Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.   

Rossi di Cosenza

Cosenza - Seminara e Sant'Agata del Bianco

 cura di di Domenico Rossi
"Affinché la gloria di quelli che fecero grande il lustro di casa Rossi non si perda sempre più col passare del tempo"

Arma: tre pali tesserati punici nella metà inferiore dello scudo d'oro.


© Stemma dei Rossi di Cosenza

Cosenza, Giudecca dei Padolisi, Palazzo Rossi. A destra: Giudecca dei Padolisi, Palazzo Rossi (1)

La famiglia Rossi di Sant’Agata del Bianco (RC) è una diramazione dei Rossi di Seminara (RC), quelli di Seminara sono un ramo dei Rossi di Cosenza; quelli di Cosenza provengono da Pistoia.


Stemma Rossi di Pistoia

Quelli di Pistoia sono un ramo dei Rossi di Parma. La famiglia è di antica nobiltà Longobarda, così afferma il Cav. Girolamo Baldinotti  nel suo “Discorso genealogico” delle famiglie Pistoiesi.

I Rossi di Parma furono una potentissima famiglia che scrisse la storia del settentrione d’Italia. Furono Marchesi e Conti del feudo di San Secondo ( Parma), arditi condottieri e capitani d’arme, combatterono tutte le guerre della loro epoca. Ebbero importanti parentele con le primarie famiglie nobili e nella Chiesa alti prelati.

Uno di essi, Giacomo o Iacopo fu Podestà di Pistoia nel 1284.

Castello di Torrechiara (Parma) - costruito verso la metà del XV secolo da Pier Maria Rossi, marchese di San Secondo

Castello di Torrechiara (Parma). A destra: Rocca di San Secondo (Parma)

Il Castello di Torrechiara (Parma) fu costruito verso la metà del XV secolo da Pier Maria II de' Rossi (1413  1482), conte di San Secondo, figlio di Pier Maria I de' Rossi e di Maria Giovanna Cavalcabò, quì prevalentemente visse con la sua amante Bianca Pellegrini, dama di compagnia dei Visconti di Milano. Nel castello di Torrechiara vi è la “Camera d’oro” con meravigliosi affreschi, vi sono raffigurati anche i due innamorati entro una sorta di baldacchino nel momento dell’innamoramento per mano di Cupido; in una lunetta sono raffigurati i due amanti davanti ai castelli di San Secondo e Roccabianca, fatti costruire dal conte per l’amata.

Arma dei Rossi di Parma: d'azzurro, al leone d'argento rivolto.
Pier Maria II de' Rossi aveva sposato Antonia Torelli, di seguito le sue insegne custodite nel Castello Sforzesco di Milano.

Impresa e stemma dei Rossi di Parma

I Rossi di Pistoia, non furono meno di quelli Parmigiani, la famiglia rimase potente e nobilissima.

A causa di avvenimenti politici avversi, furono costretti a lasciare Pistoia per ritornarvi più tardi in tempi migliori.

Pistoia, Casa Torre detta di Catilina appartenuta alla famiglia Rossi. A destra: Pistoia, Via Abbi Pazienza

Pistoia, Casa Torre detta di Catilina, stemma Rossi. A destra: Pistoia, Palazzo Vescovile, stemma Rossi

In questa occasione si narra la leggenda che i Rossi prima di lasciare i loro palazzi in Pistoia, scrissero in ogni angolo delle loro case “Abbi pazienza, l’uomo si muta ma per lo meglio” da qui si vuole nomata la via “Abbi pazienza” in Pistoia.
Altra leggenda narra che uno dei Rossi, saputo che il suo peggior nemico sarebbe passato di notte al buio da una strada, lo aspettò in agguato per assassinarlo e, quando vide una ombra scura coperta da un mantello nero, credendo di aver d’avanti la persona attesa, lo aggredì con un pugnale ma, quando si accorse che quella persona altri non era che il suo migliore amico, lo lasciò subito dicendo “Abbi pazienza” ed assieme si allontanarono parlando.

Come si apprende dall’opera “Biografia Pistoiese” di Vittorio Capponi e da altri scritti, dal ceppo di Pistoia i Rossi emigrarono: un ramo per Firenze nel 1431, un altro ramo per Napoli, un terzo ramo per i dintorni di Cosenza esattamente nel 1409.
Dai Rossi di Firenze, discende il Cardinale Luigi de Rossi, figlio di Lionetto e Maria di Piero dei Medici che era sorella a Lorenzo il Magnifico.

Luigi de Rossi era cugino di Papa Leone X in quanto nato Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo e di Clarice Orsini e cugino dell'altro Cardinale Giulio de' Medici (poi divenuto Papa clemente VII), in quanto figlio di Giuliano dei Medici, (ucciso nella congiura dei Pazzi) che era fratello a Lorenzo il Magnifico. Perciò, Papa Leone X con i due cardinali erano tutti e tre cugini.
 Dei due Cardinali (Luigi de' Rossi e Giulio de' Medici) è pervenuta sino a noi posteri, per via orale, non si sa con certezza se sia vero, che detti Cardinali, ambedue ricchissimi,si fecero testamento reciproco nominandosi a vicenda eredi universali in caso di morte di uno dei due; il superstite fu Giulio che poi come sappiamo è divenuto Papa, morto nel 1534 e vissuto 56 anni. Il de' Rossi, invece è morto nel 1519 all'età di 45 anni.
 Un dipinto di Raffaello, esposto alla galleria degli Uffizi di Firenze, ritrae di profilo il cardinale Luigi de Rossi (a sinistra guardando il quadro) con il Papa Leone X e col cardinale Giulio de  Medici.
 Dal ramo emigrato a Napoli, Giovanni de Rossi fu per molti anni giudice della Vicaria; sposò Lucrezia Gambacorta che generò Porzia de Rossi, nel 1536 sposata a Bernardo Tasso, segretario di Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, madre del grande poeta Torquato Tasso. Il fratello di Porzia, Fabio Rossi, acquistò la baronia di S. Vincenzo in provincia di Cosenza, come si apprende nelle notizie storiche di Montalto di Calabria, scritte da Carlo Nardi. Ci fu una disputa nel 1586 innanzi al Sacro Regio Consiglio tra la Duchessa Maria di Aragona e  Ottavio Rossi, figlio di Fabio, per il diritto di riscatto del Casale di S. Vincenzo di cui il Rossi ne aveva acquistato la Baronia. Dette terre poi vennero donate da Ottavio Maria Rossi all’ospedale Casa Santa dell’Annunziata di Napoli.
 Nicola Maria e Michele Rossi risultano iscritti nell’Albo degli Avvocati del 1780, istituito per la prima volta al Mondo, elaborato dal legislatore del Regno di Napoli.

Autorizzazione Soprintendenza per il Polo Museale della città di Napoli n. 005502 del 14/5/2009

© autorizzazione del 18/11/2009 del Direttore Giulio Orazi Bravi

Papa Leone X con il cardinale Luigi de Rossi. A destra: Porzia de Rossi madre di Torquato Tasso


Stemma partito Tasso-Rota di Bergamo

Al ramo di Cosenza appartiene Don Giovanni, Cavaliere Gerosolimitano nel 1438; ne parla nella sua opera Fabrizio Castiglion Morelli dal titolo “De Patricia Cosentina Nobilitate”, specificando la provenienza da Pistoia.

Di  Don Giovanni, esiste una lapide nella Chiesa dei Cavalieri Gerosolimitani di Cosenza. Nella stessa opera è citato Don Tommaso, canonico cosentino, vescovo di Cerenzia dal 23 dicembre 1420 al 18 marzo 1429 quando fu nominato vescovo di Oppido Mamertina, dove tenne la cattedra fino al 29 dicembre dello stesso anno quando fu nominato vescovo di Strongoli, ed ivi rimase in carica fino al 1433, anno della sua morte.

Don Aloisio, fratello germano del Cavaliere Don Giovanni, si era già trasferito a Seminara nel 1436 come comandante dei gendarmi di questa città.
Da Seminara (RC), un ramo della famiglia si spostò in Sant’Agata del Bianco (RC) infatti, Don Francesco Rossi di Seminara, figlio di Don Fortunato e discendente di Don Aloisio, sposò la cugina Donna Annamaria Mesiti Franze’, figlia di Donna Agata Rossi che era sorella di Don Fortunato, e figlia di Don Antonio Mesiti nobile di Sant’Agata (la mamma di don Antonio Mesiti apparteneva ai baroni Franzè), che Donna Agata, aveva sposato in seconde nozze. Il matrimonio avvenne nel 1828 a Sant’Agata, come si evince da documento autentico esistente in archivio di casa Rossi.

Da un verbale dell’arciconfraternita della Misericordia, custodito in archivio di casa Rossi, (formata da tutti rigorosamente nobili) in Cosenza, si evince che Don Fortunato venne reintegrato in detta confraternita in quanto discendente da un ramo superstite della nobilissima ed antichissima famiglia Rossi, aggregata al sedile (chiuso) di Cosenza, e da questo documento si risale agli ascendenti di Don Fortunato, secondo l’albero genealogico più avanti raffigurato. Sempre da questo documento si apprende che Don Aloisio Rosso o Rossi, fratello germano di Don Giovanni, Cavaliere gerosolimitano a Cosenza e consanguineo di Don Pietro Paulo, dottore in legge a Cosenza; si trasferì a Seminara (RC) nel 1436 e vi impiantò la sua famiglia.
Luigi Palmieri, nella sua opera “Cosenza e le sue nobili famiglie attraverso testi, atti e manoscritti” afferma che la famiglia Rossi originaria di Parma, si trasferì all’epoca dei Normanni nel Napoletano, dove si divise in tre rami: Rossi di S. Secondo, Rossi del Barbazzale, Rossi del Leone.

I Rossi del Leone si diramavano anche a Cosenza dal regio casale di Spezzano Piccolo (CS), il capostipite fu Pietro Paulo dottore in legge, il quale dopo una lite con la nobiltà locale, alla fine del 1562, d’autorità con decreto, fu aggregato come dottore, al sedile nobile della città.

© Autorizzazione Biblioteca Reale di Torini del 13/8/2009 prot. 1638/CL.28.13.07/7.1
 Vescovo Rossi Tommaso - Ritratto a Matita 1430

Don Fortunato ed i suoi ascendenti, mantennero nobiltà integra, in quanto si imparentarono sempre con primarie famiglie dello stesso lignaggio.

 


 Don Luigi Rossi e consorte – non ebbero prole

Don Francesco Rossi detto Ciccillo
D. Francesco detto Ciccillo,  nato a  Sant.Agata il 1-3-1872 e morto il 4-5-1941; sposato con Eugenia Sicari, nata a Sant'Agata
il 5-11-1881 e vi è morta il 25-02-1962


Manoscritto elaborato da Don Giuseppe Antonio († 1801) dal titolo "Libro dove sono registrate tutte le notizie della famiglia Rosso" - Anno 1778



Note:
1) -
Lo stemma è stato identificato da Luca Irwing Fragale,  così come riporta a pag.180 nella sua opera “ Microstoria e Araldica di Calabria Citeriore e di Cosenza”, The Writer Edizioni Ass.-2016.

2) - Dalle date, nasce il sospetto che il Giobatta di cui sopra, sia il Cav.Gerosolimitanio Giovanni, perciò il detto, non è fratello ma padre di Prietropaolo.
 

Famiglia Rossi del Barbazzale
Famiglia Rossi delle Onde
Famiglia Rossi del Barone
Famiglia Rossi di Cosenza


Continua nel sesto volume in preparazione di "LA STORIA DIETRO GLI SCUDI

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