Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. 

Mascambruno

Arma: d’oro all’artiglio alato di un’aquila di nero (1).
Dimora: Benevento, Napoli, Portici, Cariati.
Titoli:
patrizio di Benevento, marchese di San Raffaele.

Ch. S M d Misericor
© Napoli, stemma famiglia Mascambruno

La famiglia Mascambruno, patrizia di Benevento, vestì l’abito di Malta il 6 giugno 1620 con Tommaso (2), avendone fatta la prova da Simone, nobile di Benevento nel 1320.
Il casato si imparentò con importanti famiglie del Regno: d’Aquino della linea del marchese di Corato, Capece (donna Lucrezia Mascambruno sposò don Luigi Capece, patrizio napoletano del seggio di Capuana), Epifania, Orefice(Isabella Mascambruno sposò don Antonio Orefice dei principi di Sansa), Morra, Quaranta (donna Ippolita Mascambruno sposò don Aniello Quaranta), Scondito, Ursileo, Vipera, ed altre
(3).


Benevento, stemma partito con le insegne dei marchesi Mascambruno del S.R.I. e Ursileo patrizi di Benevento.

Giovanni Mascambruno, marchese di San Raffaele (oggi San Raffaele Cinema in provincia di Torino), sposò il 1° maggio 1667 donna Teresa Caracciolo dei duchi di Martina (1628 1705), già vedova di Francesco Vargas principe di Carpino.
Il titolo di marchese di San Raffaele passò in casa Brancaccio per maritale nomine, a seguito di matrimonio celebrato nel 1689 tra Maria Antonia Mascambruno
(4), marchesa di San Raffaele, figlia ed erede del citato Giovanni, e Nicola Brancaccio (n. 1665 1736), patrizio napoletano,  figlio di Cesare (1635 1715) marchese di Rivello e barone del Sorbo e Serpico, e di Giovanna Origlia, patrizia napoletana.
Il ramo salernitano della famiglia Comite si estinse nel 1682 con il conte Nicola; i beni passarono in casa Mascambruno con l'obbligo di anteporre al loro cognome quello di Comite
(5).

Don Gennaro Mascambruno ( 1712), patrizio beneventano, fu confratello e finanziatore della Confraternita dei nobili di Santa Maria della Misericordia in Napoli istituita da San Gaetano Thiene (Vicenza, 1480 Napoli, 1547); istituzione benefica che si occupava,  fra le altre opere di misericordia, di curare i sacerdoti poveri e i pellegrini nell’ospedale realizzato nel complesso della Congregazione, di dare degna sepoltura, di offrire alloggio ai pellegrini.

Ch. S M d Misecor
Napoli, busto di don Gennaro Mascambruno

Ch. S M d Misecor
Napoli, soffitto di una sala della Congregazione

Furono confratelli dell’ Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce, prima arciconfraternita laicale sorta a Napoli nel 1290, nel 1686 don Francesco Mascambruno e nel 1687 il marchese Antonio Mascambruno.
Il marchese Francesco Mascambruno fu dal 1712 al 1714 Primicerio
dell'Augustissima Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, fondata a Napoli nel 1578.

I Mascambruno possedevano in Napoli una cappella gentilizia nella Chiesa di S. Chiara e in Portici (NA), lungo il Miglio d’Oro, un magnifico palazzo con ampi terreni che giungevano sino al mare; detto immobile con lo splendido galoppatoio coperto fece poi parte nel 1740 della Reggia di Portici, realizzata dal re Carlo di Borbone su richiesta della moglie Maria Amalia, rimasta abbagliata dalla bellezza del luogo.
L’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorenza  fece copiare dai suoi architetti la pianta del meraviglioso galoppatoio coperto di Palazzo Mascambruno, facendolo poi realizzare  a Vienna nel 1789 all’interno del Palazzo imperiale di Schönbrun, inaugurato all’arrivo dei reali Borbone in visita in Austria.


Portici (NA), Galoppatoio coperto di Palazzo Mascambruno, acquistato dai reali Borbone
nel 1740, adattato per ospitare gli squadroni di cavalleria di stanza a Portici.


Portici (NA), esterno Palazzo Mascambruno, poi Scuderia Reale

La famiglia possedeva in Napoli la cappella gentilizia dedicata a San Pietro d'Alcantara.

Monastero S.C - Museo

Museo M-S-C-

Antonio Comite Mascambruno (Napoli, 1832 ivi, 1863), secondo tenente del 1° Granatieri della Guardia Reale partecipò nell’ottobre del 1860 alla battaglia del Volturno per contrastare l'invasione piemontese del Regno delle Due Sicilie (6).
Con deliberazione della Commissione dei titoli di nobiltà del 1 luglio 1850, la famiglia fu dichiarata di nobiltà generosa e ammissibile nelle RR. Guardie del Corpo. La famiglia è iscritta genericamente nell'Elenco Ufficiale Nobiliare Italiano del 1922 col titolo di Nobile (mf.), in persona dei discendenti di Pasquale nato nel 1802 (7).


Benevento, Palazzo Mascambruno

La famiglia Mascambruno possedeva a Cariati, in provincia di Cosenza, nel caratteristico centro storico, uno splendido palazzo, oggi confortevole Luxury B&B Residenza d'Epoca "Palazzo Mascambruno" (www.palazzomascambruno.it).

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Note:
(1) -
Carlo Padiglione, “Trenta centurie di armi gentilizie”, 1914.
(2) - Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme”, 1897.
(3) - Giuseppe Reccho, “Notizie di Famiglie Nobili, ed illustri della Città, e Regno di Napoli”, 1737.
(4) - "... nel fiore degli anni fu da Dio dotata di bellezza senza pari..." da Giuseppe Reccho, op. cit.
(5) - Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle Famigli Nobili delle province meridionali d’Italia”, 1785
(6) - Roberto M. Selvaggi, "Nomi e volti di un esercito dimenticato", 1990.
(7) -
Vittorio Spreti: “Enciclopedia storico-nobiliare italiana”, Arnaldo Forni Editore


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI"

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