
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Pinelli |
Arma:
di rosso, a sei pigne d'oro disposte 3, 2, 1. |

© Napoli - Arma della Famiglia Pinelli duchi di
Acerenza |
La famiglia
Pinelli, originaria della Germania, si stabilì in Genova
nell'anno 1159 ove godette di grande nobiltà.
Nel 1188 Oberto Mastro Pinello fu uno dei firmatari della
pace fra Genovesi e Pisani.
Nel 1274 Guidone Pinello, Ambasciatore della Repubblica
di Genova, fu uno dei fautori della pace stipulata, per volere
di Papa Innocenzo V, tra la Repubblica e il Re di Napoli
Carlo Primo d'Angiò.
Nel 1483 Luca Pisanelli fu capitano di una galea della
flotta genovese inviata contro i fiorentini.
Nel 1493 Battista, nipote di Papa Innocenzo III, fu
arcivescovo di Cosenza.
Nel
1528 l'Albergo Pinelli
fu uno dei ventotto per avere avuto in Genova sei case aperte.
Domenico
(Genova, 1541 † Roma, 1611), creato cardinale il 18 dicembre
1585 da papa Sisto V.
Il casato ebbe due Dogi: Agostino nel 1555
e un altro
Agostino nel 1609. |

Roma, basilica di Santa Maria Maggiore,
stemma del cardinale Domenico Pinelli nel mentre era
arciprete della basilica
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I
PINELLI NEL REGNO DI NAPOLI |
I
Pinelli, abili e ricchi commercianti, si diramarono in
Spagna, in Sicilia e nel Regno di Napoli.
Nel Napoletano i Pinelli ottennero i titoli di:
conte di Copertino
(provincia di Lecce), titolo pervenuto per maritali nomine a
seguito di matrimonio tra Livia Squarciafico e Galeazzo
Pinelli.
duca di:
Acerenza ottenuto il 12
aprile 1539, e di Tocco passato
in casa
Montalto.
marchese di: Galatone,
ottenuto nel 1562; e di Tursi
(in provincia di Matera), passato nel 1594 a Carlo Doria del
Carretto che nel 1601 ottenne il titolo di duca sul feudo di
Tursi; di Civitasantangelo;
di Veglie e di
Leverano.
principe di: Belmonte
(titolo pervenuto da casa
Ravaschieri
nel 1685, poi passato ai
Pignatelli
e infine ai
Granito, marchesi
di Castellabate).
Possedettero numerosi feudi:
Acquaviva delle Fonti, Belluccia, Fragnito, Gioia, Giuliano,
Leverano, Montesilvano, Moscuso, Spoltore, Veglie e Vicoli.
I feudi di Acquaviva delle Fonti e Gioia, in provincia di Bari, furono
acquistato nel 1612 da Paride Pinelli
per 366 mila ducati; nel 1665
Carlo
de Mari,
Marchese di Assigliano, acquistò detto feudo dai creditori
dei Pinelli.
Nel 1542 Cosmo o Cosimo Pinelli, duca di Acerenza, acquistò il feudo
di Giugliano in Campania ed ivi fece costruire nel 1545, una
palazzo- fortezza con torri per la difesa.
Il
palazzo subì nel corso dei secoli numerose trasformazioni. |

© Giugliano in Campania - Palazzo Pinelli
di Acerenza |
Don Carlo Pinelli,
fratello di Cosmo Duca della Celenza, sposò la bellissima Chiara
Frezza, vedova di Andrea
Villani,
figlia di Andrea del
Seggio di Porto
e di una Sellarulo nobile Beneventana. La condusse a Monteleone
in Calabria, dove stette alcuni anni al governo di quello
Stato; il duca di Monteleone
Fabrizio Pignatelli
si invaghì di Chiara e la tenne, alla morte di Carlo Pinelli,
sotto la sua protezione.
Nel 1631
Galeazzo Francesco Pinelli chiamò Giovan Battista
Basile (Giugliano
in Campania, 1566 † ivi, 1632), uno
dei filosofi dell' Accademia degli Oziosi fondata nel 1611
dal marchese Giambattista
Manso, a
ricoprire la carica di governatore di Giugliano.
Nelle sale del piano nobile, il Basile scrisse “Lo cunto
de li cunti” definito da Benedetto Croce “il più bel libro italiano
barocco”, una raccolta di racconti dai cui gli autori Perrault
e i fratelli Grimm trassero l’ispirazione per le famosissime fiabe
"Cenerentola", "Il gatto con gli stivali",
"La
bella addormentata nel bosco".
Il feudo di Giugliano passò alle famiglie
d'Aquino,
Mancini,
Grillo e, infine, nel 1775 a Marcantonio
Colonna, principe di Stigliano. |
Don Giovan
Vincenzo Pinelli nacque a Napoli nel 1535 da Cosmo e da
donna Vincenza Ravaschieri. Dedicò l'intera vita agli studi,
alieno da qualsiasi forma di piacere quali il gioco, i
banchetti e le feste, sebbene nobile e ricchissimo.
Oltre
all'italiano e al latino, studiò l'arabo, il greco, lo
spagnolo e il francese. Divenne dotto nelle lettere, in
matematica, in filosofia, in giurisprudenza, in medicina, in
musica, in botanica, in storia e in ogni altra materia delle scienze.
Acquistò una enorme quantità di libri e manoscritti che
esaminava e arricchiva di note e riflessioni profonde.
Ricco di così vaste cognizioni conquistò ben presto
l'ammirazione degli studiosi, sia in Italia che all'estero,
che si rivolgevano a lui sempre più numerosi per risolvere
le difficoltà di ogni genere di scienze o letteratura.
Fu soprannominato il dotto dei dotti.
Si trasferì a Padova dove rese l'anima a Dio nel 1601; gli
fecero visita per omaggiarlo i cardinali Baronio e
Bellarmino che si presentarono in umili abiti di preti e con
nomi falsi.
Giovan Vincenzo li riconobbe e li condusse in una sala dove
vi erano, tra gli altri, i ritratti dei due cardinali. |

Giovan Vincenzo Pinelli |
Dopo la sua morte, la sua
vasta biblioteca, stipata in 130 grandi casse, fu imbarcata
su tre navi per essere trasportata a Napoli in quanto
ereditata da suo nipote il citato Cosmo Pinelli duca di
Acerenza e abitante a Giugliano; una nave fu assalita dai
saraceni al largo di Ancona, i pirati delusi del bottino ne
gettarono una parte in mare per essere rinvenuto sui lidi
del territorio di Fermo ed altre finirono nelle reti dei
pescatori che usarono le pergamene per rattoppare le
impannate delle loro finestre o rattoppare piccole falle
delle loro barche; su trentatrè casse se ne salvarono
integre ventidue. Nell'autunno del 1601 morì improvvisamente
il duca Cosmo, iniziarono pressioni da parte
d'intellettuali, librai, religiosi per poterla possedere; il
14 giugno del 1608 fu venduta all'asta, ad
aggiudicarsela fu Fabio Leuco per 3.050 scudi per conto del
cardinale di Milano Federico Borromeo. Oggi è conservata
nella Biblioteca Ambrosiana a Milano
(1). |
I
Pinelli si stabilirono in Napoli ed ivi godettero di nobiltà
fuori Seggio; ricchissimi, fondarono un proprio banco e
fecero costruire la propria dimora nel pressi della chiesa
di Santa Chiara. Nel 1545 Cosmo Pinelli acquistò in Napoli
la cappella che fu della famiglia
Abenante, consacrata nel
1557 a Maria Madre di Dio. Sempre in Napoli fece costruire
un sontuoso palazzo poi acquistato dalla famiglia
Foglia. |
© Napoli - Cappella gentilizia dei
Pinelli |
Sull'altare della cappella si può ammirare il dipinto
dell'Annunciazione di Tiziano; ai lati dell'altare ci sono i
monumenti funebri di Cosmo Pinelli ( † 1601), duca
di Acerenza, nipote del fondatore della cappella, e di
Giustiniana Pignatelli († 1624), figlia di Fabrizio,
marchese di Cerchiara, e moglie del duca Galeazzo
Francesco Pinelli. |

© Napoli - monumento funebre
di Cosmo Pinelli ( † 1601), duca
di Acerenza |

© Napoli - monumento funebre
di Giustiniana Pignatelli († 1624), moglie del duca Galeazzo
Francesco Pinelli |
Cosmo e Galezzo Pinelli furono
Gran Cancellieri
del Regno di Napoli.
Anna Francesca Pinelli (n. Belmonte, 1702), unica
figlia ed erede di Oronzo e di Violante
de Sangro,
principessa di Belmonte, duchessa di Acerenza,
marchesa di Galatone, Veglie, Leverano, contessa di Copertino, sposò nel
1721 il marchese Antonio Pignatelli (1703
†
1794), generale
dell’Impero, che assunse tutti i
titoli della moglie. |

© Napoli - Arma della
Famiglia Pinelli |
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Note:
(1)
-Angelo Paredi e Massimo Rodella pgg.64/72 in "Storia
dell'Ambrosiana - Il Seicento"; Cariplo, 1992. |
Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI
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