
Ovvero delle Famiglie
Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili
di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti
alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate
chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che
abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia.
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Rossi
del Barbazzale |
Arma: d'azzurro al barbazzale(1)
d'oro, accompagnato in capo da un lambello rosso di tre
pendenti. Alias: d'azzurro alla
cotissa di nero bordata d'oro, accompagnata in capo da un
lambello di rosso, sormontato tre stelle d'oro ordinate in
fascia; e in punta dal barbazzale d'oro.
Cimiero: un piccolo bambino
avvolto nelle fasce.
Dimora: Napoli |

© Stemma Famiglia Rossi
del Barbazzale dei duchi di Castelluccio |
Le
origini della famiglia Rossi, de Rossi o Rosso, ascritta
al Patriziato Napoletano dei
Seggi di Capuana
e
Montagna,
si perdono nella notte dei tempi e, come spesso
avviene, gli storici hanno teorizzato varie ipotesi; la
più probabile è che detta famiglia, sia originaria di
Napoli in quanto le prime notizie risalgono al 1187 con
GIOVANNI Rosso, signore di Aliano, Turi e Guardia che
contribuì con 20 militi ed un ingente somma di denaro
alla crociata in Terra Santa voluta da Papa
Gregorio VIII e organizzata dal re
Guglielmo II detto il Buono.
Nel 1224 Donna Maltruda, figlia di RAONE Rosso, signore
di Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, sposò Adinolfo
Spinelli, nipote di Tommaso
d’Aquino, conte di Acerra, ed ebbero in regalo le
terre di Pollena Trocchia.
Il casato si divise in due rami:
- i Rossi del leone, il
cui capostipite, per aver ucciso in combattimento un
capitano greco, ottenne dal re Ruggero di poter
innalzare la seguente arma: d'oro troncato: nel 1° al
leone uscente di rosso e nel 2° tre bande rosse.
- i Rossi del Barbazzale, il cui capostipite fu
Tiberio Rossi, valoroso e
intrepido capitano delle armate di re
Carlo II d’Angiò che lo ricompensò assegnandogli la
seguente arma: d'azzurro al barbazzale (Barbazzale = fa
parte dei finimenti equini, si colloca dietro la
barbozza del cavallo, fissandola per i capi ai due
anelli del morso) d'oro, accompagnato in capo da un
lambello rosso di tre pendenti.
Nel 1260 GRAZIO Rossi fu uno dei baroni che seguirono re
Manfredi per aiutare i Romani ribellatisi al Pontefice
Alessandro IV, e nel 1270 fu nominato Credenziere del
sale, ufficio che esercitava insieme ad Abbracciabene
Venato, Giacomo
Severino,
Angelo
Quaranta, Gugliemo
Coppola, Mario
Agnese, Angelo
Poderico, Insisogna
Pappainsogna ed altri.
Nel 1272 LIGORIO Rosso fu uno dei baroni che seguì re
Carlo I d’Angiò nella spedizione dell’Acaia e prestò a
detto sovrano somme di denaro per sostenere la guerre,
insieme ai nobili
Pappacoda,
Macedonio,
Galeota, Caputo,
di Costanzo ed altri. |
Giovanni Antonio Summonte
ha narrato un episodio di
Bartolomeo Rossi:
Nel 1412 un cavaliere girovago, di nome
Arnolt, proveniente dalla Borgogna, in cerca di gloria e
fortuna, avendo partecipato vittoriosamente a numerose sfide
nelle più grandi città d’Europa, si presentò alle porte di
Napoli e invitò i cavalieri napoletani a cimentarsi con lui.
La sfida fu accolta e i nobili del
sedile di Capuana
fecero preparare il palco e gli steccati nel luogo abituale,
ove si svolgevano i tornei, al di fuori delle mura, oggi via
S. Giovanni a Carbonara. |

Napoli - al di fuori delle mura
- oggi via S.Giovanni a Carbonara si svolgevano
i tornei
cavallereschi. |
Nel primo giorno di gara l’Arnolt ebbe la
meglio sui suoi avversari e
re Ladislao
di Durazzo, che aveva assistito alla gara divertendosi
molto, ospitò il prode cavaliere in Castel Capuano. |
Il giorno dopo, Bartolomeo Rossi del
Seggio di Montagna,
fece partecipare alla giostra i suoi tre figli, Francesco,
Marino e Antonello, raccomandando più volte il primo a stare
sul cavallo in posizione più inclinata.
Francesco, per l’esuberanza giovanile e
fidandosi ciecamente della sua forza, non ascoltò le parole
de padre e, dopo, il secondo tocco di lancia, fu sbalzato
dalla sella cadendo rovinosamente a terra. Bartolomeo si
infuriò, fermò Marino e Francesco già pronti a cimentarsi, e
sebbene già avanti negli anni,
si armò e montato a cavallo, al primo
scontro, colpì violentemente Arnolt alla testa che
restò svenuto per gran tempo, tra gli evviva e gli applausi
degli spettatori.
Re Ladislao nominò Bartolomeo giudice ordinario delle
giostre. |
Nel 1539 GUIDONE e CESARE
de Rossi furono cavalieri di giustizia dell’Ordine
Gerosolimitano ed entrambi morirono combattendo
valorosamente contro i Turchi nel 1541 durante l’assalto di
Algeri.
MARIO de Rossi sposò Tella
Pagano del Seggio di Porto,
sorella ed erede nel 1643 di Ugo duca di Castelluccio.
MARIO II, duca di Castelluccio
per successione della madre Tella Pagano, nel 1644 venne
nominato giudice della Gran Corte della Vicaria e,
successivamente, fu nominato Preside della Basilicata
da
re
Filippo IV di Spagna. |

© Napoli - rappresentazione
combattimento
con armatura |
FABIO fu
uno dei più valenti spadaccini del suo tempo; resta famoso
il suo duello col nobile di Nola, Andrea Fellechia, vinto
nonostante avesse riportato tre ferite; nel 1544 fu nominato
tenente della compagnia di gente di armi del duca di
Castrovillari e partecipò alle battaglie di Ostia, Civitella
del Tronto, di Siena e di Fiandra. Nel 1557 fu Sindaco della
piazza Montagna in Napoli; nel 1567 fu Capitano a guerra di
Montesantangelo e l’anno dopo di Gallipoli. Nel 1577 vinse a
Roma un duello con Cenci Capizucchi, considerato il migliore
spadaccino romano.
Sposò in prime nozze Eleonora Mazzacane, unica figlia del
barone Giovan Giacomo, e in seconde nozze Vittoria Macedonio. |
In Napoli nella chiesa di S. Lorenzo Maggiore a Capodimonte
(fatta abbattere poi da re Gioacchino Murat), ove il Casato
possedeva molte proprietà, fondò la cappella gentilizia di
famiglia ove fu sepolto con il seguente epitaffio:
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FABIUS.
RUSSUS,
SEPULCHRI
MEMOR. VIVENS. POSUIT
A. FUNDAMENTIS. EREXIT
AC. CENSUM.
INSTITUIT
XXVIII. MENSIS. JANUARII. MDLX |
Nel 1648
CARLO, giudice della Provincia di Principato
Ultra, fu ucciso ad Ariano a colpi d’archibugio durante la
sommossa contro Filippo IV di Spagna; stessa sorte toccò a
Vicenzo
Strambone, duca di Salza e preside della provincia di
Avellino, Pietro Giovanni Spinola, nobile genovese e ad
altri.
FABIO II,
barone di Grisolia,
feudo sito in
Calabria Citra,
acquistato all'asta dal
Sacro Regio Consiglio
per ducati 24.000, contro il barone Giuseppe Guerra, con
Regio Assenso del 10 ottobre 1663, registrato nel
Quinternione
121, f. 189, possedeva molti beni in provincia di Avellino
ed a Paterno fece erigere un sontuoso palazzo e nella chiesa
di Santa Maria della Pietà nel 1660 fondò la cappella
gentilizia ove si nota nello scudo l’aggiunta di una cotissa
di nero nel capo, sormontata da tre stelle d’oro. Sposò
Francesca
Colonna
Romano dei
baroni di Palizzi. A succedergli nel feudo di Grisolia fu
GIUSEPPE,
il quale si intestò la terra, con seconde e terze cause,
portulania e zecca, il 4 marzo 1667, nel
Cedolario 74, f. 358t, lo stesso anno la
vendette ad Antonio
Ametrano
duca di San Donato. Mario Pellicano Castagna “La Storia
dei Feudi e dei Titoli Nobiliari della Calabria” Vol.II,
Editrice C.B.C 1996, p.328.
Casimiro Rossi del
Barbazzale (Napoli, 1685 † ivi, 1758), Patrizio Napoletano,
cavaliere del
S.M.O. di Malta, fu arcivescovo di Taranto dal
1733 e poi di Salerno dal 1738 al 1758. |

© Stemma di Casimiro Rossi
del Barbazzale con le insegne ecclesiastiche e la croce
militense |

S. Pietro di Montoro, Chiesa
Madre
Foto inviata dal collaboratore Matteo Fimiani da
Montoro (Av) |
CARLO
Rossi del Barbazzale (Napoli, 16 novembre 1839 † ivi, 20
agosto 1900), patrizio napoletano, figlio del nobile
LUIGI (15 febbraio 1801 † 15 agosto 1850) e
di Teresa
Imperiale dei principi di S. Angelo dei Lombardi († 28
maggio 1853), con Real Decreto del 28 aprile 1881 ottenne
l’iscrizione per reintegra al Libro d’Oro
Napolitano ed al Registro
Feudale. Sposato il 20 giugno 1858 a Filomena Santoli
generarono:
VINCENZA
(n. 13 gennaio 1864), sposata il 25 novembre 1885 a Filippo
Ciambra del Roio;
TERESA
(n. 27 gennaio 1865); MATILDE (n. in Pietradefusi nel
mese di agosto del 1866);
CHIARA
(n. in Napoli il 23 luglio 1870);
LAURA
(n. in Napoli il 1° dicembre 1871); e
GIUSEPPE (n. 13 gennaio 1868), patrizio
napoletano, ascritto al Libro d’Oro Napolitano ed al
Registro Feudale, sposato in Napoli il 18 aprile 1898 a
Carlotta Maddalena Colonna Walewska, ha avuto come figli:
GIOVANNA (n. in Napoli il 27 dicembre 1899), e LUIGI
(n. in Napoli l’11 giugno 1905),
patrizio napoletano. La famiglia risulta aggregata come
montista al Real
Monte di Manso. L'Araldo “Almanacco Nobiliare del
Napoletano 1914”, Enrico Detken, libraio editore, Napoli
1913, p.251. |

© Stemma Famiglia Rossi del Barbazzale
dei baroni di Grisolia |
FAMIGLIE IMPARENTATE CON CASA ROSSI del BARBAZZALE |
Alcune parentele contratte dai de Rossi oltre a
quelle già citate:
d’AYALA VALVA: Giovanna (n. Napoli, 1890) sposò nel
1920 Carlo d’Ayala Valva dei marchesi di Valva.
d'ANNA:
Marino
Rossi del
Barbazzale, Signore di Centola, sposò
Aurelia
d'Anna.
BRANCACCIO: Beatrice, figlia di
Francesco e Antonia Miroballo, sposò Francesco
Brancaccio
de DURA: Olimpia, figlia di
Francesco e Antonia Miroballo, sposò Fabio
de Dura, patrizio del Sedile di
Porto.
MIROBALLO: Francesco, figlio di
Fabio e Vittoria Macedonio, sposò Antonia
Miroballo, sorella di Cesare,
principe di Castellaneta e marchese di Bracigliano.
PORZIO: Marino, Signore di Centola e dottore in legge, sposò Aurelia Porzio, sorella di
Camillo autore dell’Istoria della congiura dei Baroni
napoletani.
ROCCO: Maria, figlia di Ascanio
e Lucrezia Caracciolo dei conti di Santangelo, sposò Carlo
Rocco, principe di Torrepadula,
patrizio del Sedile di Montagna di Napoli. |

© Arma Famiglia Rossi del Barbazzale |
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Nota:
1) - Barbazzale = fa parte dei
finimenti equini, si colloca dietro la barbozza del cavallo,
fissandola per i capi ai due anelli del morso.
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