
Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano,
ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano,
appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano
dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Famiglia Ravaschieri |
Arma:
bandato d'argento e di rosso, la seconda banda d'argento caricata
da un leoncino passante rosso
(1). |

© Napoli - Stemma Famiglia
Ravaschieri principi di Satriano. |
La famiglia Ravaschieri ai principi del X secolo era
potentissima, possedeva vasti territori che comprendevano le
attuali città di Chiavari, Lavagna, Rapalli, Rivarolo,
Roccamaggiore, Sestri, Varese, Zerli, Zoagli.
Capostipite fu ANSALDO, conte di Lavagna; i suoi discendenti
diedero origine a molte famiglie genovesi tra cui i Ravaschieri
con BELTRAMO (1157), gli Scorza, i della Torre, i
Pinelli, i
Fieschi. Quest’ultima famiglia fu una delle quattro più
importanti di Genova insieme ai
Doria, agli Spinola e ai
Grimaldi, e, sovente, i Ravaschieri usavano aggiungere al
proprio cognome quello dei Fieschi.
Col passare del tempo la fortuna dei Ravaschieri andò scemando,
persero molti territori, furono costretti a prendere residenza a
Genova ove furono ascritti all’Albergo dei Fieschi, col solo
titolo di patrizi.
Verso la metà del secolo XVI i Ravaschieri, come molte altre
famiglie nobili genovesi, preferirono trasferirsi a Napoli ove
furono aggregati al Patriziato napoletano del
Seggio di Montagna
e, dopo l’abolizione dei Sedili (1800), furono iscritti nel
Libro d’Oro Napoletano.
A Napoli si imparentarono con i più prestigiosi casati:
gli Albertini, i
Caracciolo, i
Capece, i
Galluccio, i
Macedonio, i
Dentice, i
de
Gennaro, i
Filangieri, i
Sanfelice (Agata Ravaschieri, figlia
del principe di Satriano, sposò nel 1648
Ferdinando Sanfelice,
illustre architetto e pittore.
Ebbe
tredici figli, cinque maschi e otto femmine). |

© Napoli - Stemma con le insegne
delle famiglie Sanfelice e dei Ravaschieri, imparentate |
L’imperatore
Carlo
V
d'Asburgo-Spagna,
per gli aiuti ricevuti durante le lotte di predominio, riconobbe
ai Ravaschieri, il titolo di Conte di Lavagna.
Nel 1552, la Camera Esecutoriale di Napoli, concesse a
GIAMBATTISTA Ravaschieri,
la nomina di Maestro di Zecca di Napoli e l'Aquila, al posto
di don Girolamo
Albertini;
nel
1596 comprò il feudo di Badolato,
con S. Andrea e Isca.
Nel 1614 ETTORE Ravaschieri († Satriano,
1650),
figlio di detto Giambattista, cavaliere del
Toson d’Oro, fu
insignito col titolo di duca del Cardinale
e nel 1621 ottenne il titolo di principe
di Satriano;
nel 1629 acquistò il feudo della città di Vico
Equense, feudo tenuto dai Ravaschieri fino all’abolizione della
feudalità (2 agosto 1806); Luogotenente generale, nel 1632
fu Preside della città di Cosenza. |

© Vico Equense - il castello
appartenuto ai Ravaschieri |
Nel 1788 il celebre giurista
Gaetano
Filangieri
(Napoli,1752
† Vico Equense, 1788), insieme
alla moglie Carolina Frendel, si recò a
Vico Equense, nel castello feudale (acquistato nel
nel 1822 la
famiglia
Giusso, ospite della sorella
Teresa
che aveva sposato
Filippo
Fieschi Ravaschieri,
principe di Satriano. Qui si ammalò e il 21 luglio 1788 rese l'anima a Dio. |

© Napoli - Cappella Ravaschieri |

© Napoli - Stemma di Ettore Ravaschieri |
ETTORINO O TORINO
(† Belmonte, 17 settembre 1587) dei conti diLavagna, patrizio
genovese, a mezzo del suo procuratore e prestanome Gioavan Luigi
Piscicelli, acquistò la
terra ed il castello di Belmonte, feudo ubicato in
Calabria Citra,
con le pertinenze e la mastrodattia da Diana
di Tarsia, per la somma di ducati 28.220, con atto
del notaio G. Andrea Giordano da Cosenza del 3 dicembre 1578.
Sposò Vittoria Spinola ed ebbero per figli:
MARIA
(† 1625), e
CARLO († 1603), il quale ereditò il feudo di
Belmonte etc. . Acquistò il feudo di
Tortora, in Calabria Citra, da Pietro e Geronimo Xarques,
con Regio Assenso del 30 settembre del 1602. Morto improle,
successe nei feudi sua sorella Maria, vedova di
GIOVAN BATTISTA
Ravaschieri,
barone
di Badolato, per la cui morte, e come tutrice
del figlio primogenito
GERMANO,
nel 1604 ebbe Significatoria di Rilevio anche per il feudo di
Badolato. |
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Belmonte Calabro, Chiesa del Carmine
appartenuta alla Famiglia Ravaschieri oggi della
Famiglia
del Giudice,
lapide di Torino Ravaschieri.
Per gentile concessione di Alberto del Giudice |
ORAZIO GIOVAN BATTISTA
(† Belmonte, 12 ottobre 1645), figlio del barone di
Badolato Giovan Battista e della baronessa di Belmonte
Maria, acquistò da sua madre la terra ed il castello di
Belmonte con le pertinenze e le giurisdizioni per la
somma di 60.000 ducati, con Regio Assenso del 7 febbraio
1619; con privilegio dato a Madrid il 5 marzo 1619,
esecutoriato a Napoli il 20 aprile dello stesso anno, e
registrato nel Quinternione 64, f.82, ebbe concesso da
re Filippo III
d'Asburgo-Spagna, per sè e successori, il
titolo di
principe di Belmonte.
Per la morte della madre successe nella baronia di
Tortora, ebbe ceduta la baronia di Badolato da sua
nipote
FELICIA MARIA Ravaschieri, duchessa di
Girifalco, figlia ed erede di suo fratello Germano. Nel
1621 sposò Anna Maria
Caracciolo
(† Belmonte, 1637 ivi sepolta ai Capuccini), ed ebbero
per figli:
ANNA († 13 febbraio 1692), e
DANIELE
(† Belmonte, 5 febbraio 1685 ivi sepolto ai Capuccini),
2° principe di Belmonte, il 20 febbraio 1655 ebbe
Significatoria di Rilevio per le terre di Belmonte,
Badolato e Tortora, con i casali, pertinenze e
giurisdizioni, come erede per la morte di suo padre
Orazio Giovan Battista. Sposato con una figlia di
Francesco Xarques, barone di Lauria, vedova di Annibale
Sersale,
principe di Castelfranco, non avendo avuto prole gli
successe nei feudi sua sorella Anna, sposata a Cosmo
Pinelli,
figlio di Galeazzo, duca di Acerenza, marchese di
Galatone, conte di Copertino, famiglia patrizia di
origine genovese.
GAETANO PINELLI RAVASCHIERI
(† Belmonte, 1711 ivi sepolto ai Capuccini), 4° principe
di Belmonte come erede per la morte di sua madre,
principessa Anna, essendo morto celibe gli successe suo
fratello
ORONZO
PINELLI RAVASCHIERI
(2).
Successivamente il feudo fu portato in casa
Pignatelli,
ed infine in casa
Granito,
marchesi di Castellabate. |

©
Belmonte, in Calabria Citra - Furono principi di Belmonte i
Ravaschieri (1619), i Pinelli (1685), i Pignatelli (1721)
ed
infine i Granito (1877). |

Belmonte Calabro, ciò che
resta di palazzo Ravaschieri - da Google Earth |

© Napoli - Arma dei Ravaschieri
con le insegne delle famiglie imparentate |
VINCENZO (1766 † 1820), duca di
Roccapiemonte, conte di Carminiano
e di Lavagna, sposò Lucrezia
Dentice dei duchi di Accadia.
Il Casato risulta ascritto al
Real Monte di Manso dal 1793.
GAETANO (1792 † 1845), conte di Lavagna, secondogenito di detto
Vincenzo e Lucrezia Dentice, sposò Sofia
Galluccio de l’Hopital dei duchi di Vitri.
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© Napoli - particolare Palazzo
Ravaschieri |

© Napoli - particolare Palazzo
Ravaschieri |
FILIPPO († 1818),
principe di
Satriano,
duca di
Cardinale
e l’ultimo feudatario di Vico Equense, sposò in seconde nozze la
nobildonna Teresa
Filangieri dei
principi di Arianiello,
dama
di Corte e
sorella del giureconsulto Gaetano. I detti titoli passarono
quindi in Casa Filangieri.
Detti coniugi abitarono prevalentemente nel loro
palazzo alla Riviera di Chiaia in Napoli ove ospitavano artisti
e letterati tra cui Volfango Goethe.
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© Napoli - Palazzo Ravaschieri |

© Napoli - altra cappella,
dedicata a San Giovanni Battista,
di patronato della famiglia Ravaschieri sin dal 1534 -
l'altare è sormontato dal retablo databile
al quarto decennio del XVI secolo. |
Nel 1625 Francesco d’Amato vendette per 32.000 ducati il
feudo di Roccapiemonte, sito in
Principato Citra,
ad
Ettore Ravaschieri, principe di Satriano e duca
di Cardinale. |

Roccapiemonte (SA), Villa
Ravaschieri
Questa e le successive fotografie sono state scattate e
inviate
dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av)
eseguite per gentile concessione dell'attuale
proprietario sig. Vincenzo Coppola |
Roccapiemonte (SA),
Chiesa della Madonna dei Sette Dolori in stile neogotico |
Francesco
Ravaschieri, principe di Satriano, marito di Isabella
de Gennaro,
nel 1665 cedette al conte
Antonio Ravaschieri per 34.500 ducati il castello
di Roccapiemonte e i casali di di Padre Alfano, San
Potito, Lanzara e l’Università di Rocca Monastero.
Il citato Antonio (†
Napoli, 1706) sposò la duchessa Marzia
Rocco che generò
Aniello Nicola,
Francesco,
Ciro,
Anna
ed Augusta;
Francesco ereditò il titolo di principe di Satriano
mentre Aniello Nicola (n. 29-9-1675) ereditò il feudo ed
ottenne nel 1713 da re Carlo VI il titolo di duca di
Roccapiemonte.
Nel 1753
Antonio Ravaschieri (†
1768), figlio di Aniello Nicola, e marito di Gaetana
Imperato,
divenne il 2° duca di Roccapiemonte; gli successe
Vincenzo
(1776
†
1820) che sposò Lucrezia Venato Dentice dei duchi di
Accadia che generò
Gaetano,
Raffaele
e il primogenito
Antonio (1788
†
1844), 4° duca di Roccapiemonte, sposò Antonia
Cattaneo
dei principi di San Nicandro, che diede alla luce
Lucrezia
e Vincenzo.
Quest’ultimo, alla morte del padre, ereditò il titolo di
duca e sposò nel 1844 Teresa
Filangieri
che generò
Lina (1848
†
1860). |

Stemmi Cattaneo della
Volta e Ravaschieri |
Alla morte di Vincenzo (5° duca) succedeva il cugino ENZO
(1840
†
1929), figlio del conte
Raffaele
Ravaschieri Fieschi e di Eugenia Benetti, al quale nel
1912 gli vennero riconosciuti i titoli di
patrizio genovese e
conte di Lavagna, nel 1913
venne eletto deputato nella sezione di Vicaria di
Napoli; sposò Beatrice Potenziani, dama del
S.M.O. di Malta,
che generò nel 1904
Ornella
(†
2004). |

Stemma
Potenziani |

Stemma Ravaschieri |
Donna
Ornella nel 1928 sposò il principe Carlo Schoenburg-Waldenburg di Germania. |

Stemma
Schoenburg-Waldenburg |

Stemma Ravaschieri |
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(1)
- Libro d'Oro Napoletano - Archivio di Stato di Napoli -
Sezione Diplomatica.
(2) - Mario
Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei Titoli
Nobiliari della Calabria” Vol.I, Frama Sud 1984,
pagg.194-195.
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Continua nel sesto
volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO
GLI SCUDI"
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