
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Rossi del Barone |
A cura del dr. Giuseppe Pizzuti |

Stemma Rossi del Barone |
La famiglia
Rossi del Barone è originaria di Torano, oggi comune di
Torano Castello in provincia di Cosenza, nel 1502
Bernardino
Sanseverino,
3° principe di Bisignano, concesse a Francesco
Russo o Rossi in suffeudo
un territorio presso il feudo di Regina
(1),
riservandosi la giurisdizione criminale, con la
facoltà di popolarlo di profughi albanesi, il nuovo
casale fu
denominato
San Martino (oggi
comune di San Martino di Finita) il suo perimetro fu
così descritto: ...incipiendo dalla giunture dei
fiumi di Ferolito e di Finita nel tenimento di detta
terra della Regina e per lo detto fiume di Ferolito in
su sino al ponte di Lattarico e di là per lo fiume in su
delle rupe fere per diritto al monte Cozzopilato, e di
là fere alla serra per dritto allo Scupone, e dallo
Scupone alle Porticelle, e fere alla crista dove confina
col tenimento di Fuscaldo e per l'istessa crista fere al
fiume di Finita e per lo fiume a bascio fere al ponte
del mulino di Turano...”(2).
Nel 1575 il feudatario era il barone Francesco
Rossi, la famiglia fu
aggegata al seggio di Montalto (oggi comune
di Montalto Uffugo). |

Regina |

San Martino di Finita |

Montalto Uffugo |
Giovan Giacomo,
barone di San Martino per successione a suo padre,
barone Francesco, sposato a Fulvia
de Donato
di Cosenza, figlia Alfonso (di Geronimo de Donato).
Riportiamo due atti notarili, il primo del 10 febbraio
1601, notaio Giuseppe Jempoli di Montalto (ASCS n.75, f.
239r-241r),
Giovan Maria
e
Mutio Rossi del
barone di Montalto,
fratelli carnali, vendono a Giovan Giacomo Rossi,
barone di S. Martino,
marito di Fulvia de Donato, figlia di Alfonso de Donato,
una casa palaziata. Il secondo del 13 aprile 1643,
notaio Giulio Apicella di Montalto (ASCS n. 95, f.
10v-12r), donazione della magnifica Fulvia de Donato,
vedova del qm. Giovan Giacomo Rossi barone di S.
Martino, al nipote clerico D. Alfonso Alimena
(2bis).
Giovan Giacomo e Fulvia ebbero per figlia
Beatrice
(San Martino, 1596) baronessa di San
Martino per successione a suo padre, avvenuta nel 1620,
sposò Ottavio
Rossi,
figlio di Giovanni Maria, famiglia
godente nel seggio di Montalto, e di Antonia Bernaudo,
i capitoli matrimoniali furono stipulati il 13 settembre
1611, ebbero per figlia Camilla, baronessa di San
Martino (fede di battesimo, Montalto, 10 maggio 1620 †
28 ottobre 1687), sposata a Fabio Alimena Giuranna,
3° barone di Poligrone
(3),
figlio del barone Pietro Paolo e di Livia
Guevara dei marchesi di Arpaia, famiglia
godente nel seggio di Montalto, i capitoli matrimoniali
furono stipulati il 15 febbraio 1634, ebbero per figli,
tra gli altri,
Lucio,
Cavaliere Gerosolimitano, ammesso nel 1663,
ed il primogenito
Alfonso
Alimena Giuranna Rossi del Barone, barone di
San Martino, per successione a sua madre, baronessa
Camilla, 4° barone di Poligroni e Marri e del suffeudo
di Hypso, ebbe significatoria di relevio il 20 novembre
1688; sposò Maria Luzzi Bernaudo. |

Poligrone, masseria,
battuta di caccia ospitata dal barone
Barracco |
La baronia
di San Martino fu elevata a marchesato il 20 marzo 1730
per Pietro Paolo Alimena e rimase in possesso della
famiglia fino all'eversione della feudalità. La famiglia
Alimena fu aggegata al patriziato di Cosenza il 20
luglio 1756. |
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Note;
(1)
- Il feudo di Bisignano era il più vasto della Calabria
situato a nord dell'attuale provincia Cosenza, i
principi Sanseverino concessero parti di esso in
suffeudo con il Regio Assenso; se ne contavano più di
cinquanta, i suffeudi seguivano le stesse regole di
successione del feudo. Dal feudo di Regina (oggi
frazione del comune di Lattarico) dipendeva il casale di
San Benedetto (oggi comune di San Benedetto Ullano) ed
il feudo di Contessa (oggi frazione di Lattarico), e
fino al 1744, la giurisdizione delle seconde e terze
cause civili e miste del casale di San Martino. Il feudo
risulta posseduto nel 1204 dal cosentino Matteo
di Tarsia, nel 1382 fu
assegnato a Giovanna Sanseverino, figlia di Roberto,
conte di Corigliano, sposata a Carlo
Ruffo, 3° conte di
Montalto, dopo una lunga lite con Filippo di Sangineto,
passò poi nello Stato di Bisignano posseduto dai
Sanseverino, dopo la congiura dei baroni tornò alla
Regia Corte che lo concesse a Bernardino
Galeota, futuro
feudatario di Monasterace, dai Galeota tornò nel
patrimonio dei principi di Bisignano, poi ai
Cavalcanti,
Pignatelli,
Spinelli e
Marsico fino
all'eversione della feudalità.
(2) - Lorenzo
Giustiniani, “Dizionario geografico- ragionato del Regno
di Napoli”, Vol.VIII, V. Manfredi, Napoli 1804.
(2bis)
- Mario Putaturo Donati Viscido di Nocera,“Profili di
storia dell'ordinamento amministrativo della città di
Cosenza e delle istituzioni pubbliche dal XII al XIX
secolo - Le carte degli archivi gentilizi dei Barracco e
dei Donati”, Rubbettino Editore 2000, pag.24.
(3)
-
Feudo di Poligroni o Policronio e Marri o Marrio,
col suffeudo Hypso o Gypso in
Calabria Citra, ubicato nel territorio di San
Pietro di Camastro, poi denominato Rocca di Neto
(Crotone) di pertinenza dello Stato di Cariati, portato
in casa Alimena dalla baronessa Irenea Giuranna la quale
era successa allo zio Francesco Giuranna di Cariati,
sposando Alfonso Alimena; successivamente il feudo fu
venduto a Tommaso
Rota,
principe di Cerenzia, la principessa Ippolita Rota lo
portò in casa
Giannuzzi Savelli
con gli altri feudi e titoli di famiglia che lo detenne
fino all'eversione (abolizione) della feudalità nel
1806, successivamente fu parte integrante del latifondo
Barracco.
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Bibliografia:
- Mario Pellicano Castagna “Processi ai
Cavalieri Gerosolimitani Calabresi”, Frama Sud, 1978.
-
Mario Pellicano Castagna “La Storia dei Feudi e dei
Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.IV, Editrice C.B.C.
1999. |
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