Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Stemma Famiglia de Sangro

Famiglia di Sangro

Arma: d'oro, a tre bande azzurre(1).
Dimora: Napoli
Motto:
comune a tutte le linee della casata sia principali che secondarie: Unicum militiae fulmen.

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© Napoli - Stemma della Famiglia de Sangro, principi di Sansevero

Le origini della famiglia di o de Sangro si perdono nella notte dei tempi; di certo, le prime notizie risalgono all’anno 856 con BERENGARIO, primo conte dei Marsi.
La contea dei Marsi era vastissima in quanto comprendeva la valle Spoletana, la regione Marina, la Salina, la Valeria e buona parte degli Abruzzi.
Nel 1093 ODERISIO ottenne la contea di Sangro, dalla quale il casato prese il nome e tutti i discendenti potettero fregiarsi del titolo di conte concesso secondo le usanze longobarde.
La famiglia fu insignita di numerosi titoli tra i quali:

barone di:  Bugnara, Casignano, Casoria, Itri, Locorotondo, Mottola, Oppido, San Giovanni in Fiore.
conte di:  Marsi, sul nome, Brianza (1424), Buccino (1408), Rodiano.
marchese di: Santo Stefano di Itri
(per successione Casa Gesualdo),  Castelnuovo (1572),  S. Lucido (per successione Casa Carafa della Stadera),  Genzano (per successione Casa de Marino), del Finale, Campo di Mele, Lenola, Monticelli, Torremaggiore (1500), Sperlonga,
duca di: Vietri, sul nome (1760), Casacalenda (1601), Torremaggiore (1572), Martina (1507), Cagiano (1498), Telese (1728), Campolieto(1608).

principe di: Viggiano, del S.R.I., Sansevero (1587), Fondi (1720), Castelfranco (1708), Gesualdo (per successione Casa Gesualdo),  Striano (per successione Casa de Marino),  Palazzo S. Gervasio (per successione Casa de Marino), sul nome (1911),  Chiusano (1637 per successione Casa Carafa della Stadera).


© Napoli - stemma della regione dei Marsi

La linea dei Conti dei Marsi si estinse con Beatrice che nel 1152 sposò re Ruggiero il Normanno (3^ moglie); il ramo dei principi di Viggiano si estinse in casa Loffredo; il ramo dei duchi di Vietri si estinse in casa Caracciolo Rossi di Forino.
Il feudo di Civitella Alfedena, sito in Abruzzo Citra, appartenuto alla famiglia di Sangro dal 1154 a 1400, passò ai Cantelmo dal 1400 al 1579, poi ai Ciorla dal 1579 al 1697 ed infine ai della Posta dal 1697 al 1850.
I titoli di marchese del Finale e principe del S.R.I. passarono dalla famiglia del Carretto ai di Sangro e poi ai Pignone.
Sin dal 1424 vestì l’abito di Malta ed ottenne il Grandato di Spagna di prima classe; fu decorata degli Ordini del Toson d’oro, di S. Gennaro, di S. Ferdinando e del Merito e della Concessione di Spagna.
Dal 1507 tutte le linee allora esistenti dei di Sangro furono ascritte al Patriziato Napoletano del Seggio di Nido e, dopo l’abolizione dei sedili (1800), il casato fu iscritto nel Libro d’Oro napoletano.

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© Napoli - Palazzo di Sangro dei principi di Sansevero e duchi di Torremaggiore -  secolo XVI

Principali personaggi di casa di Sangro:

Nel 1121 ODERISIO fu Cardinale e abate di Montecassino.

NICOLO’, ai tempi di re Carlo II d’Angiò, ricoprì la carica di Gran Siniscalco del Regno.
BERARDO fu capitano generale di Capitanata e giustiziere d’Abruzzo ai tempi di re Roberto.
RICCARDO, intrepido capitano, partecipò alla presa di Roma sotto le insegne di re Ladislao di Durazzo e  fu nominato castellano di Castel S. Angelo.
PAOLO di Sangro († 1455 circa), sposato con Abenante Attendolo Sforza, zia di Francesco Sforza, duca di Milano, fu uno dei capitani di ventura più importanti del Quattrocento; partecipò attivamente alla vittoriosa battaglia di Sessano del 1442 contro Antonio Caldora, duca di Bari e Carbonara e marchese del Vasto, figlio del condottiero Giacomo Caldora, che parteggiava con Renato d'Angiò.
In compenso, per i servigi resi, Paolo ottenne da Alfonso I d’Aragona nel 1443 il feudo di Civitacampomarano, in Contado di Molise, insieme a quello di Torremaggiore, in provincia di Capitanata.
Sulla facciata orientale del castello di Civitacampomarano vi è lo stemma di Paolo di Sangro avente come cimiero un grifone (simbolo degli Aragonesi) che stringe due gigli capovolti (simbolo della sconfitta degli Angioini).

Castello di Civitacampomarano
Per gentile concessione di Aniello Gatta

Il feudo di Lucito, in Contado di Molise,  nel 1455 apparteneva a Salvatore di Sangro, Signore di Calcabottaccio, Liceto, Dragonara e Montazzolo; il figlio Antonio ( 1528), patrizio napoletano del Seggio di Nido, sposò Vittoria Loffredo. Il feudo di Lucito passò alla famiglia Piscicelli.


Lucito (Campobasso), stemma partito di Sangro e Loffredo - Anno 1502

Il feudo di Civitacampomaramo fu venduto da Gianfrancesco di Sangro, 1° principe di Sansevero, verso la metà del XVI secolo ai Carafa della Spina, cui era legato da legami di parentela; successivamente passò ai Ferri, poi ai Marchese, quindi ai d’Avalos e infine nel 1742 a Pasquale Mirelli, duca di Sant’Andrea. Il figlio di quest’ultimo, Carlo Maria Mirelli, nel 1777 divenne l’ultimo duca di Civitacampomarano.
Nel 1495 Nicolò di Sangro fu  tra gli Ambasciatori dei Sedili di Napoli, fra cui Giulio Cesare Caracciolo, Filippo Capece, Carlo Dentice, Scipione Loffredo, Girolamo Carafa, Tomaso Pignatelli, Angelo d’Anna, Marcello Ruffo, Cesare Agnese, Angelo d’Alessandro, Scipione Moccia, Paolo Brancaccio ed altri, che i Sedili mandarono ad Aversa al Re Carlo VIII  per dichiarare  la disponibilità dei napoletani ad accoglierlo come Re di Napoli, come sarebbe avvenuto al suo ingresso a Napoli il 21 febbraio dello stesso anno.
SIGISMUNDO fu consigliere di Stato e maestro di campo dell’esercito; nel 1503 partecipò alla disfida di Barletta come testimone.
Don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca e vicerè di Napoli dal 1532 al 1553, tentò di instaurare anche a Napoli il famigerato Tribunale dell’inquisizione; il popolo si ribellò, scoppiarono tumulti che costrinsero i soldati spagnoli a rifugiarsi in Castel Nuovo.
I nobili napoletani si schierarono col popolo e si opposero tenacemente all’editto del vicerè ma a nulla valse l’abile dialettica di don Antonio Grifone del seggio di Nilo e, successivamente, il tentativo di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, recatosi in Spagna con la speranza di convincere l’imperatore Carlo V d’Asburgo-Spagna a revocare l’editto emesso dal vicerè.

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© Napoli - Nel Cappellone del Crocifisso, oltre alla Cappella della Natività, vi sono varie sepolture e gli splendidi
monumenti funebri di Placido e Nicolò de Sangro, marchese di San Lucido
 

PLACIDO di Sangro, uomo eruditissimo, principe dell’Accademia dei Sereni frequentata da illustri aristocratici quali Troiano Cavaniglia, conte di Montalto, e don Francesco Muscettola, ottenne di essere ricevuto da Carlo V, in qualità di Ambasciatore del popolo napoletano.
Dopo il colloquio, l’imperatore, temendo di perdere il Regno di Napoli per il moltiplicarsi delle sommosse che causarono non poche perdite nelle file dell’esercito spagnolo, proclamò l’indulto per i ribelli e decise che nel Napoletano non si sarebbe istituito il Tribunale dell’inquisizione.
Il Regno di Napoli diventò un posto felice e sicuro per i perseguitati della Chiesa; anche la famiglia di Eleonora Pimentel de Fonseca, a distanza di due secoli, fuggita dal Portogallo e poi da Roma, si stabilì serenamente a Napoli.

© Stemma Famiglia di Sangro
© Napoli - Sulla volta d'ingresso del palazzo fatto costruire  nel 1506 da Giovanni de Sangro 
duca di Vietri per sè e per la moglie donna Andreanna Dentice, è dipinto lo stemma
di Giovanni Battista de' Sangro, patrizio Napolitano, figlio di Luzio, marchese di S. Lucido, e di Alivina Frangipane della Tolfa; questi sposò Beatrice d'Afflitto acquistando il palazzo poco prima del matrimonio.
Tale stemma, con le insegne delle famiglie d'Afflitto, della Tolfa e de Sangro,  fu creato in
occasione dell'unione tra le famiglie d'Afflitto e di Sangro

Nel 1534 GIOVANNI FRANCESCO, duca di Torremaggiore, fu al comando di 34 navi napoletane, facenti parte della flotta di cento galere comandate da don Giovanni d’Austria e Ferrante d’Avalos, marchese del Vasto. Fu inflitta una umiliante sconfitta alla squadra navale del sultano Solimeno; Tunisi fu conquistata e assoggettata a un cospicuo tributo da versare annualmente alla corona spagnola.

ALESSANDRO fu cameriere segreto di papa Gregorio XIV, patriarca di Alessandria ed arcivescovo di Benevento; nel 1600 in Napoli fece erigere la cappella di famiglia detta della Pietà per la presenza di una prodigiosa immagine della Vergine della Pietà.
La cappella fu arricchita di opere straordinarie da Raimondo di Sangro, principe di Sansevero nel 1706.
Nel 1638 Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano e Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero parteciparono alla fondazione, insieme ad altri 35 cavalieri Napoletani, tra cui Carlo Onero Cavaniglia, Scipione Filomarino, Carlo Dentice delle Stelle, Goffredo Morra, Placido Dentice del Pesce, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).


© Stemma Famiglia di Sangro

Carlo Domenico di Sangro nacque il 13.10.1658, figlio di Scipione duca di Casacalenda e di Laura di Sangro duchessa di Vietri, studiò a Napoli nel Collegio dei Nobili governato dai Padri Gesuiti. Sposò donna Vittoria Caracciolo Rossi dei duchi di Belcastro; nel 1695 ricevette il titolo di Principe dell’Accademia degli Uniti di Napoli, nelle cui assemblee fu sovente ammirato per le sue lezioni accademiche e, per la sua fama, fu ammesso all’Accademia degli Spensierati e in quella dei Pellegrini a Roma, col nome Albauro del Melandro.
Alla morte della madre ereditò il titolo di duca di Vietri.


Carlo Domenico de Sangro duca di Vietri

PAOLO, valente combattente, partecipò alla battaglia di Norlinghen; re Filippo III lo nominò grande di Spagna e cavaliere del Toson d’Oro.
Domenico, terzogenito di Giovan Battista e di Beatrice d’Afflitto dei principi di Scanno, fu Maresciallo di Filippo V di Spagna, accompagnò l’Infante Don Carlo alla spedizione di Napoli e più tardi quando questi divenne re, ricoprì numerosissimi incarichi alla sua corte. Nel 1759, con il Ministro Tanucci ed altri nobili napoletani fu reggente al trono di Ferdinando IV, dopo la partenza del padre di quest’ultimo per l’ascesa al trono di Spagna. Fu nominato Tenente Generale della Guardia Reale il 12 aprile 1737 e Maresciallo di Campo il 22 gennaio 1758. Nominato Governatore della Piazza di Gaeta, Comandante Generale della Cavalleria e Comandante della Guarnigione di Napoli, ricoprì le cariche di Capitano Generale dell’esercito, Consigliere di Stato, Presidente della Giunta di Fortificazione; fu inoltre Gentiluomo di Camera di Sua Maestà, decorato del titolo di Cavaliere del Real Ordine di San Gennaro; per le sue eroiche gesta nel 1760 fu decorato del titolo di 1° duca di Sangro. Fu, altresì, autore di molte opere e, per questo, fu decorato del titolo di principe dell’Accademia degli Uniti di Napoli. Nel 1751, in tarda età, impalmò Maria Teresa Montalto dei duchi di Fragnito, il matrimonio fu celebrato nella chiesa di S. Anna di Palazzo.
RAIMONDO (Torremaggiore, 30.1.1710 † Napoli, 22.3.1771) è certamente il personaggio più famoso del Casato; 7° principe di Sansevero e di Castelgrande, Grande di Spagna, cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, di elevata cultura, fu uno dei grandi geni del settecento napoletano.

I suoi studi spaziarono in tutti i campi, dalla filosofia alla matematica, dalla fisica alle lingue straniere, dall’arte della guerra alla letteratura, dalla medicina alla chimica.

Già da studente, sbalordì gli ingegneri dell’epoca inventando, con una serie di argani e ruote, un palco teatrale che si poteva smontare in pochi minuti dando spazio ai giochi di equitazione. Nel 1726 ereditò, alla morte del nonno(3)  il titolo di principe di Sansevero e nel 1730  si stabili a Napoli, ove fece stupire il popolo che per la prima volta vide una carrozza avanzare nel mare senza affondare.


Raimondo di Sangro, principe di Sansevero (1710 † 1771)

Nel 1736 sposò donna Carlotta Gaetani d’Aragona, già promessa all’età di quattordici anni.
Scrisse vari trattati sulle fortificazioni, il Vocabolario dell’arte militare di Terra, un manuale di esercizi militari per la fanteria; per difendere Napoli dalla flotta inglese, costruì in pochi giorni un cannone a lunga gittata in grado di colpire le navi ancorate al largo.
Costruì una macchina tipografia in grado di stampare con una sola passata più colori, prima macchina del genere in Europa.
Nel 1744 col grado di Colonnello del reggimento di Capitanata liberò la città di Velletri occupata dagli austriaci.

Alcuni anni dopo cercò di curare Luigi Sanseverino, principe di Bisignano, affetto da un male implacabile; notò che la pelle del paziente acquistava lo stesso colore delle sostanze mediche che gli fece prendere. Capì che il veicolo non poteva essere che il sangue; pagò uno dei migliori medici del Regno, Giuseppe Salerno, e costruì le cosiddette “macchine anatomiche” che riproducevano, per la prima volta in Italia, l’intero apparato circolatorio di un uomo e di una donna in stato di gravidanza.
Nel 1750 entrò a far parte della Massoneria e in pochi mesi divenne Gran Maestro della loggia Rosacroce di Napoli. Il conte Cagliostro (1743 † 1795) venne a Napoli e frequentò gli ambienti massonici; quando fu processato dal Tribunale dell'Inquisizione a Roma nel 1790 dichiarò
che tutte le sue conoscenze alchemiche gli furono insegnate anni addietro a Napoli da un principe molto amante della chimica. Probabilmente "il principe" era Raimondo de Sangro.
Si dedicò ai lavori della cappella gentilizia di famiglia in Napoli, oggi Museo Cappella Sansevero  visitabile tutti i giorni ad eccezione del martedì (per info: http://www.museosansevero.it/), creando pitture impermeabilizzanti, con effetti tridimensionali e che non hanno mai avuto bisogno di restauro nel corso dei secoli, rimanendo i colori brillanti.


© Napoli - Museo Cappella Sansevero
"
Il Monumento a Cecco di Sangro rappresenta un evento storico realmente accaduto: Cecco è ritratto nell’atto di uscir fuori da una cassa nella quale era rimasto nascosto per due giorni, stratagemma grazie al quale colse di sorpresa e sgominò i nemici, impadronendosi della rocca di Amiens." Come tutte le altre opere ha un valore simbolo, posto all'ingresso, rappresenta il Guardiano del Tempio Massonico, colui che non fa entrare nessuno.

Stupore e meraviglia sollevano le statue conservate nella Cappella ed ancora tutt’oggi non si è riusciti a scoprire il segreto di come sia riuscito a cementare in un unico blocco due strati di marmo: nel “Il Cristo Velato” si vede la figura scolpita del Figlio di Dio al di sotto del velo di marmo trasparente; lo stesso dicasi per il “Disinganno”, il braccio del pescatore è scolpito al sotto della rete di marmo.
In una lettera del 1763 indirizzata
al barone H. Theodor Tschudy, esponente massonico al servizio di Ferdinando IV di Borbone nel reggimento degli svizzeri, scritta in codice, si è venuti a conoscenza che Raimondo studiò un minerale (pechbenda) che di notte era luminoso; lo depurò dal sicilio, rame, piombo ed altre impurità. Scoprì l’effetto mortale che aveva sugli animali di laboratorio e il modo di proteggerli con lastre di piombo; egli stesso fu contagiato e un tremore lo accompagnò per il resto dei giorni: aveva scoperto la radiottavità che chiamava “raggio attivo”.  Solo un secolo e mezzo dopo da detto materiale si riuscì ad isolare il radio.
Numerosissime furono le sue invenzioni, dall’epigrafia al negativo all’impermeabilizzazione dei tessuti, dalle gemme artificiali al sistema per dissalare e potabilizzare l'acqua di mare, dalla carta ignifuga al lume eterno, dal
fucile a retrocarica alla stampa simultanea a più colori, ecc.
Nel 1765 il principe si ritirò a vita privata, dedicandosi esclusivamente alle sue ricerche; trasmise  titoli e beni al figlio VINCENZO che sposò Gaetana Mirelli, figlia di Giuseppe principe di Teora. 


© Vincenzo di Sangro, figlio primogenito di Raimondo, nato nel 1743

Altro personaggio che merita di essere ricordato è il duca RICCARDO de Sangro (Napoli, 1803 † Gaeta, 1861), figlio del duca Nicola, tenente generale e gentiluomo di Corte; nel 1837 fu nominato tenente colonnello del primo reggimento dei Lancieri, nel 1843 divenne cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, nel 1848 partecipò alla campagna nello Stato Pontificio, nel 1849 fu promosso generale. Sposò donna Argentina Caracciolo, duchessa di Martina. Partecipò alla difesa di Gaeta nel 1860 e stette sempre al fianco di re Francesco II di Borbone sino alla sua morte avvenuta nel febbraio del 1861.


Duca Riccardo de Sangro, tenente generale


Stemma de Sangro accollato dalle insegne dell'Ordine di San Gennaro e del Toson d'Oro.
Immagine tratta da ArsValue.com

Il titolo di duca di Martina venne trasmesso, in successione materna, ai loro due figli maschi, Placido (1829 1891), cavaliere dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio, e Nicola (1827 1901), quindi, ai discendenti di quest'ultimo. 


Placido de Sangro (1829 † 1891), duca di Martina

Michele di Sangro (1824 1890) fu l'11° ed ultimo principe di Sansevero, 5° principe di Castelfranco, 11° duca di Torremaggiore, 14° marchese di Castelnuovo, Grande di Spagna di Prima Classe, ecc.; era fratello di Teresa di Sangro (1827 1887) che andò in sposa (1844) a Tommaso Enrico d’Aquino (1820 1868). Alla sua morte, non avendo discendenza diretta, tutti i titoli di questo ramo dei di Sangro passarono a Michele d’Aquino, suo nipote.

vedi Telesio
Il principe Michele di Sangro (1824 1890).
Per gentile concessione del Dr. Piero Telesio di Toritto

GIOVANNI ANGELO di Sangro (n. 1873), dei duchi di Campolieto, fu prelato della Real Deputazione del  Tesoro di San Gennaro.

© Ercolano (NA) - Villa Campolieto, a pochi passi dagli Scavi di Ercolano, fatta costruire nel 1755 da
Luzio de Sangro, principe di Campolieto e duca di Casacalenda

Verso la metà dell'Ottocento Placido di Sangro (1829 † Napoli, 1891), duca di Martina, conte di Buccino e di Brienza, patrizio napoletano, che abitava nel palazzo Caravita di Sirignano in Napoli, amante del bello e dell'arte, entrò in contatto con i migliori collezionisti di Parigi e Londra ed acquistò numerosi oggetti d'arte applicata. Nel 1911 il nipote, anch'egli di nome Placido (Parigi, 1866 † Castellammare di Stabia, 1911), patrizio napoletano, donò a Napoli l'intera collezione dello zio, composta di oltre seimila pezzi, che trovò collocazione nella Villa Floridiana, appartenuta alla duchessa Migliaccio. Il Museo Duca di Martina fu arricchito dal lascito di Maria Spinelli di Scalea (n. 1867), figlia di Carlo dei principi di Scalea e di Felicita Nolli dei baroni di Tolla  moglie del di Sangro.


© Napoli - Museo Duca di Martina

© foto proprietà www.nobili-napoletani.it
© Napoli - Museo Duca di Martina

Napoli, Museo Duca di Martina, una delle sale e stemma di Sangro

Il Museo è composto da tre piani: al piano terra sono esposti oggetti in avorio, smalto e bronzo di epoca medioevale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri di Murano dei secoli XV- XVIII; al primo piano è collocata la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo il cui nucleo più cospicuo è costituito da quelle delle fabbriche di Meissen, Napoli e Capodimonte; infine al piano seminterrato, vi è la sezione di oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368 -1644) e Qing (1644 -1911).
Per espressa volontà di RICCARDO de Sangro (1889 1978), nipote ex filio Giuseppe (1861 1897) del citato Nicola ed ultimo maschio di questo ramo della famiglia de Sangro, il titolo di duca di Martina non fu attribuito ad alcuno dei suoi eredi. Proprio l'ultimo duca donò, con atto testamentario nel 1978, la parte più consistente e storicamente rilevante del grande archivio Caracciolo - de Sangro al comune di Martina Franca.
 

Famiglie imparentate con Casa di Sangro


AFFLITTO d’: Francesco di Sangro di Sansevero (n. Napoli, 1874) sposò Girolama d’Afflitto dei principi di Scanno.
AQUINO d’: Teresa († 1887), ultima erede della linea della linea primogenita dei principi di Sansevero, sposò Enrico Tommaso d’Aquino, principe di Caramanico.
CARRETTO del: Giovanni Francesco, principe di Sansevero, sposò, in prime nozze, Ippolita del Carretto, marchesa del Finale.
COLONNA: Giovanni Andrea (1851 † 1890), principe di Fondi, sposò donna Bianca Colonna dei principi di Paliano.
DENTICE:
Lucido di Sangro, terzogenito di Nicolò, da cui discese Giovanni, duca di Vietri,  sposò Adriana Dentice che portò in dote Ischitella, Peschici e Barano.
DORIA: don Giuseppe dei principi di Fondi (1825 † 1909) sposò donna Eugenia Doria dei principi di Angri.
LOFFREDO:
Violante, figlia di Girolamo, principe di Viggiano, sposò Carlo Loffredo ( Potenza, 1699), marchese di Trevico e di Sant’Agata.
MARINO de: Giuseppe de Sangro, principe di Fondi
, sposò Maria Costanza de Marino, principessa di Satriano e di Palazzo San Gervasio e marchesa di Genzano.
MENDASTI: Giovanni Scipione (Napoli, 1844 † ivi,1930), duca di Casacalenda, di Campolieto e di Telese, sposò Gaetana Mendasti.
MILANO:
Giovanni Francesco II di Sangro, principe di Sansevero, sposò nel 1619 Laudomia Milano (1587 1643), figlia di Giacomo marchese di San Giorgio e di Isabella del Tufo.

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© Napoli - Monumento funebre di Nicola di Sangro
(1816
1863), figlio primogenito di Luigi, marchese di Santo Stefano dei principi di Fondi

PEREZ NAVARRETE: Luigi di Sangro, marchese di Santo Stefano, sposò Anna Maria Perez dei marchesi di La Terza.
della TOLFA: Luzio de Sangro, marchese di S. Lucido sposò Alivina Frangipane della Tolfa.
VITI:
Oderisio (Napoli,1876 † 1910), principe di Fondi, di Striano e Palazzo San Gervasio, sposò a Napoli nel 1907 donna Giuseppina dei conti Viti.

Arch.S.N.
Stralcio dell'albero genealogico con gli stemmi delle famiglie imparentate di
Don Ugone dei Principi di Sangro e dei Principi di Fondi (n. 26.5.1945)

Per eventuali approfondimenti si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace e gli Affari della “Real Commissione dei Titoli di Nobiltà”.

____________________
Note:
1) - Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli - Sezione Diplomatica.
2) - Il padre Antonio prese i voti e si ritirò in un convento di Roma.
3) -
Istituirono il Monte Grande de’ Maritaggi 38 nobili, essi furono: Tommaso (detto anche Giovan Tommaso) Filangieri figlio di Luigi barone di San Lorenzo e Filetto dei duchi di Laurino, Scipione Filomarino Mastro di Campo, Carlo Dentice delle Stelle, Pacido Dentice del Pesce, Carlo Cavaniglia marchese di San Marco, Landolfo d'Aquino, Giovanni d'Aquino, Alfonso del Doce duca di Cufriano, Giulio Caracciolo, Carlo Andrea Caracciolo marchese di Torrecuso, Ettore Caracciolo marchese di Barasciano, Giovan Francesco Caracciolo, Giuseppe Caracciolo principe di Torella, Marcantonio Carafa, Carlo della Leonessa principe di Sepino, Donato Coppola duca di Cassano, Fabrizio de Silva, Federico Pappacoda marchese di Pisciotta, Orazio di Gennaro, Francesco Galluccio, Ottavio Guindazzo, Giovan Battista Brancaccio di Cesare, Ferrante Brancaccio di Rinaldo principe di Ruffano, Paolo Marchese marchese di Camarota, Giovan Francesco di Sangro principe di Sansevero, Scipione di Sangro duca di Casacalenda, Giovan Battista di Sangro principe di Viggiano, Goffredo Morra marchese di Monterocchetta e Principe di Morra, Vincenzo Mora, Ottavio Monaco, il Consigliere Tommaso de Franchis, Andrea de Franchis marchese di Taviano, Francesco Maria di Somma, Carlo Spinello principe di Tarsia, Giovan Battista Pisanello, Antonio Castigliar marchese di Grumo, Orazio Suardo e Vincenzo del Tufo.
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Alcune fonti bibliografiche:
-
Lucia Lopriore, "L'aristocrazia napoletana tra Capitanata e Valle d'Itria, i duchi di Sangro, storia della famiglia dalle origini ad oggi".
- Antonio Emanuele Piedimonte, "Raimondo di Sangro Principe di Sansevero", Edizioni Intra Mpenia.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli, 1875.
- Vittorio Spreti, “Enciclopedia storico-nobiliare Italiana”, Arnaldo Forni Editore.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti”, Pisa 1896.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Famiglie nobili e titolate del Napolitano”, Arnaldo Forni Editore, 2005.
- Carlo Padiglione, “Trenta centurie di Armi Gentilizie”, Napoli, 1914.
- Roberto M. Selvaggi, “Nomi e volti di un esercito dimenticato”, Grimaldi & C. Editori, Napoli 1990.
- Lorenzo Giustiniani , “Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli”.
- Giuseppe Lumaga, “Teatro della nobiltà dell'Europa ovvero Notizie delle famiglie nobili, che in Europa vivono di presente, e che in lei vissero prima ...”, Napoli 1725.


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI

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