
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Orefice |
Arma:
la piu' antica: d’azzurro, alla fascia d’oro accompagnata
in punta da due uccellini al naturale col dorso tra sè opposti
ed in capo da tre fiorellini d’oro disposti in fascia e
abbottonati di rosso;
dall'anno 1450: d'oro, al leone di rosso tenente colle
branche anteriori un ramo d'alloro al naturale.
Titoli:
patrizi di Napoli,
patrizi di Sorrento, baroni,
marchesi di Sanza,
principi di Sanza (1618). |

Stemma famiglia Orefice, principi di Sansa |
La famiglia napoletana Orefice o Aurifice, ha goduto di
nobiltà nella città di Napoli dove era ascritta al
Sedile di Porto, in Sorrento dove era ascritta al
Sedile
di Dominova, in Palermo, Siracusa, Trapani ed Erice,
ossia Monte San Giuliano. Possedette i feudi di Paino
del Pozzo, Rovetto, Salina e Terraloggia.
Il ramo primogenito della famiglia Mendozza si estinse
negli Orefice, i quali possedevano in Sorrento il
palazzo di Torquato Tasso.
Nicolò Aurifire fu nel 1218
Contestabile di
Napoli sotto l’Imperatore
Federico II di Svevia, ufficio
che solitamente veniva concesso a persone titolate e di
antica nobiltà.
Fra Beringario Aurifici fu cavaliere della
Sacra
Religione Gerosolimitana, il quale per premio delle sue
imprese, ricevette nel 1313 il Priorato di Barletta. Da
questo tronco derivano i principi di Sansa.
Il
re Alfonso d’Aragona concesse a Girolamo
Laurifici e a tutti i suoi discendenti, per ricompensa
delle sue imprese militari, di adottare come stemma un
leone che porta l’alloro in segno dei suoi trionfi, al
posto dei due uccellini.
Giovanni Antonio Francesco
Orefice († 1593) fu Vescovo di Acerno dal 20
febbraio 1581 al 1593.
Il casato vestì di nuovo l'abito di Malta nel 1615 con con Aloisio
Orefice di Napoli.
Berardo e Cesare di Donno, Francesco
Loffredo, Pandone Aldemoresco, Francesco
Lottiero, Margaritonno Scrignario, erano giudici di
Napoli. Antonio Presidente della
Regia Camera e
Vice Protonotario nel 1618, Francesco Vice
Protonotario del Regno.
Antonio fu governatore di
Principato Citra
e Basilicata, acquistò nel 1606 il feudo di Sanza, in Principato
Citra, col titolo di marchese tramutato in principe di Sanza il
23 giugno 1618; sposò Isabella
Mascambruno che
generò Francesco Orefice, principe di Sansa che sposò
donna Fiumara di Mendozza, e Lucrezia Orefice che sposò
don Giulio
Capecelatro.
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Napoli, Cappella Orefice
in fase di ristrutturazione |
Napoli, Cappella Orefice
in fase di ristrutturazione, a sinistra il sepolcro di
Antonio Orefice, 1° principe di Sanza , a destra
il sepolcro di Giovanni Antonio Francesco Orefice,
Vescovo di Acerno, realizzato nell'anno 1597 |
Francesco e Fiumara di Mendozza ebbero per figli:
Giovanni (Napoli, 13 marzo 1608
†
ivi, 15 gennaio 1640), principe di Sanza alla morte del padre,
figlio primogenito, sposò Isabella
Sanseverino che
gli portò in dote un patrimonio di 50.000 ducati e dalla quale
ebbe Antonia, Jumara e, nel maggio 1639,
Antonio; Luigi, cavaliere dell’Ordine Gerosolimitano
e cavaliere di Calatrava, sposò in Spagna donna Giuseppa de
Bazan contessa di Castrogliano; Cecilia, sposò nel 1620 a
Napoli Carlo Sanseverino (1590 † 1677), principe di Bisignano,
primo principe del Regno di Napoli, Grande di Spagna di prima
classe, vedovo di Orsola
Montalto, figlia di Bernardino marchese di San Giuliano; e
Maria.
I citati coniugi, Giovanni e Isabella Sanseverino, stabilirono
la loro residenza a Sorrento dove ristrutturano il palazzo di
famiglia; il loro salotto era frequentato da persone del partito
filofrancese.
Il principe di Sanza, per gelosia d’amore, ebbe un duro alterco
con Diomede
Carafa della Stadera,
5° duca di Maddaloni (†
1660); quest’ultimo fece aggredire dai suoi uomini il principe
Giovanni all’uscita della chiesa Santa Maria di Costantinopoli
in Napoli, ma fu salvato dal pronto intervento di alcuni
cavalieri di casa
Capece.

Napoli, sui
gradini di questa Chiesa fu aggredito Giovanni
Orefice, principe di Sanza |
Rientrato a Sorrento, il principe di Sanza continuò ad ordine
trame contro gli Spagnoli, ma i suoi piani furono scoperti e
dovette fuggire a Roma, dove però nel dicembre del 1639, lo
raggiunsero gli sgherri di Giulio Pezzola, inviati dal viceré di
Napoli,
Ramiro Felipe Nuñez de
Guzmán duca di Medina las Torres. Orefice condotto a
Napoli, dove fu rinchiuso nelle carceri di Castel Nuovo e
sottoposto a processo. Il tribunale del Collaterale, presieduto
dal viceré, dichiarò l’imputato colpevole del delitto di lesa
maestà ed alto tradimento nei confronti della Corona, nonostante
la disperata arringa dei suoi avvocati difensori, Pietro
Caravita e Agostino
Mollo. La
sentenza di condanna a morte per decapitazione fu eseguita in
piazza Mercato il 15 gennaio 1640. Fu accompagnato al patibolo
dai confratelli della Compagnia dei Bianchi della Giustizia e
dall’arcivescovo Francesco
Boncompagni.
Il titolo di principe di Sanza passò al fratello Luigi,
sunnominato, che morì senza figli maschi; gli successe la figlia
Fiumara Orefice che andò in sposa a Gio: Battista
Monforte, duca di Laurito. |
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Bibliografia:
- Associazione Studi Storici Sorrentini,
“Cenni Storici sulla Nobiltà Sorrentina”- Tipografia
Gutengerg, 1992.
- Berardo Candida Gonzaga, “Memorie delle famiglie
nobili delle Province Meridionali d’Italia”, Napoli,
1875.
- G.B. di Crollalanza, “Dizionario storico-blasonico
delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e
fiorenti”, Pisa 1896.
- Giacomo Mattei, “L’idea del Cavalier Geosolimitano
mostrata nella vita di Fra D. Agostino Grimaldo e
Rosso”, Messina, 1662.
- Tobia Altamagiore, “Raccolta di varie notitie
historiche, non meno appartenenti all historia del
Summonte, …”, Napoli, 1675.
- Francesco Bonazzi di Sannicandro, “Elenco dei
Cavalieri del S.M. Ordine di S. Giovanni di
Gerusalemme”, Napoli 1897.
- Biblioteca nazionale di Napoli, ms. XI A 69, “Vita di
Don Giovanni Orefice principe di Sanza”, 1716.
- Gino Benzoni, Fioravanti Epifanio, "Dizionario
biografico degli Italiani", XLVIII, Roma 1997.
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