita
Brancia dei marchesi di Larino. Dalla loro
unione nacquero Ottavio
juniore, Girolamo,
Antonio e tre
femmine:
Ippolita
che sposa Giambattista
Romano;
Teresa sposa
Cesare Anfora di Sorrento e
Chiara che
divenne monaca. Ottavio senior, uomo dovizioso e sagace,
acquistò nel 1630 i feudi di Campobasso, Loratino (oggi Oratino),
Ferrazzano, Jelsi e Santa Croce. Nel 1638 fu decorato col titolo
di duca di Oratino.
Antonio
Vitagliano ebbe il permesso di mutare il suo titolo di duca di
Oratino con quello di duca di Ferrazzano, feudo posto nella
provincia di Matera
(1). |

© Oratino (Campobasso) , il feudo dei
Vitaligliano dal 1630 al 1682 - Foto di
Ernesto Sequella
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Nel 1605 Ottavio senior fu aggregato al
Patriziato Beneventano. Lo storico amalfitano Matteo Camera,
nelle «Memorie Storico Diplomatiche dell’Antica Città e
Ducato di Amalfi» sostiene che Ottavio senior “fu ucciso
nella terribile rivoluzione del
Masaniello
(1647) ma il sacerdote oratinese, don Angelo Tirabasso, da
tutt’altra versione della tragica fine del feudatario del suo
paese che si riporta fedelmente: «La
tradizione oratinese in parte scritta racconta il delitto un po’
diversamente dal De Santis, D’Urso, Perrella e Masciotta.
L’Ottavio Vitagliano aveva deflorata una
giovane sposa, nulla prevedendo che la vendetta sarebbe stata
tremenda, avvezzo com’era a non tener calcolo di simili
bagattelle. Era il giorno 29 giugno, per tempo, ed Ottavio fece
approntare i cavalli onde recarsi in Campobasso dove ricorreva
la celebre fiera. La madre, donna pia e religiosa, prima che il
figlio partisse, lo pregò di voler ascoltare la messa,
soggiungendo: "Se non ascolti la messa S. Pietro non ti aprirà le
porte del paradiso". Al che Ottavio avrebbe risposto: "Se non mi
vorrà aprire gli tirerò una schioppettata! ".
Esce a cavallo da Oratino sorpassa per poco
la cappella di S. Maria di Loreto e giunto al Ceppone della
Madonna, (antichissima quercia esistita fino a pochi anni fa) fu
freddato da due colpi di schioppo, giustamente tirati da un
Latessa e un Tirabasso, l’uno sposo, l’altro fratello della
deflorata giovane.
I due uccisori furono denunziati per
sospetti fondatissimi e perchè fugacemente intravisti. Arrestati,
alla corte criminale di Lucera erano assolti. La loro
professione era di crivai e si trovavano a Foggia per la vendita
di crivelli. |

© Antico stemma di Oratino -
Foto scannerizzata dal
maestro Porpora Anastasio
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Ottavio Vitagliano lasciava nel 1639 al figlio
Ottavio Ignazio
il feudo di Oratino, alla ricca vedova Campobasso, ma
Campobasso veniva subito venduta al duca di Ielsi.
Ottavio Ignazio fu un egregio avvocato del foro napoletano e
sommamente stimato dai suoi concittadini e clienti. Egli aveva
impalmato Francesca Salgato dalla quale non ebbe eredi.
Deceduto
verso il 1667, gli subentrò in qualità di erede per Oratino e
Ferrazzano il fratello
Girolamo. Questi aveva sposato nel 1651
Candida
Moccia, figlia di Scipione,
cavaliere napoletano e per ragione di credito il feudo di
Ferrazzano era passato provvisoriamente al suocero Scipione
Moccia. Saldato il debito, il feudo ritornò al duca
Girolamo
Vitagliano. Alla morte di Scipione Moccia i Vitagliano
aggiunsero al loro cognome quello dei Moccia, denominandosi
Vitagliano Moccia. |
© Oratino - Fonte del
Pisciariello con lo stemma in pietra di Oratino - foto del
maestro Porpora Anastasio |
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Note:
1)
Erasmo Ricca, "La Nobiltà delle Due Sicilie" Vol. IV -
pag. 751 |
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